Se solo potessi rinascere cane
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Info su questo ebook
Possiamo amare cani che rubano, che se lasciati soli distruggono le nostre case, che abbaiano tutto il giorno e che ci fanno litigare con i vicini?
Possiamo soffrire all’inverosimile per la morte del nostro cane? Come può compromettere la nostra esistenza la perdita di un animale caro?
Appare chiara l’importanza, specie se non si hanno avute precedenti esperienze con cani o con altri animali, di conoscere quali siano i comportamenti tipici del cane e le sue naturali esigenze, per evitare che si creino difficoltà nella gestione familiare e per evitare che i primi entusiasmi per l’arrivo dell’animale si spengano facilmente.
Il libro è frutto di una raccolta di casi clinici di cani con disturbi comportamentali, realmente affrontati nel quotidiano professionale da parte dell’autore, in cui gioca un ruolo molto importante la partecipazione emotiva.
Il fulcro di questi racconti è la relazione uomo-animale intesa nel più ampio significato.
E' un susseguirsi e un alternarsi di momenti simpatici dove i nostri amici a quattro zampe rubano, disobbediscono, fanno capricci per poi raggiungere momenti di maggiore profondità e partecipazione emotiva, come la convivenza con un cane diventato improvvisamente cieco o sofferente di una malattia terminale.
Toccante il confronto etico in cui si palesa senza timore la propria sensibilità emotiva nell’accompagnare alla fine della vita un paziente, offrendo al morente e ai suoi familiari un ascolto empatico e accogliente.
Ciascun racconto, dove vengono forniti importanti consigli per gestire le problematiche comportamentali dei nostri amici a quattro zampe, rappresenta uno spazio dove la preparazione professionale e scientifica e l'emotività rappresentano il miglior connubio per la costruzione di un corretto rapporto uomo-cane che quotidianamente può arricchirsi di emozioni, ricordi e soddisfazioni profonde.
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Recensioni su Se solo potessi rinascere cane
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Anteprima del libro
Se solo potessi rinascere cane - Marco Catellani
silenzio
Prefazione
Il giorno in cui Marco mi ha telefonato per chiedere se avessi voluto scrivere la prefazione del suo libro è lo stesso in cui era stata pubblicata sui siti italiani la notizia che in Inghilterra un terzo delle donne provava un affetto per il proprio cane o gatto superiore a quello nei confronti del marito. Entrambe le notizie mi hanno sorpreso.
Curioso che Marco, prestigioso e preparato veterinario che ho avuto il piacere di intervistare nel mio programma su Radio Capital, abbia chiesto a me di scrivere la prefazione del libro. In realtà, pensandoci bene, entrambe le notizie non sono così strane. Non sono un dottore, ma, quello sì, amo gli animali e condivido la mia vita con i gatti da oltre 20 anni. Molto più stupefacente la notizia delle donne che trattano il loro pet meglio del proprio marito.
I nostri animali a 4 zampe sono sempre più parte della famiglia e, spesso, si assicurano la parte migliore di essa, cioè le coccole e il nostro affetto. Perché? Perché sono esseri semplici, ma non con questo voglio dire stupidi. Tutt’altro! Ci insegnano quotidianamente i valori della vita. Non conta il tipo di macchina dove li portiamo in giro, la marca del pupazzetto che gli diamo per giocare o la zona della città dove andranno a vivere.
Loro vogliono noi (se ci sono croccantini e crocchette pure meglio...!) insieme al nostro amore. Sono leali, sinceri, spensierati, affettuosi ed eterni giocherelloni. Sanno riconoscere il nostro stato d’animo e capire come va la nostra salute. Il più grande errore che potremmo fare sarebbe quello di cambiarli, per questa voglia tipicamente umana di rendere tutto simile a noi. Siamo sicuri di essere così intelligenti? Il regalo più grande che invece possiamo fare ai nostri amici pelosi è quello di comprenderli per imparare a convivere meglio e ricordare ciò che potremmo perdere se non li ascoltassimo
.
Io parlo con il mio gatto e sono certa che lui capisca. Perché non imparare allora un po’ più attentamente il loro linguaggio, fatto di code scodinzolanti, zampate e guaiti? Sono sicura che il mondo sarebbe migliore.
A cominciare dalla nostra casa.
Betty Senatore
Premessa
Chi non ha mai posseduto un cane, non sa cosa significhi essere amato.
A. Schopenhauer
Il cane vive con l’uomo da migliaia e migliaia di anni, abbiamo percorso tanta strada insieme eppure mai come in questi ultimi anni ci siamo accorti quanto poco lo conoscessimo.
Il cane da caccia, il cane da guardia, il cane pastore, il cane da compagnia, il cane sempre visto in funzione dei nostri bisogni. L’editoria cinofila concentrata sulle razze, l’allevamento e l’addestramento, i veterinari concentrati sulla salute, e gli etologi? Per gli etologi fino a 20 anni fa il cane non era interessante. Troppo ‘domestico’ e dipendente dall’uomo, troppo modificato rispetto al suo progenitore lupo per poter svelare qualcosa di utile sul comportamento animale.
A dispetto di Darwin che sviluppò la teoria dell’evoluzione per selezione naturale basandosi non solo sui fringuelli delle Galapagos ma molto sullo studio degli animali domestici, fra cui il cane, della tranquilla campagna inglese.
Negli anni novanta la svolta, si rileggono i lavori di Scott e Fuller in una luce nuova scoprendo che sappiamo davvero poco della relazione cane-uomo, delle sue caratteristiche, della sua unicità.
Ai ricercatori Ungheresi dell’Università di Budapest via via si aggiungono etologi Europei e Americani che focalizzano la loro attività di ricerca sulle capacità cognitive sociali del cane, sull’attaccamento all’uomo, sull’espressione degli stati emotivi.
Si accumula un corpus di conoscenze scientifiche che inizia a circolare anche negli ambienti degli educatori cinofili che così modificano l’approccio all’educazione del cane basandolo sulla costruzione di una relazione di cooperazione ed affetto più che su una relazione di dominanza-subordinazione. La diffusione del cane come animale da compagnia anche in città ha generato la necessità per i proprietari di comprendere sempre meglio il loro beneamato pet anche per evitare la manifestazione di comportamenti ritenuti inadeguati in un contesto cittadino.
Il cane d’altra parte vive in un ambiente in cui non può manifestare liberamente molti dei suoi comportamenti naturali e quindi è importante, per il suo benessere ed equilibrio psichico, che il proprietario sappia come rapportarsi a lui, quali sono i suoi bisogni etologici e come poterli soddisfare anche con attività ludiche o sportive alternative.
Affidarsi a persone che abbiano una seria preparazione professionale e scientifica è il primo passo verso la costruzione di un corretto rapporto che negli anni ci arricchirà di emozioni, ricordi e soddisfazioni profonde.
Tutto questo si ritrova in questo libro che trabocca inoltre di un profondo amore verso questo specialissimo compagno di vita che è il cane.
Paola Valsecchi
Ringraziamenti
Da chi partire…
Non ho dubbi, sicuramente da loro, i miei fedeli clienti a quattro zampe doppiamente pazienti. Pazienti, poiché sono i soggetti che hanno bisogno delle mie cure e pazienti, opportunamente sottolineato, perché remissivamente si sottopongono a lunghe e estenuanti osservazioni da parte del sottoscritto, spesso in un ambiente a loro non molto congeniale. Ringrazio i proprietari dei miei pazienti, anche loro pazienti nel dimostrarmi estrema fiducia anche se all’inizio, quando chiedevo loro di liberare i loro amati pet in ambulatorio e di rimanere impassibili difronte a qualsiasi cosa loro facessero, compresi i loro bisogni, mi guardavano come se fossi un marziano. Al quotidiano La Nuova Prima Pagina di Reggio Emilia che ha sempre mostrato una notevole sensibilità verso il mondo animale e da anni mi offre l’opportunità di condurre una rubrica veterinaria settimanale. A Iole ed Emma, le mie due inseparabili Labrador che mi affiancano
quotidianamente nel mio lavoro. Alla professoressa Valsecchi dalla quale ho tratto gli insegnamenti più importanti e tuttora mi insegna tante cose. Infine a Mary, la più paziente di tutti.
Marco Catellani
Golia e il suo stress cronico
La realtà è la principale causa di stress, per coloro che la vivono.
Jane Wagner
Golia è in sala d’attesa in braccio al suo proprietario, il muso rivolto in direzione della via d’uscita e con la coda dell’occhio aspetta impaurito che io apra la porta della sala visite. Golia è un meticcio di undici anni e nel corso della sua vita – per problemi di salute - ha frequentato spesso gli ambulatori veterinari e li ha marcati emozionalmente
in modo negativo. Apro la porta, Golia, incollato al collo del proprietario è orientato verso la via di fuga e senza degnarmi del minimo sguardo conquista forzatamente il tavolo da visita. Negli ultimi mesi Golia ha un nuovo problema: si lecca continuamente tutti e quattro gli arti, infiammandosi la cute, e il pelo, ossidato dalla saliva, da bianco ha assunto una colorazione rosso brunastra. Oltre a questo, Golia non è più un giovanotto, una rinite cronica e un’insufficienza cardiaca minano da anni il suo benessere fisico. Lo scolo frequente dal naso lo costringe a fare frequenti aerosol. Un’imponente infezione del cavo orale (parodontite) gli causa inoltre una pesantissima alitosi.
Negli ultimi anni Golia si è visto inoltre costretto a condividere spazi e affetti con una nipotina dei suoi proprietari e con il suo cagnolino trovandosi così nella situazione di dover affrontare una condizione di stress. Le situazioni di conflitto motivazionale
, dove l’animale desidererebbe fare qualcosa ma non gli è permesso possono generare delle risposte di stress cronico che si palesano in comportamenti ripetitivi fuori contesto, definite attività sostitutive
, come ad esempio leccarsi continuamente le zampe. Il leccamento determina la liberazione di endorfine da parte del cervello che hanno un’azione ansiolitica e calmante. Sospettavo che lo stress cronico potesse essere imputabile a una diminuzione di coinvolgimento emotivo da parte dei proprietari, restrizioni ambientali, competizione con l’altro cane. I proprietari mi assicurarono che le loro attenzioni verso Golia non erano assolutamente mutate e non avevo motivo di dubitare delle loro parole. Ho pertanto iniziato a pensare che effettivamente la causa di stress per Golia potesse dipendere dal dolore, ormai cronico, conseguente alla sua infezione orale (paradontite). Ho quindi prospettato ai proprietari la scelta di eseguire un’accurata pulizia del cavo orale che, a mio avviso, avrebbe risolto anche il problema del leccamento. Convincere i proprietari non è stato semplice, il rischio anestesiologico per un cane con insufficienza mitralica non è, in effetti, trascurabile ma ho cercato di far comprendere loro quanto potesse essere fastidiosa, stressante e dolorosa per Golia questa situazione, tanto da spingerlo a passare gran parte della sua giornata a leccarsi. Qualche giorno più tardi i proprietari si sono convinti e, dopo un breve periodo di profilassi antibiotica e antidolorifica mi portano Golia per l’intervento di detartrasi che, data la gravità della paradontite, si riduce ad un’asportazione completa di tutti i denti. Golia supera a meraviglia l’anestesia e dal quel momento non si è più leccato. Trascorso un mese, l’infiammazione alle zampe è completamente scomparsa, il pelo quasi completamente ricresciuto e mangia senza la minima difficoltà. Ora, gira tranquillo con le sue zampette di un bianco candido.
Certamente non può più sfoderare il suo sorriso smagliante ma del resto con me non l’aveva mai fatto!
La sofferenza di Triny
La sofferenza peggiore è nella solitudine che l’accompagna.
André Malraux
Triny è allo stremo delle sue forze, le gambe non la sostengono più, se ne sta acciambellata per buona parte della giornata col muso puntato sul fianco del suo addome. Triny ha un tumore addominale diffuso, col tempo la malattia ha raggiunto le ossa. Triny sta male, è triste, soffre.
Ma che cos’è la sofferenza?
Quando si utilizza il termine sofferenza
tendiamo a coprire un ampio range di stati emozionali come la paura, la noia, la stanchezza, la fame e la sete. Tutte sensazioni che hanno in comune il senso di spiacevolezza. Ciò che maggiormente colpisce è la facilità e la leggerezza con cui usiamo il termine sofferenza
nel nostro linguaggio comune, pur essendo perfettamente consapevoli come questi stati emozionali siano tanto differenti tra loro. Se soffriamo per paura, abbiamo sensazioni completamente differenti da quando soffriamo per sete o per fame. Ciò che accomuna queste sensazioni è il senso di spiacevolezza e il desiderio di modificare la situazione che stiamo vivendo. Se i nostri animali soffrono per fame, cercheranno di procurarsi cibo, per sete si procureranno acqua ma quando hanno dolore, come fanno? Molti proprietari pensano che gli animali, poiché non si lamentano, non sentano dolore, oppure più spesso asseriscono che hanno una soglia del dolore molto alta. No, non è così. Gli animali sono certo forti, stoici, ma soprattutto sono discreti, hanno un’alta dignità e raramente si lamentano per il dolore. La diagnosi deduttiva di sofferenza, che implica l’osservazione del comportamento animale, rappresenta comunque il mezzo migliore per stabilire il grado di dolore provato dall’animale. Le risposte degli animali al dolore acuto possono essere molto variabili e contraddittorie, essendo soggette a notevoli variazioni specie specifiche e individuali. Triny, non manifesta il suo dolore guaendo, ne mostrando segni di aggressività né tanto meno avendo comportamenti compulsivi o bizzarri. Triny è sempre stata una cagna educata e discreta, pur essendo molto socievole non ha mai avuto eccessi nelle sue manifestazioni di affetto. Difficilmente