Tutto il resto è soia: Una storia di amore, cucina e altre cose
Di Mara di Noia
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Anteprima del libro
Tutto il resto è soia - Mara di Noia
Sankara
1
Frequento a Milano il quinto anno di medicina veterinaria, facoltà che ho scelto senza fare troppi calcoli sul mio avvenire ma per pura passione, per amore.
Il gene dell’amore per gli animali è affiorato per la prima volta con me, non appartiene alla mia famiglia, forse solo un poco a mio papà, il quale avrebbe voluto studiare medicina, che con veterinaria ha in fondo qualche affinità.
In questi anni non ricordo di avere fatto altro che studiare, sempre, giorno e notte, spendendo tutte le mie energie vitali in questa direzione.
Ma avvertivo spesso (direi sempre) un disagio, un disagio profondo, soprattutto nelle lunghe mattinate che trascorrevo in sala anatomica per le autopsie, con la pomata mentolata sotto il naso per non svenire e per resistere al cattivo odore. Comunque tenevo duro. Scoprire perché fossero morti quei poveri animali per noi allievi era una sfida da detective, e poi il professore – Edoardo, bello e affascinante – ci conduceva per mano attraverso i meandri colorati delle reazioni allergiche e parassitarie, o delle neoformazioni, verso continue scoperte.
Sono animali da escludere dal consumo umano? Bisogna sporgere denuncia? Che tipo di malattia se li è portati via? Questi gli interrogativi, questa la medicina veterinaria, al servizio della tavola imbandita – non sempre solo a festa – delle persone di quasi tutto il mondo. È un ruolo fondamentale, me ne rendo conto.
Dopo un anno di lavoro al mercato ittico, da dove parte il pesce per tutta Italia (da Milano! Davvero singolare…), sto ultimando la tesi sull’ispezione degli alimenti di origine animale.
Ma io gli animali non li mangio più, il mio amore per loro ha preso questa forma.
Ho iniziato escludendo la carne di maiale e i salumi, per i quali stavo malissimo già da bambina, poi eliminando il latte e i formaggi, infine il pesce e le uova.
All’inizio non è stato affatto semplice, spesso in giro mi guardavano come una – poverina – un po’ malata, di salute o di mente.
Al piccolo bar della facoltà il pranzo è sempre un’impresa, dal panino devo eliminare il Brie e spesso gli insaccati, dei quali non sopporto più nemmeno l’odore.
All’inizio, quando dividevo con altre persone il mio appartamento in via Pacini 24 – comodissimo per le lezioni – mi trovavo sempre senza cibo perché ciò che mi cucinavo io lo mangiavano altri in mia assenza, oppure nel mio scomparto del frigo trovavo prosciutto e salsicce nonostante pregassi tutti di tenerli altrove. Insomma non funzionava proprio, la gestione del frigorifero era un problema e abbandonai la convivenza. Ora che mi sono organizzata mi capita invece di ospitare ogni tanto qualche amico, mia sorella o il mio ragazzo per periodi più o meno lunghi.
Già che ci sono tratteggio in due parole il mio quadretto familiare. Mia sorella Teresa vive con il compagno in una grande casa fuori Milano che i miei considerano una specie di comune. Preferirebbero saperci insieme ma se ne sono fatti una ragione, e soprattutto la vedono troppo felice per dirle ancora qualcosa.
Quando è il suo turno in cucina Teresa mi chiama per chiedermi qualche suggerimento perché nel gruppo c’è un ragazzo inglese che come te non mangia gli animali
.
Dopo tantissimi anni trascorsi in nord Italia i miei genitori sono finalmente riusciti a rientrare a Bari, la mamma per un trasferimento di lavoro, il papà con l’occasione a breve di una nuova attività. Sono felici. Dal canto mio non ho mai pensato di seguirli, qui ho i miei studi, Pepita – la Westy che ho trovato in università – e Jasmine – la mia gatta Ragdoll bella e dolcissima, meraviglia della natura – poi le mie passioni, i libri, la mia cucina, i miei lavoretti, e gli amici.
Per finire c’è Antonio, il mio ragazzo, che ho conosciuto al penultimo anno di liceo, studia fisica ed è all’estero per un’esperienza di studio a Montreal. Un amore senza slanci, il nostro, fatto di rispetto e di amicizia.
Ecco, appunto.
2
Mi chiamo Biancamaria, tutto attaccato, perché nella mia famiglia non poteva essere altrimenti: a mia madre piacciono i nomi composti, purché includano Maria.
In famiglia mi chiamano così, per gli amici invece sono Bianca, nome che mi piace tantissimo, ben più della forma composta.
Il risultato però è che ho sempre avuto l’impressione di avere due identità, a volte in contrasto fra loro… con il passare del tempo sto cercando di conciliare queste due persone, Biancamaria la bravissima ragazza, studiosa, dolce, assennata e sempre di buonumore, e Bianca, a volte ruvida, spesso – per meglio dire sempre – inquieta, in balia di mille pensieri, decisamente lunatica, influenzabile dagli umori altrui, tanto che basta un tono un po’ così per farla ritrarre e chiudere in se stessa.
Biancamaria e Bianca non si conoscono molto fra loro, a volte si innervosiscono a vicenda, e io – che le ospito dentro di me –passo il tempo a tentare di metterle d’accordo. Normalmente accade mentre sono incantata con lo sguardo al cielo, come a cercare di ricordare qualcosa o trattenere un pensiero. Quando mi riporta bruscamente alla realtà una voce che mi chiede Cosa pensi?
loro due non si sono ancora accordate su niente.
Quando non studio, cucino.
Da quando nella mia vita gli animali non sono più sinonimo di cibo ho imparato a cucinare altro, mi diverto molto e sperimento ricette di continuo. Devo dire che mi riesce bene, tanto che sono ormai il riferimento di amici e amici degli amici. La mia libreria esplode di libri utili allo scopo, studio alimentazione e nutrizione, frequento corsi e conferenze, addirittura mi viene chiesto se sono un medico e io rispondo che beh sì, cioè quasi, mi laureo a marzo, però sono un medico veterinario
.
Sarà perché mi piace studiare ma è stato scientifico anche il mio approccio al cambiamento della mia alimentazione. Studio le ricette, studio gli alimenti, studio tutto.
È anche vero però che con il tempo ho capito che in cucina è bene entrare non indossando il camice ma il grembiule, e che cucinare è come amare: ci si deve abbandonare completamente, altrimenti è meglio rinunciare.
3
La mia famiglia non ha ostacolato il mio percorso di studi, e penso che siano contenti, tutto sommato. Credo che si siano allarmati solo quando hanno capito che mangio in un modo un po’ diverso.
Va bene il latte, passino i formaggi, tanto i salumi si sa che fanno male, ma Biancamaria, eliminare la carne non è un po’esagerato? Un po’ di carne ogni tanto ci vuole
.
Quando ho rinunciato al pesce è cominciata a serpeggiare un po’ di ansia, seguita a ruota da una serie di telefonate e di messaggi preoccupati.
Stai tranquilla, mamma, non è una malattia
.
Non capisco, ma cosa mangi? Non è che ti metti a mandar giù solo verdure?
.
Mamma, mangio un mucchio di cose, anche i dolci, li faccio senza uova e senza latte
.
Non è possibile
.
Fidati, la prossima volta che venite qui vi faccio una cenetta da leccarvi i baffi
.
Bah… Ma sei almeno andata dal dottore?
.
Mamma, non c’è alcun motivo per andarci, mi ha anche già guardato storto…! Mi sono documentata, vado alle conferenze e studio sempre tanto, lo sai
.
Sì, bambina mia, però…
.
Dono anche il sangue, mamma, a riprova del fatto che sono sanissima, altrimenti il mio sangue non se lo piglierebbe nessuno
.
Questo è anche vero…
.
Dai mamma, non ti preoccupare
.
Niente da fare: per i miei familiari pugliesi, che alle quattro del pomeriggio a un ospite offrono almeno una burrata, la mia è una malattia mentale.
4
Antonio segue da Montreal i miei cambiamenti, ci sentiamo poco e lui come sempre è molto impegnato negli studi.
Quando era partito da qualche mese, durante il mio tirocinio al mercato ittico, gli dissi che avevo deciso di non mangiare più il pesce e già che c’ero anche le uova, l’unico derivato animale che restava. Al telefono aveva abbozzato una risata mentre in sottofondo sentivo il rumore della tastiera del pc.
Antonio scusa, puoi smettere un attimo di scrivere? Ti sto parlando di una cosa seria
.
Amore, dai, ho finito, sai che ti ascolto
.
Ti ho detto che non mangio più nemmeno il pesce, mi sembra una cosa non di poco conto
.
Sì, ho capito
.
Lo dovrai dire anche a tua madre, non ho voglia di discutere
.
Sarà fatto
.
Perché se mi mette ancora lo speck nel polpettone ‘stavolta io mi alzo e me ne vado
.
Non ti preoccupare
.
Non ha capito che non è una fissazione, per me è importante
.
Lo so
.
Tic tic tic tic tic
Boh, senti Antonio, io vado a lezione
.
Va bene, amore mio, buona giornata
.
… buona giornata a te
.
Questi aspetti di Antonio mi fanno infuriare.
Mi lasciano il nervoso addosso tutto il giorno, e lui non se ne accorge o finge di non rendersene conto, non so.
In questi momenti la Biancamaria che alberga in me ci mette una pietra sopra e pensa ad altro, Bianca le dice Sei una scema
.
5
Sua madre mi odia, io lo so e lei sa che so. In presenza di Antonio è falsa e scostante, di me non le piace niente.
Non le piace che abbia fatto il liceo classico e non lo scientifico come suo figlio, che studi veterinaria per fare la fame, Milano è piena di ambulatori
, che ami gli animali – "si può capire non mangiare il cane e il gatto, ma cosa c’entra non mangiare la mucca, il cavallo, il pollo