Il Toro Bianco
Di Voltaire
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Info su questo ebook
Voltaire
Voltaire was the pen name of François-Marie Arouet (1694–1778)a French philosopher and an author who was as prolific as he was influential. In books, pamphlets and plays, he startled, scandalized and inspired his age with savagely sharp satire that unsparingly attacked the most prominent institutions of his day, including royalty and the Roman Catholic Church. His fiery support of freedom of speech and religion, of the separation of church and state, and his intolerance for abuse of power can be seen as ahead of his time, but earned him repeated imprisonments and exile before they won him fame and adulation.
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Anteprima del libro
Il Toro Bianco - Voltaire
IL TORO BIANCO
Voltaire, Le Taureau Blanc
Originally published in French
ISBN 978-88-674-4120-4
Collana: AD ALTIORA
© 2014 KITABU S.r.l.s.
Via Cesare Cesariano 7 - 20154 Milano
Ti ringraziamo per aver scelto di leggere un libro Kitabu.
Ti auguriamo una buona lettura.
Progetto e realizzazione grafica: Rino Ruscio
CAPITOLO PRIMO
COME LA PRINCIPESSA AMASIDE INCONTRO' UN BUE
La giovane principessa Amaside, figlia di Amasi re di Tanis in Egitto, passeggiava sulla strada di Pelusa con le dame del seguito. Era immersa in profonda tristezza; lacrime stillavano dai suoi begli occhi. La ragione del suo dolore è nota, eppure si sa quanto temesse di spiacere al re suo padre con il suo stesso dolore. Il vecchio Mambre, ex magio ed eunuco dei faraoni, le stava accanto e non l'abbandonava quasi mai. L'aveva vista nascere, l'aveva allevata, le aveva insegnato tutto quello che, delle scienze d'Egitto, è lecito sapere a una bella principessa. L'intelligenza di Amaside era pari alla sua bellezza; era sensibile e tenera non meno che seducente, e proprio quella sensibilità le faceva versare tante lagrime.
La principessa aveva ventiquattro anni; il mago Mambre circa milletrecento. E' noto che proprio lui aveva avuto col grande Mosè la celebre disputa, nella quale la vittoria esitò a lungo tra i due profondi filosofi. Mambre soccombette soltanto perché le potenze celesti visibilmente favorirono, con la loro protezione, il rivale; ci vollero gli dèi per vincere Mambre.
Amasi lo creò sovrintendente della casa di sua figlia; il magio adempiva questa funzione con la sua solita saggezza; la bella Amaside lo inteneriva con i suoi sospiri.
O amato mio bene! mio giovane e caro amante!
esclamava essa a volte; "o tu, massimo tra i vincitori, bellissimo e perfetto tra gli uomini!
E che! da quasi sette anni sei scomparso dalla terra! Quale iddio ti ha rapito alla tua tenera Amaside? Tu non sei morto, i sapienti profeti d'Egitto lo ammettono; ma sei morto per me, io sono sola sulla terra, la terra per me è deserta. Per quale strano prodigio hai abbandonato il tuo trono e la tua amante? Il tuo trono! Era il primo del mondo, il che non è molto; ma io, io che ti adoro, o mio caro Na...!" Stava per terminare quando il savio Mambre, ex eunuco e magio dei faraoni, le disse:
"Guardatevi dal pronunciare questo nome fatale. Una dama di palazzo potrebbe tradirvi. Vi sono tutte devote, e tutte le belle dame reputano indiscusso merito favorire le nobili passioni delle belle principesse; ma insomma, ci potrebbe essere un'indiscreta, o addirittura una perfida. Sapete che il re vostro padre, che del resto vi vuol bene, ha giurato di farvi tagliar la testa se fate tanto di pronunciare questo terribile nome sempre pronto a scapparvi di bocca.
Piangete, ma fate silenzio. E' una legge assai dura, ma non siete stata allevata nella saggezza egiziana per non saper comandare alla lingua. Pensate che Arpocrate, uno dei nostri dèi maggiori, ha sempre il dito sulla bocca".
La bella Amaside pianse e non parlò più.
Intanto che silenziosamente camminava sulle sponde del Nilo, scorse da lontano, sotto un boschetto bagnato dal fiume, una vecchia coperta di cenci grigi, seduta su un rialzo del terreno. Accanto a lei stavano un'asina, un cane, un becco. Davanti a lei un serpente che non era come gli altri serpenti: aveva occhi teneri e animati, una fisionomia nobile e interessante, una pelle che splendeva dei più vivi e dolci colori. Un pesce enorme, immerso a metà nel fiume, non era l'individuo meno straordinario della compagnia. Su un ramo stavano un corvo e una colomba. Tutte queste creature parevano conversare insieme molto animatamente.
Ahimè!
disse la principessa, costoro stanno certo parlando dei loro amori, e a me non è concesso pronunciare il nome di colui che amo.
La vecchia teneva in mano una catenella d'acciaio lunga una cinquantina di metri, alla quale stava attaccato un toro che pascolava nel prato. Era un toro bianco, di forme perfette, grassoccio e persino leggero, il che è cosa assai rara. Aveva corna d'avorio. Era il più bel toro che mai si fosse visto. Quello di Pasife, o quello di cui Giove prese le sembianze per rapire Europa, non si potevano paragonare a questo stupendo animale. La vaga giovenca in cui fu mutata Iside sarebbe appena stata degna di lui.
Non appena vide la principessa, le corse incontro con la prestezza d'un giovane cavallo arabo che divora le vaste pianure e i fiumi dell'antica Saana per accostarsi alla brillante giumenta che gli regna in cuore e gli fa drizzare le orecchie. La vecchia si sforzava di trattenerlo; il serpente pareva volerlo spaventare coi suoi fischi; il cane lo rincorreva mordendogli le belle zampe; l'asina gli sbarrava la strada e sferrava di gran calci per farlo tornare indietro. Il gran pesce risaliva il Nilo e, slanciandosi fuori dell'acqua, minacciava di divorarlo; il becco stava fermo, spaurito, il corvo svolazzava intorno alla testa del toro, come se avesse voluto cavargli gli occhi.
Soltanto la colomba gli andava dietro curiosa e lo applaudiva con un dolce mormorio.
Questo straordinario spettacolo immerse Mambre in gravi pensieri.
Frattanto il toro bianco, trascinandosi dietro la catena e la vecchia, era già accanto alla principessa tutta tremante di stupore e di paura.
Le si getta ai piedi, glieli bacia, versa lagrime, la guarda con occhi dove dolore e gioia si mescolano in modo inaudito. Non osava muggire, per non spaventare la bella Amaside. Non poteva parlare. Gli era negato anche quel flebile uso della voce che il cielo accorda ad alcuni animali; ma tutti i suoi atti erano eloquenti. Piacque molto alla principessa. Essa capì che un lieve spasso poteva per qualche istante soffocare i più dolorosi affanni.
Ecco
diceva, un assai amabile animale; vorrei averlo nella mia scuderia.
A quelle parole il toro piegò le quattro ginocchia e baciò la terra.
Mi capisce!
esclamò la principessa, dichiara che vuole appartenermi. Ah! divino magio, divino eunuco, datemi questa consolazione, comperate questo bel cherubino, stabilite il prezzo con la vecchia, alla quale certo appartiene. Voglio che quest'animale sia mio; non negatemi così innocente consolazione.
Tutte le dame del palazzo unirono le loro suppliche alle preghiere della principessa. Mambre si lasciò commuovere e andò a parlare con la vecchia.
CAPITOLO SECONDO
COME IL SAVIO MAMBRE EX MAGIO DEI FARAONI, RICONOBBE UNA VECCHIA, E COME FU RICONOSCIUTO DA QUELLA
Signora,
le disse, "voi sapete che le ragazze, e in modo particolare le principesse, hanno bisogno di divertirsi. La figlia del re va pazza per il vostro toro; vi prego