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Letteratura Notturna
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E-book134 pagine1 ora

Letteratura Notturna

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Info su questo ebook

I migliori racconti del Cantiere Letterario: un esperimento di scrittura creativa condotto nella cornice di un locale notturno di Roma.

http://letteraturanotturna.wordpress.com/
LinguaItaliano
Data di uscita19 dic 2012
ISBN9788867554577
Letteratura Notturna

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    Anteprima del libro

    Letteratura Notturna - Cantiere Letterario

    Letteratura Notturna è un libro del Cantiere Letterario che è un’idea di Carlo Sperduti che ha selezionato questi quaranta racconti su cui è stata fatto un editing a cura del Cantiere Letterario e una correzione bozze a cura di Daniela Peruzzo, Leonardo Battisti e Carlo Sperduti, infine impaginati per l’eBook da Patrizio D’Amico.

    L’immagine in copertina è una foto di Osvaldo Amari

    I racconti sono rilasciati in Licenza Creative Commons 3.0

    Roma, Dicembre 2012

    Poco prima

    Non capita spesso che vengano creati gruppi di scrittura non virtuali, ma fisici, e per giunta a iscrizione gratuita. Inoltre, non capita quasi mai che, a questi gruppi, partecipino molte persone. Infine, di solito, anche se un gruppo di aspiranti autori riuscisse a riunirsi la prima volta, capita che poi il progetto si inabissi, colpito dalle classiche frasi: La prossima volta salto l’incontro, che mamma sta male, Non posso più venire perché a lavoro mi stanno massacrando, Devo abbandonarvi perché ho perso il lavoro, eccetera. Ebbene, il Cantiere di Letteratura Notturna (da ora in avanti denominato Cantiere) è un’eccezione, un esperimento ben riuscito, una scommessa che è stata giocata fino in fondo. Se l’abbiamo vinta, ce lo direte voi dopo aver letto questo ebook.

    Per nove mesi, ogni mercoledì, un gruppo di sconosciuti di circa 13, 15 persone¹, di età compresa tra i 26 e i 50 anni, si è riunita con precisione (ovvero tutti i mercoledì alle 19 e 30²) partorendo ben 120 racconti brevi³. Un circolo di scrittori emergenti che ora sono anche amici, uniti giorno dopo giorno dalla voglia di scrivere, mettersi in gioco, consigliarsi, correggersi a vicenda, preparare reading e bere (molta birra prima e molti amari e rum poi) in compagnia.

    Di questi 120 racconti ne sono stati selezionati una quarantina, che trovate nel libro che avete davanti.

    La formula del Cantiere prevede alcune regole di base e altre che, di mese in mese, vengono decise e votate, e che caratterizzano i racconti, nella forma o nel contenuto, che il Cantiere ha prodotto. La prima regola del Cantiere è stata quella di scrivere racconti legati alla vita notturna. Logicamente, al contrario del Fight Club, molti scrittori del Cantiere se ne sono sbattuti di questa regola, così abbiamo anche racconti diurni, e racconti che non ci azzeccano nulla con nessun tema scelto. Infatti, l’altra regola del cantiere era di decidere, per ogni mese, un tema, o una regola, alla quale i racconti dovevano attenersi. Così, un mese i racconti erano tutti concentrati sul tema dello scambio del cappotto, un altro mese erano racconti scritti descrivendo i fatti dal punto di vista di un oggetto, e così via, secondo varie regole alquanto bislacche e scelte in ubriachezza⁴.

    I temi, come i racconti da leggere al reading a tradimento di fine mese (se non sapete cos’è un reading a tradimento venite un mercoledì di fine mese all’HulaHoop Club, zona Pigneto, Roma, e lo scoprirete. Comunque sia è un reading che dura poco, per questo i racconti sono tutti molto brevi) venivano scelti in maniera molto democratica e demodé⁵: i temi proposti, o i titoli dei racconti prodotti, venivano scritti su un fogliettino e poi votati da tutti i membri del Cantiere con un’anonima e classica X. I racconti più votati venivano letti a fine mese, il tema più votato scelto per il mese a venire.

    Ora, siccome credo di avervi spiegato più o meno tutto, mi sento di lasciarvi ai racconti, che poi sono il motivo per cui avete acquistato questo ebook, e quindi comincio a sentirmi di troppo. Ciao!

    Patrizio D’Amico

    RACCONTI

    Dove osano i maiali

    di Daniela Peruzzo

    Ero entrata nel locale con il preciso scopo di stordirmi dopo aver visto la mia ex fidanzata con il suo nuovo uomo.

    Se ne stava lì, sul pianerottolo davanti casa mia, ah sì perché io e Anna abitavamo una di fronte all’altra, ci eravamo conosciute così, insomma se ne stava lì con due cartoni di pizza in mano e questo tipo assolutamente anonimo accanto e credetemi, io so riconoscere un tipo anonimo quando lo vedo, di quei tipi di cui le donne di solito dicono: è tanto buono.

    Quando una donna dice di un uomo che è tanto buono potete cominciare a cercare intorno con lo sguardo il tizio con cui il buono verrà cornificato di lì a, diciamo, tre mesi.

    Giusto il tempo necessario perché questo fatto che lui sia sempre disposto a capirla anche quando lei si comporta in modo manifestamente irrazionale, illogico, irragionevole, insensato, sconsiderato, qualcuno direbbe idiota e gliele perdoni tutte anche qualora lei si dimostri dispotica, egoista, prepotente, lunatica, tirannica, in sintesi stronza, cominci a insinuare un serpentino quanto velenosissimo dubbio alla donna in questione riassumibile nel seguente soliloquio: possibile che proprio io sia finita con uomo dal nerbo pari a quello di un anellide? Possibile che il mio fidanzato abbia la personalità di un lumbricus vulgaris?

    Solo sospettarlo risulterà talmente squalificante nei propri confronti che la donna preferirà interpretare l’indisponente disponibilità del suo ragazzo come il segno più evidente di un carattere diabolicamente paternalistico teso a controllarla facendola sentire alla stregua di una bambina viziata. Ma, in fondo, continuerà lei proseguendo il suo monologo interiore, non è forse lui con i suoi comportamenti a porla in quel ruolo? E perché mai lo farebbe se non per ostentare una sua pretesa superiorità morale? Il passo sarà breve perché concluda che una tale arroganza merita di essere punita e che anzi, forse lui, con i suoi atteggiamenti, le sta addirittura chiedendo di essere redento dalla sua superbia.

    Date ancora un paio di mesi a questa donna e sarà pronta ad ammettere non solo che chi tradisce non ha poi sempre torto ma che soprattutto per essere un buono il suo fidanzato è proprio uno stronzo e, cosa decisamente più grave, davvero troppo anonimo per continuare a vederlo.

    Ma ecco, sto divagando, non era questo il punto.

    Il punto era che mi trovavo nel locale con il preciso scopo di scivolare in uno stato il più possibile vicino all’incoscienza quando cominciai a immaginare la loro morte, nei minimi dettagli. No, non mi vergogno a dirlo.

    Che fareste voi se la vostra fidanzata vi tradisse con uno alto, ricco e… diciamo bello, anche se di quella bellezza convenzionale tutta tonicità testosteronica che non so voi ma io trovo insopportabilmente vuota e banale, comunque, che fareste voi, se la donna che amate, o l’uomo, poco importa in questi casi il genere dell’oggetto amato, vi tradisse da principio, e infine lasciasse per un tizio che vi facesse sentire la controfigura sfigata di Igor in Frankenstein Junior? Ve lo dico io, immaginereste la loro morte.

    Iniziai con un classico: l’incidente. Tuttavia, l’incidente andava scelto con cura, intendo il luogo e il mezzo. L’incidente d’auto mi parve, inizialmente, la cosa più semplice. Ma appena iniziai a immaginarlo subito incontrai numerosi ostacoli. Prima di tutto non volevo che venissero coinvolte altre persone, ho una coscienza anche io, che vi credete. Dunque, l’unica era che la loro auto finisse fuori strada, ma ciò implicava che i piccioncini stessero viaggiando lungo una strada di montagna o, comunque, una strada in grado di raggiungere un’altitudine sufficiente da rendere mortale una sbandata fuori pista. Sì, perché su una cosa non dovevano esserci equivoci: niente sopravvissuti, se no con il complesso dell’infermiera che mi ritrovo finivo di sicuro al capezzale del miracolato e la vendetta andava a farsi benedire. Inoltre, per essere assolutamente certi che la disgrazia giungesse al suo estremo compimento era preferibile che la strada fosse senza guardrail e a corsia unica, quindi assolutamente bandite le autostrade con l’unica meritoria eccezione della Salerno-Reggio Calabria.

    Ma ecco un altro problema: Anna non guidava e soprattutto soffriva di vertigini. Niente e nessuno avrebbe potuto convincerla a farsi condurre lungo una strada a picco sul mare, a corsia unica e priva di guardrail. Non ci sarebbe riuscito neanche Marlon Brando in Un tram che si chiama desiderio, figuriamoci un imprenditore nel campo degli imballaggi nanoporosi (ebbene sì, l’anonimo si occupava di nanopori e questo mi faceva ben sperare che per la segreta legge delle analogie che governa il mondo fosse portatore di un nano-pene).

    Direte che mi ritrovavo davanti a un falso problema. In fondo, il bello della fantasia non è forse che può prescindere dai dati di realtà? Ma è qui che vi sbagliate. Per trarne il massimo godimento la vendetta immaginata deve essere il più possibile verosimile, altrimenti si finisce per non prenderla abbastanza sul serio e tutta la faccenda perde di mordente (detto in altri termini se ne va in vacca). Dunque, niente

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