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Italia supposta Una Repubblica fondata sulla prostata
Italia supposta Una Repubblica fondata sulla prostata
Italia supposta Una Repubblica fondata sulla prostata
E-book455 pagine5 ore

Italia supposta Una Repubblica fondata sulla prostata

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Libroterapia, anche di gruppo, per combattere ansia, depressione, frustrazione, stress, delusioni, somatizzazioni, crisi esistenziali, crollo dell’autostima, pessimismo cosmico e perdita del buonumore causati dalle tante schifezze che siamo costretti a leggere, sentire e vedere ogni giorno, tutte suscettibili di trattamento sanitario obbligatorio. Se a causa delle tante storture italiane sei costretto ad assumere ansiolitici, tranquillanti e psicofarmaci questo libro fa per te. Sostituirai i medicinali con la lettura di queste pagine. Se invece non li assumi puoi fare un’operazione di prevenzione perché l’Italia è la nazione più bella del mondo ma le cose non cambieranno mai in quanto per cambiare il Paese dovremmo cambiare noi italiani. E il momento è “prepuzio” per un cambiamento. Lo dicono anche gli urologi. “Italia supposta” entra nell’intimo dell’animo umano, nei meandri più profondi e nascosti. Igor Righetti, giornalista professionista, docente universitario di comunicazione e public speaking, autore e conduttore radiotelevisivo, è pronipote del grande Alberto Sordi che lo iniziò ai segreti del mestiere radiofonico e al quale è dedicato il volume. “Nella professione e nella vita - spiega Righetti - ho fatto mia la massima di Albertone: ‘La nostra realtà è tragica solo per un quarto: il resto è comico. Si può ridere su quasi tutto’”. È il primo progetto editoriale italiano di libroterapia, “un manuale di automedicazione cerebrale senza obbligo di ricetta medica”.
“In un mondo dove tutto viene bruciato con forsennata rapidità - spiega Igor Righetti - la lettura di questo libro costituisce, a seconda di ciò che ti tormenta, un aiuto indispensabile per riappropriarti dei tuoi spazi e per rinforzare le difese immunitarie minacciate da ipocrisia e soprusi. È un antidoto per combattere lo sconforto, per curare e confortare l’anima, per riflettere e confrontarsi sorridendo e sdrammatizzando i tanti fatti che caratterizzano l’Italia e che spesso ci vedono ‘protagonista-vittima’”. “Italia supposta - Una Repubblica fondata sulla prostata”, una considerazione che deriva dall’anzianità di tanti che occupano posizioni di comando. Questo per essere ottimisti perché ormai l’età avanzata di coloro che sono al potere in Italia è talmente vetusta che molti di loro la prostata non l’hanno nemmeno più. Del resto l’Italia ha smesso da tempo di essere una Repubblica fondata sul lavoro, dato che il lavoro non c’è soprattutto per i giovani. Scrive lo psicoterapeuta e direttore di Riza Psicosomatica Raffaele Morelli nella prefazione: “Forse per Igor l’indignazione è il primum movens verso l’autocoscienza, che è anche rendersi conto del sistema in cui viviamo. Siamo diventati così poco naturali, molto stupidi, imbottiti di pensieri sempre uguali, identici, che ripetiamo come scimmie per appartenere alle voci del coro. Si esce da questo libro con una certezza: che stiamo andando lontanissimo da noi stessi, dal destino che ci spetterebbe.
LinguaItaliano
Data di uscita5 lug 2014
ISBN9786050311587
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    Anteprima del libro

    Italia supposta Una Repubblica fondata sulla prostata - Igor Righetti

    nascosti.

    Meglio una pillola d’informazione che un’informazione... SUPPOSTA!

    Come esistono l’aromaterapia, l’ortoterapia, la clownterapia, l’arteterapia, la cromoterapia, l’ippoterapia e la pet therapy esiste anche la libroterapia o biblioterapia. Rappresenta uno strumento terapeutico molto importante per l’umore messo a dura prova dalle fatiche della quotidianità e dalla stupidità umana. Questo è il primo progetto editoriale italiano di libroterapia. In un mondo dove tutto viene bruciato con forsennata rapidità la lettura di questo libro costituisce, a seconda di ciò che ti tormenta, un aiuto indispensabile per riappropriarti dei tuoi spazi e per rinforzare le difese immunitarie minacciate da ipocrisia e soprusi. È un antidoto per combattere lo sconforto e la solitudine, per curare e confortare l’anima, per riflettere e confrontarsi sorridendo e sdrammatizzando i tanti fatti che caratterizzano l’Italia e che spesso ci vedono protagonista-vittima. Viviamo in un Paese dove pur di non leggere tutti scrivono (e pure tanto). La libroterapia quindi rappresenta un rimedio sano ed efficace privo di effetti collaterali ed è anche un valido strumento di prevenzione. Se ne consiglia pertanto un uso massiccio.

    Nei Paesi anglosassoni, per esempio, da tempo viene prescritta la lettura come valido aiuto per la psiche. Questo libro segue il concetto dei vaccini: leggendolo contrai il virus ma poi diventi immune a tutte le schifezze che ti circondano. Immune, non indifferente, in quanto non ti farà perdere il senso di indignazione. Un percorso psicoterapeutico che può essere anche di gruppo. Perché quando leggiamo un libro la mente ci porta altrove dove nessuno ci può disturbare, ma i fatti narrati nel volume sono quelli di stretta attualità che in Italia ormai superano la più fervida immaginazione. Leggere questo libro è come bere uno sciroppo senza zucchero quando si ha la tosse: all’inizio è amaro ma poi ti fa stare bene. Come per una qualunque terapia non bisogna sbagliare il farmaco, altrimenti non si avranno benefici o, nel peggiore dei casi, lo stato di disagio aumenterà.

    È un volume con tante risposte ai perché l’Italia, il Paese dove tutti vorrebbero venire a vivere, è arrivata a questo punto di declino. Nazione dalla quale fuggono sia i cervelli migliori sia i pensionati. Dove si parla tanto di meritocrazia ma chi la attua rischia una querela perché la meritocrazia ha lasciato il posto alla gerontocrazia e alla raccomandazione, dove truffare è una professione come le altre e dove i grandi truffatori sono sempre gli stessi in quanto per questa attività servono persone con esperienza, dove il sistema giudiziario è misericordioso con chi delinque, dove i grandi evasori fiscali totali patteggiano guadagnandoci. Un Paese che piange miseria ma non è in grado di spendere i fondi strutturali europei, collocato al primo posto dall’Unione europea nella classifica dei Paesi disonesti.

    Una nazione frammentata da decine di partitini politici, dove ogni due minuti viene svaligiata una casa, dove si laurea la metà degli studenti rispetto alla media degli altri Paesi europei, dove il tasso di obesità infantile è il più alto d’Europa e costa allo Stato oltre otto miliardi di euro, dove circa un terzo del reddito che produce è sconosciuto al fisco. L’Italia è anche il Paese dei falsi invalidi, dei baby pensionati, di coloro che percepiscono ancora la pensione dei genitori morti da decenni, il secondo Paese al mondo con il numero maggiore di anziani dopo il Giappone, è all’ultimo posto per valore di capitale umano del gruppo dei Paesi Ocse e per qualità dei servizi pubblici locali. In questo libro la libertà di espressione è garantita totalmente, senza censure di nomi o di fatti, in quanto il suo autore è anche il suo editore. Un volume non riservato ai bibliofili ma aperto anche a coloro che i libri non li leggono dalla fine del loro percorso scolastico.

    Italia supposta - Una Repubblica fondata sulla prostata, una considerazione che deriva dall’anzianità di tanti che occupano posizioni di comando. Questo per essere ottimisti perché ormai l’età avanzata di coloro che sono al potere in Italia è talmente vetusta che molti di loro la prostata non l’hanno nemmeno più. Del resto l’Italia ha smesso da tempo di essere una Repubblica fondata sul lavoro, dato che il lavoro non c’è soprattutto per i giovani. Perché abbiamo governanti e manager di Stato così vetusti con antitarme incorporato? Forse perché l’Italia è il Paese più ricco del mondo di reperti archeologici? La nostra è una nazione dove i maggiori investitori pubblicitari sono le società compro oro anche da denti e dentiere, società di prestiti personali, quelle dei numeri erotici e degli oroscopi. Questi quattro investitori messi insieme ci danno il quadro di quale sia il momento in cui stiamo vivendo.

    Nei miei quasi trent’anni di lavoro ho sempre cercato di non guardare al passato se non per fare tesoro delle esperienze di altri. Da lì sono partito alla continua ricerca dell’innovazione come del resto viene richiesto dal continuo sviluppo delle tecnologie di comunicazione. Una ricerca continua con l’unica preoccupazione di non scendere a compromessi con l’intelligenza, rispettando il pubblico come mi ha insegnato il mio illustre prozio Alberto Sordi. Nel mio ambito, quindi, voglio contribuire a migliorare il Paese in cui sono nato e che amo. E che non vorrei mai lasciare, non soltanto perché non posso vivere senza il bidet. L’Italia potrebbe essere un Paese meraviglioso, ci invidiano tutti per la nostra storia, le bellezze naturalistiche, il clima, l’alta qualità dei prodotti enogastronomici. Peccato che troppa politica sia stata più interessata a colpire l’avversario che al bene del Paese.

    Una volta letto il libro può essere liberato, lasciato nei parchi o nelle sale di attesa di studi professionali perché da sempre credo nella condivisione. E un libro ha la capacità di aggregare e di alimentare lo spirito di appartenenza a un gruppo, come siamo noi ComuniCattivi. Non appena avrai terminato la mia libroterapia ti aspetto con i tuoi commenti sulle mie pagine Facebook: facebook.com/igorrighetti, facebook.com/ilcomunicattivo e sul Gruppo del ComuniCattivo. Questo volume vuole essere innovativo anche a livello di strategia di marketing e comunicazione in quanto non amo fare ciò che è già stato fatto e tu che mi segui da tanti anni in radio, in tv, sui media e che hai letto i miei libri precedenti lo sai bene. Quindi ho pensato di produrmi il libro in modo autonomo, mi sono cimentato nel self-publishing per dirla all’anglosassone, lasciando i grandi editori come De Agostini e Utet che mi hanno seguito in questi anni e che ringrazio. È quindi il mio primo libro da editore, un progetto al quale hanno aderito con entusiasmo grandi aziende italiane che nonostante il momento difficile hanno continuato a guardare al futuro. Anche la modalità di distribuzione è innovativa per un libro. Dopo tanti anni di presenza nelle librerie con i miei volumi ho preferito orientarmi verso luoghi frequentati da tutti come le gelaterie, i bar, gli hotel, i ristoranti, i villaggi turistici, gli stabilimenti balneari, gli Autogrill, gli aeroporti, le stazioni ferroviarie fino a numerose edicole e negozi di abbigliamento. Del resto è un libro democratico, senza la puzza sotto il naso che non ama prendersi troppo sul serio.

    Può essere acquistato a condizioni speciali anche sul mio sito www.igorrighetti.it. Lo puoi trovare in tutte le librerie online e nei miei reading-one man show che faccio in giro per l’Italia, due ore di spettacolo-terapia per riflettere e sorridere. Ho pensato anche ai più giovani e a coloro che sono tecnologicamente evoluti e che si trovano spesso in viaggio per lavoro o per studio: del libro è stata fatta dall’eBook designer Roberto Inversa anche la versione digitale in tre formati che puoi trovare su tutte le piattaforme di vendita online.

    I record dell’Italia negativa

    L’Unione europea ci colloca al primo posto nella classifica dei disonesti.

    Ogni due minuti una casa viene svaligiata.

    Da noi si laurea la metà degli studenti rispetto alla media degli altri Paesi europei.

    In soli tre anni il Paese ha perso altri 720 chilometri quadrati di suolo, una superficie vasta quanto la somma territoriale di cinque grandi comuni come Milano, Bologna, Firenze, Napoli e Salerno. A divorarla non sono soltanto gli edifici, ma anche le infrastrutture come strade e ferrovie.

    Abbiamo il tasso di obesità infantile più alto d’Europa con percentuali altissime in alcune regioni del Sud che costa allo Stato oltre otto miliardi di euro.

    Siamo il secondo Paese con il numero maggiore di anziani al mondo e stiamo anche incalzando il Giappone che attualmente detiene il primato di longevità.

    L’Italia è all’ultimo posto per valore di capitale umano del gruppo dei Paesi Ocse. Ciò vuol dire che, in termini economici, un francese, uno spagnolo, un canadese, un inglese e uno statunitense valgono più di un italiano.

    Circa un terzo del reddito che produciamo è sconosciuto al fisco. Questa è la media, ma nel nostro Mezzogiorno è stato calcolato che tra criminalità e reddito sommerso sfugge al fisco oltre il 40% della sua attività economica.

    Nella classifica europea per qualità dei servizi pubblici locali siamo all’ultimo posto in compagnia della Grecia.

    Secondo l’annuale rapporto Pendolaria realizzato da Legambiente l’Italia è all’ultimo posto nella classifica dei cinque principali Paesi europei per linee metropolitane con soli 202,8 chilometri di rete su tutto il territorio nazionale.

    Il ritardo infrastrutturale che l’Italia ha rispetto all'Europa riguarda anche le linee ferroviarie suburbane, la rete ferroviaria ad alta velocità (molto inferiore a quella tedesca, spagnola e francese) e, in misura minore, la rete autostradale. Il nostro Paese è all’ultimo posto anche per le linee ferroviarie suburbane con appena 626,8 chilometri. Gli italiani quindi continuano a scegliere l’automobile come principale mezzo di trasporto con le conseguenti ripercussioni sul traffico e l’inquinamento delle nostre città.

    Sono ancora più di un terzo gli italiani che non hanno mai usato Internet. È quanto emerso dalle ultime indagini di Eurostat sul terzo trimestre 2013 in tema di banda larga e alfabetizzazione digitale. Al 2013, il 34% della popolazione italiana non ha mai navigato. Un dato che posiziona l’Italia in fondo alla classifica europea, sotto al Portogallo (33%) e di poco sopra Grecia (36%) e Bulgaria (41%). In media, nei 28 Paesi dell’Unione europea, è il 79% delle famiglie ad avere accesso a Internet delle quali il 76% dispone della banda larga. Anche in questo caso siamo sotto la media europea con il 69% delle famiglie connesse. Siamo in fondo alla classifica europea pure per la velocità di banda.

    Ci collochiamo al quinto posto nel mondo per il tempo che trascorriamo guardando la televisione.

    Siamo i più invidiati al mondo per i nostri record in campo sessuale: una media per coppia di 9 rapporti al mese ma una coppia su quattro non supera i due minuti di durata. Ben 800 mila coppie, quindi, sono a rischio d’infedeltà e rottura.

    Del resto non siamo il Paese di Pulcinella? C’è quindi molto lavoro da fare in questa Italia granitica. Si continui con le riforme in tutti i settori e si polverizzi la burocrazia. E torneremo il Paese più bello del mondo in cui vivere.

    Bugiardino, anzi bugiardone!

    Le pagine vengono igienizzate automaticamente al termine di ogni lettura. Le parole contenute nel volume non sono dannose all’epidermide delle dita mentre sfogli le pagine in quanto stampate con inchiostro biologico. Il volume è quindi un prodotto ecosostenibile, ecocompatibile e leggendolo ad alta voce è in grado di fare anche l’eco, eco, eco, ecooooooooooooooooooooooooooooo. Per espellere le tossine accumulate durante la giornata la lettura di questo libro è più efficace della palestra e non devi neppure sudare.Per l’intera durata della lettura di oggi cerca di rilassarti, abbandonare le tensioni, le bollette in scadenza, i bollettini condominiali, la rata del mutuo di casa che ti seguirà fino al giorno del tuo funerale, il dentista da saldare, l’auto da cambiare e chi più ne ha più ne metta. Un volume riconosciuto come patrimonio mondiale della disumanità dall’Unesco. Come ogni prodotto che si rispetti anche questo libro è stato testato. Non sugli animali bensì su 27 evasori fiscali totali, 18 falsi poveri e 23 falsi cardiologi. Ha anche una nuova apertura così è più semplice da sfogliare. È stato stampato in una tipografia che utilizza uova, nocciole, sedano, sesamo, prugne secche (piacciono tanto all’autore) e parti anatomiche dei sette nani. Il libro è stato ideato e scritto interamente in Italia. Una volta aperto va tenuto in frigorifero per mantenere intatta la fragranza delle parole e dei pensieri. Data di scadenza: 25 febbraio 2019. Sperando che nel frattempo qualcosa sia cambiato.

    Linguacidio, le sevizie alla lingua italiana. Le e-mail di un punto e virgola e di una virgola

    C’è un imbarbarimento e un impoverimento della nostra amata e bistrattata lingua. Molti termini rischiano l’estinzione come i panda perché non vengono più usati nel linguaggio della quotidianità. In coma profondo non ci sono soltanto molte parole, ma anche la punteggiatura. Lenta, quanto inesorabile, è la scomparsa del punto e virgola. In effetti chi utilizza il punto e virgola nella propria corrispondenza epistolare viene guardato con sospetto come fosse un sovversivo. Anche nel giornalismo il punto e virgola, che serve per indicare un’interruzione sul piano formale ma non sul piano dei contenuti, è agonizzante.

    A tal proposito ho ricevuto una e-mail indignata che mi ha inviato un punto e virgola. Missiva che voglio condividere con te che stai leggendo queste pagine.

    Caro Igor - scrive il punto e virgola - la punteggiatura serve a conferire tonalità ed espressione ai vostri scritti. È indispensabile per una lettura e una comprensione corretta dei testi, ma voi umani vi vergognate a usare il punto e virgola e non ne capisco il motivo. Forse non ci considerate né carne né pesce? Siamo molto più simpatici di quello sbaffetto che chiamate virgola e che usate a pioggia soltanto perché vi permette una pausa breve e perché è il segno più versatile ma anche più ambiguo. Vi piacciono tanto anche i due punti in quanto da megalomani introducono i vostri discorsi diretti. Abbondate di puntini di sospensione perché non avete il coraggio di scrivere ciò che pensate realmente, così come utilizzate i punti esclamativi perché in quel modo pensate di far capire che avete fatto una battuta. Per non parlare della vostra passione per i punti interrogativi senza ricordarvi che la gente vuole risposte e non domande. Se abbandonerete il punto e virgola i vostri testi perderanno smalto; Igor lo ricordi ai suoi lettori.

    Ecco, caro punto e virgola, ho pubblicato la sua e-mail e condivido la sua amarezza; le prometto che in questo libro ne farò grande uso. Abbandonarvi sarebbe una vergogna. Per solidarietà le dedico tutte le prossime righe.

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    ; (è un punto e virgola asociale!)

    Dopo la e-mail indignata inviatami da un punto e virgola, in cui attaccava le virgole definendole sbaffetti ambigui, sono stato sommerso da e-mail scritte da virgole. Ne riporto una per tutte.

    Caro Igor sono una Virgola di 27 anni e ti scrivo da Como. Sono rimasta basita per la e-mail che ti ha inviato un punto e virgola in cui sbeffeggiava noi virgole, da sempre le più amate da voi esseri umani anche se molti di voi abusano di noi. Per questo ci siamo rivolte in diverse occasioni al Tribunale della punteggiatura. Ma in Italia sappiamo bene che la giustizia è lumaca. Tornando a noi: hai pubblicato quella e-mail senza darci la possibilità di replicare al punto e virgola. Non è corretto, è una violazione della libertà e del pluralismo della punteggiatura. Mi spiace che i punto e virgola non siamo mai stati apprezzati da voi umani o che forse non abbiate mai capito quando usarli, ma noi virgole non siamo colpevoli della loro estinzione. Se la sono cercata: si sono messi un pallino sopra perché volevano fare gli originali e distinguersi da noi virgole. I punti e virgola sono troppo elitari per voi. Noi virgole, invece, siamo nazional-popolari come Antonella Clerici o Pippo Baudo, possiamo essere utilizzate in mille modi diversi. Senza di noi sareste finiti, appiccichereste tutte le parole, perdereste enfasi, non vi capireste più. Ora il punto e virgola lo usate soltanto come emoticon negli sms quando volete fare l’occhiolino strizzato. Mi sembra che i punto e virgola stiano facendone un dramma. E allora che cosa dovremmo dire noi virgole che veniamo abusate e strapazzate di continuo da voi barbari quando ci mettete tra soggetto e verbo, tra verbo e complemento oggetto, tra il verbo essere e l’aggettivo o il nome che lo accompagni nel predicato nominale, tra un nome e il suo aggettivo. Non dimenticarti, caro Igor, che la fine del punto e virgola era già scritta nel loro nome: possono essere chiamati anche punto coma. E in coma ci sono finiti. Con stima, Virgola di Como.

    Cara Virgola di Como, come hai visto assicuro sempre la pluralità d’informazione e di punteggiatura. Resto in attesa delle lettere dei punti interrogativi ed esclamativi, dei due punti, dei puntini di sospensione, dei trattini, delle parentesi, delle sbarrette, delle virgolette e degli asterischi.

    Il virus h24

    Sempre più spesso si usa dire l’inquietante h24 al posto di lavoro 24 ore al giorno o con turni di 24 ore al giorno: lavoro h24, turno h24, aperto h24, impiego h24, disponibilità h24, servizio clienti h24, assistenza sanitaria h24...

    H24 sembra l’acronimo di un virus intestinale o il nome in codice di una base segreta dove tengono nascosti gli alieni disadattati che hanno avuto la sfortuna di raggiungere il nostro pianeta.

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    Gad Lerner è uno dei pochi personaggi che riesce a farmi passare anche l’appetito evitando così di mettermi a dieta. Dopo un’intera puntata di un suo programma mi viene sempre in mente la domanda: Ma di che cosa hanno parlato?. Uno studio televisivo che sembra una cantina ammuffita con illuminazione ispirata alle catacombe. Gli ospiti passano da un argomento all’altro, sono liberi di fare i propri spot, le voci si sovrappongono senza che il conduttore intervenga per far capire qualcosa al telespettatore. È la dimostrazione di quanto la politica sia autoreferenziale soprattutto quando non c’è un domatore.

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    Quando vengo colto da un’irrefrenabile voglia di hamburger e la mia macelleria di fiducia è chiusa vado al supermercato. Lì ci sono centinaia di tipi diversi di hamburger già pronti e conditi: quello classico fatto di carne macinata è arcaico e fare la fila dal macellaio per farsi tagliare un bel pezzo di carne per poi farsi preparare gli hamburger porta via troppo tempo. Oggi ci sono al formaggio, alla pizzaiola, allo speck, agli spinaci, ai carciofi, al rosmarino (hamburger difficilissimo da fare da soli quindi meglio acquistarlo già pronto), alla cipolla (per prepararlo occorre uno chef 3 stelle Michelin), hamburger di prosciutto, hamburger suino, di cavallo, di tacchino. E dagli scaffali mi chiamano disperati: Prendi me che sono nuovo!, No, prendi me che sono più buono!, Metti me nel carrello e non te ne pentirai!.

    Esco sempre dal supermercato senza hamburger. La scelta è troppo faticosa. Preferisco andare a cena fuori.

    Le prossime pagine ti sono offerte dal settimanale Viaggiare a scrocco: come  usare i mezzi pubblici senza pagare.

    Viaggiare a scrocco: un periodico per poter conoscere, trovare e scoprire le migliori tecniche su come prendere un mezzo pubblico riuscendo a eludere ogni tipo di controllo e sanzione. Duecento pagine ricche di illustrazioni, inserti, novità, interviste ai maggiori esperti internazionali di viaggi senza biglietto.


    In questo numero:

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    E ancora: come accorgersi dei controllori prima che salgano;

    come riconoscere un controllore in borghese, come nascondersi nella toilette del treno senza farla risultare occupata, come aprire il tornello della metropolitana senza il biglietto, come appropriarsi del biglietto di un viaggiatore che lo ha appena timbrato, come viaggiare in dieci su un mezzo pubblico con un unico biglietto, come manomettere una obliteratrice e scrivere sul biglietto giorno e data con una penna a inchiostro cancellabile in modo da usarlo per diversi anni, come viaggiare gratis sui traghetti senza doversi buttare in mare, come confondersi tra la folla sugli autobus e sui treni pendolari.

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    Gli orrori della comunicazione

    Tra frasi fatte, anglismi, citazioni erudite, burocratese, maleduchese, aggettivite, politichese, banalità ed errori grammaticali i nostri messaggi sono sempre più incomprensibili e la nostra comunicazione perde efficacia. Nell’era del forno a microonde utilizziamo sempre più spesso frase precotte e predigerite che scongeliamo di continuo. La frase fatta toglie dall’impaccio della ricerca di espressioni adeguate, ma fa correre il rischio che invece di essere efficace, assuma la consistenza di un budino, diventi interessante come guardare il pavimento bagnato mentre si asciuga e irritante come l’ortica. Chi vuole essere ascoltato deve lasciare i luoghi comuni ai propri avversari o ai nemici. Oggi siamo circondati da pusher di comunicazione tagliata male. Chi non è visibile a livello mediatico non esiste. E questo vale per tutti coloro che per motivi professionali interagiscono con altre persone: dagli imprenditori ai politici, dai liberi professionisti ai personaggi dello spettacolo. Un’azienda che non sa comunicare è destinata all’oblio. Per essere ricordati bisogna fare come Zorro: lasciare un segno attraverso la nostra comunicazione.

    Ma l’utilizzo dei luoghi comuni non aiuta: l’operazione è sempre brillante, la faccenda è sporca, il colpo è da manuale, l’ironia è sottile, il silenzio glaciale e i problemi sono sul tappeto. Insomma, le frasi fatte dovrebbero andare a farsi... disintossicare! E che cosa dire del linguaggio che usiamo senza neppure riflettere. Sempre più spesso in tv, in radio, sui giornali si sente o si legge entrare dentro (perché si può entrare fuori?), uscire fuori (si può uscire dentro?), problematiche invece di problemi (problematica ci fa sentire più colti?). Come dimenticare coloro che amano i termini destrutturare (ho destrutturato l’opera) e filiera (lungo tutta la filiera e guai a interrompere la filiera). E dicotomia? Ormai va di moda come far vedere l’elastico griffato della mutanda sotto il pantalone a vita bassa. Siamo diventati tutti dicotomiadipendenti. Dicotomia piace tanto ai nostri politici, agli opinionisti, ai conduttori che ci si sciacquano la bocca come fosse un collutorio. Dire suddivisione di un concetto in due categorie distinte e opposte è troppo semplice, comprensibile e banale. Dicotomia è più fashion, fa sentire dottori magistrali.

    Ormai anche le trasmissioni televisive e radiofoniche non aiutano più ad arricchire il linguaggio in quanto troppi conduttori hanno un vocabolario che entra in un portapillole. Ci sono poi gli amanti del burocratese, duro a morire in un’italietta pettegola che affoga i propri problemi e le proprie frustrazioni nei reality show, game show e talent-show: Entro e non oltre dieci minuti (frase proveniente dai documenti della pubblica amministrazione), all’alba di domani mattina (perché c’è pure l’alba di sera?), domani verrà somministrato il questionario. Frasi talmente urticanti che dopo averle ascoltate devo prendere un antistaminico.

    Come dimenticare coloro che adorano usare nel proprio linguaggio frasi che vanno di moda perché fanno tendenza come il concetto va stressato o è soltanto una percezione. Ormai l’importante è come si viene percepiti non come si è realmente.

    Non posso dimenticare quelli che si riempiono la bocca di parole inglesi: Hai fatto il check?, Ho forwardato le vostre e-mail con l’attach, Domani faccio il recall, Aspetto il feedback asap. Già, asap, acronimo di as soon as possibile (niente paura, significa soltanto il più presto possibile). Volete mettere un light dinner al posto di una cena leggera, un lunch invece di un pranzo o una location al posto del volgare luogo che fa troppo italiano? Quando si usano termini del genere si dovrebbe usare il profilattico (o, se proprio non puoi a meno dell’inglese, il condom). Sono per il linguaggio sicuro.

    E c’è ancora chi si stupisce se all’esame di abilitazione di alcuni aspiranti avvocati, questi giovani laureati siano arrivati a scrivere paté d'animo al posto di patema d’animo, un altro con l’apostrofo e correzzione con due zeta. Forse hanno usato la doppia zeta perché è sempre meglio aggiungere che togliere? Diffido di quelli che quando mi danno il proprio biglietto da visita me lo porgono dicendo: Ecco la mia business card (molti miei studenti universitari pensano sia la carta di credito, immagino l’espressione della signora Pina che guarda C’è posta per te...). Quelli che mi divertono di più sono coloro che vogliono dimostrare di essere colti e sapienti utilizzando in modo selvaggio

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