Il principe di Numinal
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Info su questo ebook
i disegni vengono prima delle parole. “Il Principe di Numinal” è infatti un racconto che nasce da un gioco in cui le illustrazioni arrivano prima. Non solo perché sono presenti all’apertura del volume, ma anche perché è come se le parole e la narrazione fossero l’accompagnamento di un’avventura che era già lì, e andava soltanto richiamata.
Alberi magici, animali giganteschi, principesse bendate e apparizioni favolose sono alcune delle misteriose e imprevedibili figure che, come in mazzo di carte tutto da decifrare, ci narrano le vicende di un eroe in viaggio tra i colorati simboli del suo mondo alla ricerca della “meta che non ha luogo”.
Un percorso ad ostacoli, un divertente gioco dell’oca, forse una via per arrivare in qualche parte sconosciuta di noi stessi: il sistema simbolico del Numinal che fa da sfondo e matrice a questa fiaba come un mandala colorato ci sorprende,
ci atterrisce e ci diverte. Per raccontarci l’antica storia che tutto ritorna anche
se forse, non sempre, dalla stessa parte.
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Anteprima del libro
Il principe di Numinal - Danilo Seregni
cap. I
Arghimarte, Principe di Numinal e Gran Signore dei Due Mondi Evocati vide la luce nel 21°giorno celeste della Costellazione di Capricorno. Nell’anno esatto in cui Venere antecedeva di un sestile solare la rotazione di Marte.
Grandi celebrazioni furono fatte nel regno di Numinal. Il Re Padre ordinò sei settimane di Grazia Universale per tutte le creature viventi del regno: piante, animali e uomini dovevano sospendere ogni attività produttiva e dedicarsi unicamente a rendere grazia e omaggio al Nuovo Venuto. Per tutto quel periodo, quindi, tutte le piante e gli alberi del reame fecero a gara per dare vita ai fiori più belli e profumati riempiendo gli occhi e i sensi di meraviglie multicolori che passavano dal boccio alla corolla senza mai appassire. Nuovi frutti giunsero a maturazione, dai nomi sorprendenti e dai sapori tanto sconosciuti quanto inebrianti.
Gli animali smisero di essere feroci o sottomessi ed esibendo le loro più belle livree, solcavano i cieli, le acque e le praterie riempiendo il mondo di grazia ed energia primordiali.
Gli uomini, a cui per tutto quel tempo fu tolto il nome di sudditi, riscoprirono le supreme arti della danza e del canto. Per notti e giorni ognuno visse secondo la sua autentica natura e felicità.
La Regina Madre, dopo aver dato alla luce il Nuovo Venuto, come da secoli era fatto, si recò nella Sacra Stanza detta delle Costellazioni
. Qui veniva custodito il mantello tessuto di stelle che il principe avrebbe indossato il giorno in cui fosse stato fatto re. Tale mantello avrebbe ricoperto il Piccolo Principe durante il rito di presentazione al Cielo da compiersi entro il primo anno di età. Il mantello di stelle fu portato in parata su di un carro trainato da 66 destrieri candidi fino alla stanza da letto del Principe. Qui, deposto sul giaciglio regale, avrebbe avuto il compito di governarne i sogni e di vegliare sulla sua formazione e rettitudine.
Tutti le controversie furono sospese in occasione del regale evento e tutti i Signori delle nazioni confinanti e distanti vennero in pace a rendere omaggio ad Arghimarte Principe di Numinal, ognuno recando doni preziosi e parole di giubilo. Chi omaggiò il sovrano con conchiglie di madreperla e zaffiri, chi portò in dono libri con nuovi alfabeti scritti in lettere d’oro, chi travasò profumi d’ambre in piccole otri d’argento. Tutti fecero a gara per festeggiare in allegria e magnificenza un evento tanto atteso e di quei giorni, ancora oggi, si narra con nostalgia e ammirazione.
Arghimarte cresceva di giorno in giorno più bello, più sano e più forte. Ariovisto, Gran Maestro di Corte si dedicava alla cura e alla crescita del suo corpo esercitandolo nelle arti di spada, ginnastica e meditazione. Lacofonte, Sacerdote Supremo al Tempio si prendeva cura dei suoi pensieri e degli studi, raffinando il Giovane Principe nelle arti della parola e della musica. I progressi che egli otteneva in questi campi furono tali e tanti che spesso gli stessi maestri ebbero a constatare la loro impossibilità di seguire il discepolo che, così, si trovò molto presto nella condizione di conoscere il valore e il prezzo della solitudine.
Al compimento del suo quindicesimo anno solare il Principe ricevette in dono il suo personale destriero a cui fu posto il nome di Liomedeo. Il giovane cavallo dal manto color di sabbia fu scelto da una commissione di sapienti in virtù della macchia a forma di Pentacolo che portava in fronte, segno dalla sua origine celeste ma anche della sua appartenenza alla Madre Terra. L’amicizia che immediatamente si creò tra questi due esseri così distanti per la loro natura ma così vicini per storia e destino, commosse gli astri e gli dei che, dal cielo, inviarono la loro benedizione sotto forma di una spada cesellata in ferro e legno d’ebano a cui fu posto il nome di Dhartopea. Con la spada ricevuta in dono Arghimarte si inginocchiò ai piedi del suo fedele destriero giurando lealtà agli uomini, al cielo e a sé stesso, nella profonda convinzione che insieme sarebbero stai invincibili.
Ora dovete sapere che una curiosa abitudine e uno strano rituale sovraintendeva alle notti del nostro eroe. Ogni sera, prima che il Principe si coricasse, quattro servitori, due maschi e due femmine, entravano nella sua stanza portando ognuno un fiore appena colto. I quattro fiori venivano deposti in piccoli vasi ai piedi della lampada a forma di pesce che il principe teneva appesa alla parete di fronte al suo letto. Dopo aver recitato le orazioni previste dalla tradizione e dopo aver disteso con cura il manto tessuto di stelle sul regale giaciglio, uno dei domestici scelto a turno accendeva il lume dando vita al Serpente di fiamma che la lampada conteneva in sé. La lampada così accesa aveva il compito di illuminare la notte del nostro Signore fino all’alba. Accanto a questo però, essa svolgeva anche un altro importantissimo compito. Dalla finestra posta ad oriente della camera infatti, era possibile vedere in lontananza il faro situato sull’isola di Mezzo e la lampada aveva la magica proprietà di dare luce contemporaneamente alla stanza del Principe e al faro posto sull’isola lontana. In questo modo ogni sera l’accensione del Pesce e del Serpente portava con sé l’accessione della luce che orientava il viaggio nelle notti dei naviganti. Spesso alla sera Arghimarte, dopo che i domestici erano usciti e prima di coricarsi, si affacciava a quella finestra posta ad oriente per osservare la ritmica luce del faro andare e venire nel buio. In quei momenti la sua mente correva lontano immaginando viaggi, avventure, amori che un giorno sapeva il suo destino gli avrebbe fatto incontrare. Ogni alba, appena il sole poneva i suoi raggi al di qua della linea dell’orizzonte la piccola fiammella della lampada si assopiva. Il Principe apriva gli occhi e il mondo riprendeva le forme e i colori di sempre.
La vita nel regno di Numinal scorreva dunque tranquilla e tutto sembrava procedere secondo i binari della Tradizione che il Grande Tempo aveva previsto per i regnanti e i sudditi di quel fortunato impero. Ogni anno i solstizi segnavano il passo delle stagioni, alternando i tempi della semina a quelli del raccolto e ogni stagione raccontava la storia del tempo che passa per poi ritornare.
Il giorno del compimento del suo diciottesimo compleanno, quando oramai tutti i preparativi per l’ingresso ufficiale a corte erano pronti, un fatto inaspettato e nuovo arrivò ad interrompere la serena armonia degli eventi. Un fatto che avrebbe per sempre cambiato la vita del nostro giovane eroe. E non solo la sua.
La notte precedente al gran giorno Arghimarte, dopo il consueto rituale, come d’abitudine, si era coricato per il sonno ma durantela notte avvenne un fatto miracoloso. Il Pesce d’oro della lampada prese vita e dalla bocca di fiamma del Serpente incominciò a parlare al Giovane Principe. Devi partire
gli disse. La luce che in tutti questi anni hai osservato dalla tranquillità di questa finestra, la luce che ha cullato i sogni della tua infanzia ora ti chiede il conto. Devi seguirla: ti condurrà sulla strada verso la meta che non ha luogo.
Il Principe si svegliò di soprassalto in preda ad un’agitazione profonda e con la convinzione di essere stato vittima di un sogno. Ma così non era. I suoi occhi videro ancora una volta il Pesce posto di fronte al suo letto trasformarsi in un baleno, divenire vivo e, con un rapido guizzo, tuffarsi dalla finestra ad oriente nel mare che ampio si stendeva verso l’alba.
Capì. Chiamo i servi perché preparassero Liomedeo con paramenti d’argento, pose al fianco la fidata Dhartopea e al galoppo raggiunse il porto. Qui, scelto il vascello dalle 48 vele imbarcò 48 dei più fidati tra i navigatori d’altura e, spalle alla costa, salpò.
Arghimarte Principe di Numinal voleva vedere da vicino il faro che da tanto tempo osserva dalla sua finestra e che il Pesce gli aveva indicato. Come sarebbe stato visto da vicino? come sarebbe stato il bagliore intermitttente nella notte, una volta arrivato in vista degli scogli su cui poggiava? Uomini o dei lo abitavano? e quali le rotte che ancora gli avrebbe indicato?
Tutti questi pensieri tenevano banco alla sua mente durante le ore assolate dei pomeriggi di navigazione oppure nelle notti, quando la nostalgia di casa si affacciava dal ponte di coperta dando un senso nuovo alla luce che da lontano continuava imperterrita il suo moto perpetuo.
cap. II
Giorni passarono