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Il profilo viola
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E-book92 pagine1 ora

Il profilo viola

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Dopo l’infausta diagnosi di sieropositività, Ivana viene stigmatizzata come “contagiosa”, un marchio indelebile questo, che la costringe a sopravvivere in un mondo perentorio, fatto di discriminazione e solitudine. Il profilo viola, è la sua voce, una voce narrata dall’autrice, una voce che per troppo tempo è rimasta in silenzio, una voce che vuole finalmente liberare ciò che è rimasto serrato interiormente e che come un macigno, giorno dopo giorno diveniva sempre più pensate. Ora è il suo tempo, il tempo di fare arrivare il suo messaggio, perché “abbiamo una grande responsabilità, la responsabilità di informarci e poi di scegliere”.
LinguaItaliano
Data di uscita6 set 2016
ISBN9788822839749
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    Anteprima del libro

    Il profilo viola - Claudia Lorenzi

    Turoldo)

    SOMMARIO

    INTRODUZIONE....................................................................................................5-8

    L’INIZIO…………………………………………………………………………………9-12

    LA MAESTRA DI YOGA……………………………………………………….…13-14

    OSHO……………………………………………………………………………...……15-17

    ORIN…………….………………..…………………………………………...……….18-21

    I NO CHE AIUTANO A CRESCERE............................................................22-26

    MEDICI E MEDICINE…………………………………………………………….27-30

    LA MALATTIA NELLA MALATTIA ..........................................................31-32

    LE ACQUE SACRE…………………………………………………………………33-38

    IL DOTTOR ERNESTO RESMINI...............................................................39-42

    IL MOVIMENTO FISICO................................................................................43-44

    UN VECCHIO INDIANO……………………………………………………….…45

    NATUROPATIA…………………………………………………………………….46-47

    QUI ED ORA…………………………………………………………………….……48-55

    IL CANTO DELL’AUTOGUARIGIONE……………………………………………56

    LA MONTAGNA………………………………………………………….…………57-58

    AIDS…………………………………………………………………….......……….…59-62

    INTERVISTA A STEFAN LANKA……………………………………………..63-66

    VIRUS HIV……………………………………………………………………………67-70

    BIBLIOGRAFIA………………………………………………………………………….71

    INTRODUZIONE

    Mi chiamo Ivana e voglio raccontarvi, attraverso Claudia, la mia storia. Si tratta di un viaggio in un mondo spesso ostile, intriso di momenti segnati da un acuto dolore, causato da un’infausta diagnosi medica che ha inciso sulla mia pelle lo stigma di persona malata, contagiosa. Emerse allora in me la paura di un imminente pericolo di vita. Mi sembrò di trovarmi intrappolata senza alcuna via di scampo.

    Il mio percorso di vita si è tramutato in una continua ricerca di tutto ciò che potesse essere utile e risolutivo del mio dramma, cercando di cogliere anche le più fievoli speranze laddove sperare era quasi un’eresia.

    Vi racconterò un viaggio verso la morte e la rinascita, una testimonianza che vuole dar voce a chi non ne ha e svelare scomode verità. Il mio intento è di parlare al cuore di quanti avranno il desiderio di leggere, cercando di sensibilizzare e portare un messaggio di leggerezza nonostante la pesantezza della vicenda. Scoprirete man mano nella lettura che il segreto di ogni cosa è il proprio equilibrio e la resa incondizionata a ciò che si è, in bene e in male, attraverso l’unione sponsale con sé stessi, finché morte non ci separi. Ogni essere umano ha un potenziale altissimo da esprimere, ma spesso lo ignora, oppure è ipnotizzato da burattinai che bramano trattare con persone indolenti, marionette da giostrare tirando i fili opportuni. Abbiamo una grande responsabilità, quella di informarci e poi di scegliere.

    Mi hanno detto che sono sieropositiva, ma cosa vuol dire? Cosa significa concretamente? Per darmi qualche risposta ho usato questa diagnosi come uno strumento di risveglio e di conoscenza di me stessa. La sindrome di immunodeficienza acquista è stata la mia compagna di viaggio; senza di lei, forse, non sarei ciò che sono diventata: una persona che può camminare a testa alta, senza nascondersi, senza più abbassare lo sguardo. Con grande coraggio cercai di vivere la mia quotidianità, cosciente che è decisivo dare credito solo alla presenza, il qui e ora: non esiste passato né futuro, ma solo il momento attuale. Ho appreso che la lotta contro l’ignoranza è inutile e che le idee altrui vanno rispettate. Finalmente ho deciso di analizzare e mostrare un’altra faccia della malattia, ho deciso di farlo in primis per me stessa, per sentirmi alla fine libera ed esprimere ciò che per anni mi sono portata dentro come un fardello: un pesante segreto che ho potuto condividere solo con pochi veri amici che non mi hanno giudicata come diversa. Per questo apprezzo e onoro le persone che tutt'ora mi sono vicine e le ritengo un dono della vita. Ringrazio sempre l'universo per quanto mi viene offerto e nonostante le mie cosiddette cadute mi sento una donna fortunata che a piccoli passi ha saputo ricrearsi. So che il mio viaggio nella vita continua e che ciò che appare impossibile può realizzarsi: basta volerlo veramente.

    Sono nata in una realtà che non ha mai sentito mia. Sin da piccola sono stata una bambina estraniata dal mondo, e forse già da allora percepivo un forte divario tra la realtà circostante e il mio modo di vivermi. Tutto sommato sono sempre stata una brava bambina, molto, troppo sensibile, ma nella nostra società di squali i piccoli pesci non hanno scampo, o si nascondono o vengono divorati. Probabilmente ognuno di noi inizia la propria crescita e formazione umana ricco di un bagaglio di memorie e impulsi in parte ereditate dai nostri antenati, in parte frutto dei nostri incontri esperienziali.

    A quattordici anni si verificò in me come un’esplosione che mi fece rapidamente passare dallo stato di brava bambina a quello di cattiva ragazza!

    Nei primissimi anni Ottanta, appena sedicenne, iniziai a consumare eroina. In quel tempo c’era scarsa informazione su questi prodotti. È probabile che l’eroina sia entrata sul mercato internazionale per una sofisticata e subdola pianificazione, sia come strumento di controllo che come sedativo per i giovani e irrequieti figli dei fiori, fra i quali fece una vera e propria strage. Tra il 1971 e il 1973, furono fatte sparire quasi tutte le altre droghe, proponendo l’eroina a prezzi stracciati. Poco dopo, quando i consumatori furono assuefatti alla nuova droga, il suo prezzo salì alle stelle, proprio come nelle più efficienti strategie di marketing. Furono anni dolorosi, segnati da incontri con persone perverse, che mi indussero a sperimentare l’eroina priva di qualsiasi consapevolezza, con la voglia forse di dimostrare che ero cresciuta. In quel periodo assistetti a numerosi decessi e molti furono i funerali di amici a cui dovetti partecipare mio malgrado.

    A diciassette anni smisi con l’eroina, e un anno dopo subii un intervento al cuore. Dopo un paio d’anni, intorno al 1986 mi venne diagnosticato l’HIV, di cui poco si conosceva all’epoca: c’era molta ignoranza e ce n’è tutt’ora. I medici ignoravano cosa fosse esattamente l’HIV e di conseguenza quale trattamento medico adottare in questi casi. C’era solo una fottuta paura e una grande discriminazione.

    L’HIV mi ha creato più problemi psicologici che fisici, ma mi ha fornito la possibilità di convertire ciò che mi si presentava come la fine di tutto in un felice inizio, tramite la conoscenza di molte persone che mi hanno aiutata a trasformare l’idea iniziale di malattia, non più come vincolo ma come opportunità, per crescere evolutivamente, per iniziare un viaggio interiore.

    Erano i primissimi anni della diffusione del virus HIV, e il modo in cui veniva trattato il paziente sieropositivo era a dir poco barbaro. Le persone erano letteralmente bruciate dai farmaci, tra cui l’AZT che mieteva vittime più del virus stesso. Vedevo entrare i miei amici in ospedale per seguire l’iter farmacologico che li portavano inesorabilmente a un peggioramento. "Non siamo solo corpo, siamo anche energia e non è nella separazione di queste due realtà che possiamo trovare la nostra cura", pensavo. La mia diagnosi iniziale era di cinque anni di sopravvivenza, ma da allora ne sono passati più di venticinque e sono ancora viva.

    Quello che ora so è che si può morire guariti. Negli anni, quando vedevo i miei amici andarsene, mi chiedevo spesso

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