Panciollo, il terrore degli Gnagnabhuu
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Anteprima del libro
Panciollo, il terrore degli Gnagnabhuu - Alessandro Stamer
Table of Contents
Alessandro Stamer - Panciollo, il terrore degli Gnagnabhuu
Alessandro Stamer, Panciollo, il terrore degli Gnagnabhuu
Una notte tormentata
I Panciuti
Panciollo
La sua casa
Una settimana prima...
Una stupida idea
Un’altra giornata difficile
Il primo piano
La prima impresa
Il secondo piano
La seconda impresa
Nella stanza
Lo Gnagnabhuu
Il mattino seguente
Meritato riposo
L'autore
Alessandro Stamer - Panciollo, il terrore degli Gnagnabhuu
Musicaos Editore, Aprile 2016
Narrativa, 6
Testo e illustrazioni, Alessandro Stamer - stameralessandro@libero.it
Progetto grafico Bookground
Musicaos Editore
Via Arciprete Roberto Napoli, 82
Neviano (Le) – tel. 0832.618.232
www.musicaos.it
info@musicaos.it
Isbn 97-888-99315-719
Alessandro Stamer, Panciollo, il terrore degli Gnagnabhuu
Una notte tormentata
Che fame, che fame
pensava tra sé e sé il gigante Panciollo.
Si girava e rigirava nello sporco letto della sua sporchissima e disordinatissima tana senza trovare pace. La fame lo tormentava da giorni come mai era successo in vita sua, eppure aveva mangiato tanto. Solo la sera prima infatti aveva trangugiato: dieci chili di mele, tre chili di pere, tre angurie, venti chili di patate, una radio, quaranta chili di cipolle e tre chili di aglio... eppure non era riuscito a saziarsi. Lo stomaco gli faceva gru gruuuu gru
e lui non sapeva più cosa fare. Anche il giorno prima aveva mangiato di tutto: un sacco pieno di carciofi, una forma intera di formaggio, una busta di cibo per cani, un secchio di plastica pieno di fagioli, la metà di un materasso a molle, alcune lucertole... aveva anche sgranocchiato una cinquantina di topi e una ventina di galline, che gli avevano dato un po’ di pesantezza, ma continuava ad avere fame, tanta fame, una fame così grande che avrebbe ingoiato qualsiasi cosa.
Mentre si attorcigliava nel letto, per cercare di riprendersi da quella terribile sofferenza, pensò di andare a bere un sorso d’acqua. Si mise in piedi nella penombra della sua dimora. Fuori il sole era alto, ma Panciollo sfidò la sorte; uscì e si avvicinò guardingo ad una pozza d’acqua putrida che era a pochi passi dall’ingresso della tana, prese una vecchia scarpa, che usava come bicchiere, e ne bevve un lungo sorso. Gli piaceva assaporare la frescura di quel liquido e sgranocchiare i girini che gli finivano in bocca. Nella luce del mattino, si specchiò nella pozzanghera e si vide più brutto del solito: non pareva più quel gigante paffuto che era abituato a vedere, ma un panciuto dall’aspetto scarno e sofferente. Sembrava quasi essersi trasformato nella copia del suo vecchio nonno Pancioneflaccidone. Proprio lui che fin da piccolo era stato il ritratto della salute. Ma cosa gli stava succedendo? Proprio non riusciva a spiegarselo.
Da quando aveva bevuto quella schifosa sostanza arancione, trovata una settimana prima in quella vecchia e misteriosa casa diroccata, si era sentito strano. A prima vista gli era sembrato succo di frutta eppure, una volta mandato giù l’ultimo sorso, gli era venuto immediatamente il voltastomaco (cosa mai successa) e aveva sentito un crack violento nella testa come se si fosse spezzato un osso. Certo, subito dopo si era ripreso ed era stato meglio, ma aveva come la sensazione che gli fosse successo qualcosa di inspiegabile.
Da quel giorno aveva dormito malissimo e fatto sogni tremendi e incomprensibili. Si svegliava stanco e intorpidito, aveva poca forza e non aveva quasi voglia d’alzarsi dal letto; e poi c’era quella sensazione terribile di fame, che non riusciva proprio a placare.
Non si sentiva più lui. Si era forse ammalato? Era stranissimo, perché nessuno dei Panciuti, in tutta la loro lunga storia, aveva preso una sola malattia, fosse anche un semplice raffreddore. Eppure il nostro gigante continuava a soffrire in silenzio nella sua buia e triste caverna.
I Panciuti
Panciollo faceva parte dell’antica razza dei Panciuti, giganti con una pancia grandissima che popolavano (e forse ancora popolano) boschi, cave in disuso, vecchie strutture e case abbandonate, anche nei dintorni delle città. Queste creature erano molto simili ai troll, di cui erano lontani cugini. A differenza di questi, che erano cattivi e vivevano nascosti nelle buie foreste del mondo, i Panciuti erano buoni e si stabilivano molto spesso non lontano dai centri urbani. Adoravano rovistare di notte nella spazzatura fuori dalle case o nelle grandi discariche, rimpinzandosi di ogni sorta di rifiuto, per poi scomparire nei loro nascondigli alle prime luci dell’alba. I Panciuti erano esseri notturni, per natura formidabili cacciatori, capaci di catturare ogni tipo di animale, anche