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Sherlock Holmes e l'avventura dell'esploratore norvegese
Sherlock Holmes e l'avventura dell'esploratore norvegese
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E-book120 pagine1 ora

Sherlock Holmes e l'avventura dell'esploratore norvegese

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Giallo - romanzo breve (69 pagine) - Una faccenda complessa per Holmes, in incognito in quel di Costantinopoli


1893: nei panni di Sigerson, l’esploratore, Sherlock Holmes giunge in incognito nell’affascinante Costantinopoli e scopre di avere, tra i suoi ammiratori, lo stesso Sultano Abdul Amid II. Ben presto sarà lui stesso a coinvolgerlo in un’intricata faccenda che riguarda attentati, un ministro misteriosamente avvelenato, il rapimento di una giovane donna armena e spocchiosi nazionalisti turchi. Qual è il nemico da inseguire? Si tratta di un gruppo terrorista che lotta per i diritti delle minoranze armene o forse c’è sotto qualcos’altro?


Elìa Giovanaz è nato a Trento nel 1988 e attualmente insegna lettere in Veneto ai ragazzi delle scuole medie. Fin dagli anni del liceo, ama scrivere racconti e poesie. Appassionato di cinema e vorace lettore di gialli e fantascienza, terminata l’università, ha stretto amicizia con Jacopo Jannelli: insieme condividono la passione per la letteratura e per Sherlock Holmes e, tra molte risate e degustazioni di vino, hanno intrapreso insieme l’avventura della scrittura a quattro mani.

Jacopo Francesco Jannelli è nato a Valenza, in provincia di Alessandria, nel 1985. Ha cominciato a studiare violino all’età di quattro anni e forse proprio per questo ha iniziato a provare presto simpatia per il personaggio di Sherlock Holmes. Grande appassionato di musica, dopo essersi dedicato alla tutela e conservazione di organi antichi in Piemonte, si è trasferito in Trentino dove oggi vive e lavora. Qui ha conosciuto Elìa Giovanaz con il quale ha stretto un’amichevole collaborazione letteraria.

LinguaItaliano
Data di uscita10 nov 2020
ISBN9788825413625
Sherlock Holmes e l'avventura dell'esploratore norvegese

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    Anteprima del libro

    Sherlock Holmes e l'avventura dell'esploratore norvegese - Elìa Giovanaz

    A cura di Luigi Pachì

    Elìa Giovanaz e Jacopo Francesco Jannelli

    Sherlock Holmes e l'avventura dell'esploratore norvegese

    ROMANZO BREVE

    ISBN 9788825413625

    © 2020 Elia Giovanaz, Jacopo Francesco Jannelli

    Edizione ebook © 2020 Delos Digital srl

    Piazza Bonomelli 6/4 20139 Milano

    Versione: 1.0

    Collana a cura di Luigi Pachì

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    Grazie, da parte di Delos Digital, dell'autore del libro e di tutti coloro che vi hanno lavorato.

    Indice

    Copertina

    Il libro

    Gli autori

    Sherlock Holmes e l'avventura dell'esploratore norvegese

    I

    II

    III

    IV

    V

    VI

    VII

    VIII

    IX

    Nota degli autori

    Ti è piaciuto questo libro?

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    Il libro

    Una faccenda complessa per Holmes, in incognito in quel di Costantinopoli

    1893: nei panni di Sigerson, l’esploratore, Sherlock Holmes giunge in incognito nell’affascinante Costantinopoli e scopre di avere, tra i suoi ammiratori, lo stesso Sultano Abdul Amid II. Ben presto sarà lui stesso a coinvolgerlo in un’intricata faccenda che riguarda attentati, un ministro misteriosamente avvelenato, il rapimento di una giovane donna armena e spocchiosi nazionalisti turchi. Qual è il nemico da inseguire? Si tratta di un gruppo terrorista che lotta per i diritti delle minoranze armene o forse c’è sotto qualcos’altro?

    Gli autori

    Elìa Giovanaz è nato a Trento nel 1988 e attualmente insegna lettere in Veneto ai ragazzi delle scuole medie. Fin dagli anni del liceo, ama scrivere racconti e poesie. Appassionato di cinema e vorace lettore di gialli e fantascienza, terminata l’università, ha stretto amicizia con Jacopo Jannelli: insieme condividono la passione per la letteratura e per Sherlock Holmes e, tra molte risate e degustazioni di vino, hanno intrapreso insieme l’avventura della scrittura a quattro mani.

    Jacopo Francesco Jannelli è nato a Valenza, in provincia di Alessandria, nel 1985. Ha cominciato a studiare violino all’età di quattro anni e forse proprio per questo ha iniziato a provare presto simpatia per il personaggio di Sherlock Holmes. Grande appassionato di musica, dopo essersi dedicato alla tutela e conservazione di organi antichi in Piemonte, si è trasferito in Trentino dove oggi vive e lavora. Qui ha conosciuto Elìa Giovanaz con il quale ha stretto un’amichevole collaborazione letteraria.

    Degli stessi autori

    Elìa Giovanaz, Jacopo Francesco Jannelli, Sherlock Holmes e l'avventura del suonatore d'organo Sherlockiana ISBN: 9788825413571 Elìa Giovanaz, Jacopo Francesco Jannelli, Sherlock Holmes e l'avventura dei cinque peccatori Sherlockiana (in preparazione) ISBN: 9788825413632

    I

    Per narrare questa storia, che risale all’estate del 1893, dovrò rinunciare al mio biografo ufficiale e ancora una volta sarò costretto a farmi cronista di me stesso. In quell’anno, infatti, il mio fedele compagno di avventure John Watson non era al mio fianco e mi credeva morto da tempo, sepolto in una tomba d’acqua alle cascate di Reichenbach, insieme al professor James Moriarty. Ancora oggi mi viene rimproverata quella scelta di aver tenuto all’oscuro il mio amico dei miei piani e di averlo fatto soffrire per la mia scomparsa, ma era un male che avevo ritenuto necessario. Almeno altri tre pericolosi membri della banda di Moriarty meditavano vendetta nei miei confronti e sarebbe stato più facile annientarli se tutto il mondo mi avesse creduto defunto. Compreso il mio caro Watson, il cui affetto nei miei confronti, ne sono certo, lo avrebbe portato a commettere qualche indiscrezione o un passo falso, se fosse venuto a conoscenza della verità.

    Ora mi trovo alla mia scrivania a redigere questa mia avventura, avvenuta tanto lontano dalla nostra Inghilterra, un po’ per espiare questa mia colpa e un po’ perché spinto dalle insistenti richieste del mio amico di divulgare qualcuna delle indagini che svolsi negli anni del mio esilio.

    All’epoca avevo già esplorato l’India e attraversato le incredibili montagne del Tibet, dove avevo potuto godere della squisita ospitalità del Dalai Lama. Viaggiando a ritroso verso l’Europa, avevo inoltre visitato la Persia, rimanendo coinvolto in una sanguinosa ed intricata vicenda che mi portò faccia a faccia con il Sultano di Khartoum. I risultati di questa avventura furono riferiti al Foreign Office, passando attraverso mio fratello Mycroft, naturalmente, che era il mio unico confidente, nonché finanziatore dei miei viaggi. Era sempre lui a curare l’edizione dei miei diari, che gli spedivo regolarmente tenendolo aggiornato sui miei spostamenti. Fu così che l’Inghilterra e il resto dell’occidente conobbero le peregrinazioni di un esploratore norvegese, l’intrepido Håkon Sigerson. Ma l’avventura di cui desidero narrare si svolse in Turchia, dove mi ero fermato a Costantinopoli, prima di proseguire verso l’Europa.

    Arrivai a Üsküdar, nella parte asiatica di Costantinopoli, giovedì 9 novembre, o come seppi appena giunto, il 29 Rabi al-Akhir dell’anno 1311 del Calendario Islamico. Era una giornata piovosa e con un vento gelido che soffiava dal Mar Nero. Ero scappato dalla Persia inseguito da alcuni predoni particolarmente determinati nel farmi la pelle, e la cosa mi faceva sospettare la lugubre mano della banda di Moriarty dietro a quei mantelli scuri e a quelle scimitarre affilate. Avevo con me pochi spiccioli, un panino con una fetta di lingua affumicata e una borraccia d’acqua quasi alla fine. La lettera del Sultano di Persia, che mi avrebbe permesso di riscuotere la ricompensa per i miei servizi presso la sede locale della Banca Prussiana, era accuratamente nascosta nel mio set da barba e prima di poterne usufruire dovevo raggiungere l’abitazione del mio anfitrione stambuliota, lo Shaykh Sulaymān ad-Dimâgh, amico di vecchia data di mio fratello. Si erano conosciuti anni fa durante un ricevimento a Vienna, dove entrambi si erano ritrovati in un salottino defilato per sfuggire alla folla gracidante che invadeva le feste al Consolato. Sapevo che abitava nei pressi della Atik Valide, e mi aveva dato appuntamento nel cortile di quel venerabile edificio.

    I miei pensieri erano malinconici, mai come in quei giorni di fuga nel deserto avevo sentito la mancanza del mio caro Watson, e ancora in questo eterogeneo melange di culture, voci e profumi, mi sentivo spaesato, quasi senza radici. Cosa avrei dato per voltarmi e vedere il volto rassicurante del mio fedele Watson tra la folla e udire il suo zoppicare ritmico accompagnare i miei passi in questa città straniera. Durante gli ultimi due anni, Mycroft mi aveva tenuto costantemente aggiornato sulle vicende del buon dottore e avevo anche appreso della morte di sua moglie Mary, proprio pochi mesi dopo la mia presunta scomparsa a Reichenbach. Con senso d’angoscia tentavo invano di figurarmi il dolore che doveva aver provato Watson, di fronte alla perdita delle persone a lui più care in una così breve distanza di tempo. Ma era inutile: per me, che non avevo mai amato, non sarebbe mai stato possibile comprendere appieno quel senso di vuoto che il mio amico mi avrebbe poi descritto. In quel momento la cosa che avrei voluto di più, ma solo per non sentire più il cupo morso del senso di colpa e della nostalgia, era di poter essere realmente la persona fredda e distaccata che mi avevano cucito addosso i vari resoconti delle mie piccole indagini.

    Mentre cominciavo ad intravedere il minareto della moschea prefissata per l’appuntamento, alla vista delle delicate architetture di Mi’mār Sinān, iniziai a provare a poco a poco una forma di serenità interiore, dovuta alla perfezione armonica di quell’edificio; e non avevo ancora ammirato il suo capolavoro, la Süleymaniye, la Moschea di Solimano il Magnifico! Entrai nel cortile della moschea, dove una moltitudine di uomini stava compiendo le abluzioni rituali prima della preghiera serale. Seduto su una panchetta di pietra che contornava la fontana, un uomo anziano, vestito con i larghi pantaloni a sbuffo del costume tradizionale e avvolto da un caffetano damascato blu e oro, si alzò appoggiando il peso del suo esile corpo ad un bastone pesante e mi venne incontro con un solare sorriso celato dalla barba in parte ancora scura, per quanto la sua età dovesse essere più prossima ai settanta che ai cinquanta.

    Sir Sigerson, senza dubbio! – questo vizio ottomano del Sir mi urtava sensibilmente – Il nostro comune amico mi ha detto che sarebbe arrivato oggi. La aspettavo prima, ma non importa, ho dato disposizione che la sua camera sia pronta.

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