Narrazione e Punto di Vista

Di Cristina Arnaboldi

Se ripensiamo ai romanzi che consideriamo “buoni libri” nella maggior parte dei casi ci troveremo a ricordare il modoin cui questa o quella scena ci ha “coinvolto” ed emozionato. Ma come fanno gli autori ad indurre il lettore a provare angoscia, simpatia, tristezza e tutte le altre sfumature delle emozioni umane? Come fa un'autore a coinvolgere il proprio lettore?

Questo breve saggio propone una riflessione sulla narrativa e sui suoi meccanismi, partendo dalle riflessioni espresse da un grande filosofo del linguaggio, Gregory Currie, nel suo "Narrative and Narrators", e districandosi tra vari esempi eccellenti, riflessioni di psicologia e di semiotica per cercare di giungere ad una spiegazione, in bilico tra scienza e filosofia, di quella strana e magica fascinazione che le grandi opere letterarie riescono ad esercitare sulla nostra psiche.

• Lingua: Italiano
• Editore: Cristina Arnaboldi
• Data di uscita: 30 ott 2014
• ISBN: 9786050330731

Anteprima del libro

Cristina Arnaboldi

Narrazione e Punto di Vista

UUID: 978-1-326-05838-8

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Table of contents

Introduzione

Imitazione e punto di vista

Cos'è il punto di vista?

Tecniche generatrici del punto di vista

Il potere dell'imitazione

Resistenza e Ironia

Resistenza al framework

Rappresentazioni ironiche

Conclusione

Bibliografia

Introduzione

Il framework nella narrativa

Se ripensiamo ai romanzi che consideriamo buoni libri nella maggior parte dei casi ci troveremo a ricordare il modo particolare in cui questa o quella scena ci ha coinvolto ed emozionato, o l’affetto (ma anche la repulsione) che questo o quel personaggio avevano generato in noi. I grandi romanzi della letteratura mondiale non sono solo storie intelligenti o originali; un racconto può essere molto innovativo ed interessante, e tuttavia non attirare l’attenzione del pubblico. Un buon libro è quindi prima di tutto una storia che genera in noi particolari reazioni emotive, ma come riesce un testo scritto a suscitare queste sensazioni? Come può un autore indurre i propri lettori a provare compassione per un personaggio, a detestarne un altro, o a provare paura, curiosità o apprensione in determinate situazioni?

L’operazione di indurre determinate reazioni o pensieri in un pubblico è detta operazione di framework. Il framework è dunque una configurazione privilegiata di risposte cognitive, valutative ed emozionali ad una storia[1], ci aiuta a rapportarci in maniera corretta ad un racconto, ponendoci nella condizione di recepire e rispondere al tono emozionale della narrazione. Per illustrare come opera e quanto sia importante il lavoro di framework, anche in ambiti del tutto esterni alla narrativa, vorrei prendere in considerazione un esperimento di Daniel Kahneman e Amos Tversky[2]. Durante l’esperimento veniva chiesto ai soggetti di immaginare di doversi preparare allo scoppio di una terribile epidemia che avrebbe potuto uccidere 600 persone, se nulla fosse stato fatto. A questo punto veniva data possibilità di scelta fra due possibili programmi, con le seguenti conseguenze:

Se viene adottato il programma A, 200 persone si salveranno

Se viene adottato il programma B, c’è 1/3 di probabilità che 600 persone si salvino e 2/3 di probabilità che nessuno si salvi

In questo caso, il 72% delle persone preferiva il programma A al B. Ma se il problema veniva posto in termini diversi, il risultato cambiava significativamente:

Se viene adottato il programma C, 400 persone moriranno

Se viene adottato il programma D, c’è 1/3 di probabilità che nessuno muoia e 2/3 di probabilità 600 persone muoiano

Nonostante le due nuove alternative proponessero esattamente le stesse condizioni dei programmi A e B, in questo caso solo il 22% dei soggetti sceglieva il programma C. Daniel Kahneman e Amos Tversky chiamarono questo fenomeno effetto framing: offrire il quesito evidenziando le perdite, genera responsi diversi dall’offrirlo evidenziando i successi. Come evidenzia Currie, nel primo caso il modo in cui il problema è esposto genera nel lettore un’attitudine ostile al rischio, a causa del fatto che la prospettiva di salvare certamente 200 vite risulta preferibile rispetto ad una possibilità su tre di salvarne 600; nel secondo caso, invece, viene sollecitata un’attitudine propensa al rischio, considerando che la perdita certa di 400 vite sia meno accettabile di una possibilità su tre di perderne 600. Come si può evincere dall’esempio, l’effetto framing consiste nel presentare un problema o una situazione in modo tale da generare una certo pattern di responsi emotivi e pensieri, ovvero un certo framework, che andrà ad influenzare la nostra decisione.

Malgrado tutto questo possa sembrare un elemento di contorno nella narrativa, dove è raro che si debba prendere una decisione o esprimere giudizi, mi sembra importante evidenziare quanto questa impressione sia errata, in quanto l’operazione di framework può essere così importante, che diversi racconti e romanzi, nel corso della storia della letteratura, hanno basato proprio su di essa la loro struttura ed originalità.

Basti pensare al famoso racconto di fantascienza La sentinella di Frederick Brown[3]. Al lettore