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La casa di Cerri
La casa di Cerri
La casa di Cerri
E-book123 pagine1 ora

La casa di Cerri

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Info su questo ebook

La casa di Cerri è un luogo che esiste davvero, ma soprattutto è un luogo dell’anima: è lì che una giovane e insicura Rosemy si reca un giorno di tanti anni fa per vincere le sue paure e imparare il canto lirico. Viene accolta dalla signora Franca, che in breve diventerà amica fedele e maestra di vita, e da allora il canto non la lascerà mai.
“Tentativo di parziale autobiografia tra il serio e il faceto per cantare comunque alla vita”, questo libro trabocca di passione e di amore per la bellezza. L’autrice tesse una narrazione gioiosa e raffinata che, attraverso il fil rouge della musica, tocca i più diversi temi a lei cari: la famiglia, l’amore, la cultura, la fede e tutto ciò che arricchisce la sua esistenza. Così, nel suo ritratto, convergono quelli di altre donne: donne comuni eppure speciali, compagne di vita, ma anche donne celebri e straordinarie, eroine tragiche e appassionate della letteratura e della musica lirica.
Il racconto, così, da individuale si fa corale, tanto grande da librarsi sopra i tetti della casa di Cerri e abbracciare il mondo intero.

Rosemy Conoscenti nasce ad Ameglia (SP) il 25 ottobre del 1959. Si diploma al Liceo Classico Vescovile di Pontremoli ed in seguito frequenta il corso quadriennale di teologia. Amante del bel canto, dei classici e della scrittura, pubblica la sua prima raccolta di poesia I richiami del tempo nel 1988. Nel 1998 esce una seconda raccolta di poesie Antares dello scorpione. Sposata e madre di tre figli, ha insegnato storia delle religioni sia alle scuole medie che alle elementari, lasciando poi l’insegnamento per dedicarsi ai figli. Ha partecipato con successo a vari premi letterari aggiudicandosi il “S. Domenichino” nella categoria poesia singola. Attualmente si dedica alla stesura di altri racconti e romanzi sia autobiografici che di invenzione.

Questa è la sua terza esperienza con il gruppo Albatros il Filo dopo il successo del suo libro Hotel Meridiano.
LinguaItaliano
Data di uscita31 lug 2020
ISBN9788830624702
La casa di Cerri

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    La casa di Cerri - Rosemy Conoscenti

    Rosemy Conoscenti

    La casa di Cerri

    Albatros

    Nuove Voci

    Ebook

    © 2020 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l. | Roma

    www.gruppoalbatros.com

    ISBN 978-88-306-2470-2

    I edizione elettronica luglio 2020

    A mio marito per aver sempre creduto in me

    Prefazione di Barbara Alberti

    Il prof. Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.

    È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile: Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. Sarò tutti i personaggi che vorrò essere.

    Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi

    Non esiste un vascello come un libro

    per portarci in terre lontane

    né corsieri come una pagina

    di poesia che s’impenna.

    Questa traversata la può fare anche un povero,

    tanto è frugale il carro dell’anima

    (Trad. Ginevra Bompiani).

    A volte, in preda a sentimenti non condivisi ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.

    Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.

    Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, Lo Struwwelpeter, il London canino e le vite dei santi.

    Una vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di lady Chatterley. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone. Lo incontrai in corridoio per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un po’ più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i 4 volumi di Guerra e pace, e mi disse: Che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostov.

    Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta la vita, sono capaci di aspettare all’infinito che tu li prenda in mano. Ognuno di noi ama i suoi scrittori come parenti, ma anche alcuni traduttori, o autori di prefazioni che ci iniziano al mistero di un’altra lingua, di un altro mondo.

    Certe voci ci definiscono quanto quelle con cui parliamo ogni giorno, se non di più. E non ci bastano mai. Quando se ne aggiungono altre è un dono inatteso da non lasciarsi sfuggire.

    Questo è l’animo col quale Albatros ci offre la sua collana Nuove voci, una selezione di nuovi autori italiani, punto di riferimento per il lettore navigante, un braccio legato all’albero maestro per via delle sirene, l’altro sopra gli occhi a godersi la vastità dell’orizzonte. L’editore, che è l’artefice del viaggio, vi propone la collana di scrittori emergenti più premiata dell’editoria italiana. E se non credete ai premi potete credere ai lettori, grazie ai quali la collana è fra le più vendute. Nel mare delle parole scritte per esser lette, ci incontreremo di nuovo con altri ricordi, altre rotte. Altre voci, altre stanze.

    I. La casa di Cerri

    Davvero avevo immaginato una grande villa, magari un po’ settecentesca, sparsa tra il verde di un immenso prato all’inglese?

    Il rumore dell’auto che mi trasportava verso una nuova esperienza non disturbava affatto i voli della mia fantasia. Mi ponevo mille domande e, puntualmente, ne cercavo le risposte. Nel mio animo si agitavano svariate e intense emozioni: era come se ogni piccola parte del mio corpo fremesse sotto la carezza del vento.

    La strada si inerpicava tra verdi colline coltivate a vigne e uliveti dai colori cangianti al variare delle stagioni. Si capisce perché il paese si chiami Cerri quando si è quasi arrivati. Ce ne sono davvero tanti, di cerri, ed è meraviglioso sentirli frusciare nelle giornate di brezza, è fantastico sentirli risuonare del canto degli uccelli che vi trovano rifugio e frescura.

    Scendemmo dall’auto; Nino mi disse qualcosa, ma non sono in grado di ricordare le sue esatte parole, e la mia mente continuava a chiedere...

    La piazza del paese non è molto vasta, è piuttosto raccolta e solitaria: si salgono alcuni gradini passando dall’entratorio e si comincia a percorrere le strette stradine che collegano le case del borgo. Sulla sinistra, a metà percorso, si può vedere il campanile della piccola chiesa con l’orologio che, inesorabilmente, segna lo scorrere del nostro tempo.

    S’incontra la vita lungo le vie di un piccolo paese e ogni volta è diversa; talora monotona, frenetica a tratti.

    Le voci delle vicine si scambiano saluti e ricette per la cena e nell’aria si diffonde la musica di una radio. In quel momento mi chiedevo se mai avrei ripercorso quella via.

    Si scende un poco dopo aver lasciato la strada principale ed ecco che si scorge la casa.

    Non è una villa settecentesca e non ha il prato all’inglese. È una casa bianca, piccola, adagiata nel verde delle coltivazioni a terrazzo proprie della nostra terra di Liguria

    Non incute riverenziale timore, al contrario trasmette pace e sicurezza. I rami di un enorme fico che danno ombra in estate fanno da tetto agli ultimi gradini di cemento.

    Qualche passo ancora e la casa è la: bianca, piccola, immersa nel verde!

    Ancora adesso, dopo tante visite, mi soffermo a guardarla e riguardarla; non potevo sapere, allora, che proprio lì avrei provato intense emozioni, genuina paura e tanta tanta gioia.

    In quell’angolo di pace ha la sua giusta collocazione un camino, dal quale d’inverno si espande il dolce calore delle fiamme amiche. Un’immensa vetrata offre un bucolico quadro naturale: c’è odore di caffè.

    Una stretta scala a chiocciola porta nella saletta sottostante che palpita di un artistico disordine.

    Sugli scaffali trovano posto spartiti, raccolte musicali, lettere e appunti scritti qua e là su fogli colorati e occasionali. Si respira musica di ieri e di oggi: alle pareti fanno mostra di sé alcune foto di paesaggi straordinariamente belli e di grandi eventi che hanno resa intensa la favola di chi li ha vissuti. Il pianoforte verticale è là, vicino alla grande finestra, e il bianco e nero dei tasti mi dava i brividi. Ancora mi chiedevo se sarei mai tornata, se mai avrei contemplato di nuovo quell’angolo di pace.

    II. La signora Franca

    Ho sempre avuto un desiderio: cantare le arie più famose del nostro nutrito panorama lirico musicale.

    Mio padre a quel tempo aveva una ricca selezione di incisi in vinile con le arie più famose delle opere italiane e straniere. Durante i suoi turni di riposo, per la verità piuttosto rari e brevi, dal suo lavoro di infermiere sulle navi da crociera della compagnia Costa, amava ascoltare quella musica che lui definiva sollievo dell’anima e nutrimento del cuore.

    Le ho ripetutamente e sommessamente canticchiate tenendomi lontana da orecchie indiscrete e critiche cercando a modo mio di rendere facile ciò che nella realtà è invece assai difficile, adattando le tonalità alle mie esigenze vocali e di fiato. Non avevo mai trovato il coraggio di sottopormi al giudizio di una persona competente in materia, ma in quel momento ero nella casa di Cerri per sottostare proprio a questo giudizio.

    Io avevo immaginato come potesse essere la signora Franca e, così

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