Senza peli sulla penna
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Info su questo ebook
Come autoregalo per i suoi trent’anni si è finalmente decisa a raccogliere, mescolare e far pubblicare in un’antologia tutta sua i racconti che negli ultimi anni sono stati selezionati dalle case editrici: Nottetempo, Alcheringa Edizioni, Butterfly, Delos Books, SensoInverso, New Press, Historica, Galaad, Bertoni, Nemapress, Emma Books, condendoli con qualche inedito finora, forse giustamente, chiuso nel cassetto.
Ha scritto, svolto il ruolo di giudice in concorsi e organizzato presentazioni letterarie per beneficenza.
Nel 2014 si è diplomata al corso di scrittura tenuto da Rai Eri. Ha seguito fin dall’adolescenza ulteriori corsi di scrittura creativa, tra cui quelli di Paola Gaglianone e di Giuseppe Ligotti.
Ha scritto numerosi articoli culturali per alcune riviste online, tuttora si occupa anche di scrittura sul web.
Nel 2013 è risultata tra i vincitori del concorso nazionale Racconti nella Rete, nel 2014 ha vinto come prima classificata il concorso Gente che scrive in 300 parole, mentre nel 2015 è risultata tra i finalisti del concorso nazionale 99 Parole. Nel 2017 è stata premiata come finalista del concorso La stanza di Linda racconta e nel 2018 è risultata tra i vincitori del concorso Storie di sport.
Ha ricevuto ulteriori segnalazioni e attestati nei concorsi: Oceano di Carta (ed. 2014 e 2018), Butterfly, Scrivendo racconto, Cultora e Gente che scrive. Ha in cantiere otto romanzi che probabilmente rimarranno intrappolati tra la sua testa e qualche dimenticato file del pc.
A parte scrivere brevi racconti da punti di vista insoliti, adora la lettura, l’arte, l’archeologia, le arti marziali, i gatti, il cioccolato e il colore viola. I suoi idoli viventi indiscussi sono Niccolò Ammaniti e Alberto Angela.
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Anteprima del libro
Senza peli sulla penna - Cinzia Colantoni
Cinzia Colantoni
Senza peli sulla penna
immagine 1The sky is the limit
UUID: b8498566-6b44-498f-b1a1-dcb7605c631c
Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write
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Indice dei contenuti
Estate
Il drammatico momento del cambio
L'arma del delitto
La migliore medicina
Neve
Invisibili
Occasioni
Storia di un cane
Orizzonte di luce
Attrazione
In treno
Sognare a quattro ruote
La casa vuota
10 motivi per cui essere bassi è epico
Una nuova vita
Notturno
Epifania
Acqua
Se fossi… Ammaniti, scriverei…
In fuga
Vita
Nerone
Lettera del buongiorno
Quel peso sul cuore
Incompresa
Se fossi… Charles Bukowski
#MonnaLisabynight
A pranzo da Uke-mochi
L’origine del gioco della palla
Genio
Verde pisello
Campioni
Babbo Natale… a dieta
Il primo volo
Cinque anni dopo
Una seconda chance
Acrostici e stornelli
Tramonto n° 1
Tramonto n°2
Tramonto n° 3
Tramonto n°4
Tramonto n°5
Maggio
Aprile
Epilogo
L'autrice
Ringraziamenti
Estate
Caldo. Afa. Acqua che finisce rapidamente dalla ciotola. Come fanno gli umani ad essere così felici all’arrivo dell’estate? Io ho solo caldo, tanto caldo. E sete, tanta sete. E paura, tanta paura. Perché gli umani non lo sanno, ma d’estate tutto finisce. Loro scompaiono d’estate, il caldo li rapisce, il sole li fa sperdere e noi cani rimaniamo soli. Io sono Leo, un bracco nato due anni fa, proprio d’estate. L’estate la odio. Mi ha portato via Michele, il mio primo migliore amico. Con Michele non ero Leo, ero Thor. Un anno insieme, sempre insieme. A dire il vero quando ero cucciolo solo la sera stavamo insieme. Rientrava tardi, ma felice di stare con me dalla sera alla mattina. Poi ha iniziato a stare a casa con me tutto il giorno. Io ero il cane più felice del mondo all’inizio, ma lui no. Piangeva e guaiva tutta la notte. Si dimenticava persino di comprarmi le crocchette, me le metteva quasi solo una volta al giorno, ma c’era lui ed ero felice lo stesso. Poi il caldo, l’estate e la fine della mia prima vita. Quella giornata tra la sua macchina e la strada bollente. Io che scendo dallo sportello e Michele che non scende con me. Perché il caldo lo rapisce, lo fa sparire. Io lo aspetto per ore. Ma è troppo tardi. L’estate me l’ha portato via per sempre. Poi sono diventato Leo. Adesso ho più migliori amici. C’è Anna: la mia mamma. Giovanni: il compagno delle passeggiate. E i bambini. Che meraviglia i bambini! Giocano sempre con me! Però fa sempre più caldo e ho paura che possano fare la fine di Michele. Poi in questi giorni stanno facendo le stesse cose che faceva Michele gli ultimi giorni della nostra vita insieme. Le chiamano valigie. E oh! Ecco che mi chiamano. Leo! Leo!
Hanno preso il guinzaglio. Ma è troppo presto per il giretto oggi! La macchina? Perché salgono tutti in macchina? Leo vicino a noi! Vicino a noi!
Mi fanno salire dietro. Ma io non voglio salire! Ho paura, troppa paura. E’ tutto troppo uguale all’anno scorso! Non voglio che facciano la fine di Michele. Non rapiti dall’estate! Non i bambini!!! Inizio a guaire, non riesco a smettere. Non voglio perdere la mia seconda famiglia! Poi lei. La strada. La vedo dal finestrino. La strada dove ho passato due giorni l’estate scorsa. Solo, senza Michele. Ho paura, inizio ad urlare più forte che posso. Leo, Leo! Buono! Tranquillo!
Tesoro ci credi? L’ho trovato qui l’anno scorso. Fa paura come siano intelligenti i cani
. Ma Leo, qui ci siamo noi, sei con noi!
. La strada passa, le ore anche. Mi addormento. Poi le voci dei bambini mi svegliano. Sono ancora con me? Mi fanno scendere dalla macchina, ma non sono da solo, sono tutti con me. Tutti felici e allegri, anche se fa caldo. Forse l’estate non rapisce tutti, allora! Poi mi portano con loro, su un terreno strano che mi rimane tra le zampe e il pelo, però è morbido, la chiamano sabbia. E mi indicano un luccichio trasparente in lontananza, lo chiamano mare. Eppure sono sicuro di aver sentito già questa parola quando ero ancora Thor. Forse l’estate non è poi così male, adesso che sono Leo.
Il drammatico momento del cambio
Ci siamo.
Anche l’ultimo commilitone della fila davanti a me è stato preso. E io, in quanto primo della riga, sono rimasto scoperto.
Quasi sicuramente sarò il prossimo a lasciare il quadrato per sfidare la sorte. Chissà che destino mi aspetterà. Alcuni di noi ne escono indenni, per altri la condanna è tale da risultare, poi, irriconoscibili. Decide tutto lei, Madre Sorte. Il mio turno si avvicina, stanno per scoccare la quattro ore canoniche. Inizio a farmela sotto. E se mi andasse davvero male? E se finissi come il numero tre di ieri? Inondato e seppellito dalla cattiva sorte. Poveretto. Certo, è per questo che sono nato, tutta la mia esistenza è stata finalizzata a questo catartico momento. Non devo temere. Svolgerò il ruolo che mi è stato assegnato con il coraggio che ha sempre contraddistinto il nostro battaglione.
Guèèèèè guuuuèèèèèèè
Il verso della belva che mi castigherà.
Amore di mamma! Hai il pannolino sporco?
Guèèèèèèèè
Madre Sorte solleva la belva e la avvicina al volto.
Oh altroché… mammina ti cambia subito!
arriccia il naso.
Stende la belva sul nostro patibolo e getta energicamente il numero due di oggi nel bidone. Un altro di noi è perito. Ne ho intravisto i resti.
Marrone ovunque.
Chissà quanto avrà sofferto… che a me vada meglio?
Poi è un attimo. Madre Sorte si avvicina al nostro schieramento e mi estrae con un solo colpo. Tremo. Non credevo accadesse tutto così in fretta.
Da bravo cucciolo, alza le gambette… bravissimo.. oh, questo pannolino non si vuole aprire..
sono impietrito, poi cedo. Ormai non posso più fuggire.
Vengo sistemato attorno al morbido e liscio corpo della strana creatura. È davvero morbido e liscio come si dice, il contatto è piacevole. Rasserenato affronto il mio destino.
L'arma del delitto
Sono nato in Cina, come tanti. Ma lì non sono rimasto a lungo. Sono emigrato in Italia, il paese della buona cucina, sognando una grande carriera. E l’ho avuta per circa due anni. Al servizio della mia giovane cuoca ne ho combinate di cotte e di crude. Sempre disponibile e pungente. Ho servito piatti di ogni tipo. La mia specialità erano i secondi, soprattutto di carne.
Ma adesso la mia breve carriera è finita, nella maniera peggiore possibile. Nel letto di questo fiume che con la sua acqua inizia ad arrugginirmi tra la lama e il manico. Non lavorerò mai più, nessuno mi userà per affettare filetti o costate. Mai più proverò il caldo piacere di essere arrotato.
Forse me lo merito? Sono stato complice? Sì, ma involontario. Non ho potuto opporre resistenza quando lui mi ha afferrato e spinto la mia lama affilata nel petto della mia padrona, fuori soffice come il burro, dentro caldo come il nostro ultimo arrosto.
Quel liquido color vino mi ha sporcato tutto.
Un gesto d’affetto per lei lo ho fatto per farmi perdonare e ringraziarla per avermi scelto tra tanti. Gli sono caduto di lama su una gamba, graffiandolo leggermente e lasciando la mia scia ovunque. Non credo abbia avuto il tempo di cancellarla vista la veemenza con cui mi ha lanciato.
Spero mi trovino, perché non so ancora come, ma racconterò tutto. So bene che questo è il mio ultimo sforzo per farle giustizia. Non venire trascinato dalla corrente.
La migliore medicina
Semistesa sul letto d’ospedale Luisa rideva. L’uomo anziano di fronte a lei le raccontava storie divertenti. E lei rideva.
Le raccontava come anni prima aveva conosciuto la donna di cui si era innamorato. Lei bellissima sulla riva a sferruzzare. Lui su una piccola barca a pescare. La aveva vista e per salutarla era finito in acqua. Lei aveva riso.
E Luisa rideva. Ogni pomeriggio Pietro le raccontava le stesse storie. Ridere le faceva bene. Erano sposati da sessant’anni, ma ogni giorno rispondeva al suo Chi sei?
e tra una risata e l’altra la riconquistava. Luisa rideva. E Pietro rideva.
Neve
Il primo inverno del XV secolo fu molto freddo a Roma.
A due giorni da Natale Bernardo si sentiva più che mai stanco e infreddolito.
Che settimana impegnativa era toccata al povero domenicano! Aveva dovuto presiedere a quattro processi, dei quali ben tre si erano conclusi con la condanna a morte degli eretici. Duro mestiere quello dell’inquisitore in un periodo così nefasto e peccaminoso. E adesso, seppur stanco, doveva recarsi allo Stadio di Domiziano per un’accusa di stregoneria, su cui aveva ragionato a lungo e riguardo cui aveva le idee chiare. La stregoneria era il suo nemico più grande, da sempre. E anche quel giorno il bene avrebbe ardentemente trionfato sul male.
Arrivò all’antico stadio con puntualità, pronto a svolgere il compito che il Signore gli aveva affidato.
Si presentò dinnanzi a lui un’accusata giovane e molto bella. Tranne un particolare. Il segno della sua colpevolezza, dei suoi rapporti col demonio. Un dettaglio che scatenava orrore in chiunque la guardasse.
Una folta barba fulva.
La sua prima reazione a quell’abominio fu di disgusto. Chiese all’imputata di pronunciare il suo nome.
Agnese.
Ma appena la giovane sussurrò il suo nome, il vecchio inquisitore ebbe un sussulto.
Per un breve istante al volto implorante della fanciulla si era sovrapposto un viso familiare. Un uomo con la barba. Gesù di Nazareth.
Complici la stanchezza e il freddo, il frate tentennò come mai nella sua carriera di spietato inquisitore.
Poi, improvvisamente, dei candidi