Garbo - gli anni dell'ombra
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Anteprima del libro
Garbo - gli anni dell'ombra - Mauro Battisti
so.
Capitolo primo – 1951
Il primo diario risale al 1951. Bruno Fonda ha 31 anni e, come tutti quelli della sua generazione, ha regalato i suoi vent’anni alla guerra dell’Italia fascista. Ora, a sei anni dalla fine del conflitto non ha ancora un lavoro fisso, non ha legami affettivi stabili, ma sta cercando la sua strada.
Come quando nel ’38, dopo la maturità classica al Liceo di Trieste e un paio d’anni come insegnante non di ruolo, dà una sterzata alla sua vita e si iscrive alla Facoltà di chimica industriale all’Università di Bologna. Unico indicatore di questa scelta, una copia di una rivista di settore (come diremmo adesso), il Chimico italiano
, del 1938, ritrovata nel fondo di uno scatolone. Nel giugno del 1941 viene chiamato alle armi, e fino a che gli è possibile studia e sostiene esami: l’ultimo è del giugno ’42, poi la guerra ha il sopravvento.
Al sottotenente Bruno Fonda viene concesso due volte il distintivo di guerra in corso
, partecipa alle operazioni nello scacchiere del Mediterraneo (è di stanza a Sassari) e, dopo l’8 settembre 1943, è interprete nei ranghi dell’esercito italiano di liberazione.
A guerra finita, riprende caparbio gli studi di chimica industriale, nel 1949 vince una borsa di studio al M.I.T. di Boston e trascorre quattro mesi in Massachusetts; nel maggio del ’50 si laurea, a settembre si reca a Kufstein e poi a Berlino a un incontro studentesco della Technische Hochschule
di Stuttgart.
Parla e scrive inglese, tedesco, francese, serbo–croato, comprende il russo. Partecipa a gare di stenografia, a simultanee di scacchi, è appassionato di carte (bridge, ramino, poker). Studia musica e approfondisce lo studio delle lingue.
Un onnivoro della conoscenza.
Cosa mi aspetto dal diario? Alberto mi aveva avvertito: Nulla di intimo, non parla mai di sé, semmai contano i silenzi e i punti esclamativi…
. Infatti, inizialmente, resto deluso: non una parola su se stesso, sul suo stato d’animo. Rivado con la memoria ai miei scritti giovanili, pagine e pagine di un ragazzo che affidava alla carta quello che non riusciva a esprimere nella vita reale… Penso anche agli stereotipi che vogliono i diari come un ricettacolo di confessioni altrimenti inesprimibili: beh, di certo non era così il diario che avevo sottomano.
Perché era il diario di Bruno Garbo
Fonda, non il mio, tantomeno quello di un adolescente. Avevo ricevuto il diario di un uomo, è il caso di dirlo, decisamente fuori dal coro
: un aggettivo per promuovere o bocciare un film (era un appassionato cinefilo), per scolpire uno stato d’animo o fotografare una situazione.
Sono perplesso: più che un diario, mi appare come una cronaca giornaliera di docce del sabato, studio sistematico, giochi a carte (anche a soldi), lavoro, lezioni e litigi tra innamorati. Tutti descritti all’apparenza con lo stesso peso, la stessa valenza emotiva…
Ma sbaglio.
Quando sono a metà diario, emerge, tra i suoi documenti, una vecchia rubrica, compilata al termine del conflitto, con l’elenco di alcuni commilitoni in servizio in Sardegna. Unica donna, Giuseppina Sanna.
Di ciascuno, ove possibile, i medesimi dati: luogo, data di nascita, titolo di studio, grado, stato civile, precedente occupazione e dettagliata descrizione. Altezza, struttura fisica, capelli, colorito della pelle, occhi, fronte. Di alcuni, pochi tratti che ne delineano la personalità: "Elegante, simpatico, lavativo (40 donne), oppure
s’incazza facile, specie per politica, dispotico nelle affermazioni. Antifascista per la pelle, odia i fascisti per la mancanza di libertà e critica. E ancora:
Laureato a Napoli in Fisica con ottimi voti (molto a posto)".
Mi ricordo allora un foglio del 1938, quando sul retro di uno scritto goliardico scrive i propri dati antropometrici, con tabella di confronto, e… capisco.
Il diario di un analista, un preciso e asettico archivista, un dedito anatomopatologo del quotidiano. Un diario che non si esaurirà in fiumi di parole, ma si svelerà con riservatezza, dove le precise formule chimiche della vita quotidiana comporranno, alla fine, il quadro di una vita, che non sarà di certo priva di sentimento.
Consapevole di questo, ricomincio da capo: apro la prima pagina del diario e ritrovo Bruno Fonda al paese natale, Pirano.
1951: il primo anno della sua vita in mio possesso e già un anno così importante.
L’assunzione alla Frattini & C a Cesano Maderno ad aprile, la conseguente lontananza da Pirano e dagli amici, la scomparsa improvvisa della madre e, soprattutto, un legame difficile che dovrà finire…
Quello con M
, iniziale dietro la quale cela Marina Callegari, di Capo d’Istria, all’epoca ventiquattrenne studentessa di lettere. È lei la figura centrale del diario, attorno alla quale ruota la sua vita nell’ultimo anno da ex studente.
La frequenta (da quanto?) sempre in compagnia di A
e L
, ovvero Anna Zamarin e Luigi Bassanese: non è un legame sereno, la coppia non va d’accordo e non c’è sera, dopo i loro incontri, che lui non appunti pensieri dolenti: "Sento poca voglia e sono depresso,
Tornando indietro per riva mi vengono 4 lacrime… A casa sul letto, di nuovo lacrime. Le parti più intime le affida alla stenografia, come in queste note del 3 e 25 gennaio:
Fredda come una pietra, riesco solo a darle qualche bacio sulle guance,
… le dico che le volevo parecchio bene in dicembre, ma che ora me l’ha fatto dimenticare, che se dopo il 15 ero freddo di ciò era causa lei che mi aveva raffreddato, alla 1 riesco a darle un bacio però non sono affatto contento".
E dopo gli appunti, le notti insonni: "Non prendo sonno fino alla 1 e tre quarti, sempre causa la freddezza di M;
Non prendo sonno fino alle 4 e un quarto – ho la testa piena, sono nervoso, forse causa M;
Sono stanco, ma stento a dormire".
Rari i momenti felici, criptati nello steno Gabelsbeger–Noe: "È carina e si lascia baciare… e a casa di – illeggibile, ndr – mi dà lei un bacio, sono contento, finalmente il ghiaccio si è rotto" (26 gennaio).
Ancor più rari i momenti di erotismo (stenografati), dove la coppia finalmente si lascia andare, complice una cena tra amici (27 marzo): "Bacio M, riesco a introdurre una mano sul petto, fino all’1, il vino mi fa cedere!; e poi ancora il giorno dopo, in una descrizione, come la precedente, stenografata e priva di commenti:
Palpo le tette, sfrego la vulva con mano dall’esterno, non lascia le tocchi le gambe, si scalda, mi morde il labbro inferiore".
È una relazione che gli procura sofferenza, e dalla quale si sforza, invano razionalmente, di liberarsi: "Il tempo mi passa paurosamente presto, causa il molto lavoro, purtroppo penso ancora a M e non so quando mi discanterò" (così scrive nelle note di settembre).
La separazione forzata da Pirano (da aprile abita a Milano, da dove si reca tutti i giorni al lavoro a Cesano Maderno) accentua le incomprensioni, a poco valgono i rari fine settimana in cui ritorna a casa. A Milano riceve, il 14 maggio, una lettera di lei che gli procura "il magone e prima, il 30 aprile, in risposta a due sue lettere, un paio di cartoline e una
specie di lettera, senza – Caro Bruno –.
Meglio così! commenta
Mi incazzavo con me perché non rispondeva e ci pensavo spesso. Così, un altro colpo che mi farà togliere le ultime illusioni". Il giorno dopo, il 1° maggio, fa una visita liberatoria in un casino di via Chiaravalle: mezz’ora, come appunta preciso.
Non vanno d’accordo: durante l’ennesimo chiarimento (è il 24 gennaio) le chiede cosa aveva contro di lui: "Niente, risponde, tutto causa il ballo dell’ultimo dell’anno. Lei, inoltre, pare non gradire molto le sue battute (
Scherzo su di lei e si adira – 26 marzo), e che sia sempre stata difficile di carattere (
Anna mi mostra il suo album di foto, riconosco M dal viso duro), nervosa, come scrive Luigi in una lettera del luglio 1951:
Anna mi dice che è sempre in movimento e sempre sull’orlo di un esaurimento e che lui non riesca, del resto, a mitigare le asperità del proprio carattere:
Mi incazzo, nell’atrio di Ida mi arrabbio perché domani Marina vuole andare a TS invece di dormire qui (qualche bacio freddo);
Mi fa arrabbiare perché non vuole venire domani a mangiare le ostriche di Anna".
D’altronde, Garbo
è il soprannome della sua famiglia, che sta per duro, scontroso, asprigno
, come un vino difficile da gustare e Bruno Fonda fa di tutto per tenergli fede. Desidera Marina, ma si mantiene, per sua stessa ammissione, sovente "freddo nel corso dei loro incontri (come lei, del resto), nonostante il pensiero martellante nella sua mente, come se con la freddezza compensasse le lacrime versate e la paura di lasciarsi andare:
Mi si avvicina, io freddo, sono arrabbiato internamente;
M… si avvicina, forse perché L è con A – resto indifferente. Esemplificativo il commento finale dopo un pomeriggio d’agosto trascorso al bagno con Luigi, Anna e Marina, nel corso del quale vengono anche scattate delle foto:
M sempre più attraente, ma resisto". Perché?
Eppure Bruno ha bisogno d’affetto, e si accontenta di poco, come quando scrive emozionato (perché cancella e riscrive, nel tentativo di imbrigliare sentimenti forti) in ben tre occasioni: "Riesco a tenere e stringere la mano di M. Oppure quando le fa osservare che dal 27 dicembre
in 28 giorni non ho avuto neppure un bacio, ricevendo come risposta che lei si sente la
bocca amara, prima di rispedirlo
subito a casa!".
Ogni tenerezza è preziosa, e viene subito affidata a carta e matita: è il 31 gennaio e "prima di entrare a casa, mi fa una carezza sulla guancia, la seconda in un mese!".
Bisogno di attenzioni. Cerco due osservazioni cui non avevo inizialmente dato peso: Bruno sta sostenendo una simultanea di scacchi al Metropol di Pirano, a cui partecipa anche un campione jugoslavo, e, rimasto solo, annota "in caffè LAM vanno via senza avvertirmi. Stessa constatazione sabato 2 giugno, al suo primo ritorno a Pirano dopo due mesi di assenza:
Nessuno mi aspetta – M ritornata a Capo d’Istria!".
E sentimento, che prorompe inatteso: il 27 febbraio vede il western Johnny Belinda
"molto bello, mi commuovo, e il 7 marzo assiste con Marina a
Perdutamente, con Joan Crawford, e
un pezzo di violino gli fa
venire i brividi per qualche minuto. Interessante notare che, dopo questi due episodi, nel primo non aspetta Marina, e nel secondo, fuori dalla sala, le dice che ha intenzione di rompere. Il 28 aprile al teatro Manzoni, infine, piange sentendo suonare alla cetra
Il terzo uomo".
Ma Garbo
, evidentemente, non riesce a esprimere i propri sentimenti, se lei si lamenta dell’aridità delle lettere che riceve (eppure lui gliene ha scritte di lettere, anche di "otto e quattro pagine) oppure si offende per il contenuto. Il primo novembre tocca a Luigi fargli
una predica per la cartolina – Preda marina – dice che mi sono comportato come un carrettiere;
Garbo medita sulle parole dell’amico, e la sera chiede scusa:
M… vuole le scuse per la cartolina, le faccio, è contenta, mi sento meglio. Al termine Marina comunque gli sembra
giù di tono, ma è questione di poco, perché il giorno appresso ritorna
di nuovo quasi altera".
Le difese e i blocchi emotivi, in entrambi, hanno sempre il sopravvento, e il loro incontro di giugno in questo senso è esemplificativo. Bruno è via ormai da due mesi – questo è il suo primo ritorno – e le porta in dono un fazzoletto di seta: ma lei non si fa trovare al suo arrivo, sabato 2, e al telefono gli dice che quel giorno non andrà da lui a Pirano. Domenica lui tenta invano di telefonarle, poi prende il taxi e la raggiunge a Capo d’Istria: la trova al porto, "incontro freddo, e mentre
A e L tubano le racconta della sua vita a Milano. Segue una delle pagine più gelide del diario:
Alle 17 comincio a parlare di noi con M, lamentarmi del ritardo e del modo delle sue lettere, lei dell’aridità delle mie – mi dice che verrà a MI ed allora verrà a trovarmi – ma perché? Per visitare MI? Non per me, se no mi aspettava a PN – alle 18 meno 5 al piroscafo le regalo un fazzoletto. Abbraccia e bacia Luigi e Anna, e a lei riserva una stretta di mano e un saluto:
Addio, M; ti scriverò delle cartoline".
Da quel giorno, fino al 20 giugno, quando ritorna a Pirano per i funerali della madre, non leggiamo più di Marina.
Ma la lontananza dagli amici è dura da sopportare, e Cesano non è la sua Piram
in riva al mare. Garbo non riesce a tenersi tutto dentro e parla della sua situazione con colleghi (20 agosto, al ritorno dalle ferie, "chiacchiero e mi sfogo col Grigi") e amici. Il 25 novembre a Bologna dall’amico Luciano Giraldi, che ha avuto una recente incomprensione con Luigi, il