La danza dei fiori secchi
Di Carmen Salis
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Info su questo ebook
Ne La danza dei fiori secchi, ancora una volta, Carmen suscita emozioni, magistralmente. Attraverso un susseguirsi di flashback proietta al lettore immagini, colori, odori e forti sensazioni raccontando tre generazioni, una nonna, una figlia e una nipotina. La vita di queste tre donne è segnata da dolore e tanta tristezza, ma allo stesso tempo piena d’amore e protezione a qualsiasi costo. L’amore come pilastro principale, una medaglia dalle facce ben distinte. La bambina cresce amata e non percepisce il peso del malessere che regna nella sua famiglia. Un’inquietudine che potrebbe far parte della vita di ciascuno di noi, una realtà molto radicata nella società, forse in forme diverse, ma sempre molto presente. Carmen conferma di riuscire a narrare storie sociali di estremo rilievo, sottolineando i pregiudizi e le ingiustizie, senza temere di scoprire punti dolenti che le persone tendono a non voler vedere, perché forse è più semplice ignorare che soffermarsi a pensare.
L'AUTRICE
Carmen Salis, cagliaritana, dal 2005 a oggi ha pubblicato diverse opere, questa è la nona. Con AmicoLibro ha già pubblicato “Sa Levadora - la maestra di parto sarda” (2014) scritto con Ivan Murgana e “Gianna. Lei, era mia sorella” (2016). www.carmensalis.it
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Anteprima del libro
La danza dei fiori secchi - Carmen Salis
giudicante.
Prefazione
N
ella primavera del 2014, mentre muovevo i primi passi nella professione di libraia, ho avuto la fortuna e l’onore di incontrare Carmen. L’ho conosciuta, prima nei panni di editore di AmicoLibro, durante alcune presentazioni tenute presso la mia libreria, di promettenti autori, pubblicati da questa piccola e fantastica realtà editoriale. Successivamente ho avuto modo di conoscere anche le sue opere letterarie, vantando l’onore di presentare due dei suoi lavori: Sa Levadora, la maestra di parto Sarda, scritto con Ivan Murgana, la vera storia di Pietrina, ricostruita accuratamente con attenti sopralluoghi e dettagliate interviste, e Gianna. Lei, era mia sorella, nel quale Carmen racconta con amore spasmodico la vita di sua sorella che convive con il grande problema del disturbo mentale, mettendo a nudo la vita familiare e colpevolizzando i pregiudizi della società. Chi ha già avuto modo di leggere il libro mi darà conferma che Gianna diventerà la sorella di ognuno di noi.
Ne La danza dei fiori secchi, ancora una volta, Carmen suscita emozioni, magistralmente. Attraverso un susseguirsi di flashback proietta al lettore immagini, colori, odori e forti sensazioni raccontando tre generazioni, una nonna, una figlia e una nipotina. La vita di queste tre donne è segnata da dolore e tanta tristezza, ma allo stesso tempo piena d’amore e protezione a qualsiasi costo. L’amore come pilastro principale, una medaglia dalle facce ben distinte. La bambina cresce amata e non percepisce il peso del malessere che regna nella sua famiglia. Un’inquietudine che potrebbe far parte della vita di ciascuno di noi, una realtà molto radicata nella società, forse in forme diverse, ma sempre molto presente.
Attraverso la sua innata empatia e il connubio di due delle sue grandi passioni, giornalismo e fotografia, riesce a far in modo che il lettore venga trasportato all’interno della storia, regalandogli così ogni più piccolo dettaglio.
Carmen conferma di riuscire a narrare storie sociali di estremo rilievo, sottolineando i pregiudizi e le ingiustizie, senza temere di scoprire punti dolenti che le persone tendono a non voler vedere, perché forse è più semplice ignorare che soffermarsi a pensare.
La danza dei fiori secchi porta il lettore a riflettere sull’amore. Su come lo si doni al prossimo e come esso possa restituire la dignità a una persona che a causa delle vicissitudini della vita imbocca la strada sbagliata.
Manuela Aiello
Prologo
L
a perfezione che regna nel mio piccolo giardino mi illude di aver sistemato, forse, ogni ritaglio indesiderato del mio passato.
Il vento, che sfiora senza spettinare le mie rose, la biancheria stesa, che danza senza opporsi a ogni spinta lieve che la costringe a spostarsi seguendo i movimenti che questi le impone, quel sole pallido che comunque regna ovunque e accarezza ogni foglia, ogni lembo di terra.
Un giorno forse la mia vita sarà perfetta.
Perfetta come il fiore del cappero, che cresce ovunque, senza paura e senza esser desiderato.
PRIMA PARTE
1
I
l coperchio della pentola sbatteva ritmicamente, lasciando fuoriuscire una schiuma marrone che tentava di spegnere la fiamma del fornello; Anna si era dimenticata delle lenticchie in cottura, e se non fosse stato per il profumo denso e invadente che si insinuava in tutte le stanze della casa, probabilmente non si sarebbe ricordata di andare a controllare se in cucina era tutto a posto.
Accidenti! Si saranno scotte!
girò stizzita la manopola del fornello, e sollevando il coperchio, diede uno sguardo attento a quello che sembrava essere rimasto all’interno della pentola.
Nonna Nonna!
Che vuoi ora, non disturbarmi!
Nonna, devo dirti una cosa
.
Non ora, vai via… non vedi che danno ho fatto?
Che danno nonna? Hai bruciato tutto? Stasera non ceniamo?
Ma smettila! Non capiterà mai che non si mangi in questa casa, almeno finché io sarò viva…
Ripose il coperchio sulla pentola, e strofinandosi i palmi delle mani sui fianchi si avvicinò alla bambina sforzandosi di sorridere.
Stasera è l’ultima sera dell’anno, mangeremo meglio degli altri giorni
.
Devo dirti una cosa nonna
.
Cosa? Cosa hai combinato? Guarda che ci manchi solo tu, eh! Con tutto quello che ho da fare oggi!
Niente nonna, stai tranquilla!
E dimmela forza!
Ho iniziato a scrivere un diario segreto
.
Ohi ohia, ci mancavano solo i tuoi segreti!
Nonna, mica segreti segreti…
Scrivi quello che vuoi anima mia, magari sarai capace di far diventare belle anche le disgrazie. L’importante è che non racconti i fatti nostri che non interessano a nessuno! Ora vai a giocare, che nonna deve preparare il ragù
.
La guardò uscire dalla piccola cucina saltellando su una gamba e poi sull’altra. Aveva le gambe magre Bibi, sottili come due canne, ma era forte come una pianta di ginepro. Anna lo sapeva, e poi non poteva essere altrimenti. Quell’anima venuta al mondo per sbaglio, senza un padre, e figlia di una madre disgraziata, non poteva che essere forte. Questo era quello che chiedeva Anna ogni sera alla fine del suo rosario a Gesù e alla Madonna.
Chiedeva anche altro, ma con sana consapevolezza che non l’avrebbero ascoltata.
Ogni volta che posava lo sguardo su Silvia, provava un misto di rabbia e pena che non riusciva a dominare e a non tramutare in smorfie e disprezzo.
Brutta, era diventata.
Magra, spigolosa e senza grazia.
Gli occhi sempre spenti e ridotti a fessure.
E la bocca, quella bocca che si riempiva di sole quando rideva, ormai era vuota e consumata. Non poteva non provare rabbia. Evitava di guardarla, passava diritta davanti a lei, a testa china, come quando si ha paura.
Accettare i cambiamenti che la vita impone non significa rassegnarsi, e Anna si era rassegnata davanti alla morte del suo uomo, si era rassegnata a essere la nonna di una creatura senza padre, si era rassegnata a quella vita modesta che poteva permettersi con l’umile e faticoso lavoro che svolgeva, l’unico che sapeva fare, ma non si era rassegnata alla tossicodipendenza di sua figlia. La loro convivenza era un dolore imposto probabilmente per entrambe, ma per Anna, era una frustata sul viso e una coltellata al cuore ogni volta che doveva guardarla, parlarle e combatterla.
giovedì 31 dicembre 1998
Caro diario,
Ciao sono Bibi, cioè Roberta. Ho quasi nove anni e frequento la quarta B; ho deciso che da oggi, visto che sta per incominciare un nuovo anno, scriverò quello che penso e che mi succede su questo quaderno. Mi presento: sono altina, peso trentatré chili, ho i