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Mister Romance
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Mister Romance
E-book433 pagine6 ore

Mister Romance

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Info su questo ebook

Potrebbe essere l'uomo dei tuoi sogni...
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Max è un uomo bellissimo, carismatico e passionale e ha una doppia identità. Di notte diventa Mister Romance, un escort che può far avverare ogni fantasia. Le regole sono chiare: niente sesso, ma serate di corteggiamento che stanno facendo impazzire donne e ragazze dell’alta società newyorkese. Su richiesta Mister Romance può diventare un presuntuoso miliardario, un cattivo ragazzo con il cuore d’oro o un motociclista ribelle. Max è abile a trasformarsi, ma sta molto attento a tenere la sua vera identità segreta. La giornalista investigativa Eden Tate ha sentito parlare del leggendario Mister Romance ed è determinata a pubblicare un articolo sull’uomo che sta guadagnando una fortuna affascinando ricche e annoiate signore. Pur di mantenere al sicuro il suo anonimato e quello delle sue clienti, Max sfida Eden a concedergli tre appuntamenti. Se lei non si innamorerà di lui, avrà tutto quello che le serve per il suo articolo. Eden non ha dubbi: è sicura di poter resistere al fascino dell’uomo misterioso, ma quando il vero Max ammetterà di essersi innamorato di lei, dovrà capire se si tratta della verità o di un altro dei trucchi di Mister Romance.

«Chiunque ami i romanzi d’amore non può perdersi questo libro.»

«Penso che Mister Romance abbia raggiunto un nuovo livello nella scala di fascino dei protagonisti maschili.»

«Divertente, sexy e romantico. Un libro stupendo!»

Leisa Rayven
è un’autrice bestseller internazionale. Se non scrive, probabilmente sta mangiando guacamole. Vive in Australia. La Newton Compton ha pubblicato Mister Romance e Professor Feelgood.
LinguaItaliano
Data di uscita21 mar 2019
ISBN9788822732880
Mister Romance
Autore

Leisa Rayven

Leisa Rayven is a freelance actor and producer in Brisbane, Australia, who makes frequent trips to L.A. and New York City. Bad Romeo is her first novel.

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    Anteprima del libro

    Mister Romance - Leisa Rayven

    1

    Un uomo, una leggenda

    Non appena sento l’espressione Mister Romance uscire dalle labbra della mia sorellina, tanto dolce quanto ingenua, mi convinco che sia stata ingannata e persuasa a credere all’ennesima leggenda metropolitana. Asha è seduta all’isola nel nostro piccolo appartamento di Brooklyn con un aspetto fin troppo composto per essere le sei di lunedì mattina.

    Smetto di riempire la caffettiera e mi giro verso di lei. «Mi stai dicendo che le donne assumono un uomo affinché avveri le loro fantasie romantiche? Eddai, Ash. Non può essere».

    «È vero!», insiste lei. «Joanna ne stava parlando in sala break, al lavoro. Quell’uomo crea un sacco di scenari fantastici. I tipi classici li conosci: il milionario traumatizzato, il bad boy sexy, il migliore amico devoto, il muratore sensuale. Impersona una gamma di personaggi che di solito non esiste al di fuori dei romanzi d’amore e si dice che lasci le sue clienti senza parole. Lo scorso fine settimana, Joanna ha sentito un gruppo di signore che parlavano di lui a un evento di beneficenza dove il biglietto d’ingresso era da un migliaio di dollari».

    Sbuffo e riprendo a preparare il caffè. «Che diavolo ci faceva Joanna la segretaria a un evento del genere?»

    «Sua cugina è imparentata con un reale della Lettonia sconosciuto o qualcosa del genere. La limousine del principe ereditario si è guastata mentre arrivava dall’aeroporto, perciò Joanna è stata invitata all’ultimo minuto a prendere il suo posto».

    Rivolgo a mia sorella la mia migliore espressione impassibile. «Un reale della Lettonia. Ma certo. Ha perfettamente senso».

    Mia sorella è junior editor in una delle case editrici più antiche di New York e, anche se non li ho conosciuti tutti, i suoi colleghi più che eccentrici sono decisamente strani.

    «Joanna non è una bugiarda cronica?», chiedo.

    «Be’, sì, racconta qualche frottola, ma non significa che certe cose non le sappia davvero. Una delle signore che parlava del super stallone sosteneva che un appuntamento con lui l’ha fatta guarire dalla depressione. Un’altra che le ha salvato il matrimonio, perché si era dimenticata quanto le piacesse il sesso finché non le ha mostrato quanto potesse essere sensuale. Quel branco di donne crede che sia il loro salvatore romantico. Un Gesù super sexy, o qualcosa del genere».

    Scuoto la testa e osservo il caffè passare attraverso il filtro. Asha è sempre stata più fantasiosa di me; ha ereditato tutto il cieco ottimismo di mia madre e una quantità di buon senso pari a zero.

    «Quindi mi stai rivelando», dico, mentre verso due tazze di caffè appena fatto, «che l’essere mitologico di cui Joanna dalle mutande in fiamme stava parlando è una sorta di… come dire… gigolò supereroe?»

    «È un escort», specifica Asha.

    «Non è solo un’etichetta elegante che si affibbia a un uomo che si prostituisce?»

    «No. Non fa sesso con le clienti».

    Le passo una tazza di caffè. «Mi hai appena detto di sì».

    «No», dice, mentre contamina la sua tazza di caffè colombiano tostato a mano con quattro cucchiaini di zucchero, «ho detto che avvera le fantasie romantiche».

    «E non includono il sesso?»

    «No».

    «Non sembra molto romantico. Un tipo che non viene a letto con me? Quello lo trovo gratis».

    Asha aggiunge del latte al caffè e si lascia sfuggire un sospiro esasperato. Lo fa spesso con me. Il mio incessante cinismo strema la sua sensibilità da inguaribile romantica. È sempre stato così.

    Una volta, quando io avevo otto anni e lei sei, stavo discutendo con mamma riguardo al fatto che Babbo Natale non esistesse. Asha si è arrabbiata così tanto che ha preso il mio libro da colorare di Peter Pan e ha disegnato delle corna da diavolo su tutti i personaggi, incluso il cane Nana.

    Orribile mostriciattolo.

    Per fargliela pagare, ho buttato un sacco di brillantini sul pavimento della sua camera. Quando si è svegliata e ha chiesto cosa fosse accaduto, le ho risposto che, dopo che lei aveva sfigurato Peter, Campanellino si era infuriata ed era esplosa di rabbia. Asha ha pianto per mezz’ora intera prima che mamma riuscisse a convincerla che stavo scherzando.

    Inutile dirlo, la mia sorellina non ha più sfigurato nessuna delle mie proprietà.

    «Pagheresti davvero per fare sesso?», chiede con espressione assorta mentre metto del pane nel tostapane.

    Ci rifletto un secondo. «Dovrebbe trattarsi di una scopata epica per valere i miei soldi guadagnati duramente».

    «Di quanta epicità stiamo parlando?»

    «Tre orgasmi, garantito. Forse quattro».

    Asha sorride. «È impossibile ottenere quel genere di risultati con qualcuno che non conosci».

    Quel che intende davvero è con qualcuno che non ami. Crede che il sesso migliore avvenga tra persone a cui importa davvero del partner. È una delle ragioni per cui evita le storie da una notte e cova del disprezzo per me che ne ho tantissime.

    «Se non conosci il tizio», dice con la sua solita condiscendenza, «è impossibile che tu riesca a rilassarti abbastanza da venire più volte».

    Mi stringo nelle spalle. «Credo che sottovaluti la mia capacità di permettere a un estraneo di darmi piacere».

    «Oh, ma dai. Non venirmi a dire che vieni sempre».

    «La maggior parte delle volte, sì».

    Mi guarda incredula e non posso negare di stare ritoccando un po’ la verità. A dire il vero, gli ultimi uomini con cui sono stata non avevano mai sentito parlare dell’esistenza del clitoride. O di tecniche di sesso orale appropriate. Ciascuno di loro aveva la stessa finezza orale di un segugio in una fabbrica di salsicce.

    «Non desideri mai qualcosa di più?», domanda Asha, malinconica.

    Rido. «Più cosa? Più cazzo?»

    «Più… tutto». Sospira. «Un partner. Un amante. Un amico. Un guardiano. Un tuo fan. Un uomo vero nella tua vita».

    «Al posto di tutti gli uomini immaginari nella mia camera da letto?»

    «Eden, hai capito che intendo».

    «Ma certo che sì. Solo che non credo di aver bisogno di un uomo che mi completi. Sono abbastanza felice così come sto».

    Alza gli occhi al cielo e sorseggia il caffè. A prescindere da quante volte facciamo questo discorso, Asha semplicemente non riesce a comprendere che non voglio una relazione e nemmeno preservare il mio corpo finché trovo l’uomo giusto. La piccolina non ha avuto abbastanza ragazzi da sapere che quello giusto non esiste. Il concetto in sé è la più grande frode della storia dell’umanità.

    Badate, Asha non è mica vergine. Ha avuto un ragazzo serio al liceo che credeva fosse il custode del Santo Graal finché non è inciampato e il suo pene è finito nella sua ex migliore amica, la sera del ballo di fine anno. Ha mandato del tutto a monte il suo piano quinquennale di sposare Jeremy dopo il college e diventare la più giovane senior editor di sempre in una casa editrice newyorkese. In fin dei conti, quest’ultima parte è ancora realizzabile e non sono scontenta del fatto che si sia sbarazzata di Jeremy, per poi condurre una vita da single con me. Asha è di gran lunga la miglior coinquilina che abbia mai avuto, anche se mi assilla di continuo riguardo alla mia vita sentimentale.

    Mentre spalmo del burro d’arachidi sul toast, mia sorella si mette in bocca una cucchiaiata di cereali e mi indica con il cucchiaio. «Un giorno incontrerai un ragazzo che ti farà cambiare idea sugli uomini e, quando accadrà, riderò e gongolerò, e probabilmente pubblicherò su YouTube un video che faccia ridere e gongolare per commemorare il momento».

    «Ne dubito».

    «Ovviamente». Mentre parla, le partono dalla bocca del latte e dei frammenti di cereali che finiscono sul ripiano.

    «Smettila di parlare con la bocca piena. Inoltre, stai sprecando il fiato. Sono felice così come sto».

    Asha deglutisce e si pulisce la bocca. «Ovvero? Facendo del sesso mediocre con lo sfigato di turno?»

    «Almeno io lo faccio».

    «Male. Camera mia è accanto alla tua. Credi che non ti senta? Definiscimi pure vecchio stile, ma dovresti trascorrere quantomeno sette minuti in paradiso. Non tre».

    «Sì, ma il sesso è un po’ come la pizza. È buona anche quando fa schifo». Mastico il mio toast e le sorrido.

    Lei sbuffa e prende un libro dalla borsa per poi aprirlo sul ripiano e cominciare a leggere. Com’era prevedibile, è un romanzo d’amore. Scuoto la testa. Come se le servisse altro combustibile per il suo animo assurdamente romantico.

    Mangio l’ultimo pezzo di toast e lo mando giù con il caffè, quando la porta di camera mia si apre e appare un uomo a torso nudo.

    A proposito di partner sessuali mediocri.

    «Ciao». L’uomo mezzo nudo si sfrega i capelli e si avvicina con indosso i suoi jeans a vita bassa. Poi si piega su di me e mi dà un bacio imbarazzato sulla guancia.

    Dio, odio la mattina dopo.

    «Ehm, ciao», dico. «Vuoi del caffè?»

    «Grazie». Si appoggia al bancone mentre gliene verso una tazza e gliela passo. Asha fissa prima me, poi lui, poi ancora me.

    «Oh», dico. «Scusa. Ti presento mia sorella, Asha. Ash, lui è…». Merda. Com’è che si chiama? «Tim?»

    «Tony», mi corregge.

    «Scusa. Tony».

    «Piacere». Tim/Tony fa un cenno di saluto ad Asha e le lancia un’occhiata d’apprezzamento, una di quelle che la maggior parte degli uomini rivolge a mia sorella. Se siamo sedute insieme in un bar, è Asha che viene approcciata per prima. Con le sue curve micidiali e le sue labbra rosse, sembra una pin-up, mentre io sembro la sua assistente personale, efficiente ma anonima.

    Tony mi guarda per un istante e mi rendo conto che sta pensando che è finito a letto con la sorella sbagliata. La sua stronzaggine non mi sorprende. A quanto pare, ho un mio tipo.

    Quel che lui non sa è che mia sorella raramente va a letto con qualcuno, perciò dovrebbe ritenersi fortunato così.

    Asha gli rivolge un debole sorriso. «Piacere».

    Tony è stato una cattiva decisione che ho preso ieri sera, dopo che Asha mi ha lasciata sola al nostro solito bar, il Tar Bar, per andare a casa a leggere. L’avevo avvertita che non ci si doveva fidare a lasciarmi per conto mio dopo aver bevuto della tequila. È come se fossi un iPhone e la tequila mettesse tutte le autorizzazioni su on.

    «Dunque, Tony», dice Asha, con un tono ben più che leggermente riprovevole. «Non dovresti andare a lavorare?».

    Tony ride. Sì, perché ha proprio l’aria di uno che lavora. «Le prove del gruppo iniziano all’una».

    Asha gli rivolge quello che ho imparato a riconoscere come il suo sorriso critico. La nostra madre single stacanovista ha instillato in me e mia sorella un’etica del lavoro esemplare e, se qualcuno è anche solo un minimo lavativo, immediatamente ottiene dei punti di demerito dalle sorelle Tate. Da me, non ne ricevono mai così tanti da non andarci a letto, ma vabbè…

    «È bello vedere che hai degli obiettivi», dice Asha, con espressione scettica. E mentre Tony sembra sul punto di risponderle, lei gli volta la schiena con un gesto studiato e infila il naso nel libro.

    Tony deve capire l’antifona perché posa la tazza di caffè e si rifugia in camera. Qualche minuto dopo riappare completamente vestito.

    «Be’, ci vediamo. Grazie». Lo accompagno alla porta e la apro. Lui si volta e mi chiede: «Allora… ehm… vuoi darmi il tuo numero oppure…?».

    Perché gli uomini si sentono sempre in dovere di chiederlo? È chiarissimo che non ha alcuna intenzione di chiamarmi eppure ha posto la domanda d’un fiato come temendo che, se non l’avesse fatto, mi sarei aggrappata alla sua gamba finché non avrebbe acconsentito a farsi tatuare le mie impronte digitali sul sedere.

    «No, a posto così».

    Il sollievo sul suo viso è quasi comico. «Okay, allora. Perfetto. Ci vediamo».

    Chiudo la porta e torno in cucina. Asha mi osserva mentre rassetto. La ignoro. «Eden…».

    «Non voglio starti a sentire».

    «Potresti avere molto di meglio».

    «Asha, smettila».

    «Ti meriti molto di meglio».

    «Ah sì?»

    Sbatte il libro sul bancone. «Ma certo! Potresti accaparrarti un uomo magnifico se solo ti sforzassi un po’».

    Riconosco la sua frecciatina subdola riguardo alla mia mancanza di stile. Ogni giorno indosso le stesse cose: jeans, stivali, maglietta e una sorta di giacca, di solito di pelle. Ash, d’altro canto, ha più gusto di un intero negozio di parrucchiere. Riesce incredibilmente a trasformare i suoi abiti comprati in un negozio dell’usato in capi all’ultima moda che sembrano molto più costosi di quanto non siano in realtà. Inoltre, anche se entrambe abbiamo i capelli rosso acceso come nostra madre, io mi accontento di lasciar ricadere i miei sulle spalle e tengo i ricci naturali, mentre Asha porta i suoi corti, sbarazzini e liscissimi. Si abbinano alla perfezione ai suoi occhiali con montatura di corno che servono più a fare scena che a correggere dei difetti di vista.

    Incarna la quintessenza dell’hipster, mentre io sono il suo opposto. Asha spesso mi ripete che sono così poco alla moda da far spavento.

    Oh, ho forse dimenticato di dire che è un’insopportabile saputella?

    «Edie, sto solo dicendo che non devi ridurti ad andare a letto con il Re dei Fattoni per fare sesso. Ci sono uomini migliori. Devi solo avere degli standard leggermente più elevati di un uomo che respiri e abbia un pene».

    «Ehi, non è giusto. Insisto anche sul fatto che abbia tutti i denti e abbia commesso meno di cinque reati».

    «Wow. Non avevo idea che fossi così esigente».

    Sorrido mentre porto la sua tazza di caffè vuota al lavandino per lavarla. Per quanto le voglia bene, gli uomini sono l’unico argomento sul quale e io la mia cara sorella non andremo mai d’accordo.

    «Dovresti almeno scrivere un pezzo su di lui», dice Asha mentre infila il libro nella borsa e prende della frutta dalla ciotola sul banco.

    Le lancio un’occhiata. «Su chi? Su Tim il fattone fannullone

    «Era Tony. E Dio, no. Sto parlando di Mister Romance. Verrebbe un bell’articolo, no?»

    Scrivo per «Pulse», un sito web di informazione e intrattenimento con più di cinque milioni di iscritti. Ma anche se mi sono laureata prima del mio corso di giornalismo alla nyu, il mio capo mi fa scrivere solo pezzi attira-click che mi fanno vergognare di possedere un cervello funzionante. Ci sono titoli quali: Non crederete a quel che sta facendo Kim Kardashian con il suo sedere! e 10 segnali per capire che il vostro gatto sta cercando di uccidervi! Il numero 3 vi gelerà il sangue! Sono in attesa del giorno in cui farò fruttare i miei quattro anni di formazione come giornalista investigativa, ma visto quanto è inflessibile il mio capo quando si tratta di dare nuove opportunità allo staff, non ho idea di quando accadrà.

    Finisco di pulire e svuoto il lavandino. «Ash, sono sicura quasi al cento per cento che Joanna ti stesse prendendo in giro con la storia di Mister Romance. Ma anche se dovesse esistere davvero, non mi verrà mai assegnato un pezzo di cronaca se sono io in prima persona a suggerire fesserie senza senso».

    Infila i piatti nella lavastoviglie. «Allora fai in modo che abbiano senso. Quel tipo ha mandato in delirio l’élite sociale della città, pur non andandoci a letto. Che cosa offre in più alle casalinghe ricche di New York che i loro stili di vita milionari e i loro mariti potenti precludono? È quella la vera domanda. E se azzecchi la risposta, il pezzo sarà una bomba». Chiude la lavastoviglie e mi bacia sulla guancia. «Pensaci, okay? Ci vediamo stasera».

    Una volta che se n’è andata, ripenso alle sue parole. Non posso negare che la sua idea mi intrighi. Mi serve soltanto una storia solida per affrancarmi dalla melma di banalità in cui mi ritrovo attualmente. Un grosso pezzo che dimostri al mio capo testardo che ho da offrire molto più di sciocche banalità. Un truffatore affascinante che sottrae alle signore di Park Avenue la quota destinata al Botox potrebbe fare la magia.

    Con nuova energia, apro il portatile e cerco Mister Romance su Google. Oltre a diversi milioni di risultati che conducono a libri e siti con la parola romance nel titolo, non c’è niente che assomigli nemmeno lontanamente a ciò che ha descritto Joanna. Scorro una pagina dopo l’altra in cerca del più piccolo indizio riguardo all’esistenza di quell’uomo, ma dopo un’ora ancora non ho trovato niente.

    Chiudo il portatile e mi sfrego gli occhi, odiandomi per aver sprecato del tempo a seguire una pista offerta da Joanna, la bugiarda compulsiva. Santo cielo, sembra che l’inguaribile ingenuità di mia sorella mi stia contagiando.

    Mortificante.

    Con un verso frustrato, infilo il computer nella custodia, afferro la borsa e vado alla stazione della metro. Dopotutto, sembra che io sia diretta verso un’altra settimana da dedicare alla creazione di meme moralmente vuoti e distruggi-intelletto.

    Che gioia.

    2

    Cosa dice un cazzone?

    Sto sbattendo la fronte contro la scrivania, lamentandomi a bassa voce, quando in cima al pannello della mia postazione appare una chioma spettinata castano chiaro, seguita da degli occhi nocciola e dal resto del viso del mio amico Toby.

    «Tate, che cazzo stai facendo?»

    «Mi punisco».

    «Perché?»

    «Perché dopo la pila di stronzate marce che ho appena consegnato, devo pagare».

    Toby sospira ed entra nella mia sottospecie di ufficio. Come al solito, sembra Gulliver in visita nella città di Lilliput.

    Quando ho iniziato da «Pulse», io e Toby siamo diventati subito amici, in parte perché condividevamo un senso dell’umorismo perverso e in parte perché avevamo le postazioni vicine. È una delle poche ragioni per cui questo lavoro non mi ha fatta impazzire. Nerd dichiarato, scrive articoli sulla tecnologia. Lo si può descrivere dicendo che sembra un giocatore di football che per sbaglio è finito in un negozio di maglioni e ne è uscito identico a Shaggy di Scooby Doo, se Shaggy fosse alto due metri e sotto steroidi.

    Si posiziona alle mie spalle e mi solleva la testa dalla scrivania con le sue mani gigantesche. «Okay, basta».

    «Tu non capisci».

    Si siede sull’altra sedia disponibile. «Sì, invece. Hai inflitto il fungo più tremendo generato dal lato oscuro del tuo cervello agli internauti ignari. Che c’è di nuovo? Non può essere tanto grave».

    «Invece sì».

    «Fammi vedere».

    Mi metto a sedere e clicco implacabilmente sul mio mouse finché i miei ultimi tre post si aprono sullo schermo.

    Toby si piega in avanti per studiarli. Il primo titolo recita: Le scioccanti fotografie segrete che il governo non vuole mostrarti!

    Mi guarda. «Indovino. Un’autopsia aliena segreta?»

    «Sì».

    «Banale. E vecchia».

    «Già».

    Clicca sul post successivo. È un video. Persone che odiano il cibo piccante e lo assaggiano! Guardate le rezioni esilaranti!

    Stringe gli occhi. «L’hai filmato tu?»

    «Sì».

    «Dimmi che non sono quei tre sfigati della contabilità che non hanno personalità ma farebbero qualunque cosa se fosse una bella ragazza a chiederglielo».

    «Okay, non ti dirò che sono i tre sfigati».

    «Ma sono loro, giusto?»

    «Sì».

    Sospira e torna allo schermo dove il terzo articolo grida a gran voce: Questi sono i peggiori serial killer della storia mondiale! Fai il nostro test e scopri a quale assomigli! Quando rimetto la testa sulla scrivania, Toby non mi ferma. «Visto?»

    «Okay, no. Non è il tuo lavoro migliore. Voglio dire, sembra che tu non stia nemmeno provando a rovinare la produttività di alcuni innocenti inducendoli a cliccare sulle cazzate».

    «Non ci sto mettendo il cuore».

    «Non serve che tu ce lo metta. Basta che intervenga la tua parte avida ed egoista, a cui piace avere del denaro per il cibo e l’affitto».

    Mi siedo dritta e mi tolgo i capelli dal viso. «Facile a dirsi per te. Puoi scrivere di robe tecnologiche e videogiochi, cose che ami».

    «Sì, ma ho scritto la mia bella parte di cazzate acchiappa-click prima che Derek mi trasferisse alla sezione tecnologia».

    «Ero il caporedattore del Washington Square News, Tobs. Ho vinto l’Hearst Award, per l’amor di Dio».

    «Lo so. E, dopo il tuo stage, te la giocavi con un altro per un posto da junior reporter al New York Times, bla bla bla. Ma di questi tempi, niente di tutto ciò importa un fico secco. La triste verità è che a New York non puoi lanciare una ciambella senza colpire un giornalista disoccupato, talvolta tanto qualificato quanto noi. Devi accettare la realtà che la tua laurea in giornalismo è tanto inutile quanto un sedile eiettabile su un elicottero. Ormai il mercato del lavoro è una zona di guerra, ma almeno lo stipendio qui è sopra la media».

    «Allora, che suggerisci? Continuo a fare un lavoro che odio? O mi licenzio per cercare il lavoro dei miei sogni e rischio la disoccupazione, oltre alla casa?»

    «Non lo so, Tate. Hai bisogno di qualcosa che obblighi Derek a mettersi a sedere dritto e ad accorgersi di te. Stai lavorando su qualche articolo da fargli vedere?»

    «A dire il vero, sì». Prendo il mio quaderno. «Per tutta New York si sta diffondendo la truffa delle multe per divieto di sosta. Le sanzioni sembrano vere, ma il conto corrente segnalato per il pagamento non è collegato al comune. Qualche genio della truffa sta rastrellando il denaro».

    Toby annuisce. «Non male, ma non è il Watergate. Che altro hai?»

    «Ehm…» Abbasso lo sguardo sulla lista. «C’è un artista di strada ribelle che dipinge con la vernice spray dei grossi peni nelle buche, così il comune è obbligato a tapparle per non rischiare di offendere i passanti».

    Toby ride. «Mi piace il suo stile, ma ripeto, non basta per un articolo intero».

    «Okay». Osservo la mia lista spoglia di idee per un articolo. Già lo so che è una perdita di tempo. Se lì sopra ci fosse qualcosa di abbastanza succoso da impressionare Derek, a quest’ora sarei già entrata nel suo ufficio a suggerirla. Sono tutte storie di poco conto, quando a me ne serve una di grande rilevanza.

    Poso il quaderno e guardo Toby. «Non ho niente».

    Mi dà una pacca condiscendente sulla spalla. «Be’, è questo il tuo problema, Tate. Hai bisogno di avere qualcosa per andare da qualche parte».

    Gli sto alzando il medio quando dal mio telefono parte Bootylicious. Subito Toby si mette a sedere un po’ più dritto. Sa che è la suoneria di Asha e ha una cotta per lei da quando si sono conosciuti. Ogni volta che lei è nei paraggi, Toby sembra un gigantesco labrador a cui è stato detto di prepararsi per la passeggiata.

    Rivolgo un’occhiata di scuse a Toby e lui torna alla sua postazione per lasciarmi rispondere.

    «Ehi, Ash. Che c’è?»

    «Esiste».

    «Chi?»

    «Mister Romance. Joanna ne stava parlando con sua cugina stamattina e la cugina era terrorizzata dal fatto che Joanna avesse origliato. Ha detto che tutto ciò che riguarda l’escort sexy è super segreto. L’unico modo per mettersi in contatto con lui è tramite una presentazione da parte di un’attuale cliente. È una sorta di sistema di prestito di un figo».

    «Okay, interessante. La cugina di Joanna è cliente?»

    «No. Ma conosce qualcuno che lo è. Tieniti forte». Fa una pausa per ottenere un effetto drammatico. «Marla Massey».

    Rimango senza fiato. «La moglie del senatore Massey? L’ex telepredicatore che assurge la sua consorte, nonché perfetta casalinga, a esempio per tutte le bravi mogli? Sei seria?»

    «Assolutamente. Sembra che, mentre il buon deputato si trova a Washington, la sua moglie devota abbia un compagno di giochi sexy. Riesci a immaginare che cosa accadrebbe se risultasse vero?»

    Mi viene la pelle d’oca nell’istante in cui mi rendo conto dell’impatto che potrebbe avere questa storia. Se sfrutto bene quest’opportunità, potrebbe farmi ottenere la carriera che ho sempre desiderato. Che si fotta «Pulse». Potrei scegliere il lavoro che preferisco in qualunque azienda di comunicazione di primissimo livello.

    «Quindi, che devo fare?», chiedo. «Diventare abbastanza amica della signora Massey per farmi presentare il suo professionista di fiducia? Mi sembra alquanto impossibile».

    «Sì, a meno che non ti trasformi all’improvviso in una casalinga straricca che adora le gallerie d’arte e il catechismo; voi due non frequentate precisamente gli stessi ambienti. Ma qualunque cosa farai, stai attenta. La Massey non ti parlerà nemmeno se sa che sei una giornalista».

    Asha ha ragione. Devo sfruttare bene questa storia o il mio unico aggancio andrà in fumo, seppure con un retrogusto di Chanel.

    «Okay, come fanno queste tizie a contattare l’escort? Per telefono? Per email? Proiettando nel cielo dei giganteschi segnali luminosi a forma di pene?»

    Asha abbassa la voce. «Joanna ritiene che, se una donna viene reputata abbastanza discreta da diventare cliente, colei che la raccomanda le invierà un questionario speciale. Una volta completato, il questionario viene sigillato in una busta insieme a mille dollari in contanti e spedito a una casella postale a Williamsburg».

    Per poco cado dalla sedia. «Mille dollari?! È quanto si fa pagare il tizio per un appuntamento?»

    Toby appare sopra il separé e sussurra: «Di che cazzo stai parlando?».

    Gli faccio cenno di andarsene e stringo più forte il telefono.

    «No», dice Asha. «Un appuntamento costa cinquemila dollari. I mille servono solo a far sì che lui contempli la possibilità di averti come cliente».

    «Gesù! Non mi importa quanto sia affascinante, è impossibile che un uomo valga quella cifra».

    «Be’, a quanto pare, queste signore sono convinte di sì».

    Mi appoggio allo schienale della sedia e afferro la scrivania. «Hai l’indirizzo della casella postale?»

    «Sì, te lo mando. Ma non serve a nulla se non riesci a ottenere il questionario. La cugina di Joanna non ne possiede uno, ma anche se ce l’avesse dubito che ce lo darebbe».

    «Marla Massey ne avrà uno?»

    «Probabilmente. Ma come lo ottieni senza chiederglielo?».

    Guardo Toby che mi sta ancora fissando accigliato, cercando di capire di che diavolo sto parlando. «Mi invento qualcosa. Grazie per le info, Asha».

    «Nessun problema. Sono anche a beneficio mio. Santo cielo, se devo sentire ancora una volta delle lamentele sul tuo lavoro, mi taglio le orecchie».

    Sorrido. «Che sorella incoraggiante. Ti saluta Toby, comunque».

    «Ahah. Ciaoooo!».

    Dopo che ci salutiamo, Toby chiede: «Allora, come sta?»

    «Ancora non le interessi, temo».

    Scuote la testa. «Non capisce quanta magnificenza si sta perdendo?»

    «Chiaramente no, ma prometto di mettere una buona parola per te se mi aiuti con questa storia».

    «Avevo la sensazione che me l’avresti chiesto. Dimmi di più».

    Mentre lo aggiorno su tutti i dettagli riguardanti Mister Romance, Toby si anima sempre più.

    «Eden, potrebbe avere una risonanza enorme. Soprattutto se altre sue clienti risultano essere del calibro di Marla Massey».

    «Esatto».

    «Quindi che genere di aiuto ti serve?»

    Gli rivolgo un sorriso implorante. «Ho bisogno che hackeri l’account email di Marla Massey e trovi un questionario cliente».

    Toby si rabbuia. «Mi stai prendendo in giro».

    «Nemmeno un po’».

    È un argomento delicato per Toby. So che nel tempo libero è un hacker freelance solo perché me l’ha confessato una sera in cui ci siamo ubriacati da morire. Finora non avevo lasciato trasparire il fatto che me lo ricordassi, ma ehi… a mali estremi e via dicendo.

    «È la moglie di un deputato», dice Toby.

    «Lo so, ma non vedo altro modo».

    «Avrà di sicuro qualche firewall potente che protegge le sue mail. Voglio dire, dai».

    «Stai dicendo che non sei in grado di farlo?»

    Fa una breve risata. «Non essere ridicola. Mi sto solo accertando che tu sappia che razza di leggenda sono prima che mi infiltri come un mago nel suo sistema».

    «Capito».

    Annuisce. «E sarà anche meglio che tu dica a tua sorella che sono un drago a letto o qualcosa del genere perché quest’impresa valga il mio tempo».

    «Aggiudicato. Le rifilerò dei resoconti del tutto inventati sulla tua prestanza sessuale».

    «tate!».

    Il capo sbraita il mio nome dalla soglia del suo ufficio e subito mi guardo attorno. Derek Fife, caporedattore di «Pulse», nonché rompiballe su tutti i fronti, potrebbe essere considerato attraente se non avesse la personalità di un caso particolarmente grave di clamidia.

    Mi guarda storto e indica la porta con il pollice. «Nel mio ufficio. Adesso». Senza aspettare una risposta, torna alla sua scrivania.

    «È stato bello conoscerti», dice Toby mentre scompare. Sappiamo entrambi che il tono di Derek suggerisce che a qualcuno verrà fatto il culo, e sembra che quel qualcuno sarò io.

    Mi alzo e faccio un respiro profondo prima di raddrizzare le spalle e recarmi nell’ufficio del capo.

    Quando mi fermo davanti alla sua scrivania, dice: «Chiudi la porta e siediti». Non alza nemmeno lo sguardo dal tablet.

    Anche se ho chiuso la porta e mi sono seduta sulla sedia davanti a lui, Derek continua a scorrere qualcosa sullo schermo con espressione corrucciata.

    «Tate, lo sai perché Pulse ha una gamma di sezioni così diverse?»

    «Per catturare una grande varietà di lettori?»

    «Esatto. E perché credi che usiamo quotidianamente degli articoli acchiappa-click in aggiunta alle notizie vere?»

    «Perché speriamo di attirare i lettori con la spazzatura e farli poi rimanere sul sito a leggere le informazioni interessanti?»

    «No. È perché le schifezze acchiappa-click generano una quantità enorme di guadagno che aiuta a pagare tutto il resto, incluso il tuo stipendio». Solleva lo sguardo su di me, l’espressione dura. «Al momento credi di guadagnarti lo stipendio con il contenuto che produci?»

    Mi stringo le mani in grembo. «Ehm… be’…».

    Solleva il tablet per mostrarmi un mio articolo di qualche giorno fa. Questa donna si è piegata a raccogliere un centesimo. Non crederete a ciò che succede dopo!

    Alza le sopracciglia.

    Deglutisco nervosamente. «Ehm… non ti è piaciuto?»

    «Non succede niente dopo. Ha raccolto il centesimo e ha continuato per la sua strada. È una non-storia».

    «Sì, stavo puntando sull’ironia».

    Scorre in avanti e mi mostra un altro pezzo. La più grande collezione di piselli giganti mai vista!

    Annuisco. «Sì, ma vedi…».

    «Che immagini hai usato, Tate?»

    Sospiro. «Erano foto dei piselli intesi in senso di verdura».

    «E non ritraevano nemmeno piselli giganti. Ma piselli normali, nella media. La sezione dei commenti sembrava una cazzo di arena di odio anonimo». Si piega in avanti e abbassa la voce. «Vedi, gli utenti del Grande Sudiciume di Internet considerano ogni click importante e, se sprechi tre secondi preziosi che avevano in programma di usare pregando per dei bambini malati con dei like a dei post su Facebook oppure firmando la cazzo di petizione inutile del momento, e li costringi a guardare dei piselli che non hanno nulla di pornografico, esprimono spietatamente la loro rabbia».

    «Lo so».

    Lancia il tablet sulla scrivania. «Eppure continui a postare dei contenuti che potrebbe creare il mio nipotino di dieci anni sbattendo a caso la testa sulla tastiera».

    «Derek, vedi, è solo che…».

    «Non sai fare il tuo lavoro?»

    «Non posso negare che forse non ho occhio per questo genere di post…».

    «L’eufemismo del secolo».

    «Ma se mi dessi l’occasione di scrivere qualcosa con più sostanza, ti giuro che non rimarresti deluso. Lascia che dimostri il mio valore».

    Si appoggia allo schienale della sedia e incrocia le braccia. «Le regole le conosci, Tate. Non hai l’opportunità di scrivere un articolo finché…».

    «Non hai prestato servizio in miniera. Sì, lo so. Ma ho una pista riguardo a qualcosa di potenzialmente molto grosso».

    Corruga la fronte. «Che pista?»

    «C’è un escort qui a New York che si fa chiamare Mister Romance».

    «Santo cielo». Si sfrega gli occhi. «Mister Romance? Sul serio?»

    «Aspetta, stammi a sentire».

    «Hai dieci secondi per convincermi».

    Mi siedo sul bordo della sedia e mi animo un po’. «Le sue clienti sono l’élite della società newyorkese. Al momento, so per certo che la moglie di un deputato paga per i suoi servigi e non ho alcun dubbio che, se scavo più a fondo, troverò una valanga di donne ben introdotte sulla sua lista clienti. Forse anche delle celebrità. Attrici, rockstar…».

    Derek mi fissa per qualche secondo, in silenzio e senza sbattere le palpebre. «Si scopa queste per soldi?»

    «No, le porta fuori per un appuntamento».

    «Che diavolo significa?»

    «Non lo so con sicurezza, ma anche senza il sesso, pensa alle implicazioni. Scucendo cinquemila dollari ad appuntamento, il tipo raggira delle donne con una vita poco romantica per una cifra astronomica. Lo scandalo sarebbe epico».

    Si piega in avanti. «Hai delle fonti attendibili?»

    «Al momento solo di seconda mano, ma mi sono

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