L'Inferno
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Info su questo ebook
Indicazioni.
Lettura indicata per studenti liceali, specie se affetti da pruriti linguistici esterofili o smanie di neologismi; per studenti universitari (glottologia e filologia); per convalescenti, dimessi guariti dagli ospedali; per lettori curiosi. Per garbato omaggio a Dante ed alla lingua italiana.
Precauzioni per l’uso.
Il testo dev’essere letto consultando pazientemente le note a piè di pagina, quantomeno ad una prima lettura, in particolare per i vocaboli di ‘italiano delle origini’.
Meccanismo d’azione.
Opera di argomento tragicomico – finché non si varca la dimensione della metafora - si avvale di contenuti per sé anti-poetici (violenze, bassezze umane, escrementi, rancori, avidità, fanatismo), ponendosi la sfida di trarne poesia mediante procedimenti metrico-ritmici e fono-simbolici del verso. Che il proposito sia stato talora raggiunto, giudicheranno i lettori.
Controindicazioni – effetti indesiderati.
Nei lettori affetti da seriosità il testo può causare irritazione. La lettura è inoltre controindicata per i lettori inclini a sviscerare i ‘significati’ di un testo e poco interessati ai ‘significanti’.
Avvertenze speciali.
L’impiego di vocaboli di italiano delle origini (secoli XIII, XIV e XV) è progressivamente più intensivo con il procedere dei ‘Canti’: si consiglia una lettura a piccole dosi. L’opera non è autobiografica: non confondere mai il personaggio che parla ‘in prima persona’ (io-poetante) con l’autore.
Tenere il testo fuori dalla portata e dalla vista dei bambini.
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Anteprima del libro
L'Inferno - Marco Maria Orlandi
Marco Maria Orlandi
L'inferno
L'inferno
© Marco Maria Orlandi
Edizione Marzo 2017
Per osservazioni o domande scrivere a: cordadirecita@gmail.com
Impaginazione di Daniele Imperi
Indice
L'inferno
Premessa
Canto Primo
Note
Canto secondo
Note
Canto Terzo
Note
Canto Quarto
Note
Canto quinto
Note
Canto sesto
Note
Canto settimo
Note
Canto ottavo
Note
Canto nono
Note
Canto decimo
Note
Canto undicesimo
Note
Canto dodicesimo
Note
Canto tredicesimo
Note
Canto quattordicesimo
Note
Canto quindicesimo
Note
Canto sedicesimo
Note
Canto diciassettesimo
Note
Canto diciottesimo
Note
Canto diciannovesimo
Note
Canto ventesimo
Note
Canto ventunesimo
Note
Canto ventiduesimo
Note
Canto ventitreesimo
Note
Canto ventiquattresimo
Note
Canto venticinquesimo
Note
Canto ventiseiesimo
Note
Canto ventisettesimo
Note
Canto ventottesimo
Note
Canto ventinovesimo
Note
Canto trentesimo
Note
Canto trentunesimo
Note
Canto trentaduesimo
Note
Canto trentatreesimo
Note
Canto trentaquattresimo
Note
Canovaccio della trama
Premessa
Esercizio di versificazione, con impiego anche di vocaboli dell’italiano antico (dal ‘200 al ‘400, in particolare del tempo di Dante).
Si riportano note a piè di pagina, specie a commento dei vocaboli di italiano delle origini, rinviando il lettore interessato al TLIO (Tesoro della Lingua Italiana delle Origini) ed al suo motore di ricerca. Ringrazio con l’occasione il fondatore Prof. Pietro G. Beltrami, che ancora nel marzo 2007 mi autorizzò a citare i riferimenti tratti dal TLIO.
Non è opera di ‘contenuti’ (significati), al contrario mira ad esplorare il ‘contenente’ (significante), ed invita pertanto il lettore a rivolgere l’attenzione non al ‘cosa si è voluto dire’ ma al ‘come lo si è detto’, con particolare riguardo all’impiego di espedienti metrico-ritmici e fono-simbolici.
Il personaggio che ‘parla in prima persona’ (io-poetante) non ha nulla a che vedere con il sottoscritto. I riferimenti ‘medico-chirurgici’, talora puntuali, più spesso sono puramente fantasiosi.
Marco M. Orlandi
Canto Primo
Ottobre 2002
A mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai dentro una stanza oscura¹
semincosciente e la gola ostrüita
da un grosso tubo² che facéa paura.
Vedevo poco e ancora meno udivo
eccetto un bip³ a metrica insicura,
ma ancora per fortuna non capivo
che del mio core stava risonando;
quando d’un bòmbito sì progressivo
come ‘l tirannosauro fa avanzando,
un’ombra chiara e larga ed ansimante
ver me parve avvenire⁴ barbugliando
e vidi un’infermiera raggelante
chinarsi perigliosa sul mio braccio:
sì com’un chiavo mi dolse assaettante
quell’infilzata⁵, e dopo un poco ‘l laccio
che rischioccando com’una vergata
sul fianco lì di presso all’avambraccio
bruciò com’una piaga inaspettata.
Rimasi trepidante ed agitato
fintanto che la magalda tarchiata
si volse come grosso carro armato
che muove e riscompare dreto un muro.
Allora ‘l core fu un poco calmato
e risentendomi quasi sicuro
cercai la quiete dopo l’ansimare.
Come in campagna a sera da un tratturo⁶
in lontananza fuor dal casolare,
per un televisore che sta acceso
riusciamo a udir la voce risonare,
cos’io se mantenéa l’orecchio teso,
da qualche infermeria lì non distante
udir potéa d’un gioco⁷ il suon proteso
e d’infermieri il ciarlo sottostante.
Quand’a berciare fu un pubblicitario
sì ch’infrenò⁸ la cronaca parlante⁹,
bentosto accorse un parasanitario
da me per brancicare al tubo appresso.
Astivo¹⁰ e con un fare autoritario,
per aspirare in gola a fianco d’esso
ficcò deciso un altro tubicino¹¹
che mi fe’ scàndere ‘l più vil reflesso¹².
"Sta’ tranquillo, che grazie al palloncino¹³
del tubo, nella gola rigonfiato.."
fe’ l’infermiere vegnuto vicino,
"il vomito ai polmoni non è andato
e all’indietro alla peggio ridiscende…"
Si grazie
ho ripensato consolato,
"però quelle rigurgitate orrende
son io che l’ho ingollate a buzzo lordo¹⁴"
Ma quello già a rimenare riprende:
e come quei che dreto al fuoribordo
arbo¹⁵ ristrappa¹⁶ il cavo¹⁷ del motore
e s’accanisce s’esso resta sordo¹⁸,
così colui tirando con furore
fuor dalla strozza il tubo trasse a stratto¹⁹
quando m’accorsi e vidi con orrore
che con la canna un bàndolo scarlatto
uscì cadendo a terra spinto vïa.
Tosto compresi che ‘l listèl sottratto
era una corda della voce mïa!
Appena quei ritornò alla partita,
lesto calai la brava mano pïa
che mi ricolse la carne smarrita:
un soffio appena per disinfezione
e con furtiva bocca fu carpita.
Rivolta attorno un’occhiuta ispezione
temendo un altro periglioso attacco,
vidi un compare che con afflizione
Ahia!..
gemette "..quanto sono fiacco!
Qui siamo di corsia de’ rianimandi²⁰,
fra quei che temon l’eterno distacco²¹,
fra quelli ch’hanno li problemi grandi.
Per me fu un’occlusione intestinale
e resecato fui da venerandi
e dotti professori senza eguale,
ma poi complicazioni mi colpiro
e fui qui trasferito per il male.
L’altr’ieri due energumeni veniro
con un boccione ed una canna floscia²²,
ma prima di ricollegarla in tiro²³
scostaro bruschi la mia chiappa moscia.
Come l’antico cacciator, sì croio²⁴,
vista la preda sulla molle bioscia
spignéva e rispignéva ‘l calcatoio
dentro la canna lunga del fucile,
così un di lor preso lo schizzatoio
mi schidionò furiosamente ostile
con mucronata canna nello speco²⁵.
Aperto il boccio simile a barile,
ancor per poco abborracciando meco,
giraro ‘l tergo e se n’andaro altrove…"
"..E v’è alcuno che fa scolta di sbieco²⁶?.."
"Niuno ritorna e vede, né rimuove!..
A un certo punto dentr’a me un brüire
prìa alla ventraia, poscia in suso move
fin’al cannale²⁷ a farmi impallidire:
e mentre un grido stavo per aciare²⁸
la broda empì la bocca a imputridire
e la mi’ labbia prese ad invaiare.
Serrai le labbra e li occhi e feci forza:
e come ‘l fiume in piena pari a un mare
soverchia della diga l’aspra scorza²⁹
e la frantuma e la travolge seco³⁰
fuori esplodendo che verun lo smorza,
così dal mio pertugio a furor cieco
eruppe nella stanza e fra li letti
tutto il purino e quell’odore bieco³¹."
..E che successe agli altri poveretti?..
.
"Mentr’io sorgeva un poco sollenato,
pel putòre³² quest’altri qui negletti³³
un lamentare mesto hanno innalzato
e al postutto un inserviente vegnuto
diede una ramazzata trascutato
ed acavò³⁴ ‘l mestiero in un minuto."
Così nell’ascoltare questi affanni
felice fui d’esser sopravvissuto.
Fu allora che tra quei bianchi tiranni³⁵
m’apparve un’ombra con litoide accento:
"Presto raccogli i tuoi malsani panni³⁶!.."
roco sommosse quel barbato mento,
"vuolsi così dal càmice primario
ch’altrove per un altro trattamento
tu vegna e per li raggi al macchinario.
Movi la gamba tua ammencita e adusta
chè già t’aspetta d’ingoiare il bario!"
Come la chiocciola il suo peso aggiusta
allumacando greve e titubante
e alfin s’avanza per la viuzza angusta,
cos’io esitando dreto al comandante³⁷,
già tremebondo m’addopai a lüi
com’acchinato³⁸ move il mendicante.
Carche le braccia come mai non füi,
la mia cartella clinica acceffando
da cane baglionato di costüi³⁹,
gli tenni dietro, ubbioso e raggricciando.
Note
1 In Ospedale, in una sala della Terapia Intensiva (Rianimazione)
2 il tubo oro-tracheale
3 il bip che segnala la frequenza cardiaca sul monitor in sala rianimazione
4 giungere, dirigersi, arrivare: vocabolo in uso ai tempi di Dante [cfr. Fatti di Cesare XIII (sen.) - Semintendi 1333 (prat.) - Ottimo, Par. 1334 (fior.) - Tristano Veneto, XIV]
5 puntura del prelievo venoso
6 similitudine ambivalente: riguarda il conseguente, ma si riallaccia (quiete..campagna a sera) all’antecedente, come immagine di quiete, per non creare uno stacco troppo netto
7 partita di calcio teletrasmessa
8 interruppe: vocabolo in uso ai tempi di Dante [cfr. Ciampaolo di Meo Ugurgieri, 1340 sen.]
9 la telecronaca
10 frettoloso: vocabolo in uso ai tempi di Dante [cfr. Libro del difenditore della pace, 1363 (fior.)]
11 la cannula d’aspirazione che si utilizza prima della rimozione del tubo endotracheale
12 il riflesso del vomito
13 palloncino che rigonfiato occlude il lume tracheale impedendo in caso di vomito un reflusso di acidi gastrici in trachea e quindi nei polmoni, che determinerebbe una grave sindrome di distress respiratorio (ARDS)
14 a stomaco ripieno ancora dello stesso vomito
15 aspro [aspramente, selvaggiamente]: vocabolo in uso ai tempi di Dante [cfr. A. Pucci, Centiloquio, 1388 (fior.)]
16 strappa ripetutamente
17 la cordicella che si tira per avviare il motore della barca
18 se il motore non parte
19 le allitterazioni ‘stro..tra..stra’ tendono a sottolineare l’asprezza e il malo modo dell’infermiere
20 Corsia di Rianimazione, di Terapia Intensiva
21 il distacco definitivo della respirazione assistita, o anche il distacco da questo mondo
22 l’occorrente per un clistere
23 prima di connettere il tubo alla boccia
24 indurito, rude: cfr. Jacopo Passavanti, Tratt. Scienza, 1355 (fior.) - Sacchetti, Trecentonovelle, XIV (fior.)
25 l’ano
26 c’è qualcuno a controllare, sia pure di sfuggita, il liquido che scende?
27 esofago: vocabolo in uso ai tempi di Dante [cfr. Sacchetti, Rime, XIV (fior.)]
28 alitare, fiatare: vocabolo in uso ai tempi di Dante [cfr. S. Caterina, Libro div. Dottr. 1378 (sen.)]
29 la robusta struttura
30 impiego del polisindeto ai fini espressivi
31 il liquame espulso dall’intestino dall’odore nauseabondo
32 puzzo: vocabolo in uso ai tempi di Dante [cfr. Bonvesin, Volgari, XIII (mil.) - Bestiario d'Amore, XIV (pis.)]
33 gli altri degenti in sala di Terapia Intensiva
34 portò a termine: vocabolo in uso nel ‘400 [cfr. Girone il Cortese, XIV-XV (tosc.)]
35 gli infermieri con le divise bianche
36 tutte le tue cose
37 ai comandi del parasanitario
38 chinato, chino, disposto: vocabolo in uso ai tempi di Dante [cfr. Ottimo, Par. 1334 (fior.)]
39 reggendo in bocca la cartella clinica, come fossi il suo cane che lo segue reggendo in bocca un osso / nelle ultime tre strofe vengono utilizzate sullo stesso personaggio 3 similitudini [come la chiocciola..com’acchinato…da cane baglionato] con la funzione di tre fermi-immagine di momenti ravvicinati di un’azione
Canto secondo
Uggendomi¹ di retro all’infermiere
alfine entrai nella Radiologïa.
Dal corridoio si vedéan barriere,
e veti e allarmi a far da gallerïa.
Tanti degenti in fila accomodati
a paro di chi sta in astanterïa:
il primo dei pazienti qui allineati,
paréa ben desto e di malori indenne,
l’orecchie tese e li occhi spalancati,
seduto ritto come quelle antenne
pronto a scattare al suon della maniglia,
primo rumor di liturgia solenne.
Anche il secondo un po’ gli rassomiglia,
con mezzo labbro piegato al sorriso
pel posto che l’attesa gli assottiglia,
e l’altro mezzo che intristisce il viso
per il timor d’andare sotto a breve.
Il terzo poi si mostra già più assiso:
sol verso me lancia uno sguardo lieve
come si osserva l’ultimo arrivato,
dentro la noia d’una attesa greve.
Il quarto e il quinto e l’altro candidato
per lunga fila sino a me qui in fondo
paréa ciascun più o meno ammammolato
ognun piegato da torpor profondo,
quand’ecco in questa quiete da convento
fra qualche bucinar² di sottofondo
un cigolìo s’udì sinistro e lento
d’una maniglia sempre più ritorta
e finalmente com’un grande evento,
d’un dei lavori³ uscì la schiena sporta⁴
ma volse via senza mostrare ‘l muso.
Come il tifoso, visto il tiro in porta,
s’alza di scatto d’un ardor perfuso,
e dopo il fuori torna ad ammosciarsi,
così quel primo, dall’invito escluso⁵,
balzato su, tra il sedersi e l’alzarsi,
le chiappe sollevate e ‘n fuori ‘l mento,
finì per ustolare e acculattarsi.
Seguì l’attesa e l’intorpidimento
e tutti noi a forza di guardarli,
muri soffitti ed ogni arredamento,
potevasi a memoria rammentarli
per quanta vita ancor ci rimanëa.
Attanto⁶ si sentivano dei ciarli
d’alcun che dietro un uscio si ponëa
come se stesse per uscire fuori.
Ognun di noi lo sguardo rivolgëa
a quella porta palpitando i cuori,
ed ecco il secco scrocchio rieccheggiare⁷
a dirci la partenza dei lavori⁸.
Il primo!
con il guardo a fiammeggiare
la roca voce ingiunse e ‘l poveretto
là ritto s’infilò senza ondeggiare.
La porta fu chiavata⁹ in modo netto
ma in fila più nessun s’appisolava,
talun desiando un altro gabinetto¹⁰.
Il terzo specialmente tremolava
l’esame suo temendo doloroso,
e quel prima di lui lo consolava:
"Non aggia quest’aspetto timoroso,
or tocca a me, l’attendo da gran tempo"
gli disse il mezzo labbro pensieroso,
ma l’altra metà bocca nel contempo
saliva soddisfatta pregustando
di rifuggir la coda rìa anzitempo.
E mentre questi stava mulinando,
l’alano¹¹ cano¹² uscì col ringhio pronto
tra i suoi fogli dapprima rovistando:
Il prossimo!
latrò rivolto al tonto¹³.
Son io!
le rime¹⁴ alzando dai due lati,
disse sperando d’evitar l’affronto¹⁵.
No l’altro!
a lui con toni raggelati
fece e scomparve tosto col prescelto.
Di nuovo in bocca gli angoli calati,
e su e giù con fare via più svelto
le gote sue parevano ballare:
otta ‘n calare perché non fu scelto¹⁶,
otta ‘n salire se per favellare
cercava ne’ vicini un qual conforto,
ma quelli, con i fogli a trastullare¹⁷,
restavan sordi e con il guardo assorto.
A furia di ballar le gene mosce
paréano paraorecchi di riporto¹⁸
lasciati penzolare a stringhe flosce.
Tutti ‘l passaro, io pure sfinito,
pronto pel bario quasi senza angosce,
ma non lo feci ch’era ormai finito¹⁹.
I bianchi càmici senza badare
usciro poscia insieme in modo unito,
le sue gote danzanti ad ignorare.
Ei corse loro dreto accentüando
le preci col sorriso o il protestare,
la maschera nel tragico mutando.
Rimasto seco stesso non fermava
l’evoluir di guance a sé parlando
trovando almeno chi²⁰ ragion gli dava.
E come in cielo l’ali dell’airone
soffici sbattono l’aperta²¹ cava²²
se rallentando²³ il video le propone,
così le lunghe gote da mastino²⁴
quegli agita di nuovo e ricompone.
Ma da una porta appresso un uomo fino²⁵
uscì di fuori con la scopa in mano:
divisa grigia e con un berrettino,
la gomma ruminava piano piano
reggendo l’altra man la sigaretta.
Lo sgabuzzin del corridoio arcano²⁶
fu quinci chiuso con serrata stretta.
Da l’ultima speranza risospinto
quei delle gote dietro a lui s’affretta
porgendo il foglio con parlar convinto:
"Mirate voi la mia ragion diritta!
Datemi chiarigion²⁷! ..ché fui respinto?"
L’alepo²⁸ sputacchiò la gomma fitta²⁹
e prese nella bocca l’altra cicca,
così potè la man tener ben ritta
la carta, e soddisfare quella picca:
lesse appensato³⁰ com’un bacalare,
mùtolo e in guisa di colui ch’ammicca³¹.
Dopo un momento la lasciò cascare
sopra le mani tese ed appalmate.
Girò la schiena e cominciò a spazzare.
Come chi posa³² alle tele ispirate,
per la pittura d’umana figura,
e perché sieno bene tratteggiate
resta lì fiso come statua dura,
così colui rimase come pietra
senza darsi cagion della iattura.
Subito dopo con la faccia tetra
giù s’accasciò nella sedia padrona³³:
rivolto alla sua scheda ora l’impetra,
e come per parlar’a una persona
sfoga con essa sola ‘l suo rancore.
La cicca l’altro in terra già abbandona
lasciando il corridoio nell’odore³⁴,
poscia spegnendo le luci all’offeso³⁵,
ch’aizaricato³⁶ inciampò e con bruciore
cadde di man sul mozzicone acceso.
Note
1 annoiato
2 rumoreggiare, mormorare: cfr. anche Apollonio di Tiro, XIV (tosc.-venez.) - Pietro da Bescapè, 1274 (lomb.) ed al.
3 di un addetto dell’ospedale
4 uscì mostrando la schiena ai pazienti
5 accenti sulle sillabe 2-4-8-10, il verso successivo sulle sillabe 2-4-7-10, il verso ancora successivo sulle sillabe 2-6-10: continuo variare del ritmo dei versi, per sottolineare l’esitazione e la sospensione
6 frattanto: vocabolo in uso ai tempi di Dante, cfr. Fiore, XIII (fior.) - A. Pucci, Guerra, 1388 (fior.) ed al.
7 anche qui le alliterazioni, quasi onomatopeiche, ‘secco..scrocchio..riecche’ sono impiegate ai fini espressivi, per evocare il rumore d’apertura di una serratura
8 che stavano iniziando a chiamare i pazienti
9 chiusa a chiave: vocabolo in uso ai tempi di Dante, cfr. Stat. pis., 1304 - Legg. S. Caterina ver., XIV ed altri
10 per la tensione, non il gabinetto radiologico
11 l’infermiere addetto a chiamare i pazienti
12 candido, bianco [con il camice bianco]: vocabolo in uso ai tempi di Dante, cfr. Cecco d'Ascoli, Acerba 1327 (tosc.-ascol.)
13 il terzo paziente, tremebondo
14 cercando di sorridere per compiacenza
15 che altri gli passassero avanti nella fila
16 accenti sulle sillabe 1-4-6-10; il verso successivo presenta accenti sulle sillabe 1-4-10; il verso ancora successivo, sulle sillabe 2-6-10: lo stato d’inquietudine del personaggio viene tratteggiato con ritmi e lunghezze differenti; al primo ‘otta’ il verso si chiude con se stesso – al secondo ‘otta’ mediante enjambement il verso si allunga nel successivo, per proseguire ancora nei versi ulteriori
17 fingendo di leggere le proprie carte cliniche
18 di copricapo i cui paraorecchi possono riportarsi in su allacciati quando non servono o sciolti in basso a ricoprire le orecchie o anche lasciati penzolare quando non allacciati sotto il mento
19 la scorta di pasto baritato era terminata
20 sé stesso
21 apertura: vocabolo in uso ai tempi di Dante, cfr. Dante, Commedia-Purg. 1321 c.4 e 19
22 con l’apertura alare incavata verso il basso nell’atto di sostenersi in volo – per ‘cava’ cfr. anche Simintendi, 1333 (prat.)
23 nella ripresa al rallentatore
24 mastino napoletano
25 magro
26 quasi spettrale perché quasi tutti se n’erano andati
27 spiegazione: vocabolo in uso ai tempi di Dante, cfr. Ottimo, Par. 1334 (fior.) - Boccaccio, Esposizioni, 1373-74
28 servo [inserviente]: vocabolo in uso ai tempi di Dante, cfr. Parafr. pav. del Neminem laedi, 1342
29 la gomma da masticare ormai schiacciata
30 sapiente, saggio: vocabolo in uso ai tempi di Dante, cfr. Boccaccio, Decameron 1370
31 fingendo di capirci qualcosa
32 il modello che posa nello Studio del pittore
33 perché il destino lo costringe sempre a rimaner seduto
34 di fumo
35 a quella vittima rimasta sola nel corridoio
36 alzatosi: vocabolo in uso ai tempi di Dante, cfr. Anonimo Rom., Cronica, XIV
Canto Terzo
Alante¹ m’arrassai ² dai foschi raggi
e mi trovai dentr’a la Chirurgia:
bentosto un’infermiera nei paraggi
m’indicò un letto, non senza albagia,
sì che potei giù scaricare i pesi.
Tutt’attorno mirando con ubbïa
un letto vidi voto e quinci chiesi:
..Perché dallo inquilìn non è occupato?..
Quei mi spiegaro e subito compresi
ch’addemano ³ a buon’ora fu operato
e che da ciarlo d’un infermeria
poscia sarebbe a breve ritornato.
..Quando si mangia da vossignoria?
"E’ mezzogiorno, il pranzo è già passato,
e poi non era una ghiottoneria;
già mai veruno uscì di qui ingrassato,
si pranza all’undici, per caragrazia!..
..e l’appetito già riman guastato".
Come la iena mai per fame sazia
guata ed annusa quel bestìn di preda
e poi le carni disossando strazia
cos’io digiuno più che non si creda,
mossi a quel letto come fan gli intrusi.
Frugando il mobiletto che ‘l correda,
trovai i biscotti e ‘l cassetto richiusi,
quei divorando con vorace affanno,
e li altri musi ammutaro⁴ affamusi ⁵ .
Tosto infilato sotto il caldo panno
vidi entrar dopo un poco un letto strano
che si movéa su rote senza danno,
anche se dreto uno spignéa villano,
e s’astallò⁶ vicino a quel diserto
ove fu posto il pondo sì malsano.
Quei come mummia di bende coverto,
avéa la testa avvolta tutt’attorno
fore che il naso dal respiro incerto.
Anche la mano destra per contorno
era fasciata intera, e fu per questo
che alla memoria a me fece ritorno
l’uom delle gote e il suo caso funesto.
Poche ore or sono io stesso il lasciai!..
pian bucinai⁷ ad un altro qui mesto,
Abbiamo udito di furiosi lai,..
mi disse "..che furibondo l’ossesso
fece accapiglia⁸ come niun fe’ mai,
e che per questo e pel muso sì flesso
avaccio e con narcosi fu operato:
gli resecaro le guance in eccesso
a suturar di filo ben tirato,
e per il palmo con la bruciatura
anche la mano hanno manto allenzato⁹".
Mentr’ascoltavo, per bona ventura ¹⁰,
lì vidi entrar pria l’uno e poi ‘l sengiente ¹¹
visitatore ¹² , tolta la clausura ¹³ .
Sembravano parenti, brava gente,
via spedito qualcuno, già di casa,
talaltro a ricercare goffamente.
Ma uno s’aderpeva ¹⁴, barba rasa,
piglio deciso ed occhialini astuti,
tutto eccitato per la stanza invasa ¹⁵ .
Chi già sapéa de’ saluti temuti ¹⁶ ,
le mani nascondéa con pronta lena:
sotto le coltri o per i pettoruti
dentro il pigiama con un’aria amena
com’a cercar la penna o i documenti.
"..Se quei la man ti stringe, una cancrena
ti resta minimo per li tormenti
di quella morsa poco salutare!..",
così rugliavan molti fra‘ degenti.
"Son’avvocato, quici ad aiutare
quei tra di voi che per danni volesse
poscia di fore una causa elevare!..",
e seguitava, carpendo commesse,
a stritolar più mani che potea.
E come quei che al bar delle scommesse
fra gli sportivi della logorrea,
giocando a carte: ..Scopa!
grida e sbatte,
così colui a marcar la covéa ¹⁷
ciottò ¹⁸ di carta quelle pance piatte ¹⁹ .
L’uomo bendato no ‘l potéa vedere,
lasciando le difese disadatte
e quella man patì il suo miserere:
quei gliela strinse, già fasciata ch’era,
affusolandola come le pere.
S’udì un belìo com’un che si dispera,
ma la sua man rimase sì forgiata.
Quando ‘l piatese ²⁰ finì i buonasera
se n’andò via ed ogni man fu alzata ²¹ .
In quel momento dal piano di sopra
s’udì un acuto di voce berciata
e altisonante come fanno all’opra.
"..Quell’è un tenore, s’alcun lo bandisse!..,
che mette anche di notte sottosopra..",
sì con sordina ²² ‘l vicino mi disse,
..tutti i degenti pel suo mal di denti!
E subito una fitta mi trafisse
dreto a un ottavo ²³ fonte di tormenti,
sì che richiesi qualche medicina ²⁴ .
Ma fra le visite ancor rimanenti
v’era soppassa un’àlida vecchina:
"..Chè non mi parli? son la zia Rosita!
con altri dolci, sa’ quanti? addivina ²⁵ !..".
Paréa di novant’anni già servita,
la vista fioca, ma di man d’acciaio
le dita forti d’una dura vita.
Cercando lesta lì dreto a un cucchiaio,
"..Ma dove sono gli altri bei biscotti?
erano tanti, quasi un centinaio!
quand’hai mangiato? pure nelle notti?
ma che birbante questo nipotone!.."
Così dicendo, quattro pizzicotti
gli strapazzaro i lati del faccione,
temo sfibrando il punto ²⁶ che si diede.
Come sirena con cupa inflessione
da qualche fabbrica lontan recede
fin giuso al grave pian calando triste
per quella pausa forse che concede ²⁷ ,
così gemendo di pene frammiste ²⁸
l’uomo bendato guäì con tremore
sì come nenia che lenta persiste,
flebile luce ²⁹ d’immenso dolore.
Venne per mia fortuna ³⁰ un’infermiera
con la pastiglia che le die’ ‘l dottore:
L’ingolli aguale, avanti!.. tutt’intiera!
.
Che fosse Analgesìl ebbi fidanza
prìa pel dolore che chiedéa barriera,
poi chè ‘l rifiuto m’incutéa dottanza.
Ma prese Anogentìl e si confuse,
un lassativo di grande possanza:
ebbi ogni effetto meno che le scuse.
Se come è vero chiodo scaccia chiodo,
il primo mal di colpo si rinchiuse,
mentre si scatenò l’altro oltremodo.
Di notte fra i gorgheggi del tenore
d’un si bemolle con acuto sodo,
mi scaricai di tutto il mio dolore.
Note
1 agile, rapido: vocabolo in uso nel ‘200, cfr. Bestiario moralizz. XIII (tosc.-castell.)
2 mi allontanai: vocabolo in uso ai tempi di Dante, cfr. Giovanni Campulu, 1302/37 (mess.) - Simone da Lentini, 1358 (sirac.)
3 di mattina: vocabolo in uso ai tempi di Dante, cfr. Stat. tod., 1305
4 ammutolirono: vocabolo in uso ai tempi di Dante, cfr. Dante, Commedia-Purg. 1321 c.26 - Jacopo della Lana, Purg. 1324-28 (bologn.) - Francesco da Buti, Purg. 1385/95 (pis.)
5 affamati: vocabolo in uso ai tempi di Dante, cfr. Poes. an. sic., 1354 / impiego di rimalmezzo con allitterazioni per sottolineare il moto di invidia e l’ammutolire di rimprovero degli altri degenti
6 si fermò: vocabolo in uso ai tempi di Dante, cfr. Pietro da Bescapè, 1274 (lomb.) - Bonvesin, De Cruce XIII (mil.) - Dante, Commedia-Purg. 1321, c.6 - Jacopo della Lana, Par., 1324-28 (bologn-venez), ed al.
7 mormorai: cfr. Apollonio di Tiro, XIV (tosc.-venez.) - Pietro da Bescapè, 1274 (lomb.) ed al. – vedasi anche Canto 2
8 lite, scompiglio: vocabolo in uso ai tempi di Dante, cfr. Rim. Am. Ovid., XIV (tosc.-fior.)
9 bendato, fasciato: vocabolo in uso ai tempi di Dante, cfr. Sacchetti, Trecentonovelle XIV (fior.)
10 per bona ventura: per fortuna – locuzione in uso ai tempi di Dante, cfr. Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.) - Deca prima di Tito Livio, XIV (fior.)
11 il seguente, il successivo: vocabolo in uso ai tempi di Dante, cfr. Nicolò de' Rossi, Rime XIV (tosc.-ven.)
12 enjambement per descrivere il continuo entrare dei visitatori
13 all’apertura dell’orario di visite di parenti e conoscenti
14 cercava di distinguersi con superbia, con spocchia: vocabolo in uso nel ‘200, cfr. Monte Andrea, XIII (fior.)
15 piena di degenti
16 le strette di mano vigorosissime
17 desiderio, brama [di procurarsi clienti]: vocabolo in uso ai tempi di Dante, cfr. Bonvesin, Volgari, XIII (mil.) - Parafr. pav. del Neminem laedi, 1342 ed al.
18 frustò: vocabolo in uso ai tempi di Dante, cfr. Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.) - Anonimo Genovese, 1311
19 il suo biglietto da visita, colpendo con energia l’addome dei pazienti, faceva loro rientrar le pance per difesa
20 legale, procuratore legale: vocabolo in uso ai tempi di Dante, cfr. Doc. cors., 1365
21 coloro che avevano nascosto le mani, le tirarono fuori tutti insieme
22 parandosi le orecchie con le mani
23 dente ‘del giudizio’, terzo molare
24 chiesi a un infermiere un analgesico
25 indovina! : vocabolo in uso ai tempi di Dante, cfr. Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.) - Passione Genovese, 1353
26 le suture per ricucire ai lati le guance dopo la resezione
27 triste di dover concedere la pausa pranzo agli operai
28 la strizzata della mano e quella delle guance
29 segnale, spia
30 per il mio dolore dentale
Canto Quarto
Tantòsto muti e basta far gallorie!
..stat’assettati¹ ch’ho da far la lista!..",
ci disse e lì finiron le baldorie.
Era colei l’infermiera che smista,
ordina e scrive le cure in programma,
poi dando il foglio alla vera regista²
qui nell’odontoreparto del dramma³.
Nel primo posto… mi dia la cartella!,
c’è un’estrazione… che fa un melodramma?"
Era il tenore che ‘na bagatella
già cominciava a intonar per l’affanno
Poi c’è qui lei.." m’alloccò la zitella
..per un giudizio⁴ che se lo godranno⁵ !..
Al tre l’anzian fino come fachiri,
per due dentiere svelte e lor⁶ lo sanno…
poi.. quel pupino! pìri pìri pìri!"
gli cinguettò vedendolo nel cesto⁷,
Cinque.. tenetemi⁸ quel dei deliri⁹!
vediamo… urgenza pel nervo al più presto
chè dà di matto con gesti contorti…,
scritto anche questo nel mio elenco lesto!
Sesta la bimba, tre incisivi sporti¹⁰…
…estrarre l’incisivo avanti in alto!
Sette una mamma pei problemi insorti
di gengive rigonfie sullo¹¹ smalto…
…scriviamo allora.. resecar gengive!
Otto quel giovine dal mal risalto¹²
di denti storti per pieghe eccessive¹³…
…fare apparecchio che i denti sospinga
e che li muova per vie decisive!
Numero nove.. dentiera raminga¹⁴:
questa paziente di neurologia
già con tremore vuol che si ristringa
e sia più fisso quel morso che prìa:
…allora nove.. fissar quel che cade!
Dieci e finiamo: dermatologia….
bimbo affiziato¹⁵ pel tempo che scade
dell’apparecchio e per il prurito¹⁶,
cupe ch’alcun lo cavi per pietade…
…scriviamo al dieci che sia consentito,
..dirgli ch’è bravo e che vada sereno!
Otta, al postutto, l’elenco è smaltito.
S’attenda il numero con spirto ameno,
ch’or do la lista alla mia superiora."
S’aprì la porta e apparve un corpo pieno,
figura bassa e spasa d’interiora¹⁷
più sopra un grande petto tutto in fuori
mentre la spalla arretra ed avvalora
quel mento alzato che non dà favori
e che protende in suso il muso duro
com’un mastino che par ti divori.
Colei parea rivolta in alto al muro,
m’avéa lo sguardo