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Manuale di autodifesa per vecchi
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Manuale di autodifesa per vecchi
E-book171 pagine2 ore

Manuale di autodifesa per vecchi

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Info su questo ebook

Questo non è un libro per giovani e neppure per vecchi rassegnati. Questo è un libro di racconti ma anche un manuale di autodifesa contro chi ci voglia rottamare! Provateci, qui, siamo più di 16 milioni! Questo libro vi aiuterà a combattere contro l'abulia, la tristezza e financo la depressione!
LinguaItaliano
Data di uscita29 ott 2014
ISBN9786050327120
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    Anteprima del libro

    Manuale di autodifesa per vecchi - Carlo Pelfini

    Jr

    Introduzione

    Difficile che, alla nostra età, si abbia qualcosa da perdere: se la pensione è sufficiente, i figli sistemati, la salute accettabile, abbiamo tutto il tempo di pensare e di riflettere su come comportarci, durante quel discreto pezzo di vita che ci rimane, in sintesi, su cosa si voglia essere.

    Ci proponiamo di essere dei vecchi miti?

    La nostra scelta d’essere miti sarà scambiata per impotenza o, al peggio, per vigliaccheria.

    Dei vecchi saggi?

    Rischiamo d’essere obsoleti, quando non derisi.

    Dei vecchi equilibrati?

    Il nostro rispetto per le idee altrui, anche quando non condivise, l’evitare di sopraffare l’altro nel dialogo, nonostante quanto c’insegni la TV, sarà scambiato per acquiescenza, se non piaggeria.

    Il nostro riflettere, prima di parlare, sarà scambiato, se non per arteriosclerosi, certamente per citrullaggine.

    I nostri commenti, su onestà e giustizia, per demenza senile.

    Siate vecchi irosi, cosa avete da perdere?

    Avete lavorato, sudato, vi siete adoperati per molte cose, avete tirato su i figli, condiviso o mediato con altri, moglie soprattutto, adesso quanti anni vi restano? Non pochi. Potete ancora scegliere!

    Potete ancora salvarvi dall’abulia, dalla noia, dalla depressione. Potete essere irosi!

    Cosa vuol dire? Niente lamenti, niente ai miei tempi, niente mugugni, niente tolleranza, o quasi.

    Almeno qualche compromesso? Soltanto se ne va della vostra sopravvivenza.

    Ma io devo sopportare. Sopportare cosa e, soprattutto, chi? I parenti molesti, le amiche querule e depresse, gli amici cretini?

    Estendendo cosa sopportare: i politici ladri e bugiardi, i preti invadenti, la città sporca, la cultura non solo sabotata ma anche derisa.….

    Vi lascio una riga per le vostre aggiunte personali!

    …………………………………………………… ……

    Siate vecchi irosi! 

    Il vecchio e la televisione

    Trovo ben fatta la maggior parte della pubblicità e spesso spengo la TV, quando si passa ai normali programmi. Tuttavia, ricercandoli, debbo riconoscere che non mancano programmi di storia, musica e teatro di buona fattura ed inchieste accurate; per altri, invece: un dolce russare, di fronte alla televisione, è l’unica vendetta che ci sia consentita.

    Maledetti Fazio, Saviano e Gabanelli! Sensi di colpa se non li ascoltavo o crollavo nel sonno; sono stato costretto ad aumentare il consumo di caffè ed a subire, poi, l’insonnia notturna. Augias mi comprometteva il riposino pomeridiano, questi e pochi altri non mi consentono di buttare il televisore.

    I giornali non aiutano nella scelta dei film, scarse le note critiche, quando non assenti. I film più belli, sulle reti che non ci estorcano denaro, passano alle due del mattino. Ho provato a puntare la sveglia, ma l’udito diminuisce o mi giro di là, il mio inconscio è più pigro di me.

    I programmi zoofili, con nerboruti maneggiatori di coccodrilli, non mi piacciono, come pure la caccia dei felini a timidi ruminanti; la legge sulla privacy dovrebbe essere estesa agli animali, non trovo di buon gusto filmarli nel coito. In un periodo d’insonnia, insorto anni or sono, sdraiato sul divano di sala, zippavo: la pubblicità di Aiazzone mobili era più erotica degli insistiti inviti di signore semivestite; l’effetto soporifero, fortunatamente, non tardava a manifestarsi.

    I momenti peggiori sono quelli legati alla nera, almeno così si chiamava quella cronaca che, stampata, perdeva molto in violenza. Ora, l’immagine sparata solletica pulsioni nascoste e non consente riflessione. Sangue su strade, coltelli e indumenti. Giornalisti tormentatori di genitori di figli scomparsi, richieste insistite ed inaccettabili: Cosa prova? Cosa ha provato? O, in merito ad assassini: Lo perdona? Lo perdona?

    Abbiamo visto di peggio, dove si crea un ponte, quando non un teatrino, tra assassino o supposto tale, famiglia dello stesso, vicini di casa e tanti, troppi giornalisti, tutti assieme appassionatamente in TV e quanto più a lungo possibile.

    La stuprata (mascherata per ora) c’è già, a quando il confronto in diretta con lo stupratore?

    Se volete sentire un vecchio iroso e sono assolutamente lieto di poterlo annoverare nella categoria, potete vedervi ed ascoltarvi l’intervista a Karl Popper (1) per Rai Educational (1993). Cercatene la versione integrale su you-tube, con video a cura di Maria Teresa de Vito e non quella ufficiale edulcorata. Cattiva maestra televisione ne è il titolo ed è stata realizzata un anno prima della sua morte, settembre 1994, 92 anni l’età. È una critica totale sull’uso della violenza in televisione ed un invito alla responsabilità per chi se ne occupa. Definisce idioti coloro che, in nome di un liberalismo assoluto, non ammettono alcuna regola che impedisca la presentazione della violenza (che Popper vede come antitesi alla civiltà) e porci coloro che vogliono arricchirsi con lo spettacolo della violenza, educando alla violenza.

    L’intervista è, ovviamente, molto lunga ed articolata e Popper propone anche corsi d’istruzione per gli operatori televisivi (patente) e una sorta di ordine professionale con funzioni di controllo, anche preventivo. A chi gli chiedeva se ciò non conducesse ad una situazione di grande fratello orwelliano, lui, lapalissianamente, rispondeva: la televisione è già il grande fratello .

    Oggi in Italia lo spazio televisivo dedicato agli episodi di violenza, raggiunge l’11%, a fronte del 4% della Spagna e dell’8% della Francia. Giovanni Sartori, grande vecchio (nato nel 1924) ed altrettanto grande politologo, formula critiche analoghe, considerando, in particolare, il fatto che i bambini guardano la televisione per ore ed ore e che assorbono, con la visione della violenza, una sorta di stampo formativo (imprinting), che incide sul loro sviluppo. Secondo la moderna psicologia, le conseguenze sono numerose e, tra queste, ricordo: una diminuita capacità a distinguere la realtà dalla finzione, un’assuefazione alla violenza ed una spinta a considerare oggetto e non persona l’altro e, ancora, l’induzione di una maggiore e più diffusa aggressività e viene da chiedersi se questo non possa estendersi anche all’adulto, spesso a sua volta teledipendente.

    Non basta, in un recente articolo su un’importante rivista medica (JAMA. 2011; 305-23: 2448), sono state analizzate le ricerche pubblicate sul tema degli influssi della TV sulla salute. Le conclusioni sono interessanti: coloro che passano in media due o più ore al giorno di fronte alla televisione non solo aumentano il rischio di incorrere in un diabete (del 20%) e in malattie cardiovascolari (infarto in primis, del 15%), ma anche quello di non raggiungere i 65 anni; rischio, quest’ultimo, che aumenta proporzionalmente al numero d’ore passate in tal modo. Ovviamente gli autori non hanno potuto scindere l’influenza della maggior sedentarietà e del consumo d’alcolici o cibi malsani, di fronte allo schermo, dal male che la TV compie di per sé. Per quest’ultimo aspettiamo, fiduciosi, nuove ricerche.

    Voi i 65 li avete raggiunti e superati, segno che poco l’avete guardata: ma siate irosi, spegnete, spegnete!

    [1] Karl Raimund Popper (1902-1994) austriaco ma naturalizzato britannico, è considerato un filosofo di statura considerevole, difensore della democrazia e del liberalismo ed avversario d’ogni forma di totalitarismo.

    Cane, gatto e anziano padrone

    Ormai in pensione, finalmente libero nello spazio e, soprattutto, nel tempo, ho pensato di convivere con qualche animale in reciproca compagnia. Ho incontrato per strada un pastore tedesco con occhi dolcissimi poi un setter irlandese, quello rosso di pelo con occhi nocciola: mi hanno attirato ma, non possedendo un giardino dove lasciarli liberi e felici di correre, ci ho rinunciato. Mi sono imbattuto in un bassotto, fiero del suo paltoncino a righe nere verticali che lo faceva sembrare un po’ meno lungo ma, confesso, non mi piacciono i cani d’appartamento. Sono reduce da una triste esperienza con un gatto, che vi racconterò in seguito, non mi sento perciò di prenderne un altro. Il furetto da collo sarà forse di moda, ma non mi rassicura. Trovo stupidi cavie e criceti e detesto i rettili, tartarughe comprese.

    Non ho voglia di comperare neppure un pesce rosso, così rimango solitario e inconcludente!

    Voi? Considerate la vita media di alcuni animali: quella di un gatto, adesso è di 14-16 anni; quella di un cane varia con la taglia: 17 per i bassotti, 15 per i setter e i boxer, ancora meno per gli alani.

    Arrivati a 65 anni ve ne spettano, secondo la statistica, altri 16, un po’ di più se siete ricchi e colti; in conclusione i vostri animali difficilmente vi sopravvivranno. Avete calcolato il dolore che vi provocherà la loro perdita? La perdita, magari dell’ultimo essere che voglia bene ad un vecchio iroso? Questo deve essere, però, un ostacolo relativo, gli anni sono comunque tanti ed umane, amorose amiche, vi hanno accompagnato, in passato, per assai minor tempo, lasciandovi un caldo ricordo. Un compagno, un amico fedele umano o canino per noi, a quest’età, non ha prezzo.

    Voglio raccontarvi la storia di Aci, questa gatta deve il suo nome al luogo di nascita, l’agenzia dell’Automobile Club Italiano. Allo sportello, durante la visita per il rinnovo annuale della tessera, mi viene chiesto, dalla gentile impiegata, se per caso non volessi un gattino. Nel sotterraneo della sede, una gatta sbadata aveva abbandonato quattro gattini e, per ordine superiore, ne veniva richiesto o l’affido o l’eliminazione in giornata. Sono sceso a vederli e, bruttissimo segno, dalla cesta non proveniva alcun miagolio; ne ho scelto uno, nerissimo, nessun problema per il trasporto, mi stava tranquillamente in una mano. Arrivato a casa tentavo di somministrargli del latte e, in mancanza di un biberon per bambola, usavo un flacone di medicinale svuotato (quello per le gocce di Rifocin va benissimo). Niente da fare, non aveva la forza né di succhiare né di inghiottire, perciò ho rimediato, spruzzandogli direttamente il latte in gola, con una siringa. Dopo alcune ore di ripetute e notturne somministrazioni, all’apertura della bocca corrispondeva un flebile miagolio, prima inudibile per eccessiva secchezza, da disidratazione, ovviamente. La mattina successiva compariva qualche goccia d’urina, per il resto occorreva una microsupposta, con esiti clamorosi. È intuibile come sia diventato il suo referente, ricambiato da un solido affetto gattesco. Aci era la prima a corrermi incontro al rientro a casa, veloce nel saltarmi in grembo anche per pulirmi, se non dissuasa, la barba con piccoli morsi, così come il suo lucido pelo. Ma, si sa, gli anni passano, arrivata a 18, una gran bell’età per un gatto, cominciarono i guai per la vecchiaia, un primo intervento per tumore alla pelle poi, comune nei gatti, un’insufficienza renale. Rimedio: idratarla con flebo; come fate ad interromperle e a lasciarla morire se, sul vostro grembo, le accetta, facendo le fusa (1)? Un mattino, dalla cuccia, si trascinò senilmente verso di me, non la raccolsi in braccio come avrebbe voluto, nella fretta di correre al lavoro; la sera se n’era già andata. La portai nell’adatta sede ASL, ricevetti l’invito a pagare una tassa per smaltimento gatto. La mia gatta smaltita? Da triste divenni iroso!

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