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Diario
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E-book304 pagine4 ore

Diario

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Edizione integrale
Introduzione di Paolo Di Paolo

Le parole della giovane Anne, così come ce le ha lasciate, hanno il potere dirompente di farci riflettere su quello che è stato uno dei capitoli più bui e strazianti della nostra storia.
Anne nasce a Francoforte sul Meno nel 1929, da genitori di origine ebraica, a pochi anni di distanza dalla sorella Margot. Nel 1933, preoccupata per la politica razziale della Germania nazista, la famiglia si trasferisce ad Amsterdam. Quando anche l’Olanda viene occupata dall’esercito tedesco, per i Frank diventa sempre più complicato non farsi trovare durante i rastrellamenti. Il padre di Anne decide perciò di nascondersi insieme alla famiglia in un alloggio ricavato nel retro della sua fabbrica, accogliendo anche Hermann van Pels con la moglie e il figlio Peter e, poco dopo, il dentista Fritz Pfeffer. Nell’Alloggio segreto, Anne prosegue la stesura del suo diario personale (ricevuto in regalo il giorno del suo tredicesimo compleanno), come un epistolario indirizzato a un’amica immaginaria. Vi annota pensieri e riflessioni intime, racconta quello che accade ogni giorno: la paura della guerra, i suoi sentimenti per Peter, il conflitto con i genitori e il desiderio di diventare una scrittrice una volta tornata la pace. Purtroppo il 4 agosto del 1944, in seguito alla soffiata di un informatore fatta alla Sicherheitsdienst, la polizia tedesca di Amsterdam, il gruppo viene arrestato e deportato ad Auschwitz. Anne e la sorella Margot verranno poi trasferite a Bergen-Belsen, dove troveranno la morte tra il febbraio e il marzo dell’anno seguente.

Uno dei capolavori di tutti i tempi, la più importante e incredibile testimonianza degli orrori delle persecuzioni naziste, torna nella sua versione autentica.

L’Orrore visto con gli occhi di una ragazza che voleva solo vivere.

«Non ci riesco a costruire tutto sulla morte, la povertà, la confusione, osservo il mondo e il modo in cui viene trasformato in un deserto, sento il rombo sempre più vicino, presto troverà anche noi, sento tutto il dolore di milioni di persone, ma poi guardo il cielo e so che tutto andrà bene, che questa spietatezza finirà e nel mondo torneranno la calma e la pace.»
Anne Frank
(Annelies Marie) nacque a Francoforte sul Meno il 12 giugno del 1929, secondogenita di Otto Heinrich Frank ed Edith Hollander, ebrei tedeschi. Arrestata e deportata come il resto della sua famiglia, Anne morirà nel campo di Bergen-Belsen (probabilmente a causa di un’epidemia di tifo) tra il febbraio e il marzo del 1945, a soli quindici anni. Il suo Diario, tradotto in tutto il mondo, è uno dei più autentici e toccanti documenti sulla seconda guerra mondiale che sia giunto fino a noi. Nel 2009 l’Unesco lo ha inserito nel Registro della Memoria del Mondo, dichiarandolo patrimonio dell’umanità.
LinguaItaliano
Data di uscita31 dic 2015
ISBN9788854189829
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    Anteprima del libro

    Diario - Anne Frank

    Indice

    La pazienza della carta.

    Introduzione di Paolo Di Paolo

    Nota alla presente edizione

    DIARIO

    [Diario 1. 12 giugno 1942 - 5 dicembre 1942]

    [Diario 2. 22 dicembre 1943 - 17 aprile 1944]

    [Diario 3. 17 aprile 1944 - 1º agosto 1944]

    549

    Copertina: elaborazione da © Archivio

    GBB / CONTRASTO

    Fotografie: 12 giugno 1942 ©

    CONTRASTO

    ; 8 luglio 1942, 28 settembre 1942, 18 ottobre 1942, 16 ottobre 1942, 18 ottobre 1942, 7 novembre 1942, 22 gennaio 1944 © Monica Almeida / The New York Times /

    CONTRASTO;

    18 ottobre 1942 © Archivio

    GBB / CONTRASTO

    Traduzione dall’originale di Martina Rinaldi e David Sacerdoti

    Prima edizione ebook: gennaio 2016

    © 2016 Newton Compton editori s.r.l.

    Roma, Casella postale 6214

    ISBN 978-88-541-8982-9

    www.newtoncompton.com

    Realizzazione a cura di Librofficina

    Progetto grafico: Sebastiano Barcaroli

    Realizzazione: S.F.V.

    Anne Frank

    Diario

    Introduzione di Paolo Di Paolo

    Edizione integrale della versione originaria

    La pazienza della carta

    Chi si potrebbe mai immaginare qui dentro che nella testa di una ragazzina possano accadere tutte queste cose?

    Anne Frank, Diario, 12 gennaio 1944

    Quando ti senti infelice o triste prova a guardare fuori se il tempo è bello. Non dico i palazzi o i tetti, guarda il Cielo. Fino a quando, senza paura, potrai guardare il cielo, avrai la sicurezza di essere puro e che potrai essere di nuovo felice.

    Diario, 23 febbraio 1944

    Il volume che avete fra le mani è un regalo di compleanno. Il regalo più bello fra un mazzo di rose, due rami di peonie, una piantina e una camicetta azzurra. C’è anche una torta di fragole. È un diario nuovo, avvolto in una carta che lo fa spiccare fra gli altri pacchetti. È venerdì 12 giugno 1942. Anne M. Frank si sveglia presto, ma per alzarsi deve aspettare le sette meno un quarto. Non è facile tenere a freno la curiosità il giorno del proprio compleanno. La prima frase, brevissima, Anne la scrive subito: «Spero che sarai per me un grande sostegno». Come si fa di solito, si rivolge al diario con il tu, ma deve ancora trovargli un nome.

    Quando riceve il diario, Anne compie tredici anni. Per i successivi due, il dialogo costante con le pagine riempirà giornate che, fino a mercoledì 8 luglio ’42, sono le giornate normali di un’adolescente. Anne vive ad Amsterdam con i genitori – il padre, Otto, è un industriale ebreo tedesco emigrato in Olanda – e una sorella, Margot. La vita scorre serena sino ai giorni dell’occupazione tedesca dei Paesi Bassi: le leggi ostili agli ebrei complicano la situazione della famiglia Frank, Otto cerca di ottenere un visto per gli Stati Uniti o per il Sudamerica, ma senza successo. I giovani ebrei sopra i sedici anni cominciano a essere convocati per essere destinati a campi di lavoro nazisti. Anche Margot, la sorella maggiore di Anne, viene chiamata. Il giorno seguente la famiglia Frank si nasconde in un alloggio segreto, che Otto aveva già predisposto per tempo nei locali della sua stessa ditta. Saranno i suoi stessi dipendenti, in uno slancio impressionante di generosità e di coraggio, a rendere possibile quest’impresa rischiosa e difficile. Otto persone (oltre ai Frank, ci sono la famiglia van Pels e, a partire dal novembre del ’42, il dentista Fritz Pfeffer) in uno spazio angusto, costrette a vivere una vita silenziosa e senza luce, i cui ritmi non sono più quelli della normalità. Anne registra nel diario questo cambiamento: un giovedì di inizio luglio, sotto la pioggia, finisce la sua prima vita.

    La seconda, lunga un paio d’anni, è segnata dal verbo nascondersi. È fitta di limitazioni, di divieti: oltre a ciò che di per sé, sotto le leggi razziali, gli ebrei non possono fare (andare a teatro, al cinema, in piscina, praticare sport all’aperto, uscire per strada dopo le otto di sera...), si somma ciò che è proibito o impossibile fare nel nascondiglio. Non si può parlare a voce alta, mai. Non si può guardare dalla finestra. Eppure, là fuori, il mondo continua a muoversi, la gente a camminare per le strade! Il bagno si fa a turno in una tinozza. Se sono previste visite particolari nei locali della ditta – anche solo l’idraulico per una riparazione – bisognerà restare in assoluto silenzio e immobili per ore. Quando fa buio presto e non si può tenere la luce accesa, per passare il tempo occorre inventarsi di tutto – indovinelli, esercizi di ginnastica al buio –, chiacchierare in inglese o in francese, parlare di libri. Ma la noia e lo sconforto sono in agguato. Per Anne, il diario non è un semplice passatempo, è qualcosa di più: lo spazio aperto in uno spazio chiuso, il luogo della trasparenza nel luogo del nascondimento. Al diario, alla «pazienza della carta», Anne affida le sue giornate, racconta se stessa, talvolta sorpresa dalla sua stessa assenza di pudori, e racconta gli altri. I cosiddetti grandi: li osserva, li giudica. E in un mondo così stretto, visti da così vicino, risultano diversi da come sembravano. Meno infallibili, meno giusti, in una parola meno perfetti.

    Il diario, all’inizio, ha molti nomi. Anne moltiplica gli interlocutori, inventa una folla di amici per riempire la solitudine, li mette in scena in un teatro impeccabile, dando a ciascuno – come un regista agli attori – una parte specifica. Si scusa quando li trascura, simula di avere una sua preferita, tra tutti – ed è Kitty. Diventerà, in una fase successiva, l’unica destinataria dei suoi racconti in forma di lettera. C’è qualcosa di stupefacente nella consapevolezza con cui un’adolescente riesce a tradurre in scrittura la propria esperienza. Proiettandola progressivamente su un orizzonte che, pur restando privato, non è più solo quello. Leggere il diario di Anne significa assistere al piccolo prodigio della nascita di uno scrittore. Certo, è lei stessa a manifestare la sua ambizione di fare un giorno della scrittura il proprio mestiere, ma il punto non è questo. È la letterale esplosione di un talento. Le descrizioni dei compagni di classe, da ritrattista nata. L’ironia con cui riesce a raccontare anche la tragedia delle persecuzioni antisemite. L’auto-ironia con cui descrive se stessa, come guardandosi da lontano o attraverso gli occhi altrui, e giocando con i propri stessi difetti. La capacità di registrare – una sorta di radiografia emotiva – i cambiamenti che sente avvenire dentro, ancora prima di quelli che avvengono fuori. In questa prospettiva, pochi libri del Novecento europeo hanno saputo mettere a fuoco con tanta precisione quella terra di mezzo che è l’adolescenza – le scoperte, le ansie, le incomprensioni e i conflitti con i genitori, il desiderio di essere capiti e nello stesso tempo di essere lasciati soli, di essere abbracciati e di fuggire via. Ho un terribile bisogno di essere sola, scrive Anne, contraddicendosi negli slanci che poi la portano a cercare un dialogo, e nuovi affetti. Non c’è una sola tappa che Anne non contempli, di quella strada accidentata che chiamiamo crescere. E quando si tratta di esplorare l’inesplorato – l’amore che nasce per Peter, il figlio dei van Pels – ha parole fresche, sagge, precise. Scopre il verbo appartenere: dice che lui le appartiene, anche se nessuno ne sa niente.

    Alla prima lettura come alla decima rilettura, di questo diario – troppo spesso rubricato come una testimonianza della Shoah – colpiscono l’energia e il calore: come un vento, una musica che arrivano sul viso, anche aprendo il libro a caso. Il miracolo di essere vivi – impresso nei gesti di ogni giorno, fissato nelle parole semplici come solo un vero scrittore sa fare. Anne che dà lezioni di nederlandese a un amico immaginario. Anne che fa il bagno nella tinozza, «un’operazione non da poco», e riesce a trovare in tutto qualcosa di divertente. Anne che usa come vaso da notte un barattolo per le conserve («sono terrorizzata che me lo prendano e lo riutilizzino per le conserve, ma se lo annusano cambiano sicuramente idea»), Anne che si incaponisce sui verbi irregolari francesi. Anne che compila elenchi. Anne che osserva i dettagli del suo corpo che cambia. Anne che si sconforta, la realtà è «talmente grigia», ma basta una candela accesa, una piccola festa improvvisata a rimetterle in moto il cuore. Anne quando spera che un giorno le cose torneranno normali. Anne convinta che in qualsiasi circostanza possa esserci consolazione. Anne con il raffreddore. Anne che decifra i propri stessi confusi desideri. Anne quando piange. Anne alle prese con le mestruazioni. Anne che fa il catalogo dei maschi che le sono piaciuti, dall’asilo in avanti. Anne che si sforza di essere gentile. Anne che fa domande e cerca risposte. Anne che prende nota degli eventi bellici, ascolta i notiziari alla radio, fa i suoi ragionamenti, rassicura Kitty: «Non mi faccio prendere da tutta quella preoccupazione». Anne e la sua definizione dell’amore: «L’amore, cos’è l’amore? Io non credo che l’amore sia una cosa che si può davvero dire con le parole. L’amore è capire l’altro, volergli bene, condividere gioia e dolore. E con il tempo arriva anche l’amore fisico, hai diviso qualcosa, qualcosa hai donato e hai ricevuto, se ti sei sposato o no, se hai avuto un figlio o no. Non vuol dire niente che hai perso l’onore, basta che tu sia sicuro che avrai qualcuno accanto a te per tutta la vita, qualcuno che ti comprende e che appartiene solo a te!». Anne che finalmente bacia Peter.

    Anne Frank morì nel campo di concentramento nazista di Bergen-Belsen, nella Bassa Sassonia, nei primi mesi del 1945. Non aveva ancora compiuto sedici anni. Una delazione determinò la scoperta dell’alloggio segreto e l’arresto di tutti i clandestini. L’ultima pagina del diario – datata martedì 1° agosto 1944 – è ancora un esempio impressionante di consapevolezza: Anne si confronta con l’immagine che gli altri hanno di lei, cerca di capire dove combacia e dove no. Ogni identità è un coro, una somma di possibilità, una continua contraddizione. Lei lo sa. E di continuo, dice, «capovolgo il cuore, con la parte brutta verso l’esterno e quella più buona verso l’interno, continuando a cercare un modo per riuscire a essere come vorrei tanto e come potrei se solo... non ci fossero altre persone al mondo». Sii gentile e abbi coraggio, sprona sé stessa. Il futuro, da lì, sembra ancora una promessa.

    Paolo Di Paolo

    Nota alla presente edizione

    Nel corso dei due anni trascorsi in clandestinità, Anne Frank scrisse moltissimo e tornò più volte sulla prima stesura del suo Diario per correggere, integrare, ordinare, emendare. Questo perché sperava, una volta finita la guerra, di poter pubblicare i suoi scritti. A tale opera di revisione e risistemazione, condotta da Anne perlopiù su fogli volanti sin dal maggio 1944 (e mai terminata), si sono sommati gli interventi posteriori di persone terze in vista della prima pubblicazione.

    In questa edizione si è scelto di tradurre il testo del Diario nella sua forma originale e originaria, così come riprodotto nel saggio critico De Dagboeken van Anne Frank [I diari di Anne Frank] a cura dell’Istituto nazionale per la documentazione bellica di Amsterdam¹. Tale versione, che costituisce, a nostro parere, l’anima più autentica dell’opera, comprende esclusivamente i tre quaderni giunti fino a noi, noti come: Diario 1 (dal 12 giugno al 5 dicembre 1942, con aggiunte fatte successivamente sulle pagine rimaste bianche); Diario (dal 22 dicembre 1943 al 17 aprile 1944) e Diario 3 (dal 17 aprile 1944 al 1º agosto 1944)².

    Nella traduzione si è cercato di mantenere o rappresentare, entro i limiti imposti dalla trasposizione linguistica, tutte le peculiarità di quel codice di comunicazione intimo, immediato e giocoso che caratterizza il rapporto tra un’adolescente e il proprio diario. Così, ad esempio, si è scelto di non uniformare la grafia di alcuni nomi o la punteggiatura, ma di riprodurre, per quanto possibile, la scrittura di getto di Anne anche a livello sintattico (con frasi ellittiche o tipiche della lingua parlata). Allo stesso modo sono state mantenute le oscillazioni nell’uso del maiuscolo e del minuscolo, alcune ripetizioni, le abbreviazioni, le sottolineature, anche qualora non avessero alcuna rilevanza semantica. Per dar conto delle differenti grafie, si è scelto di ricorrere al sistema usato dai curatori dell’edizione critica olandese: le parti in corsivo corrispondono alla scrittura originaria in stampatello, quelle in tondo alla scrittura originaria in corsivo.

    L’intento è quello di offrire al lettore un testo il più possibile fedele alla prima stesura del Diario, che conservi tutta la spontaneità, la drammaticità e la potenza dell’opera originale.

    L’editore

    ¹ Rijksinstituut voor Oorlogsdocumentatie, De Dagboeken van Anne Frank, Amsterdam 1986.

    ² È probabile esistesse anche un ulteriore quaderno (andato perduto) che copriva il periodo tra il 5 dicembre 1942 e il 22 dicembre 1943.

    Diario

    title

    [Diario 1

    12 giugno 1942 - 5 dicembre 1942]

    Graziosa questa fotografia, vero????³

    Spero di poterti confidare ogni cosa, come non ho mai fatto con nessuno, e spero che sarai per me un grande sostegno.

    Anne Frank. 12 giugno 1942.

    Fino ad ora sei stato un grande sostegno per me, così come il nostro bel club a cui scrivo sempre, questo nuovo modo di scrivere il diario mi piace di più e ormai quasi non vedo l’ora di avere il tempo di mettermi a scrivere su queste pagine

    28 sett. 1942.

    Anne Frank.

    Sono contentissima di averti portato qui.

    Elencherò di seguito 7 o 12 caratteristiche di bellezza (non mie, ben inteso), e poi scriverò quali non ho e quali sì!

    28 sett. 1942. (opera mia.)

    1. occhi azzurri, capelli neri (no).

    2. fossette (sì).

    3. fossetta sul mento (sì).

    4. triangolo sulla fronte (no).

    5. pelle chiara (sì).

    6. denti dritti (no).

    7. bocca piccola (no).

    8. sopracciglia ben arricciate (no).

    9. naso regolare (sì). (al momento).

    10. bei vestiti (talvolta). (comunque sempre pochi per me).

    11. unghie curate (talvolta).

    12. intelligente (talvolta).

    Domenica, 14 giugno 1942

    Le prossime pagine avranno tutte la stessa data, perché devo dirti ancora tutto.

    Voglio cominciare dal giorno in cui ti ho ricevuto per il compleanno, proprio il momento esatto in cui ti ho visto sul tavolo (perché quello dell’acquisto, anche se c’ero anche io, non conta).

    Venerdì 12 giugno mi sono svegliata alle sei, ovvio: era il mio compleanno.

    Non avevo il permesso di alzarmi a quell’ora, quindi ho dovuto tenere a freno la curiosità fino alle sette meno un quarto. Poi non ce l’ho più fatta e sono andata in sala da pranzo, dove Moortje (il gatto) mi ha dato il benvenuto strusciandosi sulle mie gambe.

    Ho chiuso le porte. Appena passate le sette sono andata da mamma e papà e poi in salotto a scartare i miei regali. Il primo sei stato tu, il più bello di tutti credo. C’erano anche un mazzo di rose, una piantina e delle peonie, e nel corso della giornata ne sono arrivati anche tanti altri.

    Ho ricevuto tantissime cose da parte di mamma e papà, una camicetta azzurra, il varieté, che è un gioco di società che va per la maggiore, simile al Monopoli, una bottiglia di succo di uva, che mi sembra sappia un po’ di vino, ma che non posso più bere perché ha iniziato a fermentare, e forse non ho tutti i torti dato che il vino si fa proprio con l’uva; poi c’erano un puzzle, un peek-aroma con il «tappo» (questo l’ho ricevuto dopo), un vasetto di crema, una banconota da 2 fiorini e mezzo, un buono per due libri, un libro di Katze e Camera Obscura, che però sono andata a cambiare perché Margot ce l’ha già, un vassoio di biscotti (fatti da me, che ormai sono diventata bravissima, una ciotola di caramelle, troppo appicciose, un piccolo vassoio di «tartufi» da parte di papà, dei biscotti Maria, una lettera da parte di nonna, arrivata proprio il giorno giusto anche se per puro caso, e una torta di fragole fatta da mamma.

    Poi Hanneli è venuta a chiamarmi e siamo andate a scuola. Durante la ricreazione ho offerto biscotti a tutti e poi ci siamo rimessi a lavorare.

    Sono rientrata alle cinque dopo la lezione di ginnastica (dove però non posso mai partecipare perché mi slogo continuamente le braccia e le gambe) dove ho chiesto ai miei compagni di giocare a pallavolo in onore del mio compleanno. Poi si sono messi tutti in cerchio attorno a me, a ballare e cantare «tanti auguri». Quando sono arrivata a casa c’era già Sanne Ledermann, mentre Ilse Wagner, Hanneli Goslar e Jacqueline van Maarsen me le sono portate dietro io perché sono a scuola con me. Hanneli e Sanne prima erano le mie migliori amiche e quando ci vedevano dicevano sempre Ecco Anne, Hanne e Sanne. Jacqueline van Maarsen l’ho conosciuta da poco al Liceo ebraico e adesso la mia migliore amica è lei. Ilse è la migliore amica di Hanneli e Sanne ha cambiato scuole e lì si fatta nuove amicizie.

    Noi cinque abbiamo fondato un piccolo club, «l’Orsa minore meno 2», abbreviato in l.O.M.-2.

    Perché pensavamo che L’Orsa minore avesse 5 stelle e invece ne ha sette come l’Orsa maggiore; meno 2 perché Sanne fa il direttore e Jacque il segretario e quindi le socie del club siamo solo noi (Ilse, Hanneli e io). È un club di ping pong.

    Loro mi hanno regalato un bellissimo libro, Saghe e leggende neerlandesi, di Joseph Cohen, ma per sbaglio mi hanno preso il volume 2, quindi ho scambiato Camera Obscura con Saghe e leggende neerlandesi volume 1, e un libro che mi ha regalato mamma perché è molto costoso. Hello mi ha regalato sei garofani. Hello è un cugino di secondo grado o una specie di cugino di Wilma de Jonge, e Wilma de Jonge è una ragazza che incontravo sul tram che mi sembrava simpatica, e infatti lo è, ma parla sempre di ragazzi e io mi annoio.

    Adesso Hello ha una ragazza, Ursula abbreviato Ursul.

    Ma io sono sua amica, strano vero?

    Sono tutti convinti che io sia innamorata di Hello, ma non è vero. Zia Helene mi ha portato un altro puzzle, zia Stephanie una piccola spilla molto graziosa, zia Leny un libro bellissimo, Vacanze in montagna di Daisy, e un braccialetto con un bacino di Anneke; il signor Wronker una confezione di Droste e un giochetto; la signora Ledermann un pacchetto di caramelle aspre, il signori van Maarsen un mazzolino di fiori.

    Peter van Pels una tavoletta di cioccolato al latte, la signora Pfeffer e il signor Wronker anche dei fiori, insomma mi hanno proprio viziata. Oggi pomeriggio riceverò altri regali dai miei compagni di classe. Ieri sera abbiamo guardato il film «Il guardiano del faro», con Rin-tin-tin e oggi pomeriggio lo guarderemo di nuovo, che bello!!!!

    Mi comprerò Miti greci e romani con i miei soldi. Da parte del signor Kohnke è arrivato un altro libro e da Blankevoort una scatoletta di Variété. Ora mi devo interrompere, la prossima volta ti scriverò altre cose, anzi te le racconterò, ciao mi piaci molto.

    Vacanze in montagna di Daisy è proprio bello, mi sono commossa quando alla fine la bambina tanto ricca e tanto buona è morta, ma era proprio il finale giusto, bellissimo.

    Stamattina ero in bagno e pensavo come sarebbe bello se avessi un cane come Rin-tin-tin. Lo chiamerei anche io così, starebbe a scuola con il custode oppure col bel tempo sotto la tettoia delle biciclette. Ho fatto un disegno di come dovrebbe essere il mio palazzo sotterraneo, il nome in codice. Spero che un giorno questo mio desiderio si potrà realizzare ma dovrebbe accadere un miracolo, è impossibile che arrivino tanto cibo e soldi e che io possa viaggiare sull’acqua per arrivare in America, scendere tranquilla sottoterra e rimanerci, sarebbe troppo bello. Mamma non fa che chiedermi chi sposerò, non ha la minima idea che si tratti di Peter, perché tutte le volte lo nego tranquilla senza battere ciglio. A Peter voglio bene come a nessun altro, mi ripeto che lui va dietro a tutte queste ragazze solo per nascondere i suoi sentimenti, magari penserà che io e Hello siamo innamorati ma non è affatto vero: è solo un amico per me, o come dice mamma il mio cavaliere.

    Lunedì 15 giugno 1942

    Domenica pomeriggio ho fatto la festa per il mio compleanno. Rin-tin-tin è piaciuto tantissimo ai miei compagni. G.⁴ mi ha regalato una spilla e Leny un’altra spilla. E.S. un segnalibro, J., Nanny van Praag e Eefje un libro che si intitola «buongiorno lattaio», Henry e Betty un altro libro che invece si intitola «I problemi di Lydia». Ora racconterò qualcosa della mia classe e della scuola, cominciamo dagli alunni. Alunni della I L II.

    1.)

    Betty Bloemendaal ha l’aria di essere molto povera, e credo che lo sia davvero, abita in Jan Klasenstraat a West, che nessuno sa dov’è. A scuola va bene, ma solo perché lavora tantissimo, perché la sua bravura già comincia a dare qualche segno di cedimento.

    È una brava ragazza, molto tranquilla.

    2.)

    Jacqueline van Maarsen pensano tutti che sia la mia migliore amica, ma in verità io non ho mai avuto un’amica vera. Anche io all’inizio pensavo che Jacque lo sarebbe diventata, ma le cose sono finite male.

    Ha sempre qualcosa da nascondere, e parla sempre con altre ragazze, come J.R.

    3.)

    D.Q. sembra sempre spaventata, si dimentica ogni giorno qualcosa e viene spesso punita. È molto buona, in particolare con G.Z.

    4.)

    E.S. è una chiacchierona. Quando ti fa una domanda ti tocca sempre sui capelli o sui bottoni. Dicono che E. non mi sopporti ma per me non fa differenza dato che anche io non la trovo molto simpatica.

    5.)

    Henny Mets è allegra e simpatica, ma parla sempre a voce alta e quando è in strada a giocare è molto infantile. È un peccato che Henny abbia come amica una ragazza di nome Beppy, molto sporca e vile, che ha una brutta influenza su di lei.

    6.)

    J.R.: si potrebbero scrivere interi capitoli su di lei. J. è vanitosa, fa sempre la spia, è presuntuosa, bugiarda e ipocrita. Purtroppo ha rovinato anche Jacque.

    Piange per ogni cosa, è suscettibilissima e molto viziata.

    La signorina J. vuol sempre avere ragione. È ricchissima e ha un armadio pieno di abiti eleganti, che però non sono adatti a una ragazza. È convinta di essere bellissima, e invece è vero il contrario. Il suo viso è allegro ma troppo insolente (Gustpisch). Lei e io non ci sopportiamo neanche un po’.

    7.)

    Ilse Wagner è una ragazza allegra e carina, ma è molto precisa e si lamenta tantissimo. Come quando ha i piedi bagnati e vuole venire a casa mia, che invece di andare a casa sua a cambiarsi con le calze asciutte viene direttamente da me e si lamenta per tutto il tempo. Ilse mi vuole un gran bene ed è carina, però è pigra.

    8.)

    Hanneli Goslar è una ragazza particolare, fuori sembra timida ma in casa è insolente, con gli altri invece è mite.

    Racconta sempre alla madre tutto quello che gli dici. Però è molto aperta, e negli ultimi tempi la stimo di più. Continuo la prossima volta.

    Martedì 16 giugno 1942.

    Hanneli, o Lies come la chiamano a scuola, è di nuovo strana con Ilse e Jacque. Non so davvero che pensare di lei.

    9.)

    Nannie v. Praag-Sigaar è una ragazza minuta, simpatica, saggia, mi piace. È anche intelligente e non c’è molto altro da dire su Nannie v. Praag-Sigaar.

    10.)

    Eefje de Jong è una ragazza particolare. Ha solo dodici anni ma sembra un’adulta. Mi tratta come una bambina.

    Eefje è sempre disponibile a dare una mano, mi sta simpatica.

    11.)

    G.Z. è la più bella della classe, è carina ma a scuola è abbastanza stupida, infatti penso che la bocceranno, anche se a lei non lo dico. Invece sorprendentemente non è stata bocciata.

    12.)

    L’ultima delle

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