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Osteopatia Essenziale e tecniche sull'area lombo-pelvica
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E-book513 pagine2 ore

Osteopatia Essenziale e tecniche sull'area lombo-pelvica

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Info su questo ebook

Questo è un altro libro di osteopatia, tanti ne troviamo sul mercato, ognuno con un messaggio proprio che deriva dall’esperienza dell’autore, quindi ogni volta vengono rilette informazioni, magari, già conosciute ma sempre con una sfumatura che li differenzia profondamente, la stessa differenza che un paziente trova in un terapista a un altro magari con una formazione simile. Quello che veramente comunica è il cuore, elemento organico ma anche metafisico che rappresenta il mondo delle emozioni. Come ho scritto in questo testo, quando trattiamo un paziente non trattiamo solo la sua struttura ma tutto il suo DNA (principio che riprenderò nel futuro mio libro sull’energetica in Osteopatia). Il testo inizia con l’anatomia del tessuto connettivo, continua con i test fondamentali e i principi dell’Osteopatia, va avanti con l’anatomia lombo-pelvica, termina con l’illustrazione con spiegazione delle tecniche più usate nella Scuola osteopatica inglese, insomma un valore aggiunto.
LinguaItaliano
Data di uscita5 ott 2021
ISBN9788869829154
Osteopatia Essenziale e tecniche sull'area lombo-pelvica

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    Anteprima del libro

    Osteopatia Essenziale e tecniche sull'area lombo-pelvica - Giovanni Trimboli

    Introduzione

    Se dobbiamo imparare a conoscere il corpo normale dobbiamo sapere ciò che s’intende con la parola normale.

    Le parti del corpo non sono formate con la precisione delle parti meccaniche che escono da una catena di montaggio.

    Esse si sviluppano attraverso l’azione coordinata di molte forze opposte; inoltre la loro forma definitiva, il loro assetto e funzionamento sono il prodotto di fattori ereditari e delle più svariate influenze ambientali.

    Due individui non possono essere esattamente uguali. Pertanto il concetto di essere esattamente uguali. Pertanto il concetto di essere umano normale è una composita rappresentazione di quelle che vengono considerate le scoperte biologiche più comuni.

    Le scienze biologiche sono meno esatte delle scienze matematiche.

    Nel tempo biologico è spesso difficile fare perfino affermazioni descrittive che non possono venir confutate almeno in parte.

    Le conoscenze cambiano celermente in biologia; quindi la sola cosa possibile è di presentare le conoscenze sul corpo al momento attuale, anche se indubbiamente la ricerca futura dimostrerà l’erroneità di alcuni concetti.

    È chiaro che, mentre i vari organi si sviluppano, nell’embrione umano si svolge anche un processo diverso dalla moltiplicazione e differenziazione cellulare.

    Si tratta del processo dell’organizzazione mediante il quale avviene la formazione di strutture di tipo definitivo.

    L’organizzazione non può giovarsi solo della crescita di cellule specializzate ma ha bisogno anche delle fibre del tessuto connettivo come struttura di sostegno. Se cellule renali vengono coltivate in una coltura di tessuti al di fuori del corpo, esse crescono in strati invece di formare tuboli, come avviene nel corpo. Se però alcune cellule di tessuto connettivo vengono aggiunte alla coltura, le cellule renali possono organizzare strutture.

    La natura essenziale del tessuto connettivo è indicata dal suo stesso nome. Esso è presente in quasi tutte le parti del corpo a formare capsule, valvole, legamenti e tendini in tutti gli organi e nei tessuti che circondano singole strutture funzionanti.

    Il tessuto connettivo può variare molto nelle sue caratteristiche: da una struttura retiforme lassa, che sembra formare un cuscinetto fra gli organi, a cordoni duri e resistenti come i tendini muscolari.

    Tre tipi diversi di fibre o fili contengono per lo più tessuto connettivo. Le più fini vengono chiamate fibre reticolari. Esse formano una rete intricata in tutti gli organi e spesso costituiscono le principali impalcature di sostegno. Fibre più pesanti sono composte da collagene: esse formano le capsule che circondano gli organi e le robuste impalcature. Le fibre elastiche, formate da elastina, si riscontrano specialmente in tessuti che sono soggetti a espansione e contrazione, e sono quindi presenti nelle pareti dei vasi sanguigni, nei polmoni e nella pelle , Il corpo quindi è formato da un’organizzazione – estremamente caratteristica e unica nel suo genere – di cellule, tessuti, organi e sistemi, quindi, ecco che, in Osteopatia, il primo principio, a ragione, definisce il corpo una unità che se la natura l’ha donata intera, gli umani non possono certo frazionarla perdendo la conoscenza dell’insieme.

    Embriologia

    All’inizio della terza settimana si assiste a una modificazione del disco embrionale che si accresce di più nella regione cefalica e meno nella regione caudale.

    D’ora in poi quindi non si parla più di un disco embrionale, ma di scudo o area embrionale perché non ha più la forma a disco ma si presenta come una struttura slargata anteriormente e assottigliata verso la regione cefalica. In questo stadio si hanno eventi notevoli a carico dell’area embrionale: si forma una struttura assile, la corda dorsale o notocorda; e una struttura embrionale fondamentale per l’organizzazione delle strutture del corpo dell’embrione.

    È infatti per l’attività induttrice della corda dorsale che nell’ectoderma sovrastante si sviluppa il tubo neurale (tutte le strutture assili iniziano la loro organizzazione con questo organo embrionale).

    A livello della linea sagittale mediana, nella zona che corrisponde alla placca precordale si formerà una struttura detta membrana bucco-faringea; sempre a livello della linea sagittale mediana, all’estremo caudale si trova un’area simile a quella della futura membrana buccofaringea, la futura membrana cloacale che si presenta ovulare e nella quale troviamo una strettissima adesione fra le cellule dell’epiblasto e dell’enteroderma.

    Fra il margine posteriore della membrana buccofaringea il margine cefalico della membrana cloacale si trova un ispessimento nodulare che si trova posto cefalicamente ad un altro ispessimento lineare che va da questo nodulo di cellule ispessite fino al margine cefalico della membrana cloacale.

    L’ispessimento nodulare e il nodo cefalico o di Hensen e l’ispessimento lineare e la linea primitiva.

    Questi sono entrambi ispessimenti dell’epiblasto, cioè in queste due zone l’attività proliferativa delle cellule dell’epiblasto e maggiore che in altre zone e quindi questo foglietto si ispessisce. Per molte cellule per ridistribuzione delle cellule compare un solco al di sopra della linea primitiva, molto leggera, chiamata solco della linea primitiva.

    Questo processo di escavazione interessa anche il nodo cefalico e quindi si forma, dal lato della cavità amniotica, una fossetta chiamata fossetta del nodo cefalico. Dalla zona profonda del nodo cefalico si formano cellule che si dispongono in un ammasso cordoniforme, il prolungamento del nodo cefalico, costituito da cellule di natura epiblastica. Questo si allunga in senso caudo-craniale e si forma a ridosso del margine posteriore della placca precordale e si insinua fra l’epiblasto e l’entoderma sottostante.

    Anche questo prolungamento, prima di arrivare a toccare la placca precordale, subisce un’escavazione, come se la fossetta del nodo cefalico si estendesse nella porzione assile del prolungamento del nodo cefalico. Si forma un canale a fondo cieco, il canale cordale la cui parete superiore e accostata all’epiblasto e la parete inferiore e accostata all’entoderma della volta del sacco vitellino. In seguito a estensione dei fenomeni di più cellule si ha che una discreta porzione della volta del sacco vitellino non e più di natura entodermica ma e temporaneamente occupata dalla parte superiore del canale cordale. Attraverso la fossetta del nodo cefalico la cavità amniotica si trova in comunicazione con la cavità del sacco vitellino attraverso un condotto che attraversa tutta l’area embrionale e che si chiama dotto o canale neurenterico (perché mette in comunicazione la regione dell’ectoderma che dara origine al sistema nervoso centrale con quello che poi sarà l’intestino).

    Il canale neurenterico si chiude dopo poco interrompendo la comunicazione fra cavità amniotica e sacco vitellino.

    A questo punto la componente del canale cordale che e rimasta adesa alla volta del sacco vitellino si scompone in due parti per delaminazione: la parte inferiore resta a formare la volta del sacco vitellino, la parte superiore si arrotola su se stessa e forma la corda dorsale o notocorda.

    Appena si e formata la corda dorsale, una striscia di ectoderma situata al di sopra, cambia conformazione e potenzialità evolutiva: per induzione della corda dorsale (e del mesoderma parassiale che si sta organizzando), dall’ectoderma si comincia ad individuare il neuroectoderma.

    Le cellule che formano questa zona sono più alte del restante ectoderma. Dalla linea primitiva si ha poi una proliferazione che porta alla formazione del terzo foglietto germinativo embrionale il mesoderma.

    Vista dall’alto, la linea primitiva occupa il terzo caudale dell’intera lunghezza craniocaudale dell’area embrionale.

    Dalla porzione della linea primitiva che guarda verso l’entoderma proliferano attivamente le cellule che poi migrano insinuandosi fra ectoderma e entoderma formando il mesoderma.

    Questa grande proliferazione dà origine a un movimento ampio del mesoderma che cresce sia in senso laterale che in senso cranio-caudale.

    Nella porzione cefalica dell’area embrionale, poiché essa sta diventando più ampia, il mesoderma si estende maggiormente; si formano due zone di crescita dette ali mesodermiche.

    L’ala sinistra e l’ala destra non sono congiunte fra di loro sulla linea mediana; queste si spingono cefalicamente, sopravanzano la membrana bucco-faringea e si fondono davanti a questa.

    Quindi si nota che la maggior parte dell’area embrionale e formata da meso, ecto ed entoderma; le uniche zone dove il mesoderma e assente sono la membrana bucco-faringea, la membrana cloacale e la regione dove c’è la corda dorsale.

    La membrana bucco-faringea e la cloacale sono anche dette membrane didermiche (perché formate da solo due foglietti).

    Il mesoderma arriva fino ai margini dell’area embrionale e quindi c’è un rapporto stretto fra mesoderma intraembrionale e il mesoderma extraembrionale (che abbiamo già visto essere slaminato in somato e splancnopleura).

    La zona di mesoderma che si trova davanti (cefalicamente) alla membrana buccofaringea e molto importante perché qui si svilupperà la cavità pericardica e l’abbozzo del cuore.

    Le cellule mesodermiche localizzate a ridosso della corda dorsale proliferano più attivamente rispetto a quelle situate più lateralmente.

    Si individua il mesoderma parassiale (due colonne spesse ai lati della corda dorsale), il mesoderma intermedio (una regione più sottile, più ristretta in continuità con la parassiale) e il mesoderma laterale.

    Quando ancora il mesoderma intraembrionale non si e formato completamente si nota una spiccata proliferazione delle cellule mesodermiche che fiancheggiano dai due lati la corda dorsale; qui il mesoderma forma due colonne che aggettano verso la cavità amniotica; questo mesoderma parassiale si distingue bene dalle regioni più assottigliate del mesoderma intermedio e laterale (poi latero-ventrale).

    Dopo la sua formazione il mesoderma parassiale subisce una divisione in blocchi, circa cuboidali, detti somiti che subiscono una delimitazione l’uno dall’altro ad opera di solchi diretti trasversalmente all’asse del corpo e che iniziano a formarsi a livello della futura regione occipitale e poi vanno caudalmente.

    Si distinguono quaranta coppie di somiti, ma e un numero assai variabile (36-48); variabile perché ci sono zone dove i somiti sono appena abbozzati.

    Alla fine della terza/quarta settimana riconosciamo 4 somiti occipitali, 8 cervicali, 12 toracici, 5 lombari, 5 sacrali, e da 5 a 10 coccigei.

    Il primo somite occipitale degenera quasi subito cosi come altri somiti della regione coccigea, per cui il numero delle vertebre sarà inferiore al numero dei somiti.

    Evoluzione dei somiti: in ognuno di essi si forma una cavità detta miocele che inizialmente ha forma circolare piccola, poi assume una forma a fessura, la cavità miocelica si schiaccia; il somite viene ad essere suddiviso in due parti: una parte medio-ventrale e una dorso-laterale.

    La parte ventro-mediale da luogo precocemente ad un mesenchima, lo sclerotomo che migrerà davanti e intorno alla corda dorsale a dare l’abbozzo del corpo vertebrale.

    La parte dorso-laterale, detta dermamiotomo e matrice comune del dermatomo e del miotomo e rimane a struttura compatta.

    Il dermatomo diverrà mesenchima e dara gran parte del derma cutaneo; il miotomo rimane a struttura mesodermica; inizialmente e una lamina di spessore uguale in tutte le zone che poi subisce accrescimenti differenziati per cui si forma da ogni miotomo una struttura bipartita da un tratto connettivale.

    La parte dorsale si chiama epimero, quella latero-ventrale e detta ipomero.

    Una volta formato, ogni somite va incontro allo stesso sviluppo e si formano quattro gruppi di cellule:

    Sclerotomo:celluledellaporzioneventro-medialedelsomitevannoincontroaEMTecon le cellule del somitocele migrano e circondano la notocorda e il tubo neurale partecipando alla formazione di vertebre ecoste

    Miotomo:porzionedorso-mediale,formeràlacomponentemuscolaredelloscheletroassile, della parete del corpo e degliarti

    Dermatotomo: porzione dorsale, formerà il derma della cute deldorso.

    Dermatomiotomo: cellule della porzione dorsale del somite (che rimangono differenziate come epiteliali) e dalla cui estremità dorso-mediale (dermamiotomo epiassiale ed epiassiale intermedio) e ventro-laterale (dermomiotomo ipoassiale) migrano cellule che vanno a formare il miotomo (strato cellulare tra dermatomiotomo e sclerotomo, che non proliferano, rifornito da apporto di celluledal dermatomiotomo).

    Quando tutte le cellule del miotomo sono migrate, le rimanenti diventano tessuto mesenchimale e formano il dermatotomo.

    Lo sviluppo dei somiti in uno di questi tipi cellulari dipende dalla posizione lungo l’asse cranio-caudale.

    CAP. 1 -  ISTOLOGIA

    TESSUTO OSSEO

    Molto rappresentato nell’organismo dove svolge numerose e importanti funzioni:

    Permette di mantenere la posizione eretta

    Ha funzione protettiva (scatola cranica, sterno, cassa toracica)

    Contiene midollo osseo, che ha funzione emopoietica, per la produzione di cellule sanguigne

    Funge da deposito di sali, come il calcio e il fosforo

    Possiamo distinguere le ossa in tre tipi:

    Ossa lunghe

    Ossa corte

    Ossa piatte

    L’osso lungo si può manifestare come compatto o spongioso. La differenza tra i due tipi sta nel fatto che il compatto macroscopicamente (a occhio nudo) non mostra cavità mentre lo spongioso ha l’aspetto bucherellato di una spugna. L’osso lungo è costituito da una parte centrale di osso compatti (dialisi, che presenta cavità, detta midollare, che si continua con lo spongioso dell’epifisi) e da due estremità di osso spugnoso rivestito da osso compatto (epifisi).

    L’osso breve è come l’epifisi di un osso lungo, osso spugnoso rivestito da compatto.

    L’osso piatto è costituito da due lamine, una esterna e interna di osso compatto, detto tavolato, nel mezzo un sottile strato di osso spugnoso detto diploe.

    Ha la caratteristica di essere impermeabile e estremamente vascolarizzato proprio per la sua mineralizzazione. Esternamente l’osso è rivestito da connettivo fibroso a fasci intrecciati, il periostio mentre le sup. articolari sono rivestite di cartilagine. Nel caso delle diafisi di ossa lunghe il canale midollare è rivestito da connettivo fibroso più scarso, l’endostio.

    Il tessuto osseo è un connettivo costituito da cellule e matrice extracellulare, tale matrice (detta sostanza fondamentale o matrice ossea) è rappresentata non solo da componente organica ma anche da componenti inorganiche responsabili delle proprietà meccaniche e metaboliche dell’osso. Le cellule che si riscontrano nel tessuto sono gli osteoblasti, gli osteociti, le cellule di rivestimento e gli osteoclasti, tutte derivate da cellule mesenchimali. A seconda che la matrice sia disposta a formare lamelle o meno si distinguono morfologicamente tessuto osseo non lamellare e lamellare.

    - TESSUTO OSSEO NON LAMELLARE

    Può essere a fibre intrecciate o a fibre parallele a seconda dell’orientamento delle fibre collagene. Viene poi sostituito nel periodo post-natale dal lamellare.

    - TESSUTO OSSEO LAMELLARE

    Assai prevalente nella vita post-natale. In ogni lamella le fibre collagene hanno decorso parallelo e formano con quelle della lamella contigua un angolo di varia ampiezza. Le lamelle contigue sono connesse da matrice mineralizzata attraversata da fibre collagene a disposizione irregolare. Tale lacune hanno la forma di un ellissoide a tre assi. Le lamelle hanno spessore di 4,5-11 micron e si dispongono a formare sistemi particolari (osso compatto) o a costituire trabecole che si intrecciano e anastomizzano (spugnoso).

    - TESSUTO OSSEO COMPATTO

    Forma i due tavolati delle ossa piatte, lo strato superficiale delle ossa brevi e delle epifisi di quelle lunghe, nonché la diafisi delle ossa lunghe. Oltre alle lacune ossee e ai relativi canalicoli altre cavità di maggior calibro, con andamento parallelo all’asse maggiore dell’osso (canali di Havers) oppure hanno decorso trasversale e obliquo (Canali di Volkmann). In sezioni trasversali di diafisi di ossa lunghe si trovano i seguenti sistemi di lamelle:

    Sistema concentrico o di Havers che costituisce l’osteone

    Le lamelle interstiziali, disposte tra gli osteoni

    Sistema delle lamelle circonferenziali o limitanti, distinte in esterne e interne.

    L’osteone è tipico del compatto, con forma cilindrica e altezza compresa tra 0,9 e 1,2 mm. Attraversato nel senso della lunghezza da canali di Havers (20-110 micron) contenenti vasi e fibre nervose amieliniche. Le lamelle dell’osteone sono concentriche al canale di Havers in numero da 8 a 15 e nella maggior parte dei casi circoscrivono tutto il suddetto canale ma talvolta appaiono incomplete, a forma di semiluna o di falce. Comunque nell’ambito di ogni lamella le fibre hanno decorso parallelo e l’andamento del collagene di una lamella è ortogonale o quasi all’andamento della lamella vicina. Su queste basi è stata costruita la distribuzione di fibre collagene nell’osteone; in ogni lamella talvolta le fibre sono a decorso elicoidale e formano angoli con l’asse longitudinale dell’osteone.

    Se tali lamelle hanno fibre disposte trasversalmente e longitudinalmente si parla di lamelle a fibre ripide, mentre nel caso opposto, il più frequente, si hanno lamelle a fibre piane.

    Secondo recenti teorie la disposizione delle fibre collagene nelle lamelle non differiscono per l’orientamento spaziale, ma per la differente concentrazione di collagene; si avrebbero quindi lamelle dense e lamelle lasse, mentre in entrambi i tipi le fibre collagene sarebbero orientate secondo due direzioni nello spazio.

    Le lamelle del sistema interstiziale colmano gli spazi interposti tra gli osteoni, parallele nell’ambito di ogni interstizio, ma il loro orientamento nell’ambito di sistemi interstiziali risulta alquanto differente.

    Comunque gli osteoni, i nonostomi e i sistemi Interstiziali non sono presenti in tutto lo spessore della diafisi; nelle superfici esterne e interne (raramente raggiunte dagli osteoni) si hanno sistemi di lamelle disposti concentricamente rispetto all’asse maggiore della

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