Mi divora
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Insopportabile.
***
"Ero brava a restare impassibile nelle situazioni più assurde, ma quella volta mi sentivo molto, molto male. Tutto quello che avevo sognato di fare lo aveva fatto lei. Ecco perché Davide era felice e intoccabile. Lei. Sempre Mi div- Fumolei prima di me, lei al posto mio, nel mio corpo, in quel momento, in quel luogo, nel mio sogno!
- Non so perché abbia aspettato anni per farlo – mi stava dicendo. Dalla sua bocca usciva un insieme indistinto di parole che coglievo a malapena, in un vortice di domande semi formate. I miei pensieri vagavano indistinti facendosi strada attraverso i fumi dell’incoscienza.
Perché lei aveva aspettato che fossi stata io a farlo? Perché ero stata io a farlo. Tutto questo non era possibile, io l’avevo sognato, non immaginato, sognato, contro la mia volontà, senza motivo.
Non era reale. Mi ero ripromessa di non avere dubbi perché non era reale. Perché ora? Perché proprio mentre io lo sognavo fino a non sapere se fosse successo davvero o no, fino a rischiare di parlare a sproposito di quello che avrei fatto come se fosse già successo.
Ma era successo! Però l’aveva fatto lei! Lei! Lei! Lei!"
***
'Mi divora' è un romanzo distribuito con licenza Creative Commons e si può scaricare gratuitamente dal blog Philomela997. Acquistandolo qui ci aiuti ad autofinanziarci, ma sei liber*, anzi invitat* a condividerlo con chi vuoi!
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Mi divora - Isa Thid & Zelphy
Isa Thid e Zelphy
Mi divora
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Indice
Copyright
Blog Philomela997
Prologo
1 - Arte estrema
2 - Movimenti perfetti
3 - Qual meraviglia
4 - Accesso ai miei pensieri
5 - Lo vedi?
6 - Peso specifico
7 - Mi viene da ridere
8 - Ti amo finché sei di spalle
Epilogo
Appendice - Basta materia
Le autrici
Ringraziamenti
Copyright
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons: attribuzione, non commerciale, non opere derivate 3.0 Italia per conto del blog letterario Philomela997.
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Immagine di copertina: 'Smoke' di Morwen1337 [by DeviantART]
Blog Philomela997
Philomela997 è uno spazio virtuale di formazione, analisi e critica attraverso l’arte.
Crediamo che l’arte e la rete siano spazi di libertà da sviluppare e difendere, a cui tutti possano apportare un contributo.
Non ci possiamo fermare alla soluzione più semplice, non vogliamo ridurre le nostre aspettative. Vogliamo pensare ‘out of the box’, ma per farlo è necessario iniziare a concepire la realtà, i rapporti umani, la scienza e l’arte, l’esistenza, fuori dalla scatola.
Crediamo in un’umanità non succube dell’ottica di mercato, capace di sviluppare una coscienza critica, che lotti per ottenere e conservare la libertà di pensiero, opinione, espressione.
Ci proponiamo di analizzare la società delle ICT (Information Communication Technologies) dal punto di vista della comunicazione del valore, parallelamente alla verifica dei concetti proposti dalla Scuola di Francoforte, Hannah Arendt e Bauman. L’assunto di base che muove questa ricerca è la convinzione della necessità di un nuovo illuminismo.
Crediamo in una rete libera da censura, che possa veicolare contenuti garantendo la privacy di coloro che la alimentano.
Vogliamo analizzare l‘interazione uomo-macchina indagando le modalità con cui i computer hanno cambiato la nostra vita e il modo di concepire noi stessi e gli altri.
In senso parallelo e complementare ci proponiamo di affrontare una riflessione circa la necessità di uno spazio di privacy essenziale alla salvaguardia delle libertà individuali.
Ci interessano gli esseri umani, come persone e come personaggi. Sentiamo che in un mondo dove tutto è materia spesso non esiste il senso di responsabilità nei confronti del prossimo. Cerchiamo di fare la nostra parte per invertire questa tendenza evitando con ogni mezzo di chiuderci in una bolla dorata, partecipando del mondo e battendoci contro ogni snobismo intellettualoide.
Ci appassionano l’arte contemporanea e ai suoi linguaggi,chesono molteplici e spesso non chiaramente delimitati: il teatro, la danza, l’arte figurativa, la body art, la video arte, la performing art. La simbiosi è programmatica per molti artisti, e la confusione è una cosa a cui, come spettatrici, siamo affezionate.
Ci affascinano i linguaggi sperimentali, performativi ma anche figurativi. Pensiamo che una formazione approfondita sia fondamentale per affrontare la ricerca di un metodo di senso che permetta di avere coordinate attraverso cui far scivolare il significato e l’emozione.
Crediamo che la curiosità e la ricerca di metodologie comunicative sempre nuove (riferendoci al nuovo non in termini assoluti, quanto piuttosto a una scoperta dell’inesplorato sul piano individuale) sia parte integrante di un processo di arricchimento personale e collettivo.
Il nostro stesso percorso come Philomela997 non è altro che una continua sperimentazione, un progetto in perenne mutamento al fine di comunicare il meglio possibile il messaggio che intendiamo condividere.
Alle ossessioni,
ovunque si nascondano
Prologo
Va bene così, deve andare bene per forza
Non è mai stato mio, eppure lo sento mio ogni volta che mi stupisce, che arriva dritto a tutto quello che nascondo o che non vorrei dire o
Ma non sapevo cosa volesse dire sentirsi bruciare il petto, tremare di paura e provare...
Mentre tutte le parole che vorresti dire spariscono e non puoi fare altro che pensare
A che sapore avranno quelle labbra
A come sarebbe scoprire la sua schiena
Ma non c'è niente, NIENTE
E tutto scorre così veloce, e ho perso migliaia di possibilità irrecuperabili
Sono solo un gioco, un visitatore al di là della teca che non può toccare
Irrefrenabile trasporto che non so spiegare e mi lascia inerme a sognare un abbraccio
Che mi racconta quanto non mi...
Non mi…
Mi ritrovavo lì, ogni mattina o quasi, con la stessa domanda.
Ero ossessiva, si trattava di una predisposizione naturale. In brevissimo tempo diventavo dipendente dalle cose che mi piacevano e non riuscivo più a farne a meno. Era successo con le sigarette, con internet e con il Gin lemon. Quando bevevo prendevo solo quello, senza varianti. Quella col Gin lemon era la mia unica relazione monogama.
In quel periodo mi svegliavo nella mia piccola mansarda facendomi sempre la stessa domanda: Ho sognato Davide, stanotte?
Era stato divertente, per un po'. Ma non mi era mai successo di impiegare tanto tempo a sedurre qualcuno. Certo, non avevo mai incontrato nessuno come lui. Non era particolarmente bello. Altezza media, fisico slanciato ma non scolpito, occhi scuri, non aveva niente di molto caratteristico, niente che avrebbe fatto voltare una ragazza per strada. Col senno di poi mi rendo conto che probabilmente mi piaceva perché era intelligente, piacevole, divertente, acculturato.
Ma non era questo il punto, perché quando lo vedevo dimenticavo tutto, impazzivo. Se mi guardava impazzivo, se mi sfiorava impazzivo. Quando mi parlava era difficile rimanere concentrata su quello che diceva, perché la mia mente inevitabilmente deviava producendo immagini ben poco innocenti. Era troppo tempo ormai che mi trovavo in quella situazione e non avevo mai posseduto quel ragazzo. Perché era fidanzato.
Questo di norma non sarebbe stato un problema. Fisicamente ero piuttosto attraente, negli atteggiamenti ero disinibita e flirtare era forse l'unica cosa che mi divertisse, perciò riuscivo bene nella seduzione, ma non in quel caso. Davide era maledettamente quadrato, non c'era modo di smuoverlo dalla sua morale di ferro. Era fidanzato e non tradiva. Punto.
Così cercavo di sognarlo il più possibile, nel tentativo di sopperire alla mancanza di un contatto più diretto con l'oggetto del mio desiderio.
Ora che posso guardarmi indietro e vedere con chiarezza le conseguenze di ogni mia scelta non cambierei una virgola di quello che ho fatto. Penso di avere vissuto la mia passione più grande in completa pienezza e di averla conclusa nell'unico modo possibile.
Mia madre avrebbe detto, pur disapprovando le mie azioni immorali, che la conclusione di quella vicenda era stata necessaria, nel senso che non sarebbe stato possibile immaginare un finale diverso. Mia madre usava sempre il termine necessario nella sua accezione pedantemente filosofica. Se c'è una cosa che ho imparato dalla mia genitrice è che la filosofia è tremendamente precisa. Necessario significa necessario, senza sfumature. Significa che una cosa è così e non ammette varianti. È così, in qualunque mondo possibile.
Comunque. Davide. Prima di incontrare lui la vita era un gioco di cui conoscevo le regole, così mi muovevo liberamente facendo quello che volevo. E con volevo intendo dire che seguivo esclusivamente la mia volontà.
Prima di incontrare lui avevo studiato, letto, fotografato, sedotto e collezionato ricordi senza mai essere coinvolta. Ero un'estranea. O forse dovrei dire l'Estranea. Nel senso di radicalmente estranea. Non esisteva situazione di cui fossi davvero partecipe.
Con Davide questa mia condizione era andata cambiando, lentamente, senza che al principio potessi accorgermene. In quegli anni che l'avevo frequentato, tre brevi anni, la mia esistenza si era capovolta, stravolta, amplificata e distrutta.
Ora che la faccenda di Davide si è conclusa sono più che mai priva di un'identità e di un significato, ma ho collezionato dei ricordi puri, delle memorie che la maggior parte delle persone non osa nemmeno sperare di raccogliere nell'arco di una vita.
Comunque. Una mattina, svegliandomi in mansarda, come al solito mi ero chiesta: Ho sognato Davide, stanotte? E lentamente i ricordi avevano iniziato ad affiorare.
Eravamo solo io e lui nella sua vecchia Nissan Primera, nera. Attorno a noi un bel paesaggio di campagna col sole che si apprestava a tramontare. Lui si chinava