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Dolci ciuccioli e perfidi dragobetti
Dolci ciuccioli e perfidi dragobetti
Dolci ciuccioli e perfidi dragobetti
E-book94 pagine1 ora

Dolci ciuccioli e perfidi dragobetti

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Info su questo ebook

Come faranno i dolcissimi ciuccioli a difendersi dagli attacchi dei perfidi dragobetti?
Per fortuna i bimbi di una scuola materna sono pronti ad aiutarli!

Una favola della buonanotte in quattordici brevi capitoli, per due settimane di sogni d'oro.
LinguaItaliano
Data di uscita28 apr 2014
ISBN9786050302233
Dolci ciuccioli e perfidi dragobetti

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    Anteprima del libro

    Dolci ciuccioli e perfidi dragobetti - Paola G. Mancini

    L'addio

    Una brutta sorpresa

    C’era una volta (e nemmeno tanto tempo fa) su un monte a picco sul mare, un parco naturale. Nel parco crescevano tanti alberi altissimi e rigogliosi. Tra questi, proprio ai margini di un sentiero ben battuto, vi era una gigantesca vecchia quercia. I suoi rami si protendevano verso il cielo frondosi e robusti e le radici nodose, prima di penetrare giù giù nel terreno, sporgevano a tratti, aggrovigliandosi in un intricato disegno. Il tronco era enorme e contorto, tutto pieno di profonde cavità e di buffi bitorzoli, e ricordava il volto di un vecchio burbero e saggio, che sembrava che da sempre vegliasse sul bosco.

    I viandanti, quando passavano davanti a quell’albero, non potevano fare a meno di fermarsi a osservarlo, con la bocca spalancata per la meraviglia.

    I genitori dicevano ai loro bambini: «Vedete quell’albero? È l’Albero delle Fate!»

    «È davvero delle fate?» domandavano curiosi i bambini più piccoli.

    «Ma, no, sciocchini! Si chiama Albero delle Fate soltanto perché è così bello che sembra creato dalle fate, con qualche incantesimo!» rispondevano i genitori, che di solito sanno sempre tutto.

    Quello che nemmeno i genitori potevano proprio sapere, però, era che le cavità dell’albero, che si allargavano ramificandosi tortuose verso l’interno, fossero le casette di tantissimi ciuccioli allegri e trillanti.

    Se per caso qualcuno se ne fosse dimenticato, i ciuccioli erano creature minuscole, alte quanto il palmo di una mano, con la pelle colore del burro, liscia e vellutata come quella delle pesche mature. Avevano un musetto rotondo, con il mento leggermente appuntito, due grandi occhi verdi dolcissimi e il nasino a patatina. Al posto dei capelli avevano una morbida pelliccetta rosa e lucida, che qualcuno portava più lunga e qualcuno più corta. Avevano due orecchie lunghe, diritte e all’infuori, che terminavano con una buffissima punta su cui spiccava un folto ciuffetto di peluria rosa. La loro pancia era rotondetta, con un buchino al centro che sembrava un ombelico, le manine cicciottelle, con quattro ditine piccole come quelle di un neonato e i piedini tondi e profumati di vaniglia.

    Ma la cosa più incredibile era che nessuno, uomo donna o bambino, si era mai accorto di loro. Infatti i ciuccioli erano completamente invisibili agli umani, e nessuno poteva neppure udire la loro vocina, che era esile e melodiosa. In realtà, le persone che avessero creduto nella loro esistenza avrebbero potuto vederli e udirli benissimo ma, a quei tempi, nessuno sulla Terra sapeva che loro esistevano per davvero.

    Un bel mattino d’inizio estate, prima dell’alba, al solito, i ciuccioli uscirono tutti insieme, per andare a fare un giro nel parco. Durante le loro passeggiate, i ciuccioli si procuravano il cibo e tutto quanto occorreva loro per vivere.

    Dovete sapere che i ciuccioli si nutrivano nientemeno che … di legna! Sì, sì, certamente, proprio di legna! I loro dentini, infatti, sembravano i dentini di una sega e la loro linguetta pareva la lima di un falegname. Con i dentini e la linguetta riuscivano a triturare la legna e a ridurla in pezzetti piccolissimi, che poi mangiavano. Ma attenzione! Mai e poi mai i ciuccioli avrebbero distrutto gli alberi per nutrirsi! Loro mangiavano infatti solo i rami secchi, i ramoscelli che il vento aveva spezzato e i pezzetti di corteccia che trovavano in giro: in questo modo rendevano un grande servizio al parco, perché lo mantenevano sempre pulito.

    Quella mattina i ciuccioli erano tutti di ottimo umore, perché la loro passeggiata si preannunciava particolarmente proficua. Infatti sapevano che il giorno prima i taglialegna avevano abbattuto un vecchio tronco e avevano lasciato il bosco sporco di segatura e trucioli, con rami, rametti e ramoscelli tutti sparsi in giro.

    «Accipicchia-accipicchiolina, ce n’è per tutti, questa mattina!» gridarono in coro i ciuccioli, non appena giunsero sul posto.

    «Pancione mio giocondo, preparati alla scorpacciata più grande del mondo!» esclamò, affamato come al solito, Ciccio ciucciolo goloso, che subito iniziò a servirsi dei rametti più teneri, sbocconcellandoli con gusto.

    Banchettarono felici per un paio d’ore, fino a quando tutto il legno fu divorato. Matùs e Lemme, che erano ciuccioli anziani e faticavano un po’ a masticare bene il legno duro, avevano mangiato le foglie secche, tenere, croccanti e appetitose, e non ne avevano lasciato in giro neppure una. Alla fine di quella memorabile abbuffata, il bosco era più pulito che se fosse passato un esercito di giardinieri.

    «Complimenti a tutti! Abbiamo fatto proprio un bel lavoro!» esclamò Otto, che era un maniaco dell’ordine e della pulizia, mentre tutto fiero si massaggiava il pancione tondo e pieno da scoppiare.

    Anche i ciucciolini erano particolarmente soddisfatti, perché Raspetto ciucciolo falegname, che più di tutti era abile a usare la lingua ed i denti per lavorare il legno, vista l’abbondanza di cibo ne aveva sacrificato un po’ per ricavarne alcune palline che aveva regalato ai ciucciolini, che ora si stavano divertendo a lanciarle per aria. Per la verità, un ciucciolino un po’ distratto ne aveva tirata una dritta dritta in testa al suo papà, facendogli spuntare un grosso bernoccolo violaceo proprio in mezzo alla fronte. Il papà lì per lì si era così arrabbiato che quasi si voleva mangiare la pallina di legno in un sol boccone, ma poi la mamma lo aveva calmato, ed il papà aveva restituito la pallina al suo ciucciolino, senza darle nemmeno un morso.

    Quando il sole era già alto, i ciuccioli decisero di tornare al loro albero.

    Stan e Livi, i ciuccioli esploratori, che riuscivano a correre più veloci di tutti, come al solito precedevano un po’ il gruppo, per osservarsi intorno e avvertire i compagni in caso di pericolo. Seguivano Cleopì e Caesar, moglie e marito della famiglia dei capiciuccioli, poi tutto il popolo dei ciuccioli, con ciucciolini schiamazzanti, mamme e papà ciuccioli e ciuccioli anziani, nonni, bisnonni e trisavoli.

    Encyclopus Scientificus Sapiens, il ciucciolo

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