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La potenza del Nome
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E-book80 pagine1 ora

La potenza del Nome

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Info su questo ebook

È un testo di grande bellezza dedicato alla preghiera esicastica, scritto da Kallistos, vescovo di Diokleia, già noto nel mondo anglosassone in quanto traduttore del testo completo della Filocalia. Ricchissimo di riflessioni e suggerimenti pratici, si ispira alla tradizione del monachesimo ortodosso risalendo fino ai Padri.
LinguaItaliano
Data di uscita1 dic 2009
ISBN9788896720189
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    This is a classic explanation and history of the Jesus Prayer by Metropolitan Kallistos, who is a renowned English teacher of this prayer who stands in the Orthodox tradition. This would be perfect material to accompany Simon Barrington-Ward's books on the Jesus Prayer. Also, Met. Kallistos's audio teachings on the Jesus Prayer are available from WCCM on CD - about five hours of clear, humorous and detailed explanation.

Anteprima del libro

La potenza del Nome - Kallistos Ware

Via Lattea

9

Kallistos Ware

Vescovo di Diokleia

La potenza

del Nome

La Preghiera di Gesù nella spiritualità ortodossa

traduzione di

Maria Rosa Catapane

introduzione e postfazione di

Paolo Saladini

art

In copertina: Cristo Pantocrator, prima metà del XVI sec.

Titolo originale: THE POWER OF THE NAME

                          The Jesus Prayer in Orthodox Spirituality

ISBN: 978-88-96720-18-9

© SLG Press, Oxford 1974

© Copyright 2000

Edizioni Il leone verde

Via della Consolata 7, Torino

Tel/fax 011 52.11.790

leoneverde@leoneverde.it

www.leoneverde.it

Introduzione

Il potere del Nome:

l’efficacia della Preghiera di Gesù

Kallistos Ware, Vescovo della Chiesa ortodossa di Diokleia, ha voluto fornire al lettore contemporaneo, alla luce della spiritualità russa e della Filocalia¹ – testo da lui conosciuto e amato – un manuale per vivere la spiritualità esicasta (i cui contenuti sono esposti nella postfazione di questo libro), con particolare riferimento ad un aspetto di questo sistema spirituale: la Preghiera del Nome, tecnica di orazione fondata sulla ripetizione sistematica del Nome di Gesù: Signore, pietà di me peccatore!

Si tratta di un metodo che rappresenta uno sviluppo dell’invocazione Kyrie eleison e che attinge i suoi contenuti da diversi passi del Nuovo Testamento. A partire dal XIV secolo, inoltre, all’invocazione è associata spesso una tecnica respiratoria di concentrazione mentale che la rende una forma di preghiera molto particolare.

Le origini della Preghiera di Gesù vanno ricercate negli ambienti monastici della spiritualità orientale, e in particolare nell’esicasmo, economia spirituale che alla luce dell’insegnamento di Gesù (Pregate sempre, Lc., 18,1) e di San Paolo (Pregate senza interruzione, 1Tess., 5,17) pone la perfezione dell’uomo nell’unione con Dio attraverso la preghiera continua. Non potendo pregare incessantemente – sarebbe impossibile dal punto di vista pratico e psicologico – gli esicasti si sforzavano di ricercare una disposizione permanente dello spirito che potesse in qualche modo soddisfare la necessità di rapporto continuativo con il divino, prescindendo da atti concreti di preghiera (il ricordo di Dio, per esempio, "misterioso habitus della memoria spirituale, che appariva come forma virtuosa di preghiera e di contemplazione costante"², rientra in questa esigenza), per colmare – riportando le parole dell’Autore – l’intervallo tra l’esplicito tempo di preghiera e le normali attività della vita quotidiana.

Una forma particolare di questa ripetizione-meditazione è quella delle preghiere brevi e frequenti. Si tratta di orazioni che non hanno forme stereotipe e che possono essere ricondotte in due grandi gruppi: l’uno è caratterizzato da invocazioni volte a richiedere aiuto, l’altro da invocazioni volte a creare compunzione e a domandare, quindi, la misericordia divina.

Tra il V e il XIII secolo, la tradizione orientale ha attribuito un peso via via maggiore a questa forma di invocazione di Gesù e del suo Nome, riconoscendone l’utilità su molteplici piani: esorcizzare i demoni, allontanare i pensieri cattivi, ricondurre il fedele al costante ricordo di Dio, sempre pronto a dissiparsi.

Gli scritti di autorevoli autori spirituali, Nilo di Ancira e Diadoco di Fotice, i monaci del deserto di Gaza e quelli della scuola sinaitica, dedicano molte pagine a questa arte di preghiera (così la definisce l’Autore), contribuendo al progressivo definirsi della sua forma. Ma è solo con lo svilupparsi dell’esicasmo atonita – tra la metà del XIII a tutto il XIV secolo – che si giunge ad una graduale riscoperta dell’ideale esicasta della contemplazione pura e perfetta di Dio attraverso la preghiera continua. Emerge nel contempo anche un’attenzione particolare verso la Preghiera di Gesù, della quale vengono rivelati aspetti finora assenti nei testi delle epoche precedenti.

Presso gli esicasti del Monte Athos, infatti, prende forma un metodo di preghiera ripetitiva del Nome di Gesù che si accompagna ad una tecnica psicosomatica, caratterizzata da una precipua attenzione alla respirazione: è questo il metodo neoesicasta. Pur ammettendo, dunque, che già in epoche precedenti (Giovanni Climaco e il monaco bizantino Isaia, per esempio) la ripetizione del Nome di Gesù possa essere stata associata alla respirazione, bisogna riconoscere che questa ritmica relazionata al controllo dell’immissione ed emissione del fiato introduce una rilevante novità nel metodo della preghiera ripetuta.

I più antichi teorici di questa tecnica di orazione – Niceforo, Gregorio il sinaita e lo pseudo-Simeone – presentano nei loro scritti una dettagliata esposizione del metodo psicosomatico associato alla preghiera di Gesù. Questo metodo si inserisce all’interno di un’antropologia che sviluppa l’idea secondo la quale il cuore fisico è la sede e il luogo naturale dello spirito. Il ritorno dello spirito a se stesso, il suo movimento di raccoglimento e di concentrazione interiore viene presentato come la discesa dell’intelligenza, dispersa verso l’esterno, nel cuore.

Si tratta, dunque, di un processo dettagliato e complesso fin dai suoi presupposti: Assenza di pensieri di fronte alle cure terrestri ragionevoli e irragionevoli, […] una coscienza pura, […] libertà da ogni passione. Ma vi sono anche delle condizioni esteriori da osservare: la solitudine, prima di tutto, e poi una certa posizione del corpo: stare seduti su un piccolo sgabello, con la barba che tocca il petto, volgere lo sguardo dell’occhio corporale concentrando tutta la mente nel mezzo del ventre, cioè sull’ombelico (Pseudo-Simeone, OC 9, n. 36). La stessa pratica della ripetizione del Nome è molto complicata e

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