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Nowaytobeme
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E-book132 pagine1 ora

Nowaytobeme

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Info su questo ebook

Nowaytobeme è un percorso nella vita dell’autrice. Il titolo, che tradotto significa “non puoi essere me”, indica proprio la sua unicità, ma allo stesso tempo la complessità di essere come lei, che pur vivendo una vita normale e ripetitiva, cerca di distinguersi sempre e di realizzarsi.
La sua passione per la musica e la sua inaspettata maternità, nonché la grande delusione che le provoca il suo matrimonio fallito, la portano ad osservare le persone che la circondano con un occhio più critico e con un sarcasmo e un cinismo di difesa. 
L’autrice descrive dei personaggi “tipo” che hanno fatto parte della sua vita, sia direttamente che indirettamente, come Gli Uomini di Merda e le Donne di Merda, che divide in sottocategorie a seconda delle loro peculiarità; ironicamente e in modo molto confidenziale, mette a nudo alcune caratteristiche della nostra società, che rendono difficile da sopportare le semplici giornate , criticando di fatto l’egoismo e l’ignoranza diffusa di fondo.
Un libro apparentemente frivolo, acido, che nasconde però l’insofferenza di una donna che vorrebbe fare di più, ma che non riesce a farsi strada; un libro in cui chiunque viva le sue giornate nella routine, si può rivedere. E’ un elogio alle persone semplici, alle esistenze semplici, che in realtà, sono proprio il motore del mondo e dei meccanismi che ci rendono sereni, tristi, insoddisfatti o esempi di successo e che nascondono tesori o tragedie per niente banali. E’ una spinta a vivere sé stessi al massimo delle potenzialità, a guardarsi intorno e a fare dell’empatia la propria ispirazione per migliorare ed essere felici.
Riconoscerete anche voi, tra chi vi circonda, alcuni dei personaggi presenti nel libro e troverete divertente associarli ad una categoria; ne riderete prendendo consapevolezza di come chi vi ruota intorno abbia un ruolo positivo o negativo nelle vostre vite, che pur essendo semplici, “normali”, si rivelano decisamente complesse e che vi rendono in un certo senso gli eroi di questi tempi bui.
LinguaItaliano
Data di uscita29 mar 2017
ISBN9788869825224
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    Anteprima del libro

    Nowaytobeme - Sara Giangreco

    Zorzoli

    Prefazione

    La complessa vita di una semplice ragazza

    Presentazioni: non è affatto semplice descriversi.

    Un gran punto di partenza per una come me, che per tutta la vita ha cercato di comunicare, di non vivere il silenzio caotico di questa vita incasinata.

    Non sono speciale, sono come la maggior parte di voi che leggete: ho 33 anni, un lavoro che mi stressa e che per varie vicessitudini, non amo affatto. Ho un ex marito, con cui ho lo stesso rapporto che ho col mio lavoro, due figli di 11 e 12 anni, nel pieno dell'ambiguità della preadolescenza, se pre si può chiamare, che li rende a dir poco bipolari e senz'altro insostenibili ai nervi.

    Ho un meraviglioso compagno, a cui devo dire grazie per ogni giorno che passa con me, per il suo coraggio, la sua pazienza, ma soprattutto la sua intelligenza; ovviamente, nonostante ne riconosca i meriti, ne vedo anche benissimo i difetti, che di solito coincidono con quelli della razza maschile in generale, più alcuni suoi personali, spesso dettati dal suo ego giustamente smisurato.

    Ho un’ incurabile passione per l’aggregazione, la filosofia, la letteratura, le culture, osservo molto le persone che ho intorno.

    Mi stresso moltissimo nel campo del volontariato, cerco di partire dal basso, ovvero il mio quartiere, per far rinascere quella cultura della socialità e della condivisione che ormai abbiamo perso, come se il vicino di casa fosse uno straniero o ancora peggio, un nemico.

    Ho una terribile malattia, sono disponibile con tutti, proprio tutti. Anche con quelle persone che mi hanno trattata come una merda o non si sono mai curate del fatto che anche io fossi un essere umano, quelle che hanno tentato di sopraffarmi, di raggirarmi o che semplicemente, hanno ignorato la mia esistenza.

    Anzi, adoro aiutare e ascoltare queste persone, non trovo modo migliore per soddisfare il mio ego, per andare fiera di me stessa e di sbattere in faccia a questa gente quanto io sia migliore.

    Perché buona va bene, lo sono, ma sono anche un pelino stronza. Il giusto.

    Sono una donna dalle mille passioni e protagonismi.

    Ho sempre cercato di essere in prima fila, sin dalle recite della scuola materna.

    Ho sempre voluto un ruolo in tutto, che si trattasse della festa a scuola, fino alla vita politica della mia città. E ho sempre svolto il mio ruolo, piccolo o grande, con dedizione, passione e senso del dovere.

    Non per niente, oltre che essere commessa nell’attività di famiglia, mamma e consigliera del consorzio di commercianti del quartiere, sono anche una cantante.

    Cantare è sempre stata la mia passione, insieme a danzare, ma il canto è proprio la forma d’arte che si addice a me.

    Danzare è già troppo faticoso. Il canto è e sarà sempre un’enorme parte della mia vita, almeno nello spirito. Il veicolo delle mie turbe mentali e delle mie frustrazioni.

    Bene, alla fine essere me, semplice ragazza diventata donna forse un po’ presto, sembra facile. Provateci.

    Provate a sentirvi sempre presi in causa, in qualsiasi argomento, situazione, avvenimento si proponga attorno a voi.

    Provate ad avere sempre la vostra idea, a metterla in discussione, a dialogare, ad accogliere e ad aprirvi. Provate ad alzarvi ogni mattina alle 6.30 e ad essere già incazzati alle 6.45.

    Provate ad andare a lavoro, risolvere le questioni aziendali e quelle famigliari insieme, a gestire cuore e portafoglio nello stesso posto.

    Poi tornate a casa e trovate i vostri figli già pronti a litigare o con una tragedia adolescenziale da risolvere mentre si prepara il pranzo. Mandate e-mail al commercialista, buttatevi di testa tra la burocrazia della vostra città, che, quando proponete eventi o bellissime iniziative di aggregazione, vi sbarra la strada e vi costringe a risolvere problemi che non esistono.

    Poi ci sono il nuoto, il calcio, i maledettissimi compiti e i voti, invece non c’è il tempo per fare una doccia.

    E quando credi di avere finito, ti rendi conto che manca giusto quel piccolo tassello di giornata in cui dovresti pensare a te, cantare, vedere amici o semplicemente non fare nulla.

    Giorno dopo giorno, quella che sembra una normalissima e banalissima vita, si dimostra essere una lunga e complessa avventura, nella quale ci districhiamo in modo da sopravvivere traendone qualcosa di buono, qualcosa che lasci un segno, almeno dentro  noi stessi.

    In tantissimi si riconosceranno nella mia storia, nelle persone che ne fanno parte, o le vedranno intorno a loro, realizzando che ci sono talmente tanti lati nascosti per cui vale la pena spendere delle parole e della carta, nel bene e nel male.

    Descrivere una vita ordinaria cercando di sottolinearne la complessità, è la mia nuova avventura.

    Capitolo 1       

    Prime esperienze di protagonismo: la scuola

    Il primo luogo in cui ho cominciato a dare sfoggio delle mie passioni e della mia voglia di lasciare il segno è stata la scuola.

    Non sono mai stata capace a stare zitta, ho sempre avuto la mia da dire.

    Sono sempre stata coinvolta in ogni evento scolastico, lavoro di gruppo, gita, sempre stata coordinatrice, ma mai leader, non ero abbastanza figa e nemmeno adesso lo sono.

    Ero una bambina cicciottella, buona.

    Volevo bene a tutti e tutti ne volevano a me. Avevo le mie migliori amiche e i furbetti di turno che mi prendevano in giro.

    Mi sono fatta tanti pianti, ma alla fine, ho sempre tenuto testa a tutti e col passare degli anni, ancora adesso, quei babanetti che si comportavano da emeriti stronzi, mi stimano, e qualcuno mi teme anche.

    Sono sempre stata quella piccoletta che se c’era bene, se non c’era, pazienza. Ma anche quella che quando qualche contenzioso era nell’aria o qualche litigio andava sedato, veniva subito presa in causa per risolvere la situazione. Ero il grillo parlante.

    Andavo benissimo a scuola, studiavo poco, ma seguivo le lezioni, interagivo, e ciò mi permetteva di non fare niente a casa, se non divertirmi una volta suonata la campanella.

    Ho sempre fatto tutto da sola.

    Da questo secondo me, dipende questa voglia di rivalsa che ancora adesso mi porto sulle spalle. Tutti i traguardi che ho raggiunto, sono stati frutto del mio impegno e della mia testa di cazzo.

    Odiavo prendere voti mediocri, ma non sono mai stata tanto caparbia da sacrificare del tutto il divertimento e la spensieratezza per raggiungere la perfezione.

    Già da bambina davo un valore altissimo alle amicizie, alle persone che avevo intorno e al tempo che avevo a disposizione da dedicare loro.

    Non sono mai stata la secchiona chiusa in casa a studiare, quella che se la cantava con la maestra perché qualcuno copiava, avevo trovato la giusta proporzione tra l’essere orgogliosa, consapevole del fatto che fossi brava, dotata e il farmi i fatti miei, giocare e divertirmi.

    Posso tranquillamente mettermi qui a discutere di quanto i bambini siano spensierati e smaliziati, di quanto i genitori siano colpevoli per ogni cosa che dicono o fanno, del fatto che da infanti si è troppo piccoli per subire le angherie del pensiero razzista, ma non lo farò, perché non credo in questo e non ci credevo nemmeno a 6 anni.

    La scuola è una palestra di vita, in ogni caso, sia che si abbia il gran culo di trovare insegnanti capaci, didatticamente e pedagogicamente parlando, sia nel caso si capiti faccia a faccia con le peggiori icone della frustrazione e ignoranza che il nostro sistema formativo ci offra.

    In 13 anni di scuola ho avuto a che fare con tutte queste opzioni, ognuna mi ha insegnato qualcosa, non sempre qualcosa di positivo e non sempre qualcosa di facilmente affrontabile.

    Alle elementari sono capitata benissimo, ancora oggi ringrazio la mia cara maestra Raffaella per avermi dato le giuste basi grammaticali per esprimermi senza aggiungere delle h nelle preposizioni o levarle ai verbi; Danila, maestra di matematica che come me, con grandi ambizioni e cuore, ha fatto la scelta di lasciare la nostra classe e diventare preside, per poi cercarci dopo vent’anni per scusarsi guardandoci in faccia e mettendosi in gioco come amica. Solo adesso mi rendo conto di quanto il suo esempio mi abbia influenzata.

    Ho vissuto il mio primo grande amore alle elementari, che mi sono portata fino quasi al liceo, amore che ancora porto dentro, anche se in modo diverso e maturo, quasi una fratellanza, un sentimento che ha lasciato un enorme segno nella vita di entrambi i protagonisti di questa tormentata e romanzesca storia.

    Delle scuole medie ricordo poco, se non che è stato un periodo terrificante a livello emozionale.

    Ero odiosa esattamente come i miei figli oggi, presuntuosa, con la stessa corporatura di adesso: bassa, con due tette enormi e un pelo più magra.

    Se alle elementari qualcuno mi chiamava rospo, alle medie invece, mi chiedevano tutti di fidanzarci, per via ovviamente delle succulente zinne che erano il mio brand.

    Odiavo essere considerata solo per quello già allora, quando ero solo una pivellina alla ricerca del proprio posto nel mondo.

    Una volta combattuto il mostro primo amore e finite le medie, è iniziato il liceo, che per me è stato l’Eden prima e durante la raccolta della mela di Eva.

    Lì ho vissuto le più alte esperienze culturali ed umane, ho provato tutte le emozioni possibili, mi sono formata il carattere e ho fatto della mia indipendenza e forza la mia roccaforte. Anche qui, non sono mai stata la migliore, la

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