Prima della piena

Di Stefano Telera

Una montagna aspra e impervia accoglie la famiglia di Luca, ingegnere in cerca di riscatto professionale e umano. L’uomo deve supervisionare la ristrutturazione di una grande diga che protegge la gente della valle dalle piene, nei temibili periodi di pioggia. Ma qualcosa di arcano incombe su quelle alture selvagge e sugli abitanti del luogo. La moglie di Luca – nelle sue esplorazioni tra i boschi per ammazzare il tempo durante le lunghe assenze del compagno – scova varie epigrafi con misteriose iscrizioni latine; riportano antichi esorcismi e circondano il villaggio in un perimetro occulto: una maledizione, un avvertimento per gli incauti o un’arcana protezione per i locali? Mentre la natura si scatena e la piena travolge diga e valle, i misteri finora celati dalle cime isolate si mostreranno in tutto il loro orrore.
Una storia di ambientazione tutta italiana che rievoca uno stile e un'ambientazione dal sapore lovecraftiano.

• Lingua: Italiano
• Editore: Nero Press
• Data di uscita: 25 feb 2017
• ISBN: 9788898739950

Anteprima del libro

Insonnia

Prima della piena

di Stefano Telera

Editing di Simona Focetola

Immagine di copertina elaborata a partire da:

© Razvan Ionut Dragomirescu - dreamstime.com - horror house

Produzione digitale: Daniele Picciuti

ISBN: 978-88-98739-95-0

Nero Press Edizioni

http://neropress.it

© Associazione Culturale Nero Cafè

Edizione digitale febbraio 2017

Stefano Telera

Prima della piena

Indice

I

II

III

IV

L'autore

I

Il santo cerca di recuperare un dono perduto,

il peccatore qualcosa che non è mai stato suo.

In breve egli ripete il peccato originale.

Arthur Machen

Da tre giorni piove incessantemente. I campi coltivati a fondovalle sono allagati, le strade ormai interrotte. Immense nuvole scure, sferzate da un vento teso, si rincorrono nel cielo plumbeo, disegnando nell’aria forme bizzarre e mutevoli. A tratti, il balenio di un fulmine rompe il grigiore del pomeriggio, riverberandosi sulle cadenti facciate delle case. Scrosci prolungati di pioggia martellano con protervia i tetti, mentre un gelo insopportabile si insinua attraverso gli infissi malmessi del salone.

Solo il rombo sordo delle acque che proviene dal fiume mi inquieta più del cupo sibilare della tramontana.

Con la prima ondata di piena, alcuni abitanti del paese, colti di sorpresa, sono stati trascinati via, altri hanno provato a fuggire, probabilmente senza successo. La maggior parte della gente, si è barricata nelle baite e nei fienili: ognuno vuole rimanere fino all’ultimo vicino ai propri cari. Adesso per loro sarà tutto più difficile.

L’anziano parroco mi carezza il capo. Credo si sia affezionato a me e ai bambini, eppure nei suoi occhi leggo anche i segni della collera e dell’impotenza. A fatica, con l’aiuto di alcuni superstiti, è riuscito a trasportarci fino all’attico del palazzo dove vivo e che si affaccia, altero, sulle rive del corso d’acqua che attraversa il paese.

Insieme osserviamo sgomenti la furia cieca del fiume, mentre si levano umili preghiere e si attende il comune destino. L’alveo si è gonfiato a dismisura in una sola notte, divorando rive e pontili; una marea scura ha invaso le strade e ha già allagato le cantine delle case più vicine.

Ma non è finita.

Gli argini non reggeranno per molto e presto le acque limacciose strariperanno con ancora maggiore violenza, trascinando con sé alberi, detriti, cadaveri