Testa o cuore
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Anteprima del libro
Testa o cuore - Angela Abbramo
a cura di Vincenzo Vizzini
Angela Abbramo
Testa o cuore
Romanzo
Prima edizione dicembre 2015
ISBN 9788865305355
© 2015 Angela Abbramo
Edizione ebook © 2015 Delos Digital srl
Piazza Bonomelli 6/6 20139 Milano
Versione: 1.0
TUTTI I DIRITTI RISERVATI
Sono vietate la copia e la diffusione non autorizzate.
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Indice
Il libro
L'autore
Testa o cuore
Dedica
Citazione
Prologo
Capitolo uno
Capitolo due
Capitolo tre
Capitolo quattro
Capitolo cinque
Capitolo sei
Capitolo sette
Capitolo otto
Capitolo nove
Capitolo dieci
Capitolo undici
Capitolo dodici
Capitolo tredici
Capitolo quattordici
Capitolo quindici
Capitolo sedici
Capitolo diciassette
Capitolo diciotto
Capitolo diciannove
Capitolo venti
Epilogo
Delos Digital e il DRM
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Il libro
A chi darai ascolto, Sara? Alla testa che ti impone di fare il tuo dovere di poliziotto o al tuo cuore che si rifiuta di essere prudente? A chi affiderai il tuo futuro, Sara? Al collega amico di una vita o all’uomo sospettato di omicidio? Testa o cuore, Sara. Tu da che parte stai?
Sara ha dovuto lottare contro tutto e tutti per coronare il suo sogno e diventare un poliziotto. Non si è fermata davanti a nulla pur di riuscire: l’amore per lei è sempre stato solo una valvola di sfogo, un modo per allentare la tensione. Ora che è finalmente a capo di un commissariato in una cittadina tranquilla, sembra naturale rimettere in discussione le proprie scelte, ma la proposta che il suo amico e collega di una vita le fa la prende lo stesso alla sprovvista. Una scelta difficile per una come lei, che mette il lavoro davanti a tutto. Se poi la vittima è la figlia del sindaco, e tutti premono perché sia fatta luce al più presto sul caso, i sentimenti devono aspettare, solo che, quando bussa, l’amore non ammette scuse.
L'autore
Nata a Patti, provincia di Messina, Angela Abbramo è cresciuta a Ragusa dove si è diplomata presso l’istituto Magistrale. Sposata nel 2001 e mamma di Enrico e Carola. Insegnante di scuola elementare da più di quindici anni e con la passione per la lettura di romanzi, da Ken Follett a Fabio Volo fino a Oriana Fallaci. Ha partecipato a due corsi di scrittura creativa tenuti da Vincenzo Vizzini, vicedirettore della Writers Magazine Italia. Oltre la scrittura ama viaggiare, conoscere nuovi mondi e culture; ama lo sport, in particolare il calcio e la Juve e la musica, soprattutto quella italiana.
Dedicato a Salvatore Leonetti
Un amico, un poliziotto che ha sempre fatto il suo
lavoro con passione, diligenza e correttezza.
Una persona cara che ha sempre puntato su di me
e sulle mie capacità e che sono sicura sarebbe
orgogliosa e felice dei traguardi che ho raggiunto.
Grazie perché sono sicura che saresti
stato il mio primo critico e sostenitore.
Angela
"… è il momento di scegliere sesso e amore
Se farti legare nel letto
o farti legare il cuore
Dentro o fuori
è questa la tua sola libertà…
Testa o cuore
tu che scelta fai?
Tutto o niente…
Punta testa o cuore
tu da che parte stai?"
Eros Ramazzotti
Prologo
Oggi
Sara si guarda intorno.
Si sente un’estranea seduta su quel divano a fissare il fuoco che la guarda dal camino. Una strana sensazione la pervade mentre cerca di dare il giusto peso a ciò che sta provando. Sentimenti, emozioni: uno scontro interiore che la costringe a porsi una domanda. In poco tempo la sua vita è cambiata. Lì è lontana dal suo mondo, dal suo commissariato, e quella dura realtà, a volte brutale, le sembra lontana mille miglia. Per lei la quotidianità era fatta di spacciatori da arrestare, stupratori da fare confessare. Tutto questo è lontano, adesso deve scegliere.
La strada che ha davanti sarà tutta in salita, spetta a lei decidere se tornare dentro il suo vecchio mondo o mandare tutti al diavolo.
Capitolo uno
Nel bar c’era la solita confusione, ma Sara riusciva a rilassarsi già con l’aroma dei caffè mescolato a quello dei cornetti caldi. Ogni mattina così, cinque minuti di relax davanti alla colazione, prima di iniziare una delle tante giornate incasinate. Raggiunse il bancone e si sedette su uno degli sgabelli che si era appena liberato. Non ordinava nulla perché sapeva che, appena possibile, Luisa l’avrebbe servita. Mentre aspettava si era immersa nella lettura di un articolo che riguardava la critica del film che avrebbe dovuto vedere quella sera con Andrea. Le veniva difficile accettare l’invito di un collega, per di più amico di una vita che la corteggiava da sempre che, da tempo ormai, le chiedeva una serata insieme.
Andrea era stato la sua spalla, il suo conforto nei tanti momenti brutti che aveva affrontato. Le era stato sempre vicino e, anche se avevano attraversato storie, amori, cotte, alle fine si ritrovavano sempre vicini a consolarsi o a ridere delle disastrose avventure vissute. Di film ne avevano visti tanti insieme, ma quella volta era diverso, quello era un invito esplicito, speciale, perché Andrea era stato chiaro: voleva qualcosa di più da lei.
Tra loro tutto era stato sempre uno scherzo e anche quelle volte che avevano fatto sesso erano sempre rimasti l’uno separato dall’altro. Adesso Sara sentiva dentro un malessere, un senso di oppressione, quasi angoscia, forse perché sapeva già che quell’invito non era uno scherzo. Sì, era certa che Andrea adesso faceva sul serio e questa certezza la impauriva e rattristava per il semplice motivo che lei lo vedeva solo come un caro e unico amico.
L’amico del cuore, quello che ti conosce meglio di te stessa, che ti consola e ti rimette in piedi dopo che, magari, uno stronzo ti ha spezzato il cuore.
Questo era per lei Andrea e non riusciva proprio a immaginarne uno diverso.
Fu distratta da una voce calda e sensuale.
– Quel film è proprio divertente: lo vedi da sola?
– No, ci vado con un mio caro amico.
– Piacere Marco.
– Sara! E ora che ci siamo presentati che vuoi?
– Posso offrirti un caffè?
– Grazie, ma vado di fretta.
– Rinunci al caffè? Non inizi mai una giornata senza… Lo so bene.
– Sei un tipo strano, te lo hanno mai detto?
– No. Mi hanno definito in altri cento modi, ma strano mai. Sono deciso, testardo questo sì e, poiché mi sei piaciuta dal primo momento che ti ho vista, ho voluto studiarti un po’ prima di bruciare la mia opportunità… Unica?
Quelle parole così dirette, sincere e senza filtri, colpirono Sara che di tipi strani
ne vedeva ogni giorno. Lui era diverso, aveva qualcosa di carismatico che dal primo istante le provocò una specie di mal di pancia.
Forse sono queste le famigerate farfalle nello stomaco? pensò.
Si trovò, per la prima volta, senza parole, cosa assurda per una come lei che non rinunciava mai a dire la sua e invece adesso era senza difese, vulnerabile. Continuava a guardarlo dritto in faccia, come se volesse capire o trovare dentro quegli occhi la risposta di tutti i dubbi che in quel momento le frullavano nella testa.
– Ma chi saresti?
– Mi chiamo Marco, te l’ho già detto!
Sara era confusa e sbalordita, non tanto per il fatto che qualcuno ci stesse provando, ma perché non riusciva a capire il motivo che la spingeva a rimanere piantata li, come una scema, a fissare gli occhi di un perfetto estraneo. E quella strana sensazione di mal di pancia, continuava. Era come bloccata, incapace di mollarlo lì e andarsene.
– Adesso che ne dici di prendere i nostri caffè, altrimenti si freddano e poi potresti odiarmi. Sì, so anche che detesti il caffè tiepido.
Il tono di quelle parole, accompagnate dal sorriso accattivante, continuavano a tenere Sara in una specie di limbo che non le permetteva di essere abbastanza lucida e alla fine tirò fuori le uniche parole che riuscì a trovare.
– Okay, grazie per il caffè e per la performance, ma adesso il mio tempo è scaduto e devo andare a lavoro.
– Ci avrei scommesso, ma io non ti mollo! Vedrai, ci rivedremo presto.
Sara dovette fare ricorso a tutta la sua forza di volontà per riuscire ad alzarsi e allontanarsi. Non si trattava del classico bello
, c’era qualcosa di più, qualcosa di indefinibile, qualcosa di pericoloso per una come lei che difficilmente si lasciava impressionare e che, invece, in meno di dieci minuti l’aveva travolta.
Arrivò in commissariato e, trovò il solito, mercato fatto di persone, voci, colori, che animavano ogni frenetica giornata. Agenti assonnati dopo aver passato la notte di turno venivano presi bonariamente in giro dai colleghi, altri si controllavano per essere sicuri di avere gli abiti in ordine prima di uscire; altri ancora, già a quell’ora, le volevano parlare per risolvere problemi di ogni tipo come se lei avesse la bacchetta magica. Alla fine riuscì a entrare nel suo ufficio.
Ogni mattina sempre la stessa maratona prima di poter mettere piede qui dentro pensò, un attimo prima che anche Andrea entrasse con aria seccata.
– Non mi hai neanche salutato – la investì con durezza, – non mi sembra di essere trasparente.
– Scusami, ma hai visto? Ogni volta che arrivo in ufficio vengo assalita da dieci persone contemporaneamente e tutti hanno bisogno di chiedermi qualcosa. Mi sembra di fare una corsa a ostacoli prima di mettere piede qua dentro.
– Hai ragione, ma non mi sembra peggio del solito e comunque non così tanto da non riservarmi almeno un sorriso.
Per un istante, Sara pensò che Andrea fosse davvero un bel uomo, tant’è che, in commissariato aveva già fatto strage di cuori. L’aspetto del classico bravo ragazzo, quello che tutte le mamme vorrebbero vedere all’altare con le proprie figlie, ma erano storie che non duravano. Dopo un po’ si stancava e aveva la necessità, come diceva lui, di esplorare nuovi mondi, conoscere emozioni nuove.
Tra loro c’era sempre stata una bella amicizia che, nelle ultime settimane, si era un po’ trasformata per le chiare iniziative di Andrea tesa, in ogni modo, a conquistare il suo
commissario. A Sara piaceva ricevere le piccole attenzioni che Andrea le riservava, ma era convinta che se avesse ceduto proprio in quel momento, avrebbe potuto rovinare il loro rapporto di amicizia e, soprattutto, di lavoro.
Per lui, qualcosa era cambiata, percepiva che Andrea le stava chiedendo qualcosa di diverso, di più importante, più impegnativo. E la paura di Sara cresceva insieme al dubbio di provare gli stessi sentimenti.
– Allora, stasera cinema e poi pizza, a casa mia?
– Intanto vediamo come va la giornata, sai bene che questo lavoro è imprevedibile.
Squillò il telefono e Sara si sentì salva, almeno in quel momento. Rispose, e la sua voce si fece subito seria per fare capire ad Andrea che si trattava di una faccenda molto importante. Quando mise giù si alzò di scatto, d’istinto posò la mano sulla pistola che portava sempre dietro la schiena, lo guardò e disse:
– Ho l’impressione che questa sarà una di quelle giornate interminabili. Chiama Merli e andiamo!
– Scusa andiamo dove?
– In via Roma cento ventuno: hanno ammazzato una ragazza.
Il volto di Andrea cambiò colore tanto che Sara ebbe l’impressione che stesse male ma, presa dall’urgenza della notizia, alzò la voce.
– Allora! Ti sbrighi?
– Sì, ma sei sicura dell’indirizzo? Li abita il sindaco, mi pare.
– Infatti! Pare abbiano ammazzato proprio sua figlia. Ora ti muovi?
Sara uscì svelta dall’ufficio mentre Andrea scuoteva la testa in segno di incredulità.
Si prospettava una giornata di fuoco.
Capitolo due
Guidare a tutta velocità con le sirene spiegate era una di quelle cose che le era sempre piaciuta. Già da piccola amava guardare film polizieschi e si divertiva a imitare le scene di inseguimenti correndo per tutta la casa mentre evitava i mobili brandendo la macchinina della polizia e ululando come una sirena, oppure interrogava
le bambole riguardo a misteriosi e inspiegabili casi di sparizioni degli oggetti più strani. Fare la poliziotta era sempre stato il suo sogno e aveva lottato contro tutto e tutti per realizzarlo.
Aveva studiato con il solo scopo di fare il poliziotto. Difendeva la sua decisione anche contro gli amici che la prendevano in giro e che credevano che il suo fosse solo il capriccio di una bimba viziata che voleva fare i dispetti al papà che l’avrebbe voluta alla guida della sua clinica di bellezza
. Lui, chirurgo plastico di fama mondiale che aveva scolpito i volti e il fisico di molte star, le aveva preparato un mondo dorato. Appena saputo che la sua unica figlia aveva superato, con ottimi risultati, il concorso che d’ammissione, non le parlò per più di sei mesi.
Per lei si trattava di una vera e propria vocazione che, pian piano, le aveva fatto capire il valore profondo rappresentato da quella divisa. Essere stata abbandonata dal padre la faceva soffrire, ma era sempre più convinta che sarebbe riuscita ad arrivare dove voleva.
Dopo aver superato il concorso iniziò finalmente quello che aveva sempre sognato: la vita da poliziotta.
A parte qualche amico più intimo e sincero, tra cui Andrea, nessuno, si era congratulato con lei per