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I peggiori appuntamenti della mia vita (finora)
I peggiori appuntamenti della mia vita (finora)
I peggiori appuntamenti della mia vita (finora)
E-book272 pagine4 ore

I peggiori appuntamenti della mia vita (finora)

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Info su questo ebook

Questa romanzo è strutturato come una raccolta di racconti con un filo non tanto invisibile che li lega tutti, e cioè una certa psicopatologia diffusa negli incontri via chat. Si tratta infatti di una raccolta dei dieci primi appuntamenti più disastrosi con cui abbia mai avuto a che fare. Si tratta di incontri con donne che il destino, il caso, la sfortuna, anzi, più probabilmente la sfiga, ha deciso di incrociare nella mia vita nell'arco dell'ultimo anno (dopo aver concluso una storia già sufficientemente tormentata e sofferta. Ma probabilmente non avevo ancora sofferto abbastanza.)

Ci tengo a sottolineare il termine ultimo, perché gli avvenimenti narrati sono accaduti nell'arco di un anno temporale, alias 12 mesi (anche meno), un tempo decisamente abbastanza breve, per collezionare tutti questi incontri fallimentari, ma di cui ho avuto modo comunque di apprezzare anche il lato comico e farsesco.

Quindi spero che questi racconti un po' tragici, un po' comici, un po' inquietanti, possano allietare e strappare qualche sorriso. E aiutare così anche me a trovare un senso a delle situazioni che un senso non ce l'hanno.
LinguaItaliano
Data di uscita16 ago 2023
ISBN9791221493498
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    I peggiori appuntamenti della mia vita (finora) - Aurora Marini

    ANGELICA, INSEGNANTE DARK

    Angelica è stata la prima persona che mi ha riscosso un po’ dal torpore dopo la fine della mia relazione con Patrizia.

    Avevo ormai superato la cosa, e avevo voglia di fare nuove conoscenze, di rimettermi in gioco, anche solo per trovare di nuovo interesse in una relazione con un altro essere umano.

    Ci eravamo scritte in chat, e avevamo iniziato a chiacchierare del più e del meno, in maniera abbastanza scorrevole e disimpegnata.

    Lei era un’insegnante in una scuola materna, amava molto il suo lavoro e i bambini, ed era appassionata di musica e di scrittura. Mi aveva rivelato che mi aveva contattato in chat perché avevo usato lo stesso pseudonimo che lei utilizzava in un altro social: Molly.

    Infatti mi aveva chiesto se il nome derivava dal monologo di Molly Bloom di Joyce. Non avevo assolutamente idea a cosa stesse aludendo, e le avevo risposto onestamente che avevo scelto questo nome semplicemente perché mi piaceva, ma poi ero andava ad approfondire la cosa.

    Ti ho contattato perché in un social io ho il tuo stesso nome che usi in chat. Per questo ti ho chiesto del monologo. Un’insegnante un giorno ci lesse il monologo di Molly Bloom in classe ed io me ne innamorai. Invece tu ti chiami così a cazzi.. ahahahha

    Eh mi spiace, teacher. Non sono così colta. E’ la prima volta che sento di questo monologo. Ma sono andata ad informarmi. L’ho letto. Secondo me merita recitato. Letto così non è che mi sia piaciuto granchè, ma lo vedo bene come un bel pezzo teatrale.

    Comunque mi sembri una abbastanza scialla. Nel senso che ho la sensazione di poter parlare senza limiti..aveva aggiunto.

    Si assolutamente. Sono una persona che parla tanto, ma che sa anche ascoltare. E so mantenere i segreti. Donna d’onore sono.

    Avevamo iniziato a chiacchierare, per conoscerci un po’ di più. Dato che mi era sembrata una persona mediamente spiritosa, colta e simpatica, ero andata subito al punto.

    Ma tu come mai sei single? Quale patologia psichica hai? Questo lo vorrei sapere prima di un eventuale incontro..

    Ahahahahahaha. Sono single da poco. Ti era sfuggito?

    Non lo sapevo. Non me l’hai mai detto.

    Mi sa che non ne abbiamo mai parlato. Cioè abbiamo proprio glissato l’argomento. Comunque storia lunga e controversa. Poi bisogna capire cosa intendi tu per lungo.

    No, infatti. La lunghezza è un dato relativo. A me personalmente hanno fatto molti più danni le storie brevi, che non quelle più lunghe. Però se è tipo una storia di anni, un minimo la differenza la fa.

    Okey. Comunque ho chiuso questa relazione tre mesi fa. E’ una storia controversa, perché io e lei eravamo già state insieme dieci anni fa, per due anni. Poi era finita, e ci siamo ritrovate dieci anni dopo. Il primo anno è stato un idillio, poi sono subentrate insicurezze che hanno innescato conflitti e incomunicabilità. Ho provato a farla funzionare per due anni, ma alla fine mi sono arresa.

    Sinceramente, io credo poco nei ritorni di fiamma. Anzi, credo che i ritorni di fiamma servano principalmente per darsi fuoco in maniera definitiva. Ma a parte questo, ci stai ancora male?

    No, non più. Un mese fa ho conosciuto un’altra..

    Ah. Ma quindi stai con un’altra adesso?

    No, no. L’ho chiusa.

    Ma in un mese?! Sei rapida, quando serve. Parbleau. Avevo cercato di sdrammatizzare, anche se cominciavo a provare una certa inquietudine.

    Mi sono resa conto subito che avevo avuto una svista pazzesca. Poi ha manifestato atteggiamenti e comportamenti che per come sono fatta mi hanno fatto un po’ paura, quindi ho preferito chiudere prima possibile. E tu invece da cosa arrivi? Dimmi un po’…

    Io arrivo da una storia meno lunga, ma abbastanza tormentata diciamo. Tante bugie, tante omissioni, tanta follia. Atteggiamenti abbastanza fuori luogo, diciamo..Non è che per caso hai conosciuto la mia ex? le avevo chiesto, come battuta.

    Mmm… non saprei… l’ultima era abbastanza lontanuccia… una storia a distanza… il primo giorno che ci siamo incontrate mi ha proposto di stare insieme… io sono rimasta un po’ sorpresa e le ho fatto notare che era presto… poi mi ha convinta e le ho detto che ci avrei provato.. però da lì si aspettava da me attenzioni che io non riesco a dare nemmeno in una relazione consolidata e poi per cose abbastanza ridicole… Cioè mi puntualizzava il fatto che io non guardavo i suoi stati mentre le altre sì…poi dall’inizio era una litigata continua. Lei era molto insicura. Alla fine ci siamo viste solo due volte. In compenso al telefono è successo tutto e oltre, però…

    Va bene. Vedo che la follia ce l’abbiamo avuta entrambe ahimè..

    Esatto. Ma io anche nella mia relazione precedente…aveva sottolineato

    Quindi ti piace la follia?

    No, ma mi capita.

    Tu come ti consideri come persona? avevo provato a sondare..

    Pazza! Ahahahaha. Dai scherzo! No comunque la tua domanda è un po’ troppo generica. Non puoi essere più specifica?

    Si, bè, intendo una descrizione sommaria di te stessa. Non è un quiz. Però se dovessi descrivere il tuo personaggio in un romanzo, come lo descriveresti?

    Sono abbastanza estemporanea, a volte volubile. Penso di essere altruista e generosa. Così su due piedi è un po’ riduttivo, ma ci ho provato. Come ti vedi tu?

    Io mi ritengo una persona un po’ eccentrica, dalla battuta sempre pronta, molto ironica (a volte troppo), estroversa quanto basta, ma amante anche dei miei momenti di beata solitudine, empatica e sensibile.

    Cosa intendi per eccentrica? Anche nell’abbigliamento?

    ahahahaah soprattutto nell’abbigliamento. Comunque eccentrica nel senso di un po’ fuori dagli schemi, ma in senso buono, in senso simpatico.

    Non è che mi devo preoccupare eh?

    Ma vaaa. Poi secondo me parti già da una buona base. Io sono la fata madrina di Shrek al confronto. Ahahahaha.

    Stronza!! Comunque se sei verde va bene, è il mio colore preferito.

    Veramente la fata madrina di Shrek è azzurra…Ma sui cartoni almeno siamo preparate?!

    ahahahahaha. L’ho visto, ma non la ricordavo.

    Tu invece definisci estemporanea. Le avevo domandato.

    Che posso stupirti facendo cose inaspettate. Non preoccuparti, nulla di male sicuramente.

    Quindi sei imprevedibile. Una mina vagante, insomma…Mmmm…non so sei sia un bene eh, a meno di non essere in un film di Ozpetek

    Avevamo concordato di vederci il sabato successivo per pranzo. Lei viveva nella prima cintura di Torino, e avrebbe preso un treno per raggiungere la città.

    Appena controllo gli orari, ti dico a che ora posso esserci.

    Per tutta la giornata era sparita, salvo scrivermi poi un messaggio semi incomprensibile a mezzanotte dicendo che avrebbe preso il treno l’indomani alle 12.30.

    L’ultima volta che ci eravamo sentite, prima della sua breve ma fulminea sparizione, mi aveva raccontato che venerdì sera era invitata al compleanno del nipote che faceva 10 anni. Doveva ancora comprare il regalo, ma sapeva già cosa voleva regalargli. Una polaroid che aveva visto in un negozio in centro. Un regalo originale e vintage. Avevo commentato. Mi piace.

    Si, voglio insegnarli a vedere la bellezza. A me piace molto la fotografia. E anche a lui. Solo che non sono ancora riuscita ad andare a comprarla. Mi devo sbrigare. Ma venerdì pomeriggio non lavoro, quindi sono ancora in tempo.

    Poi era sparita per tutta la giornata, salvo poi mandarmi un messaggio sconclusionato e confuso in tarda serata, confermando il nostro appuntamento dell’indomani.

    Le avevo risposto la mattina dopo, chiedendole se andava tutto bene, sospettando che avesse ecceduto un po’ nell’alcool la sera prima. e lei mi aveva confermato di aver bevuto troppo in effetti.

    Ma non avevi il compleanno di tuo nipote di 10 anni?! avevo commentato con un certo stupore.

    Ecco, appunto. Era stato il suo laconico commento.

    Mi sembrava un atteggiamento strano il suo, come se volesse nascondere qualcosa, anche perché, pur non essendo particolarmente usa a eventi come compleanni di bambini, credo che ubriacarsi in queste occasioni sia abbastanza improbabile. Ma non avevo fatto ulteriori domande, anche perché non mi doveva nessuna spiegazione. Avevo aspettato che fosse lei a raccontarmi qualcosa in più, ma aveva cambiato subito argomento, mandandomi un vocale, con una voce dall’oltretomba in cui mi confermava il suo arrivo alla stazione.

    Tranquilla. Adesso mi faccio un bel caffè, una doccia e torno come nuova.

    Ed effettivamente era arrivata puntuale. Ci eravamo incrociate davanti alla Feltrinelli della stazione.

    Era una tipa carina, con lunghi capelli scuri dritti come spaghetti, occhi marroni, carnagione olivastra (aveva origini siciliane), magra e dall’aspetto un po’ trasandato. Indossava pantaloni larghi e un’ampia maglia, entrambi neri, e un cappotto scuro che le davano un aspetto da dark lady un po’ denutrita e tormentata. Lo sguardo era valorizzato da una spessa linea di eyeliner, che le donava un’espressione intensa e accattivante, ma per il resto portava un trucco leggero e sobrio. Si era presentata con un bel sorriso, e nel complesso mi era piaciuta.

    Ci eravamo avviate fuori dalla stazione, per raggiungere il locale del pranzo. E lì mi ero resa conto che camminava con una lentezza esacerbante. Lo so bene che essendo una persona alta e dalle lunghe falcate, ho la tendenza ad avere il passo svelto, ma in quel caso, devo ammettere che dovevo veramente sforzarmi per non rimanere immobile. Angelica, pur essendo poco più bassa di me, sembrava stesse muovendosi al ralenty. Le avevo fatto ironicamente notare che muovendoci così, saremmo arrivate al locale per cena, e lei si era limitata a dirmi che il weekend era relax per lei, e in quanto tale non aveva nessuna fretta. Concordavo con lei sulla necessità di stacco e calma almeno nel weekend, ma questa andatura da anziano col girello stava seriamente minando la mia psiche. Facevo fatica a camminarle accanto, perché mi sembrava davvero di non muovermi. Non volevo sembrare scortese, ma di questo passo, saremmo davvero arrivate al locale tra due ore, quando in realtà distava a nemmeno venti minuti di cammino dalla stazione.

    Avevamo deciso di andare a pranzo da Poormanger, un locale famoso di Torino per le sue patate farcite. Era stata una sua idea, e avevo condiviso, con entusiasmo, la proposta.

    Dai che è tardi, è quasi l’una e sono senza alcool da ieri sera. Ho proprio voglia di uno spritz le avevo detto a mò di battuta, ma per spronarla ad allungare il passo, dal momento che avevo intuito che non fosse proprio un’astemia neppure lei.

    Ah ma guarda che in quel locale non credo mica che servano cocktail. Forse le birre, ma non sono sicura. Mi aveva risposto, freddando subito il mio entusiasmo.

    Non ce la potevo fare. Ero già abbastanza nervosa dalla camminata al rallentatore. Avevo bisogno di distendermi almeno con un campari. No, ma allora cambiamo posto dai. Andiamo da Trapizzino allora. Adoro quel posto, e fanno anche un ottimo spritz. Tanto è di strada… le avevo suggerito.

    Mmm va bene dai. Se preferisci andare lì, per me nessun problema.

    Si, dai! E poi con questa bella giornata di sole, almeno possiamo sederci fuori, in piazza.

    Vedevo che il mio entusiasmo per la scelta di programma non era particolarmente ricambiato, anzi, l’avevo vista rabbuiarsi dopo questa decisione, così avevo cercato di venirle incontro. L’importante per me era arrivare da qualche parte per mangiare qualcosa, e possibilmente bere un alcolico. Se poi, non era possibile bere, pace.

    No ma guarda che se preferisci Poormanger andiamo lì, dai. Non importa per lo spritz. Lo berrò in un altro momento. Te la sei presa?

    Ma no figurati. E’ che mi destabilizzano i cambi di programma all’ultimo minuto. Sono della Vergine, ma va bene lo stesso.

    Dal momento che la vedevo fortemente turbata per una cosa che per me alla fine era di secondaria importanza, eravamo andate da Poormanger, per trovarci di fronte ad una cosa chilometrica, che l’aveva infine fatta desistire.

    Andiamo nel posto che dici te, dai. Qua secondo me prima di un’ora non ci sediamo. Mi aveva detto, ormai arresa.

    Tra i cambiamenti di programma e la lentezza nel camminare, alla fine eravamo giunte al locale per il pranzo dopo un’ora e mezzo dal suo arrivo (manco avessimo percorso 15 km). Ero già abbastanza nervosa, e non solo per la mancanza di alcool, ma era una bella giornata di sole, e il sole riesce sempre a mettermi di buon umore. Ci eravamo accomodate in piazza, godendo dei primi raggi di un debole sole marzolino. Lei aveva subito optato per la zona all’ombra, dicendomi che non le piaceva il sole, anzi le dava proprio fastidio pranzare con la luce negli occhi. Infatti, appena si era palesata un po’di luce solare, aveva subito tirato fuori gli occhiali da sole, da cui non si era più separata, nemmeno quando ci eravamo sedute per pranzare, io al sole e lei rigorosamente all’ombra. Nonostante la carnagione olivastra, mi accorgevo solo in quel momento, standole seduta di fronte, che aveva un pallore cadaverico.

    Sei forse un vampiro? avevo osato chiederle.

    No, ma non mi piace avere la luce del sole addosso. Mi dà fastidio e fa male alla pelle…

    Avevo evitato di sottolineare quanto invece io ne fossi dipendente, non solo da quella naturale, ma anche ricercandola artificialmente con le mie numerose lampade…

    Ci eravamo sedute entrambe un po’ nervose, io per la passeggiata di oltre un’ora a cui mi aveva costretta a passo di lumaca, e lei credo per la mia velocità e poca pazienza.

    E così è da tanto che insegni? le avevo domandato in attesa di ordinare.

    Si, ormai sono anni, e mi piace molto. Adoro insegnare ai bambini, anche se sta diventando sempre più difficile ed impegnativo…ma non tanto per i bambini quanto per i genitori, che li caricano di aspettative, li viziano e non sanno dar loro una rigorosa educazione…

    Eh si immagino, sia un lavoro tosto…

    Parlava dei bambini con una tenerezza e una passione autentica e genuina, ed era piacevole sentirla raccontare con tale entusiasmo del suo lavoro. Anche nei dialoghi manteneva però una parlata lenta e cadenzata, soppesando molto i termini e le parole. Sembrava anche un po’ assorta nei suoi pensieri. A volte dava l’impressione di essere, con la mente, in un altro luogo. Non tendeva a rivolgermi particolari domande, né sulla mia vita personale né sul mio lavoro, così avevo deciso di prendere in mano le redini della conversazione.

    Adesso che eravamo finalmente sedute ad un tavolino, avevamo iniziato a conversare in maniera più approfondita, ma dopo qualche minuto la sua lentezza nel parlare stava diventando decisamente snervante. Dato che però le eccentricità mi sono sempre piaciute, mi ero messa nel mio miglior mood, non giudicante e open mind, per conoscere il nuovo caso umano che avevo di fronte. (partendo dall’assunto che siamo tutti un po’ casi umani. Alcuni però esercitano questa facoltà in maniera eccessiva.).

    Tornando al nostro dialogo, Angelica era di origini siciliane, ma viveva a Torino ormai da più di 20 anni, da quanto si era trasferita per lavoro e le piaceva molto la sua vita e il suo lavoro. Dalle nostre conversazioni via whatsapp me l’ero immaginata una persona più brillante e vitale, invece di persona, il dialogo si stava rivelando abbastanza difficoltoso e molto claudicante. Anche per me, che tendo sempre a fare mille domane perché sono una persona curiosa, soprattutto di fronte a persone sconosciute.

    Sei molto ermetica, lo sai? Mi sembra di stare in commissariato a farti domande sul tuo alibi di ieri sera.

    Ahahaha hai ragione, scusa. Sono ancora un po’ devastata dalla serata di ieri sera. Dopo il compleanno di mio nipote, sono uscita con un’amica a bere e ho un po’ esagerato. Stamattina quando mi sono svegliata avevo un mal di testa allucinante, ma ci tenevo a conoscerti di persona. Quindi eccomi qua.

    Mah, se questa era una dimostrazione di interesse, mi sembrava molto dubbia, dato che non pareva molto incuriosita dalla mia vita o dalla mia storia, ma ormai eravamo lì. Mi era appena arrivato un promettente spritz campari e così avevo cercato di calmare la mia delusione con un po’ di alcool (un classico), ed ero passata più nel privato con le domande.

    E quindi mi dicevi che ti sei lasciata da poco, se non ricordo male…

    Ahimè si. Infatti anche per questo non mi sento granchè in forma, a dirla tutta. Ho chiuso questa storia che durava da tre anni, di cui gli ultimi due decisamente pesanti e infelici. E la cosa brutta, è che adesso lei mi sta facendo sentire in colpa perché l’ho lasciata, quando ho cercato fino alla fine di chiarire la situazione. Le ho proposto anche di fare terapia di coppia, ma mi ha riso in faccia. Non avevamo più dialogo, se non per litigare, e lei adesso mi accusa di averla sbattuta fuori casa da un giorno all’altro. Una cosa allucinante.

    Mentre mi raccontava la sua storia, anche questa con una lentezza soporifera, sembrava rivivere con la mente situazioni che aveva vissuto. Pareva proprio proiettata in un altro mondo. Era inquietante. E dato che non avevo voglia di fare una nuova seduta psicologica sulla sottile arte delle vittime della manipolazione, avevo cercato di passare ad altro argomento.

    Mi spiace molto. Credo che sia proprio tipico delle persone manipolatorie. Farti sentire in colpa per le loro mancanze. Proiettare sull’altro i propri limiti e problemi, facendo ricadere sull’altro la colpa del fallimento della relazione. Ma alla fine la definizione di manipolazione è proprio questa no? Quando ti incolpano per la tua reazione alla loro mancanza di rispetto.

    Mi aveva guardata illuminata, quasi avessi pronunciato il terzo segreto di Fatima.

    Ma è proprio così! mi aveva chiesto, questa volta, con genuino interesse. Anche tu hai avuto esperienze di questo tipo?

    Anche io avevo avuto ahimè la sfortuna di incontrare una persona simile, e anche se la mia storia era durata decisamente meno, era stata molto dolorosa e sofferta. Ne ero uscita a pezzi, con enorme difficoltà, ma mi aveva anche insegnato molto. Dopo la fine, avevo analizzato con maggiore razionalità certi atteggiamenti e comportamenti, e avevo capito la grande abilità che hanno le persone manipolatorie non solo di trovare sempre scappatoie o scuse per qualunque mancanza, ma anche e soprattutto di riversare sull’altro colpe inesistenti. Mi ero documentata su questa tipologia di persona, perché aveva impattato molto sulla mia vita, soprattutto per cercare di riconoscere quanto prima queste persone ed evitare quindi di ripetere gli stessi errori. Non avevo però nessuna voglia di parlare di ex, di manipolatori o problemi di personalità in questa occasione, e così avevo cercato di tagliare corto.

    Si, anche a me è capitato. Nel mio caso credo poi che oltre alla manipolazione, ci fosse anche un disturbo narcisistico con bugie all’ordine del giorno che venivano chiamate più candidamente omissioni, e in più comportamenti violenti. Insomma pacchetto completo.

    Mi aveva guardata con sempre maggiore interesse.

    Addirittura comportamenti violenti? Ma cosa intendi?

    Niente di così tragico, non voglio esagerare. Non era quello l’aspetto peggiore, perché è capitato molto raramente, ma la cosa che più mi ha spaventata è la realizzazione di avere a che fare con una persona che non aveva una percezione reale e concreta della realtà. Cioè so bene che ognuno di noi vive e percepisce quello che gli accade con una soggettività personale e intima, e che due persone possono avere due sensazioni anche diametralmente opposte su quello che capita loro, ma io qui mi riferisco a fatti concreti e oggettivi. Cioè alla fine ero arrivata pure io a dubitare se quello che stavo vivendo fosse reale o solo frutto della mia fantasia. Una roba assurda. Non so nemmeno se riesco a farmi capire.

    Capisco perfettamente. Anche io ho provato la stessa cosa. Mi aveva confessato con voce affranta.

    Quello che doveva essere un primo incontro, leggero e informale, si stava rivelando quasi una seduta di psicoanalisi, con confidenze intime e riservate dei nostri rispettivi drammi. Era un po’ troppo, soprattutto per me, che non ho la tendenza a raccontare dettagli così intimi del mio passato alla prima sconosciuta.

    Direi però di non affrontare discorsi tristi in questa bella giornata di sole. le avevo risposto, cercando di portare la conversazione su altri argomenti. Io ormai ho metabolizzato la cosa, ho sofferto, ma adesso basta. Andiamo avanti. Con il passato, ci facciamo il sugo. Avevo cercato di sdrammatizzare. Trovo che parlare delle ex, soprattutto dilungandosi troppo sulle sciagure e patimenti provati, sia davvero di cattivo gusto ad un primo appuntamento. Appesantire le altre persone con i propri problemi dovrebbe essere considerato illegale, o perlomeno ci dovrebbe essere un tempo massimo, trascorso il quale la persona smaniosa di sfogo personale dovrebbe ricevere delle piccole scariche elettriche, che aumentano di intensità man mano che non accenna a diminuire il triste eloquio. Per questo esistono gli amici, ma anche con loro è giusto non esagerare, e quindi optare per un bravo e onesto psicoterapeuta. Categoria di persone verso cui nutro la massima stima e riconoscenza, ma a cui purtroppo ancora poche persone tendono a rivolgersi. Soprattutto quelle che ne hanno più bisogno.

    Non credo comunque avesse colto la battuta. Anche in questa circostanza, mi era sembrata molto più ironica e pronta alla battuta quando ci scrivevamo via messaggio. Di persona, era lenta anche nelle reazioni.

    "Si, comunque

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