L'Ultima Malattia
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Anteprima del libro
L'Ultima Malattia - Eugenio D'Aniello
L’Ultima Malattia
Storie di miracoli avvenuti, mancati per poco,
e di persone che vi hanno assistito
Eugenio D’Aniello
© Tutti i diritti riservati alla Harmakis Edizioni
Divisione S.E.A. Servizi Editoriali Avanzati,
Sede Legale in Via Del Mocarini, 11 52025 Montevarchi (AR)
Sede Operativa, la medesima sopra citata.
www.harmakisedizioni.org
info@harmakisedizioni.org
I fatti e le opinioni riportate in questo libro impegnano esclusivamente gli Autori.
Ogni riferimento a fatti o persone è puramente casuale.
Possono essere pubblicati nell’Opera varie informazioni, comunque di pubblico dominio, salvo dove diversamente specificato.
ISBN 978-88-98301-39-3
Direttore Editoriale Paola Agnolucci
© Impaginazione ed elaborazione grafica: Sara Barbagli
Che rapporto c’è tra emozioni e malattia?
Perché ci si ammala,
e perché due ammalati, a parità di diagnosi, presentano un’evoluzione diametralmente opposta? Qual è il ruolo del medico nel rapporto con il paziente, e come questo può influenzare la malattia?
Qual è il compito del medico nella medicina del futuro? Possono i nostri pensieri influenzare il nostro stato di salute?
Non abbiate paura
(Giovanni Paolo II)
A tutte le donne e gli uomini che fanno esperienza di una malattia:
perchè la fiducia prenda il posto della paura
PREFAZIONE
Questo libro non serve a niente.
Non so perchè lo scrivo, e quando l’ho iniziato non sapevo dove andava a finire. Non ho la pretesa di insegnare niente a nessuno; non ti fornirò la chiave per la felicità, non esporrò teorie innovative, ne’ sovvertirò le convinzioni di colui che crede di essere già convinto.
Se stai leggendo queste righe in libreria e cerchi certezze e soluzioni, chiudi immediatamente questo libro: non va bene per te, non comprarlo, non buttare i tuoi soldi! Non troverai alcuna soluzione ai tuoi problemi. Se lo hai già comprato, mi dispiace che tu possa rimanere deluso.
Se invece, semplicemente, ti va di condividere un tratto di strada che ha fatto un tuo simile e, sottolineo, un tuo simile, (benchè il mondo gli abbia dato le etichette di medico
, o oculista
, o ancora italiano
o napoletano
), allora procedi pure e vai avanti!
Chi sono? Mi presento: potrei dire che sono un oculista. In realtà, per essere preciso, sono un essere umano che ha scelto di occuparsi della salute dei propri simili e, in particolare, dei loro occhi. La mia giornata la passo tra il mio lavoro di Ufficiale Medico dell’Esercito italiano e quello di Oculista come libero professionista. Ogni giorno guardo centinaia di occhi, ma questo non basta per me. Vorrei imparare, oltre che a guardare gli occhi, anche a guardare negli occhi
delle persone.
Mi chiedo spesso cosa c’è oltre
. Me lo sono sempre chiesto. Quando ero bambino i miei giocattoli avevano vita breve. Quando me ne regalavano uno (poteva essere di legno, di plastica o di latta, come si usava negli anni ‘60), dopo pochi giorni avevo già imparato a smontarlo. Volevo capire come funzionava; peccato, però che non mi riusciva sempre bene il processo inverso: ero meno bravo a rimontarlo, spesso mi ritrovavo qualche pezzo in più e non sapevo dove andava messo, per cui il giocattolo non era più in grado di funzionare.
Allo stesso modo, ancora oggi mi chiedo: Cosa c’è oltre?
Ho studiato per anni come funziona il nostro corpo, come non funziona quando si ammala, cosa provoca la malattia. Ma nella mia testa continua a interrogarmi una vocina che mi dice: Perchè? Perchè ci si ammala? Perchè si guarisce? Perchè non tutti si ammalano e non tutti guariscono? Cosa c’è oltre?
.
Potrei considerarmi un uomo soddisfatto, accontentandomi di quello che ho ottenuto: mi sono laureato a pieni voti a 25 anni e, sempre a pieni voti, ho conseguito la specializzazione in Oculistica quando non ne avevo ancora compiuti 30. Nel mio lavoro ho ottenuto e ottengo grandi soddisfazioni sia in termini di risultati e, soprattutto, di rapporti umani. Ma quella vocina
continua ancora a chiedermi: E poi? Cosa c’è oltre?
Non credo che questa vocina mi lascerà mai. Penso, infatti, che quando lascerò questa dimensione terrena e il buon Dio mi chiamerà ad un’altra dimensione, la mia prima reazione sarà: Ma come? Aspetta! Ancora un attimo! Ho ancora un po’ di cose da imparare, un po’ di domande da fare, qualche giocattolo da smontare!...
Fin dagli anni ‘50 ci si è posto il problema dell’effetto placebo
: pare che una grande percentuale di pazienti riusciva a guarire senza aver preso farmaci semplicemente perchè credeva
di assumere sostanze medicamentose o, almeno, credeva di essere curata; il pensiero di essere curati, unito all’emozione di ricevere un medicamento utile, generava in queste persone un tale sentimento di guarigione che le portava a stare bene senza aver preso alcun farmaco!
Ma se questa convinzione è in grado di far star bene una persona, ci si può chiedere allo stesso modo: essere convinti che non c’è più niente da fare, che una terapia sia inutile, che si è troppo vecchi, ecc., può danneggiare l’evoluzione di una malattia? La risposta è Sì
, ed anche questo è un fatto ampiamente verificabile e verificato, chiamato effetto nocebo
. Tutto questo viene visto spesso come un handicap nell’attività clinica dei medici. Quando si studiano gli effetti di un nuovo farmaco, si cerca sempre di evitare che queste cose si verifichino e tolgano il merito
alla nuova molecola. Mi domando, però, cosa c’è di male se un ammalato guarisce semplicemente per un effetto placebo
? Mi sono trovato spesso davanti a persone che, stranamente, influenzavano l’evoluzione del proprio stato di salute in linea con i loro atteggiamenti. In sostanza, mi sono accorto che le persone portate a piangersi addosso, a vedere tutto nero, a pensare ad evoluzioni peggiorative del loro stato di salute, finivano per attirare
su di loro ogni negatività, e questo avveniva indipendentemente dalla diagnosi iniziale della malattia. E’ solo un caso? Alcuni pensano questo, per altri il caso non esiste! Ognuno è libero di farsi l’opinione che vuole.
In questo mio libro ti racconterò delle storie: i nomi sono nomi di fantasia, ma le storie sono vere, tutte. Le ho vissute di persona o le ho viste vivere. Ho volutamente cambiato i nomi dei protagonisti per ovvie ragioni di rispetto ma, ti assicuro, sono realmente accadute. Le ho raccontate come delle storie, come un romanzo, qua e là intervallate da composizioni in versi, e arricchite da particolari di fantasia, sperando che la tua lettura sia leggera e piacevole, e possa lasciarti dentro almeno un dolce ricordo di quanto hai letto. Se non condividi quanto ti trasmetteranno queste righe non preoccuparti; leggi queste storie come se stessi leggendo un libro di fantascienza; utilizzalo solo per rilassarti!
In questo libro si parlerà di emozioni; è probabile che alcune di queste risuoneranno con te, perchè magari le hai provate anche tu; non preoccuparti. E’ probabile che qualcuna di queste storie ti faccia sentire un po’ triste perchè è simile a qualche tua storia personale: stai su, la condivideremo insieme. E’ probabile che tu sia stato ferito da una storia di malattia nella tua vita o in quella di una persona a te cara: non aver paura! Possiamo diventare insieme più forti delle malattie.
Mi auguro di incontrarti di persona, un giorno, per sapere cosa ne pensi, se questo libro ti è piaciuto, se sei rimasto deluso o quant’altro, perchè penso che siamo tutti UNO e la condivisione ci rende migliori e più ricchi. Sempre!
Cerca di leggere questo libro come si legge una fiaba, cerca di essere felice nonostante tutto ciò che ti capita, cerca di fare qualunque cosa mettendoci cuore, mettendoci amore e, se con questo libro avrò suscitato in te queste emozioni, sarà il segno che insieme stiamo creando un mondo dove possiamo vivere meglio.
Ti auguro tanto amore!
Napoli, settembre 2011
SALUTE E MALATTIA
Salute è la nostra eredità, il nostro diritto,
è la completa e piena unione fra Anima, Mente e Corpo
(Edward Bach, Medico, 1886 -1936)
C’è stato un periodo della mia vita in cui frequentavo attivamente la mia Parrocchia. Adesso mi dirai: Va bene, Eugenio, ma cosa c’entra questo con la salute e con la malattia?
E’ molto semplice: mi è capitato di vedere in quelle circostanze alcune persone ammalarsi per cui cercavo di notare eventuali variazioni nel loro atteggiamento e metterlo a confronto con gli sviluppi del loro stato di salute. Ci si incontrava spesso, e mi divertivo a guardare negli occhi dei partecipanti. Sarà stato un mio limite, ma percepivo in quegli occhi tanta paura e sensi di colpa. C’erano parole e frasi che avevano il potere di scatenare delle reazioni che si manifestavano anche nei muscoli mimici, negli sguardi, nella postura e nelle emozioni, vere e proprie sensazioni di sofferenza. Qualche esempio? Salvezza, colpa, dannazione eterna, io sono un peccatore, io sono l’ultimo, io non sono degno, ho meritato i tuoi castighi (quelli di Dio!?), la morte dell’anima, la penitenza, i beni materiali, la mortificazione del corpo, il peccato
.
Col passare del tempo qualcuno si ammalava (era un caso...), spesso anche a causa di patologie psichiatriche (era sempre un caso...) e la malattia che mi impressionava di più era la depressione! Ciò che veniva definita depressione
, coinvolgeva ogni atto della vita dell’ammalato: il parlare, il modo di vestirsi, di mangiare, di interagire con chiunque e con tutto ciò che gli stava attorno. Il rapporto tra depressione e depresso finiva per essere quasi di odio/amore, e li teneva uniti in ogni momento della vita. E intanto gli anni passavano e li vedevi invecchiare velocemente perchè si evitava di prendere qualsiasi provvedimento sia da parte dell’ammalato sia da parte di chi gli