Il Miracolo e la guarigione spontanea autoprovocati coscientemente
Di Dino Galardi
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INDICE
PAROLE CHIARE
PARTE PRIMA - La vita e la materia
PARTE SECONDA - L’uomo
PARTE TERZA - La medicina moderna e la terapia materialistica
PARTE QUARTA - La Psiche
PARTE QUINTA - Il miracolo
PARTE SESTA - L’eugenesi
PARTE SETTIMA - La nevrastenia
PARTE OTTAVA - La terapia energetica con l’autoesaltazione funzionale
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Anteprima del libro
Il Miracolo e la guarigione spontanea autoprovocati coscientemente - Dino Galardi
loro.
PARTE PRIMA
La vita e la materia.
Prima di accingerci a entrare nella trattazione della materia vasta e complessa che è oggetto di questo volume, è necessario mettere in guardia il lettore contro un errore fondamentale nel quale incorrerebbe senza fallo, e che gli impedirebbe in modo assoluto di seguirci nella nostra via, che differisce essenzialmente e profondamente da ogni altra fin qui tracciata. Colui che vorrà comprenderci dovrà fin da questo momento fare completa astrazione dalla propria cultura scientifica, da ogni teoria sia filosofica, sia psicologica, sia fisiologica fin qui nota, poiché il nostro studio le distrugge tutte, creandone una nuova ed unica che tutte le comprende ed integra. Scopo di questo studio è la ricerca delle cause vere, scientificamente provate e certe, di tutti i fenomeni che fino ad oggi, mentre hanno impressionato ed attratta la mente di tutti gli uomini di scienza, non hanno da questi avuto nessuna spiegazione, se ne togliamo le teorie più o meno positive, delle quali però nessuna è valsa a squarciare completamente e realmente il mistero che avvolge l’origine dei fenomeni stessi. I miracoli, le guarigioni spontanee, le anomalie che si riscontrano nel campo fisiologico, le cause vere delle malattie, le ragioni dei successi e degli insuccessi delle diverse terapie, ecc. ecc., sono finora rimasti inesplicabili, e le diverse scuole filosofiche e scientifiche hanno creato e diffuso una lunga serie di teorie, spesse volte anche in piena contraddizione tra di loro, senza però con queste riuscire a far luce completa su quanto riguarda i fenomeni stessi. Il filosofo teosofico fa risalire ogni causa palese ed occulta all’Ente Supremo; il filosofo ideologico si perde in una speculazione nel campo dell’immateriale, senza però riuscire a trovare il legame tra la materia e il suo Ego universale; il fisiologo, nello studio dei fatti, si arresta alla constatazione di essi senza poter risalire fino alle cause, ed escogita mezzi e pratiche più o meno atti a rimuovere i mali, ma seguendo soltanto la via sperimentale, senza poter dare la ragione vera degli effetti che tali mezzi e pratiche producono. Ogni teoria fino ad oggi costruita per dar ragione di una qualunque categoria di fenomeni, pecca dalla propria base, poiché è fondata su principi ideologici ed assiomatici, dei quali nessuna prova certa e positiva si possiede. È quindi logico che tutte queste teorie siano per la maggior parte errate, poiché errato, irreale, inesistente, o, quanto meno, non provato, è, in generale, il principio sul quale esse si appoggiano. È perciò che noi, accingendoci all’indagine delle cause vere dei fenomeni che avvengono nell’organismo umano, abbiamo fatto astrazione completa da ogni teoria nota, per seguire un metodo positivo di analisi e di indagine, partendo sempre da punti ben accertati e reali. E questo dovrà fare anche chi vorrà seguirei in questo nostro lavoro, poiché altrimenti ricadrebbe sotto le strette delle teorie fallaci del passato, che innalzano una barriera insormontabile fra esse e la verità vera. Noi abbiamo, deliberatamente, abbattuto i quattro grandi edifici rappresentati dalla filosofia, dalla psicologia, alla fisiologia e della medicina, per ricostruire, sulla stessa area, ed utilizzando quei pochi utili dei vecchi materiali, un nuovo edificio, che, pur non avendo, nessuno dei caratteri di quelli vecchi, tuttavia ne raccoglie tutto quanto era di buono in essi, fondendoli e amalgamandoli in una nuova visione di realtà e di bellezza.
La vita e la materia
In natura tutto è uno.
Che cos’è la vita? Che cosa è questa forza misteriosa, manifestantesi sotto mille e mille forme le più disparate, che anima, trasforma, agita tutta la materia? Domanda eterna, domanda formidabile che ha assillato l’umanità fino dal suo nascere, e alla quale, fino ad oggi, a malgrado di tutti i più poderosi sforzi delle menti più elette, nessuno ha potuto dare una risposta. La teologia soltanto, per spiegare il mistero, ha creato il dogma di Dio. La vita, secondo i teologi, è il soffio divino che anima la natura. Si è cioè voluto spiegare un mistero sostituendogli un mistero più grande. La scienza, però, che rifugge per principio dal mistero, che vuole giungere alla conoscenza reale della verità, non può accontentarsi di una spiegazione mistica, ed ha cercato, e cerca, ha indagato e indaga, ma finora senza un risultato positivo. La vita è una forza, si è detto; ma l’origine, l’essenza intima di questa forza non è ancora conosciuta. Gli ultimi reperti della scienza, però, se non hanno completamente squarciato il mistero, hanno portato elementi tali che possono farci ritenere di esserci finalmente avvicinati sensibilmente alla soluzione del problema. Fino ad oggi, nella ricerca affannosa per stabilire in che cosa consiste la vita, si è sempre seguito il sistema di distinguere nettamente lo studio della materia dallo studio della forza vitale. Si è sempre partiti dal principio che la materia sia lo strumento per mezzo del quale la vita si manifesta, e che la forza vitale sia nettamente indipendente e del tutto estranea alla materia stessa. Infatti, si è parlato dello spirito come di un quid imponderabile, inaccessibile, intangibile, di una essenza che oltrepassa i confini della materia, che vive ed esiste di sé e per sé, e che soltanto in certi determinati casi si manifesta attraverso la materia stessa.
E si è studiata la materia nella sua struttura apparente, nella sua struttura chimica, nelle sue manifestazioni palesi ed occulte, ma mai si sono collegati questi due studi per cercare il legame indissolubile che li avvince.
È forse ciò che ha impedito finora di conoscere la verità.
***
Si è ritenuto, fino a poco fa, che la materia fosse costituita da particelle infinitamente piccole, chiamate atomi. Questi atomi, limite massimo di divisibilità della materia, dotati ciascuno di caratteristiche proprie, rappresentavano il principio dei corpi semplici, cioè di diverse qualità della materia, e, combinati in maniere svariatissime, costituivano, aggregati in molecole, tutti i multiformi aspetti della materia stessa. Questa teoria, mentre spiegava in modo soddisfacente le innumerevoli forme palesi della materia, era una barriera insormontabile che si frapponeva alla soluzione del problema della vita, perché obbligava a ritenere che le forze agenti sulla materia fossero qualche cosa di estraneo ad essa, e faceva ignorare l’anello di congiunzione fra la materia inerte e la forza vitale che anima la materia organizzata. Si avevano così i corpi animati e i corpi inanimati, e si riteneva che questi ultimi non possedessero che una parte delle energie possedute dagli altri, e cioè soltanto l’energia di coesione, e l’energia chimica, non tenendo conto del fatto che i corpi animati sono costituiti, chimicamente, dagli stessi atomi che formano i corpi inerti, non solo, ma che i corpi animati si accrescono e vivono a spese della materia non animata. I più recenti studi hanno distrutto la teoria atomica, ed hanno dato modo di ritenere che la materia, quale era concepita fino a ieri, non esiste, in quanto che l’atomo, come particella, sia pure infinitamente piccolo, ma pure costituente un corpo con limiti netti, solido, ponderabile ed occupante spazio, indiviso e indivisibile, non è più. tale, ma è soltanto una funzione di una energia unica: l’elettricità. L’atomo, quale è concepito oggi, non è più se non un aggregato più o meno numeroso di elettroni (che a loro volta sono costituiti da altri elementi anche questi divisibili) i quali non sono materia, ma forza, non sono corpi, sia pure infinitamente piccoli, ma centri di irradiazione di energia, e tutte le diverse forme che assume la materia ai nostri occhi, non sono che una manifestazione tangibile del moto elettronico. Dal numero degli elettroni costituenti l’atomo, dal ritmo vibratorio e rotatorio di essi, derivano i diversi aspetti che assume la materia, non solo, ma tutti gli svariati tipi di energia che in essa si manifestano. Adunque, materia, forza, energia, non sono che una sola cosa: movimento degli elettroni. Da questa deduzione, all’affermazione che la vita (anche essa forza, energia) non è che una delle tante e svariate manifestazioni della energia fondamentale dell’universo e cioè dell’elettricità, è breve il passo. Di qui la conclusione che vita e materia non sono più due cose nettamente distinte, di cui l’una sia lo strumento inerte e passivo dell’altra, ma che formano un tutto unico ed indissolubile. La distinzione che si è sempre fatta fra corpi animati e corpi inanimati, non esiste. Essa è il frutto di una concezione errata e incompleta della vita, poiché si è sempre partiti da un falso concetto di questa. La vita, quale fu sempre intesa, è stata concepita soltanto attraverso alle manifestazioni palesi ai nostri sensi, vale a dire attraverso l’apparenza di moto e di trasformazione a noi manifesta. Nei corpi cosiddetti inanimati, che ai nostri sensi appaiono inerti, immutati ed immutabili per forza propria, non abbiamo riconosciuto la vita. Ma la vita esiste anche in essi, in quanto che senza vita non si potrebbe concepire la materia che è funzione della stessa energia, è anzi l’energia stessa nelle sue manifestazioni tangibili. Il cosmo, adunque, in tutti i suoi più svariati aspetti, non è che un ammasso di energia elettrica, e tutto ha origine da essa. La forza che domina e disciplina la compagine infinita dei corpi cosmici è la stessa forza che costituisce l’infusorio; la forza che muove attraverso lo spazio, in un roteare infinito i soli e i pianeti, è la stessa forza che anima e fa riprodurre le cellule; la forza che combina le molecole dei corpi più svariati è la stessa che dirige le funzioni biologiche degli organismi; la forza che produce la luce, il calore, che apre gli embrioni dei semi, le gemme delle piante, che feconda l’ovulo, è quella stessa che fa vibrare le cellule del nostro cervello e produce il pensiero. Materia, energia chimica, forza di gravitazione, vita, sensazioni, pensiero, sono una cosa unica, sono l’energia elettrica manifestantesi in mille e mille forme differenti. Come da una stessa dinamo si sprigiona una energia unica, che, attraverso svariati apparecchi, si trasforma in multiformi manifestazioni come il moto, la luce, il calore, così dall’unica energia animante l’universo si hanno le svariatissime manifestazioni attraverso alle diverse organizzazioni materiali.
Così, calore, peso, volume, durezza, tenacità, coesione, energia chimica, energia vitale ecc. sono tutte forme svariate attraverso alle quali si manifesta l’unica energia, l’energia fondamentale che costituisce il cosmo. Energia essenziale che si può benissimo definire con una parola: il Tutto. Non è dunque più il caso di parlare di corpi animati e di corpi inanimati. Gli uni e gli altri sono ugualmente manifestazioni della vita, e se nei secondi la vita non è percepita dai nostri sensi, ciò avviene perché questi non sono atti a percepirla, mentre nei primi la vita, oltre al manifestarsi sotto forma tangibile di materia, dà a questa forma la possibilità di cambiare nello stesso corpo di aspetto, volume, colore, temperatura, la rende atta a produrre fenomeni manifesti di moto. I corpi animati, in una parola, non sono altro che una manifestazione più complessa della vita e tale da essere registrata dai nostri sensi. (Vedi Tavola l). Una volta dunque accettata la teoria che la materia non è altro che una funzione dell’energia elettrica è logico dedurre che tutti i fenomeni che in essa materia si manifestano, ripetono la loro origine prima dall’energia fondamentale, e quindi, in tutta la catena di fenomeni che si succedono dalla costituzione dell’atomo alla formazione di un organismo complesso e completo, si procede sempre da una origine immateriale ad un risultato materiale, dall’invisibile al tangibile.
L’anima
"Numerosi naturalisti della nostra epoca, alcuni dei quali si distinguono per la loro scienza, non ammettono in alcun modo l’esistenza dell’anima. In passato, l’uomo era collocato molto al di sopra dell’animale, attribuendogli qualche cosa di suo proprio, cc qualche cosa di divino, e cioè la sua anima, questo soffio, questa emanazione, questo anelito di Dio, come veniva chiamata. Oggi una tendenza contraria tende ad abbassare l’uomo al livello dell’animale e a negargli completamente l’esistenza di un’anima. L’uomo sarebbe, con le sue facoltà e qualità intellettuali e morali, né più né meno che l’unione,
o, meglio, la somma del padre e della madre, della balia, dei luoghi e delle circostanze, dell’aria e del tempo, del suono e della luce; tutte le sue azioni sarebbero la conseguenza necessaria di queste differenti cause e dipenderebbero da una legge naturale che le nostre osservazioni ci hanno fatto scoprire, legge irrevocabilmente fissata come l’ellissi di un pianeta, o il posto che una pianta occupa sul terreno. Ora, se è vero, come pretende questa scuola, che il cervello distilla il sangue per formare il pensiero, così come i reni secernono l’urina separata da quel medesimo sangue, se ne deduce che la libera volontà, la coscienza umana, possono andare ad aumentare il numero dei pregiudizi del Medio Evo, poiché tutti i loro atti non sono altro che il risultato di un semplice calcolo. Come 2 + 3 + 5 formano 10, così tanto fosforo + tanto ferro + tanto ossigeno formano un assassino. Ed anche, un uomo che fosse nato nello stesso tempo di Leibnitz e di Goethe, dagli stessi genitori, che fosse stato allattato dalla stessa nutrice, la cui educazione, l’allevamento, il nutrimento, l’istruzione fossero stati gli stessi dei loro, quest’uomo, - per la somma di tutte queste cause - sarebbe divenuto esattamente uguale a Leibnitz o a Goethe. La legge naturale gli darebbe pensieri identici all’uno o all’altro di queste celebrità, e ciò così inevitabilmente come inevitabilmente la terra gira intorno al sole entro 365 giorni. Si avrebbe torto, però, di non distinguere in questa teoria il falso dal vero, e rigettare queste proposizioni sol tanto in conseguenza della forma insolita. L’esperienza ci accerta che il nutrimento, il clima e altre circostanze producono nell’uomo modificazioni grandissime; che la nazionalità risulta in parte anche da ciò. Ma erigere queste particolarità a sistema, sarebbe un ingolfarsi in un labirinto dal quale il mitico filo di Arianna non potrebbe trarci. Poiché ogni moralità, ogni giustizia cadrebbero; il giudice che volesse punire un ladro o un assassino commetterebbe un delitto di lesa natura, poiché il ladro o l’assassino non hanno nessuna colpa, dato che il loro misfatto non è che il risultato del calcolo suddetto; il loro sangue, le loro ossa, racchiudono le quantità di ferro, di ossigeno, di azoto etc. necessarie per formare un ladro o un assassino. Né io, né i miei benevoli lettori, solleciteremmo l’onore di far parte di una società in cui questi principi fossero accettati, e io non dubito affatto che il fondatore di questa scuola, il Signor Moleschott, consegnerebbe nelle mani della giustizia il malfattore che gli rubasse i suoi cucchiai d’argento, non fosse altro che per impedirgli di continuare a seguire la legge del suo temperamento. Gli uni trattano i partigiani di questa opinione di materialisti ignoranti, questi a loro volta chiamano pazzi, sognatori, ciechi, quelli che si attengono alla fede nell’esistenza di un principio superiore nell’uomo, e che danno, come prova evidente della sua origine celeste, l’esistenza di un’altra vita, indicata dalle parole del fondatore della nostra religione. La questione dell’anima è, dunque, ancora discussa; e non sarà mai risolta perché si tratta di un principio che sfugge alla nostra osservazione. Il microscopio, nei riguardi del corpo, ci ha rivelato delle meraviglie, ma nulla può riguardo all’anima, poiché questa non è cosa suscettibile di essere analizzata dallo scalpello dell’anatomo; e noi non siamo per nulla più innanzi dei tempi di Aristotele, a meno che, non si consideri come un progresso la divergenza delle opinioni a questo riguardo".
Così, nel 1864, lo scienziato tedesco W. F. A. Zimmermann, nella sua opera L’Uomo
, si esprimeva nei riguardi del tanto dibattuto problema dell’esistenza dell’anima. Se egli sentenziò che il problema non sarà mai risolto, ciò si deve al fatto che egli non conosceva, né poteva conoscere, le recentissime scoperte, e le ultime teorie scientifiche. Ma oggi, che gli studi sulla materia sono giunti ad individuare quale sia la sua costituzione, anche questo problema può considerarsi risolto. Noi, non accettando la teoria materialistica del Moleschott, né attenendoci alla teoria mistica dello Zimmermann, perché quella troppo eccessiva, troppo poco scientifica questa, crediamo che, coll’antico detto in medio stat virtus
la via di mezzo si presti ottimamente a definire la questione. L’anima, cioè il soffio animatore della materia, non può non esistere, poiché non si può negare che una forza speciale agisca su tutto ciò che vive, si agita, si trasforma nell’universo. Ma senza restringere all’uomo il possesso di un’anima, noi la estendiamo a tutto ciò che esiste, poiché ogni cosa creata e manifesta non è che un prodotto, una conseguenza, una manifestazione della energia fondamentale. L’anima, cioè l’energia costitutrice, esiste in tutto ciò che È, poiché ciò che È, non potrebbe essere se non come manifestazione della energia. L’anima dunque esiste, ed è il principio fondamentale di tutto, e si rivela nel più umile ciottolo, come nel più complesso e più perfetto degli organismi. Per quei lettori seguaci della teoria mistica, per coloro cioè che fanno risalire alla, divinità la creazione dell’universo, potrà sembrare, a priori, che questa teoria neghi o misconosca l’esistenza di Dio.
Ma questa impressione aprioristica non può permanere, quando si consideri che la nostra concezione