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Giacomo Casanova Omicidio a Rialto
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E-book115 pagine1 ora

Giacomo Casanova Omicidio a Rialto

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Info su questo ebook

RACCONTO LUNGO (50 pagine) - STORICO - Venezia, 1753. Chi ha ucciso la bella Maria Eleonora? Giacomo Casanova indaga. Tra testimonianze, indizi, false piste, inseguimenti e colpi di scena, non sarà facile per il celebre avventuriero arrivare alla soluzione del caso.

Venezia, 1753. In un appartamento nella zona di Rialto è stato ritrovato il corpo massacrato di Maria Eleonora, una bella donna di trent'anni. Pietro Zaguri, il migliore Avogador di Comun della città, giunto sul luogo del crimine, avvia subito l'indagine, avvalendosi della collaborazione di uno dei suoi fanti: un giovane veneziano coraggioso e intelligente, chiamato Giacomo Casanova. È Casanova stesso, ormai vecchio ed esiliato in Boemia, a raccontarci questo episodio della sua giovinezza, seguendo il filo dei ricordi quando, in gioventù, conduceva vita dissoluta nella città della Serenissima e, allo stesso tempo, per entrare nelle grazie degli Inquisitori di Stato, si occupava di delitti per conto della Quarantia Criminal. Affiancato dal fedele servitore Le Duc, Casanova dovrà fare appello a tutta la sua abilità per fare luce su una tormentata vicenda che, fin da subito, appare come una matassa troppo ingarbugliata, tra testimonianze, indizi, false piste, inseguimenti e colpi di scena.

Daniele Pisani, nato nel 1983, è un ingegnere ambientale con la passione per la scrittura, la lettura (lettore onnivoro e appassionato di libri e fumetti di ogni tipo) e la pittura (allievo del maestro Felice Bossone). Nel 2012 è stato finalista al Premio Alberto Tedeschi con "Sherlock Holmes e l'assassino di Whitechapel" (di prossima pubblicazione sulla collana Sherlockiana di Delos Digital). Per Delos Digital ha pubblicato: "Blue Diamond" e "Qubix9001", per la serie "Chew-9". Vive e lavora in provincia di Milano.
LinguaItaliano
Data di uscita11 nov 2014
ISBN9788867755493
Giacomo Casanova Omicidio a Rialto

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    Anteprima del libro

    Giacomo Casanova Omicidio a Rialto - Daniele Pisani

    a cura di Franco Forte

    Daniele Pisani

    Giacomo Casanova Omicidio a Rialto

    Prima edizione novembre 2014

    ISBN versione ePub: 9788867755493

    © 2014 Daniele Pisani

    Edizione ebook © 2014 Delos Digital srl

    Piazza Bonomelli 6/6 20139 Milano

    Versione: 1.0

    TUTTI I DIRITTI RISERVATI

    Sono vietate la copia e la diffusione non autorizzate.

    Informazioni sulla politica di Delos Books contro la pirateria

    Indice

    Daniele Pisani

    Giacomo Casanova Omicidio a Rialto

    Citazione

    Omicidio a Rialto

    Prefazione

    I

    II

    III

    IV

    V

    VI

    VII

    VIII

    IX

    X

    XI

    XII

    XIII

    XIV

    XV

    XVI

    XVII

    XVIII

    Epilogo

    Delos Digital e il DRM

    In questa collana

    Tutti gli ebook Bus Stop

    Daniele Pisani

    Daniele Pisani, nato nel 1983, è un ingegnere ambientale con la passione per la scrittura, la lettura (lettore onnivoro e appassionato di libri e fumetti di ogni tipo) e la pittura (allievo del maestro Felice Bossone). Nel 2012 è stato finalista al Premio Alberto Tedeschi con Sherlock Holmes e l’assassino di Whitechapel (di prossima pubblicazione sulla collana Sherlockiana di Delos Digital). Per Delos Digital ha pubblicato: Blue Diamond e Qubix9001, per la serie Chew-9. Vive e lavora in provincia di Milano.

    Dello stesso autore

    Daniele Pisani, Blue diamond Chew-9 ISBN: 9788867753079 Daniele Pisani, Qubix9001 Chew-9 ISBN: 9788867754731

    "Marmo che in San Samuele a Venezia

    sostenesti i passi di Casanova vivente,

    testimonia oggi a Dux che per quelli che lo amano

    Giacomo non è mai morto."

    Giacomo Casanova, Venezia, 2 aprile 1725 – Dux, odierna Duchcov, 4 giugno 1798

    Omicidio a Rialto

    Aneddoto veneziano del raziocinio,

    scritto da Giacomo Casanova di Seingalt,

    a Dux, in Boemia, nell’anno 1797.

    Prefazione

    Da molti anni ho deciso di affidare alla letteratura l’essenza della mia vita.

    Da vecchio letterato quale sono, non posso fare altrimenti. Scrivere mi è necessario per combattere la noia, che mi opprime qui a Dux, nel castello dei Waldestein, e per testimoniare, forse più a me stesso che agli altri, di essere vissuto.

    Ho scritto in francese la Storia della mia Vita. L’opera, però, non è completa: nonostante l’incoraggiamento di amici e conoscenti, da tempo il manoscritto giace impolverato, fermo al 1774. Non riesco a proseguire: soltanto la mia felice giovinezza è degna di essere raccontata, il resto annoierebbe. Per di più, non sopporto di essere cronista della mia decadenza.

    Il Principe di Ligne, mio grande amico, pochi mesi fa è venuto a farmi visita. Le mie Memorie, che adora, sono sempre oggetto dei nostri discorsi. A un certo punto, sapendo che in esse non si trovano tutte le mie avventure, mi ha chiesto cosa avessi escluso. La domanda mi colpì. Ho risposto di avere tralasciato quelle vicende che imbarazzerebbero e infastidirebbero le persone che vi ebbero parte. E anche qualcos’altro. Egli rimase folgorato da quel qualcos’altro, e insistette per sapere tutto. Rimanendo sul vago risposi, tra le altre cose, che la mia vita non era stata soltanto amori, fughe, imbrogli e duelli. Ovviamente, dicendo così, fomentai la sua curiosità anziché calmarla; e l’interesse si trasformò in ossessione, l’insistenza in assedio.

    Alla lunga cedetti, come una fanciulla alle lusinghe di un amante tenero e appassionato. Ma a una condizione: che non mi facesse parlare. Un tempo ero assai ciarliero, ma adesso le cose sono cambiate. Per raccontare è necessario pronunciare bene: oltre a fiato e lingua sciolta, occorrono i denti; disgraziatamente, li ho persi tutti, tranne due, e le consonanti alle quali i denti sono necessari sono molte, purtroppo.

    Così lo congedai, promettendogli che presto avrei ripreso penna e calamaio.

    Sono nato in una città di maschere e commedianti, in un tempo felice in cui nessuno arrossiva e tutto sembrava permesso; per questa ragione, si potrebbe pensare che il travestimento e la recita facciano parte della mia natura. Niente affatto: dichiaro di scrivere la verità. Tanti appunti e copie di verbali ufficiali, che ancora conservo, mi aiuteranno; non potrei mai ingannare il lettore, spacciargli per vera della moneta falsa, sapendola falsa.

    Ispirato, quindi, da un amico fraterno, e con l’intenzione di essere sincero, mi accingo a stendere sulla carta il resoconto di una vicenda singolare; la prima di una serie, se vivrò abbastanza a lungo da scriverne altre, a completamento della mia opera maggiore.

    Una storia raziocinante, come amo definirla, in cui la ragione si mette al servizio della verità per il trionfo della giustizia.

    Una storia che, fino a oggi, non fu da me mai divulgata nisi amicis idque coactus; a nessun altro che ad amici, e anche a essi solo quando costretto, come dice Orazio.

    I

    Per due anni, dal 1753 al 1755, ho collaborato con la Quarantia Criminal, una delle principali magistrature penali operanti a Venezia.

    Ciò significa che, nei rari momenti in cui non ero impegnato a giocare d’azzardo o a collezionare avventure amorose, mi occupavo di delitti. L’insolito sodalizio tra me, il più grande libertino di Venezia, e il governo oligarchico più severo e dispotico d’Europa, nacque in modo curioso, e per intercessione del senatore Bragadin, mio padre adottivo. C’era un motivo per cui quest’uomo, oltremodo saggio, che mi amava e mi conosceva più di quanto io amassi e conoscessi me stesso, mi aveva trovato un simile incarico. A quel tempo ero di rientro a Venezia dopo tre anni di vagabondaggi per l’Europa in cerca di piaceri, e Bragadin, sapendo che avrei di certo ripreso le mie vecchie abitudini, voleva proteggermi.

    – Figlio mio – mi disse – da giovane ero come te: giocatore accanito e donnaiolo. Per questo ti voglio bene: ogni volta che ti guardo, rivedo me stesso. Ma allora correvano tempi più sereni e il nome illustre della mia famiglia era sufficiente a proteggermi. Tu pensi che basti essere di parola, non commettere reati, non turbare la pace pubblica e non immischiarsi in affari politici né in questioni private per essere al riparo da qualunque sciagura. Ma ti sbagli. Condurre una vita dispendiosa e libertina abusando della propria libertà, in una città

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