Il sapore della madeleine
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Info su questo ebook
1.Questa biografia fantastica ci presenta un Marcel Proust inedito: dapprima bambino e poi ragazzo tenero e appassionato, attento al mondo esterno e alle emozioni che questo mondo gli suscita. L’obiettivo di questo racconto non è proporre una nuova analisi letteraria, ma sfiorare con mano leggera le prime esperienze dell’ autore, ritrarlo con le sue fragilità, i suoi mutevoli umori e le sue golosità...Una specie di percorso di formazione non tanto dell’artista,ma semplicemente dell’essere umano, in cui tutti noi possiamo ritrovarci e ritrovare i nostri ricordi, alla ricerca di emozioni e di messaggi golosi. Dunque ritroveremo, nei primi due libri de La recherche du temps perdu, i primi ricordi di Marcel bambino a Combray, i primi indimenticabili paesaggi, le gite con la famiglia dalla parte di Swann o di Guermantes, i personaggi che popolavano la sua fantasia, la mitica cuoca e governante Françoise, la nevrotica zia Léonie, l’affascinante Gilberte, il suo primo amore . Spesso si useranno le parole esatte di Marcel per narrare la sua storia: i giochi agli Champs Elysées, le passeggiate al Bois de Boulogne, i vestiti sontuosi delle belle e raffinate signore parigine , le vacanze in Normandia, a Balbec, i nuovi incontri e le nuove amicizie ...e come fil rouge dell’intero racconto, i cibi favolosi dell’infanzia e della giovinezza, i sapori e i profumi che emanano dalla memoria e dal cuore. A conclusione del racconto, le Ricette d’Autore, un piccolo manuale per realizzare davvero i piatti mitologici di Marcel Proust
Marina Puntellini
Marina Puntellini è nata e vive a Milano, ha tre figli, Michele, Lorenzo e Tony Mottola ( quest’ultima è l’autrice di tutte le copertine dei libri di Marina) Fin da giovanissima ha collaborato a vari giornali e riviste, scrivendo articoli di costume: Insegnante di Italiano, Latino e Storia,ha lavorato a lungo nella ricerca e nella formazione educativa. Organizza Laboratori e Rassegne di eatro per i giovani. Nel 1996 ha pubblicato il suo primo libro di narrativa, Invece di Freud, per l’editore Mursia. E’ la storia di tre donne, amiche e compagne di strada. Nel 2000, insieme a Daniela Lenti Boero,ha scritto Oltre le parole un saggio sulla comunicazione verbale e non verbale, edito da Quattroventi di Urbino..Ha inoltre curato l'editing di varie opere di narrativa e di poesia tradotte dalla lingua fiamminga e russa.Nel 2011 Marina è tornata alla narrativa pubblicando per Albatros Nettare e Ambrosia un romanzo che indaga sulle storie di famiglie disgregate e adolescenti in difficoltà. Il sapore della madeleine che pubblica con Smashwords, è il suo primo e-book.
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Anteprima del libro
Il sapore della madeleine - Marina Puntellini
Il sapore della madeleine
Marina Puntellini
Copyright 2014 by Marina Puntellini
Smashwords Edition, Licenza d’uso
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Indice
Capitolo 1: Combray
Capitolo 2:Il sapore della madeileine
Capitolo 3: Paris Champs Elysées
Capitolo 4:Balbec
Capitolo 5: Ricette d’autore
In questo libro infinito, a mille livelli di seduzione e di corrispondenze (come la coscienza, come la memoria, come l’amore), letto e riletto con stupore ed emozione sempre rinnovati, e che mi trovo ancora oggi a compitare , quasi da analfabeta, mi chiedo se sia lecito cercare un’eco di tenerezza profonda: i cibi magici e rituali dell’infanzia e della giovinezza. Chiedo scusa a Marcel Proust se questo mio lavoro può apparire mistificante o banale. Io credo, tuttavia, che ne sorriderebbe.
(Marina Puntellini)
A la recherche du temps perdu. il più bel libro scritto da una donna. Intrattiene il lettore di un lungo, incantevole pettegolezzo, diventato grande poesia. Umberto Saba, (Scorciatoie).
Nessuno ci capì nulla.Anche quelli che furono favorevoli alla mia percezione delle verità che volevo in seguito incidere nel tempio, si congratularono con me di averle scoperte -al microscopio-, quando al contrario mi ero servito di un telescopio per intravedere delle cose, molto piccole effettivamente, ma perché erano situate a una grande distanza, e che erano ciascuna un mondo. là dove io cercavo le grandi leggi, mi chiamavano rovistatore di dettagli. Marcel Proust
Marcel era un bambino sottile, con capelli folti, setosi, e dei bellissimi occhi neri, a mandorla, nei quali il bianco risaltava e sembrava splendere. Nei ritratti che ci restano di lui, quegli occhi dolcissimi e quasi sorridenti sembrano sfidare, contraddire se stessi. Quello sguardo sornione, indagatore, in un bambino, doveva essere inquietante. Era di salute delicata, soffriva di attacchi d’asma. Forse per questo, gli era concesso quasi tutto: poteva dormire a lungo, al mattino, senza essere disturbato , e poteva saltare la scuola nelle belle mattine d’autunno inoltrato, per andare a passeggio ai giardini degli Champs Elysées, accompagnato dalla fedele Françoise. Gli piaceva restare nella sua camera a leggere, nelle mattine d’inverno, avvolto in un plaid, accanto al fuoco, oppure sognare ad occhi aperti, addormentarsi senza quasi accorgersene e risvegliarsi dolcemente senza sapere quanto tempo fosse passato...La sua espressione luminosa e fresca come una mattina di primavera, la sua bellezza non pensante ma forse dolcemente pensosa, la delicatezza felice della sua vita…( Jean Santeuil) Un uomo che dorme tiene intorno a sé in cerchio la rete delle ore, le schiere degli anni e dei mondi. Li consulta d’istinto svegliandosi, e vi legge in un attimo il punto della terra in cui si trova, il tempo trascorso fino al suo risveglio; ma le loro fila possono confondersi, spezzarsi (…) Passavo la maggior parte della notte a ricordare la nostra vita di un tempo, a Combray dalla prozia, a Balbec, a Parigi, a Doncières a Venezia
Combray
Combray, da lontano, vista dalla ferrovia, quando vi arrivavamo nella settimana prima di Pasqua, era per Marcel soltanto una chiesa, col suo campanile, che riassumeva in sé tutta la città, le case di pietra bruna, le strade..…quelle strade di Combray vivono in una parte della mia memoria così remota…che in verità mi sembrano tutte, con la chiesa sulla piazza che le dominava, più irreali ancora delle proiezioni della lanterna magica…Marcel passava le vacanze a Illiers (Combray) insieme alla sua famiglia ,ospiti nella grande casa della prozia Léonie.
…La fiamma della lampada di vetro di Boemia, dalla forma di urna, sospesa al soffitto per mezzo di catenelle, il camino di marmo di Siena, nella mia camera a Combray, dai nonni, in giorni lontani che in quel momento mi raffiguravo presenti. La camera da letto di Marcel, a Combray, era il centro del suo universo, il riferimento costante di ogni ricordo d’infanzia, e in particolare di quelle ore angosciose che andavano verso il crepuscolo, e la sera, e il momento di andare a letto. Aveva il terrore di addormentarsi da solo .I familiari avevano escogitato mille rimedi contro quell’angoscia. Gli avevano regalato una -lanterna magica- a più colori, che proiettava, girando, grandi immagini sui muri della stanza. Marcel ricorda ogni particolare: erano per lo più scene bibliche, o storiche: il giallo castello di Geneviève di Brabante, che veniva raffigurata con una grande cintura azzurra. Il cavallo di Golo, che avanzava superbo lungo le tende della stanza .Così, perso in quelle fantasie, Marcel attendeva l’ora della cena…Nell’ora in cui scendevo a informarmi del menu, i preparativi per il pranzo erano già cominciati, e Françoise, al comando delle forze della natura venute ad aiutarla, come in quelle fiabe dove i giganti si fanno assumere come cuochi, scuoteva il carbone, faceva cuocere le patate al vapore per lo stufato e portava a cottura sul fuoco i capolavori culinari preparati prima in recipienti di ceramica, che andavano dalle pentole di rame, dalle marmitte, paioli, pesciaiole, alle terrine per la selvaggina, agli stampi per i dolci, ai vasetti da crema, passando per una collezione completa di casseruole d’ogni dimensione.
L’anno in cui si mangiarono tanti asparagi…
C’era una sguattera incaricata di pulirli, che affascinava Marcel perché gli ricordava la Carità dipinta da Giotto nella Cappella degli Scrovegni, di cui Swann gli aveva regalato alcune riproduzioni. Questa sarà solo la prima volta che un volto, appena intravisto per la strada o incrociato per caso in un salotto, di colpo gli apparirà circonfuso di un’aura quasi religiosa. Marcel elevava così il quotidiano a paradigma dell’arte e le figure approssimative che incontrava nella realtà non erano che echi di altre forme, di puri archetipi. La povera