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Sul confine: Dieci storie di solitudine, disperazione e sesso
Sul confine: Dieci storie di solitudine, disperazione e sesso
Sul confine: Dieci storie di solitudine, disperazione e sesso
E-book118 pagine2 ore

Sul confine: Dieci storie di solitudine, disperazione e sesso

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Info su questo ebook

IL LIBRO CONSIGLIATO DA ANDREA G. PINKETTS E DA ANDREA CARLO CAPPI COME UNO DEI MIGLIORI DEGLI ULTIMI ANNI
NUOVA EDIZIONE RINNOVATA

Marco Conti è diventato cattivo. Ha messo da parte le storie di rinascita, la speranza l’ha lasciata dissolvere nella solitudine, l’amore è evaporato in un bicchiere di whisky. Samm è uno scrittore, solitario e maledetto. È il Mr. Hyde di Marco. Vaga nella città alla ricerca di nuove storie. Una ragazzina diventa prostituta per noia e per gioco, un quarantenne è attratto dalla morte e dal vuoto, una giovane donna cerca un amore impossibile detestando il proprio corpo, un uomo si spinge oltre il confine per una ragazza troppo giovane. Dieci storie drammatiche e intense. È “Sul confine”. Marco Conti è diventato cattivo?
Marco Conti è nato nel 1985. È un Assistente sociale. Ha esordito nel 2011 con il fortunato “Dalle ceneri della fenice”, racconto scelto come libro di testo da numerose scuole medie e superiori della Sardegna, e adattato per il teatro dallo sceneggiatore romano Claudio Angelini. Nel 2013 ha pubblicato “Tempi sospesi”. Entrambi i volumi sono arrivati alla seconda edizione. “Sul confine” è il terzo, coraggioso, passo del suo percorso letterario.“Formidabili frammenti di solitudine affollata” Andrea G. Pinketts
“Samm: uno straniero senza nome nel proprio mondo di frontiera” Andrea Carlo Cappi
LinguaItaliano
Data di uscita18 dic 2019
ISBN9788898738441
Sul confine: Dieci storie di solitudine, disperazione e sesso

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    Anteprima del libro

    Sul confine - Marco Conti

    MARCO CONTI

    SUL CONFINE

    DIECI STORIE DI SOLITUDINE, DISPERAZIONE E SESSO

    AmicoLibro

    Marco Conti

    Sul confine

    dieci storie di solitudine, disperazione e sesso

    Proprietà letteraria riservata

    l'opera è frutto dell’ingegno dell'autore

    © 2015 AmicoLibro

    via Oberdan 9

    75024 Montescaglioso (MT)

    www.amicolibro.eu

    info@amicolibro.eu

    Prima Edizione: settembre 2014

    Seconda Edizione: giugno 2015

    L’AMORE AI TEMPI DELLA SOLITUDINE

    Niente fa più paura della solitudine.

    Non la morte, non il dolore. Si fanno immensi sforzi per evitarla, per non rimanere soli con se stessi.

    È vero che nella solitudine sono perpetrati i maggiori crimini verso se stessi e verso gli altri, eppure la solitudine è necessaria anche per qualsiasi atto creativo e spirituale come la scrittura.

    Incontriamo allora Samm - sì, con due emme, non è un errore -, un tipo solitario alla Arturo Bandini di Ask the dust. Alter ego dell’autore anche lui è uno scrittore. Si atteggia a duro, ma lo è solo nel linguaggio, duro come una pietra, graffiante come gli artigli di un felino. Ma questo solo in apparenza. Lui è il Virgilio che ci accompagna in questo inferno moderno. Fatto di solitudine, prostituzione, disagio, disabilità e morte. Di amori impossibili che conducono alla rovina. Dieci racconti – più un curioso monologo in appendice in cui Samm in prima persona o attraverso i suoi personaggi - meta scrittura, direbbe lui - ci racconta in modo crudo ma sentito L’amore ai tempi della solitudine, se volessimo parafrasare un titolo del premio Nobel colombiano recentemente scomparso, Garcia Marquez, che l’autore cita in uno dei racconti.

    Non basta un bicchiere di whisky o un linguaggio duro però per nascondere la simpatia che Marco/Samm prova per i suoi personaggi, simpatia e anche partecipazione umana ai loro drammi e ai loro amori impossibili.

    E arriviamo all’autore, Marco Conti, che nascondendosi, ma non troppo, dietro al suo alter ego, fa un altro passo avanti - coraggioso - nel suo percorso creativo, senza paura della solitudine, con un lavoro articolato, maturo ed efficace nello stesso tempo.

    Roberto Sanna

    Ho ancora la forza di starvi a raccontare

    le mie storie di sempre, di come posso amare,

    di tutti quegli sbagli che per un

    motivo o l’altro so rifare…

    E ho ancora la forza di chiedere anche scusa,

    o di incazzarmi ancora con la coscienza offesa,

    di dirmi che comunque la mia parte

    ve la posso garantire…

    E ho ancora la forza di scegliere parole,

    per gioco, o per il gusto di potermi sfogare,

    perché, che piaccia o no, è capitato

    che sia quello che so fare.

    Francesco Guccini - Ho ancora la forza

    E la battaglia infuria fra angeli e demoni,

    tu lotta ancora a lungo, non voglio che abbandoni.

    Il più bello dei tuoi giorni devi attraversare,

    la canzone tua più dolce è da cantare.

    Tu non arrenderti così... sul confine.

    Il più verde dei tuoi mari devi navigare,

    il più rosso vino devi ancora bere,

    tu non fermarti proprio lì... sul confine.

    E il caldo tornerà, e torneremo ancora alla musica nei bar,

    a letto con l’aurora,

    a perderci a New York per ritrovarci a Roma davanti a una vetrina,

    col vento sulla schiena.

    Il più bello degli amori che hai ancora da incontrare,

    l’ultimo libro devi raccontare,

    combatti ancora un po’ per me sul confine.

    Il più grande amico deve ancora accompagnare le lunghe estati insieme da viaggiare.

    Tu aspettami soltanto un po’… sul confine.

    Tu non fermarti proprio lì… sul confine.

    Cristiano De André - Sul confine

    SOLITUDINI E TEMPURA

    Mi è sempre piaciuto andare a pranzo da solo.   Un modo piacevole di dedicarmi a me stesso. Di raccogliere qualche spunto osservando le persone per la prossima storia da raccontare. O, forse, soltanto il peggiore dei modi per condividere la mia solitudine con gli altri. Questo ancora non l’avevo capito. Ma non me n’era mai importato un granché. In fin dei conti meglio pranzare soli che con una compagnia spiacevole.

    Avevo scelto il giapponese. Un self service. Abbastanza elegante, con quella formula nuova per cui paghi un prezzo fisso - molto basso - e mangi tutto quello che ti pare. Era sabato e si faceva fatica a trovare un posto libero. Entrai con un po’ di titubanza. Non mi ero mai sentito a mio agio nei posti troppo affollati. Ma avevo fame. Riuscii a trovare un tavolo. Mi sedetti e poggiai la borsa a tracolla nera sulla sedia di fronte alla mia. Osservai le persone che si accalcavano al centro della sala per riempirsi il piatto. Un branco di cani affamati che lottavano per un brandello di carne. Forse mi sarei dovuto alzare, ma mi sembrò più saggio attendere la cameriera per domandarle una bella birra ghiacciata da scolare prima di iniziare il pasto. In attesa che scemasse quella cagnara. Feci un cenno col braccio e si avvicinò al mio tavolo una giovane ragazza dai tratti orientali, esile e minuta, ma molto carina. Ordinai la mia birra e la osservai mentre si allontanava verso il bancone.

    Le guardai il culo.

    Non era niente male.

    Ehi Samm, ma tu credi a quelle cose che scrivi?

    Così chiese una ragazzina che passava accanto al mio tavolo per andare in bagno. Le avrei dato al massimo quindici anni. Una felpa in cotone con la zip aperta, e sotto una canottiera bianca. Leggings neri, aderentissimi. Portati con la consapevolezza di non aver nulla da nascondere ma parecchio da esibire. Aveva la faccia stanca, le occhiaie segnate. Doveva essere appena uscita da scuola. Il tempo che trascorse tra la sua domanda e la mia risposta lo utilizzai per pensare a quello pseudonimo che avevo scelto per pubblicare i miei racconti: Sam, per di più con due M.

    Samm.

    Che nome da coglione…

    Certo che ci credo, perché tu? Non mi dire che sei così giovane e hai già smesso di credere nell’amore?

    Mi fa cagare quello che scrivi!

    Incassai il colpo senza dire una parola, ma chinando il capo con un movimento istintivo. Effettivamente c’ero rimasto male. Soprattutto perché aveva affondato la sua lama tagliente senza nemmeno guardarmi negli occhi. Senza neanche rallentare il passo, ma continuando quella sua marcia spedita verso il bagno. Evidentemente non lo meritavo. Pensai che non avesse tutti i torti.

    Amore e Merda. Bel connubio.

    La guardai chiudersi alle spalle la porta della toilette delle signore. Mi chiesi cosa ci stesse andando a fare. Ipotizzai che volesse lavarsi le mani dopo aver passato la mattinata fra penne e quaderni. Che volesse rinfrescarsi il viso. Sorrisi da solo pensando che magari avesse appena letto uno dei miei racconti, magari una delle mie strane e paradossali storie d’amore. Me l’immaginai seduta sul cesso a espellere di gusto le mie parole. Soddisfatta per essersene liberata.

    Certo che non aveva avuto troppo tatto. Immaginai che dovesse avere il carattere aggressivo e sfrontato tipico degli adolescenti. Che io odiavo. Dovetti ammettere a me stesso che, però, quei leggings neri mettevano in evidenza un culo di tutto rispetto.

    Mi alzai e mi avvicinai lentamente al banco del sushi. Presi un piatto e lo riempii. In una ciotola versai della salsa. Aveva un colore rossiccio. Non sapevo esattamente cosa fosse. Ma supposi che il sushi immerso in quell’intingolo sarebbe stato ancora più buono.

    Tornai al mio tavolo e iniziai a mangiare. La salsa aveva un sapore agrodolce.

    Non era niente male.

    Ciao Samm! Come te la passi?

    Sei ingrassato Frank!

    Grazie Samm! Stai scrivendo ultimamente?

    Certo.

    E cosa in particolare?

    Ma niente di che… le solite cagate.

    Dovresti scopare di più Samm! Da quanto tempo non vai con una donna? Starai mica diventando finocchio eh!?

    Frank?

    Sì?

    Vaffanculo!

    Lo osservai mentre se ne andava ridacchiando verso il settore dei primi. Il nostro scambio di battute sembrava proprio averlo divertito. Prese un piatto e lo riempì di riso alla cantonese. Se ne concesse una porzione veramente abbondante. Non mi stupii di tutti i chili che aveva messo su in quei pochi mesi. Cosa c’entrasse poi il riso alla cantonese in un ristorante giapponese questo non riuscivo a capirlo. Ma non me ne importava poi più di tanto. Lo seguii con lo sguardo mentre si dirigeva al suo tavolo, dove una bionda truccata pesantemente lo attendeva smanettando con il suo smartphone di ultima generazione. Lei non aveva ancora sollevato lo sguardo, e Frank era davvero ingrassato. E invecchiato.

    Chissà dove l’aveva raccattata.

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