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Juana, una storia nell’erba
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E-book89 pagine1 ora

Juana, una storia nell’erba

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Info su questo ebook

Argentina, Corte Suprema dello Stato «Ogni adulto è libero di decidere per la sua vita senza l'intervento dello Stato. Lo Stato non può stabilire cosa è morale e cosa non lo è». La Corte, con una motivazione di sentenza molto “ liberal ”, ha stabilito che è incostituzionale perseguire chi faccia un uso privato di marijuana. Alcune Nazioni hanno fatto una scelta, alcune continuano a non scegliere.

ANTONINO CHIARAMONTE, nato a Palermo nel 1968, vive ed opera a Cosenza dove si è laureato in Scienze dei Servizi Sociali. Esperto in Politiche Sociali ed Autore del libro “ A tuo padre ”, una preziosa analisi su famiglia e mutamenti sociali, propone adesso una profonda ed accurata riflessione sul tema “ Marijuana ”, droga leggera e fonte di devianza sociale per alcuni, pianta officinale ricca di potenzialità terapeutiche per altri, richiamando l’attenzione sui differenti orientamenti legislativi, nel mondo ed in ambito europeo.
LinguaItaliano
Data di uscita11 giu 2013
ISBN9788891113269
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    Anteprima del libro

    Juana, una storia nell’erba - Antonino Chiaramonte

    Autore

    Parte prima

    Una storia, e altre storie.

    Quella sera riaccese il camino, diede un’occhiatina all’impianto del riscaldamento e riavvivato il fuoco con dell’altra legna si diresse nello studio dove, per via del cambio casa, alcuni quadri, tra cui alcune molas colombiane, alcune tele africane e qualche stampa proveniente da chissà quale viaggio, attendevano poggiati momentaneamente ad un calorifero. Con lo sguardo e coi pensieri si girò intorno mentre seduto alla scrivente, così gli piaceva denominare tutto l’apparato elettrico ed elettronico necessario per potere comodamente scrivere e comunicare, seguitò a raccontare alcune vicende vissute nel tempo trascorso e nei tratti di tempo e di vita significativi e determinanti, con il gusto di farlo potendo concedersi proprio un po’ di tempo per scrivere, finalmente. Fumò qualcosa, e si mise subito all’opera.

    Per le molas colombiane decise che andavano appese alla parete bianca che faceva da sfondo allo scrittoio color ciliegio lucido da dove una churchill, versione classica con vetro verde, diffondeva una luminosità soffusa, per le due foto fatte al mare, e ingrandite, scelse la parete di fronte tra la porta vetro con l’arco in tufo e mattoni che si affacciava al porticato e il passaggio alla stanza del camino. Su quella parete aveva nei giorni precedenti appeso tre cartoline comprate in chissà quale aeroporto. Erano cartoline quadrate, un formato insolito, una era la foto di un labirinto di siepi alte dove alcune figure piccolissime quasi insignificanti vagavano in cerca dell’uscita e l’altra una grandiosa e bellissima foto di cavalli in corsa dove la spettacolare scia di polvere lasciava intravedere il loro gran numero, cosa che lo portò a pensare alla vita dove, a proposito di polvere, c’è chi la fa e corre più forte e chi invece se la mangia o la respira restando indietro.

    Sulla parete erano disposte in diagonale ed in realtà erano tre le cartoline essendo due uguali, quelle del labirinto, messe ai lati di quella dei cavalli in corsa. Gli piacque ripensare a quella sua frase che recitava così: tra non so da dove vengo e non so dove potrò andare intanto, corro libero.

    Altre foto incorniciate che erano di lei, le poggiò sul mobile di pesantissimo tek, mentre per la raffigurazione di un danzatore dervisho pensò che potesse intonarsi bene con lo spazio tra il camino ed il grande divano ad angolo. Le due foto in rigoroso bianco e nero del comandante con il sigaro cubano che emana il suo armonioso profumo le poggiò da parte perché lei avrebbe deciso liberamente su dove appenderle, erano piacevolmente sue, sapevano di sudamerica. Adesso c’era da decidere sulle tele africane ma non ebbe nessuna esitazione, la parete giusta era da giorni spontaneamente divenuta quella della musica essendoci poggiati già alcuni strumenti musicali. Un basso che gli teneva simpatica compagnia, in piedi dentro la bella custodia nera da viaggio, simpatica nel senso che sembrava dire, pronto per partire? Pronto.

    Uscì a prendere altra legna, era intenzionato a tenere il fuoco acceso per tutta la notte, adorava il crepitio del fuoco e il profumo dell’erba inumidita all’alba, quando, uscendo dal salotto del camino ben caldo e rasserenante, cominciava a pensare ad un bel caffè fumante.

    Davanti casa, il portico si estendeva al giardino d’ingresso fin sotto l’immensa e pacifica quercia da dove allungando lo sguardo, un susseguirsi in crescendo di montagne accompagnava a certi cieli stellati, a certe aurore dai colori belli, suggestivi.

    Il verde dominava su tutto, magnifico. Era un territorio ricco di acqua, di fiumi e di torrenti e quello che lambiva, facendosi sentire e spesso con il vivacissimo fragore delle cascate, la zona del pendio del terreno, si chiamava Caronte. Il Traghettatore.

    Era nato e cresciuto su un’isola e sapeva tante cose sui traghetti anche se a dire il vero la sua grande passione erano da tanto tempo le navi mercantili. Si era più volte ripromesso di fare un lungo giro su di un mercantile che magari per andare da Rotterdam a Buenos Aires avrebbe fatto scalo prima dell’oceano a Madeira. Era certo che fosse un bel posto. Ne era certo perché gliene aveva parlato a lungo un caro amico sudamericano, Macarena, che per le sue attività vi aveva vissuto e proprio lì, diceva sempre di voler tornare. E’ un’isola dove si produce vino che naturalmente, per gustarlo fino in fondo, deve essere accompagnato da una cucina di quelle senza fretta, di quelle da gustare e annusare e non di quelle per mangiare o per sfamarsi. Vi transitano commercianti, uomini di mare, figure la cui pausa sull’isola non si sa mai bene se sia in attesa di qualcosa o qualcuno, oppure per una voluta condizione di estraneità e distacco dal resto del mondo o da una parte di esso. Un posto dove ci si può estraniare per lunghi periodi dalle cose che in altri luoghi sarebbero importanti e vitali e lì invece diventano beatamente marginali e secondarie. Era spesso nei suoi pensieri l’idea di una permanenza a Madeira, anche se sapeva che si trattava di una eventualità piuttosto improbabile. Ma la sua vita era stata e continuava ad essere

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