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L’origine dell’uomo e la scelta in rapporto col sesso
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E-book1.063 pagine14 ore

L’origine dell’uomo e la scelta in rapporto col sesso

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L’origine dell’uomo e la selezione sessuale (titolo originale The Descent of Man, and Selection in Relation to Sex) è il volume pubblicato da Charles Darwin nel 1871, elaborato in seguito alla formulazione della teoria della selezione naturale. A differenza del suo volume più noto, L’origine delle specie per mezzo della selezione naturale (On the Origin of Species by Means of Natural Selection), l’origine dell’uomo viene pubblicato a poca distanza dal suo completamento, pur essendo l’idea fondamentale proposta già da tempo presente nella mente del naturalista inglese. Come egli stesso ricorda “Non appena mi convinsi, nel 1837 o ’38, che le specie erano mutabili, non potei fare a meno di credere che l’uomo dovesse essere regolato dalla stessa legge”, quindi l’origine dell’uomo è la naturale conseguenza della sua teoria sulla selezione naturale.
LinguaItaliano
Data di uscita15 set 2017
ISBN9788826489636
L’origine dell’uomo e la scelta in rapporto col sesso
Autore

Charles Darwin

Charles Darwin (1809–19 April 1882) is considered the most important English naturalist of all time. He established the theories of natural selection and evolution. His theory of evolution was published as On the Origin of Species in 1859, and by the 1870s is was widely accepted as fact.

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    Anteprima del libro

    L’origine dell’uomo e la scelta in rapporto col sesso - Charles Darwin

    L’origine dell’uomo e la scelta in rapporto col sesso

    Charles Darwin

    Prima edizione digitale 2017 a cura di Anna Ruggieri

    PARTE PRIMA

    ORIGINE DELL’UOMO

    INTRODUZIONE

    Gioverà a far meglio comprendere l’indole delpresentelibro un breve ragguaglio intorno al modo nel quale esso fuscritto. – Io venni raccogliendo per molti anni appuntiintorno all’origine o provenienza dell’uomo, senzaavere affatto l’intenzione di scrivere su questo argomento,anzi piuttosto col propositodi non scrivere nulla, perchè iocredeva che non avrei fatto altro se non che afforzare i pregiudizicontro al mio modo di vedere. Mi sembrava sufficiente indicarenella prima edizione della miaOrigine delle specie, chequel libroavrebbe sparso luce intornoall’origine dell’uomo ed alla sua storia, venendocosì a dire che l’uomo vuol essere compreso insiemecogli altri esseri organici in ogni conclusione generale riguardoal modo del suo apparire su questa terra. Ora la cosa è bendiversa. Quando un naturalista come Carlo Vogt si è spinto adire nel suo discorso quale Presidente dell’Istitutonazionale di Ginevra (1869):Personne, en Europe au moins,n’ose plus soutenir la creationindépendante et de toutes pièces des espèces,egli è ben chiaro che un grannumero per lo meno di naturalistideve ammettere che le specie sono discendenti modificati di altrespecie; e questo concetto piglia campo principalmente fra i giovanie crescenti naturalisti. Il maggior numero accetta l’azionedella scelta naturale; sebbene alcuni asseriscano istantemente, conquanta ragione deciderà l’avvenire, che io ne hograndemente esagerata l’importanza. Molti fra i piùanziani e venerati maestri nelle scienze naturali,disavventuratamente, si oppongono ancora all’evoluzione inqualsiasi forma.

    Ora, pel modo di vedere adottato da molti naturalisti, e chealla perfine, siccome sempre segue, avrà per sè ilpubblico, io mi sono indotto a mettere insieme i miei appunti,affine di vedere fin dove quelle conclusioni generali, cui io songiunto nelle mie opere precedenti, siano applicabiliall’uomo. Tanto più appare ciò desiderabile, che ionon ho mai applicato di proposito questi concetti ad una speciepresa isolatamente. Quando noi confiniamo la nostra attenzioneintorno ad una sola formaqualsiasi, restiamo privi degli argomentipoderosi i quali derivano dalla natura delle affinità checollegano insieme tutti gli scompartimenti degli organismi, dallaloro distribuzione geografica nei tempi passati e nei presenti, edalla loro successione geologica. Consideriamo in tal caso lastruttura omologica, lo sviluppo embriogenico, e gli organirudimentali di una specie, sia pure quella dell’uomo o diqualsiasi altro animale; ma siccome a me sembra, queste grandiclassi di fatti danno un’ampia e concludente evidenza infavore del principio dell’evoluzione graduale. Ci staràtuttavia sempre davanti alla mente il grande appoggio che danno glialtri argomenti.

    Scopo unico di quest’opera è il considerareprimieramente se l’uomo, come tutte le altre specie, siadisceso da qualche forma preesistente; secondariamente, il modo delsuo sviluppo; ed in terzo luogo il valore delle differenze fra lecosidette razze umane. Limitandomi a questi punti, non avròbisogno di descrivere particolareggiatamente le differenze fra levarie razze, argomento estesissimo, che è stato pienamentetrattato in molte autorevoli opere. L’altissimaantichità dell’uomo è stata recentemente posta inevidenza dai lavori di una schiera d’uomini insigni,incominciando dal signor Boucher dePerthes e questa è la basenecessaria per comprenderne l’origine. Io accoglieròquindi questa conclusione siccome ammessa, e rimanderò i mieilettori alle ammirabili opere di Carlo Lyell, John Lubbock, edaltri. Nè avrò altro da fare se non che accennare alcomplesso delle differenze fra l’uomo e le scimmieantropomorfe; perchè, secondo il parere dei giudici piùautorevoli, il prof. Huxley ha dimostrato concludentemente che inciascuno dei caratteri visibili l’uomo differisce meno dallescimmie più elevatedi quello che queste differiscano dallespecie più basse dello stesso ordine dei primati.

    Quest’opera contiene pochi fatti originali rispettoall’uomo; ma, siccome le conclusioni alle quali io sonoarrivato dopo di avere abbozzato il mio piano misembranointeressanti, io credo che riesciranno pure interessantiagli altri. Si è spesso e fidentemente asserito chel’origine dell’uomo non può essere conosciuta: mal’ignoranza più frequentemente ingenera fiducia che nonil sapere: son quelli che sanno poco, e non quelli che sanno molto,i quali affermano positivamente che questo o quel problema nonsarà mai risolto dalla scienza. Non è nuova per nulla laconclusione che l’uomo, insieme con altre specie, discenda daqualche forma antica, inferiore, ed oggi estinta. Da molto tempoLamarck è venuto in questa conclusione, la quale ultimamentefu sostenuta da parecchi eminenti naturalisti e filosofi, comeWallace, Huxley, Lyell, Vogt, Lubbock, Büchner, Rolle, ecc.Siccome le opere dei naturalisti sopranominatisono notissime, io non darò i titoli di esse; maessendo le opere dei seguenti meno note, io ne darò i titoli:Sechs Vorlesungen über die Darwin’sche Theorie,sweite Auflage, 1868, von Doctor L. Büchner; tradotta infrancese col titoloConférences sur laThéorie Darvinienne,1869.Der Mensch, imLicthe der Darwin’sche Lehre, 1865, von Dr. F.Rolle.Ionon cercherò di menzionare qui tutti gli autori che hannoconsiderato nello stesso modo questa quistione. Così G.Canestrini ha pubblicato (Annuario della Soc.diNat., Modena 1876, p. 81) uno scritto molto curioso intorno aicaratteri rudimentali rispetto all’origine dell’uomo.Un’altra opera fu (1869) pubblicata dal Dr. Barago Francesco,in italiano, col titolo:L’uomo fatto ad immagine di Dio,fu anche fattoad immagine della scimmia. ; especialmente Häckel: oltre alla sua grande operaGenerelleMorphologie(1866), egli ha recentemente (1868, con una 2ªedizione nel 1870) pubblicato l’opera suaNaturlicheSchöpfungsgeschichte,in cui discute a fondo la genealogiadell’uomo. Se quest’opera fosse venuta in luce primache il mio lavoro fosse stato scritto, probabilmente io nonl’avrei portato a compimento. Questo naturalista confermaquasi tutte le conclusioni alle quali io sono venuto, e le suecognizioni per molti rispetti sono più estese delle mie.Ogniqualvolta io ho aggiunto un qualche fatto od un qualcheconcetto preso dagli scritti del prof. Häckel, ne riferiscol’autorità nel testo; altre affermazioni lascio comestanno originalmente nel mio manoscritto,riportandomiall’uopo con note appiè di pagina a quell’opera,in conferma dei punti più dubbiosi o piùinteressanti.

    Per molti anni ho creduto cosa probabilissima che la sceltasessuale abbia avuto una parte importante nelprodurre le differenzefra le razzeumane; ma nella miaOrigine dellespecie(1ª edizione inglese, p. 199) mi sono tenuto pagodi una semplice allusione a questa mia credenza. Quando venni adapplicare questo concetto all’uomo, ho trovato necessario ditrattare l’intero argomento pienamentein ogni suo particolareIl prof. Häckel è il soloautore il quale, dopo la pubblicazione dell’Origine,abbia discusso nei vari suoi libri, molto maestrevolmente,l’argomento della elezione sessuale, e ne abbia veduta tuttal’importanza. . Quindi la seconda parte del presentelibro, che tratta della scelta sessuale, è venuta ad unasproporzionata lunghezza rispetto alla prima parte; ma ciò nonsi poteva scansare.

    Io aveva in animo di aggiungere a questa mia opera uno studiointorno al modo di esprimere levarie emozioni dell’uomo edegli animali ad esso inferiori. La mia attenzione fu chiamata suciò parecchi anni or sono dall’ammirabile lavoro diCarlo Bell. Questo illustre anatomico sostiene che l’uomoè fornito di certi muscoli col solo scopo di esprimere le sueemozioni. Siccome questo modo di vedere contrasta palesemente allacredenza che l’uomodiscenda da qualche altra forma inferiore,io lo doveva necessariamente considerare. Così pure iodesiderava di mettere in chiaro fin a qual punto le emozionisianoespresse nello stesso modo dalle varie razze umane. Ma ponendomente alla lunghezza del presente volume, io ho giudicato meglio ditenere in serbo il mio studio, che in parte è compiuto, peruna separata pubblicazione.

    =========================

    Un gentiluomo napoletano, dicesi, ebbe quattordiciduelli persostenere la preminenza del Tasso sull’Ariosto. Alquattordicesimo duello, ferito a morte, esclamò:–E direche non ho mai letto nè l’Ariosto nè il Tasso!–

    Questa è un po’ la storia degli italianirispetto aDarwin: molti che ne dicono male, ed anche taluni che ne diconobene, non lo hanno mai letto.

    Ed è certo che, ove lo leggessero, i suoi lodatori loloderebbero più nobilmente, ed i detrattori, a quello amorepurissimo del vero che spira in ogniparola del sommo filosofo,forse si darebbero al meditare in luogo dell’inveire,ciò che sarebbe un gran bene.

    In questa traduzione ho tutto sacrificato alla fedeltà,studiandomi soprattutto di dire chiaramente quello chel’autore ha detto. Darwin esprimelimpidamente i suoiconcetti: ma questi sovente sono alti e nuovi, e bisognameditare.

    Io ringrazio qui l’autore del consenso suo per questatraduzione, e mi auguro pel bene della mia patria che essa sia peravere molti ed attenti lettori.

    MICHELE LESSONA

    CAPITOLO I.

    Evidenza della origine dell’uomo da qualche formainferiore.

    Natura dell’evidenza rispetto all’originedell’uomo – Strutture omologhe nell’uomo e neglianimali più bassi – Punti misti di corrispondenza– Sviluppo – Strutture rudimentali, muscoli, organi deisensi, peli, ossa, organi riproduttori, ecc. – Rapporti diqueste tre grandi classi di fatti coll’originedell’uomo.

    Chi desidera riconoscere se l’uomo sia un discendentemodificato di qualche forma preesistente, dovrà probabilmentericercaredapprima se l’uomo varii, anche in legger grado,nella struttura del corpo e nella facoltà della mente; equando ciò sia, deve ricercare se queste variazioni sitrasmettano alla progenie, secondo le leggi che governano glianimali all’uomo inferiori, e secondo la legge dellatrasmissione dei caratteri alla stessa età od al sesso. E poi,queste variazioni sono esse, per quanto la nostra ignoranza cipermette di giudicare, l’effetto delle stesse cause generali,e sono esse governate dalle stesse leggi generali come negli altriorganismi; per esempio, dalla correlazione, dagli effettidipendenti, dall’esercizio o dal difetto di questo, ecc.?È forse l’uomo soggetto agli stessi vizi diconformazione, risultanti da un arresto di sviluppo, o da unraddoppiamentodi parti, ecc., e dimostra egli in ognuna di questeanomalie un ritorno ad un qualche primiero antico tipo distruttura? Si può naturalmente ricercare anche, sel’uomo, alla maniera di tanti altri animali, abbia datoorigine a varietà e sotto-razze, appenaleggermentediversificanti l’una dall’altra, oppure a razzeabbastanza diverse per poter essere considerate siccome speciedubbiose: in qual modo queste razze siano distribuite sulla terraed in qual modo, quando si sono incrociate, abbiano desse agitol’una sull’altra, tanto nelle prime come nellesusseguenti generazioni. E così per molti altri argomenti.

    Lo studioso verrà quindi a questo importante quesito, sel’uomo tenda a moltiplicarsi così rapidamente che nedebbano nascere gravi lotte per la vita, in conseguenza delle qualii mutamenti benefici tanto nel corpo quanto nella mente sarebberoconservati e quelli nocevoli sarebbero eliminati. Le specie e lerazze umane (si può adoperare l’uno o l’altrovocabolo) si invaderanno desse e si sostituiranno l’unaall’altra per modo che alla perfine alcune si vengano adestinguere? Noi vedremo che tutte queste quistioni, siccome peralcune di esse la cosa è evidentissima, si possono risolvereaffermativamente, come pei sottostanti animali.

    Male varie considerazioni qui riferite possono per ora senzainconveniente essere lasciate in disparte; e prima di tutto noidobbiamo vedere fino a qual punto la struttura del corpo umanolasci vedere traccie, più o meno evidenti, della suaprovenienza da qualche forma inferiore. Nei duecapitoli seguenticonsidereremo le potenze mentali dell’uomo in comparazionecon quelle dei sottostanti animali.

    Struttura corporea dell’uomo.– È cosanota che l’uomo è foggiato sullo stesso stampo o tipogeneraledegli altri mammiferi. Tutte le ossa del suo scheletropossono essere comparate con ossa corrispondenti in una scimmia, unpipistrello, od una foca, La stessa cosa è pei suoi muscoli, isuoi nervi, i vasi sanguigni e gli interni visceri. Il cervello, ilpiù importante di tutti gli organi, segue la stessa legge,siccome fu dimostrato da Huxley e da altri anatomici. BischoffGrosshirnwindungen des Menschen,1868. s. 96. , che è un’autorità contraria,ammette che ogni solco ed ogni ripiegatura del cervello umano hannoil loro analogo inquello dell’urango; ma egli aggiunge che innessun periodo di sviluppo i due cervelli s’accordanoperfettamente; ma non bisognava aspettarsi a questo, perchèaltrimenti le loropotenze mentali sarebbero state le stesse.VulpianLeç. sur la Phys., 1866,p.890, citate dal sig. Dally.L’Ordre desPrimates, et le Transformisme, 1868, p.29. nota:Les différences réelles qui existententre l’encéphale de l’homme et celui des singessupérieurs, sont bien minimes. Il ne faut pas se faired’illusions à cet égard. L’homme estbien plus près des singes anthropomorphespar les caractères anatomiques de son cerveau que ceux-ci nele sont non seulement des autres mammifères, mais mêmesde certains quadrumanes, des guénons et des macaques.Masarebbe superfluo aggiungere qui altri particolari intorno allacorrispondenza fra l’uomo e i mammiferi più elevatinella struttura del cervello e di tutte le altre parti delcorpo.

    Può tuttavia valer la spesa di specificare alcuni pochipunti, non direttamente o vistosamente collegati colla struttura,per mezzo dei quali si dimostra questa corrispondenza o questorapporto.

    L’uomo può ricevere dai sottostanti animali ecomunicare loro certe malattie, come l’idrofobia, il vaiolo,la morva, ecc.; questo fatto prova l’affinità deitessuti loro e del sangue tanto nella minuta struttura come nellacomposizione, assai meglio che non faccia la comparazione di essicol miglior microscopio, od il sussidio dell’analisi chimicapiù accurata. Le scimmie vanno soggette a molte malattie noncontagiose, come quelle che affliggono noi; così RenggerNaturgeschichte der Säugethierevon Paraguay, 1830, s. 50. , il quale ha osservatoaccuratamente per lungo tempo ilCebus Azaraenel suo paesenativo, trovò che esso è soggetto al catarro polmonarecoisuoi sintomi consueti, e che, quando si ripete sovente, menaalla consunzione. Queste scimmie soffrono anche l’apoplessia,l’infiammazione intestinale, e la catarattanell’occhio. Alcuni giovani muoiono spesso di febbre nellospuntare i denti del latte. Imedicamenti producono in esse glistessi effetti come in noi. Molte specie di scimmie hanno un grandegusto pel thè, pel caffè, e pei liquori spiritosi;mostrano pure, siccome io stesso ho veduto, gusto a fumare tabacco.Brehm asserisce che gl’indigeni delnord-est dell’Africas’impadroniscono dei babbuini selvatici esponendo fuorirecipienti con birra forte, della quale i babbuini si ubbriacano.Egli ha veduto ubbriachi alcuni di questi animali che teneva inschiavitù, e ci dà un lepido ragguaglio del lorofare intale stato, e delle strane loro smorfie. Il mattino dopo essi eranomolto di mal umore e ingrugnati; sostenevano il capo addolentatocon ambe le mani e con piglio miserevole torcevano la faccia condisgusto se si offeriva loro birra o vino, ma simostravano avididel sugo dei limoni Brehm,Vita deglianimali. Traduzione italiana, edita dalla Unionetipografico-editrice torinese, vol. I, pag. 110, 122. . Unascimmia americana, un Atele, ubbriacatasi con acquavite, non vollemai più gustarne, mostrando in ciò maggior saviezza dimolti uomini. Questi fatterelli dimostrano quanta somiglianza cisia fra i nervi del gusto dell’uomo e quelli della scimmia, ecome somigliantemente sia impressionato tutto il loro sistemanervoso.

    L’uomo è infestato da parassiti interni, che qualchevolta portano conseguenze letali, ed è tormentato da parassitiesterni, che tutti appartengono agli stessi generi od alle stessefamiglie di quelli che infestano gli altri animali. L’uomoè soggetto, come gli altri mammiferi, gliuccelli ed anchegl’insetti, a quella legge misteriosa la quale fa che certiprocessi normali, come la gestazione e così pure lo sviluppo ela durata di varie malattie, seguano i periodi lunari Riguardo agli insetti vedi il dottor Laycock,On aGeneralLaw of Vital Periodicity. British Association.1842. Il dottor Macculloch,Silliman’s North AmericanJournal of Science, v. 18, p. 305, ha veduto un cane chesoffriva di febbre terzana. . Le sue ferite si rimarginanocollo stesso processo di cicatrizzazione; e i monconi che rimangonodopo l’amputazione delle sue membra hanno talora,specialmente durante un primiero periodo embriogenico, qualchepotenza di rigenerazione, come negli animali più bassiIo ho dimostrato questo con evidenzanella mia operaVariation of animalsand plants under domestication. .

    L’intiero processo di quella importantissima funzione cheè la riproduzione della specie, è evidentemente lo stessoin tutti i mammiferi, dal primo corteggiamento del maschioMares e diversisgeneribusQuadrumanorum sine dubio dignoscuntfeminas humanas a maribus. Primum, credo,odoratu, postea aspectu. Mr. Youat, qui diu in Hortis Zoologicis(Bestiariis) medicus animalium erat, vir in rebus observandiscautus et sagax, hoc mihi certissime probavit, etcuratores ejusdem loci et alii eministris confirmaverunt.Sir Andrew Smith et Brehmnotabant idem in Cynocephalo. IllustrissimusCuvier etiam narrat multa de hac re, qua, ut opinor, nihil turpiuspotest indicari inter omnia hominibus etquadrumanis communia. Narrat enimCynocephalum quemdam in furorem incidere aspectu feminarumaliquarum, sed nequaquam accendi tanto furore abomnibus. Semper eligebat juniores, et dignoscebatin turba, et advocabat voce gestuque.al nascimento ed all’allevamento del piccolo.Le scimmienascono quasi nella stessa condizione d’impotenza dei nostribambini; ed in alcuni generi i piccoli differiscono tanto nel loroaspetto dagli adulti, quanto i nostri bambini dai loro genitoriQuesta osservazione è fatta rispettoal cinocefalo ed alle scimmie antropomorfe da GeoffroySaint-Hilaire e F. Cuvier.Hist. Nat. des Mammifères,tom. I, 1824. . Alcuni scrittori hanno insistito, siccomesopra una distinzione importante, su ciò, che nell’uomoi piccoli non acquistano il loro pieno sviluppo se non che inun’età molto più inoltrata che non in qualsiasialtro animale: ma se noi poniam mente a quelle razze umane chevivono nelle regioni tropicali, la differenza non riesce piùgrande, perchè l’urango, secondochè si crede, nondiventa adulto fino all’età di dieci o quindici anniHuxley,Man’s place innature, 1863, p. 34. . L’uomo differisce dalladonna in mole, vigore corporeo, pelosità, ecc., come purenella mente, nella stessa maniera in cui la cosa segue fra i duesessi in molti mammiferi.Insomma, è appena possibile diretroppo intorno alla piena corrispondenza nella struttura generale,nella minuta struttura dei tessuti, nella composizione chimica enella costituzione, fra l’uomo e gli animali piùelevati, specialmente le scimmie antropomorfe.

    Sviluppo embrionale.– L’uomo si sviluppa daun ovulo il quale ha circa la 125ª parte di un pollice indiametro (il poll. vale 25 mill.), e non differisce punto dagliovuli degli altri animali. Lo stesso embrione, nel suo periodoaffatto iniziale,malagevolmente si può distinguere da quellodi altre specie dello scompartimento dei vertebrati. In questoperiodo le arterie scorrono in rami a mo’ di arco, come sefossero per portare il sangue alle branchie che non si trovano neivertebrati superiori, quantunque rimangano ancora le fessure ailati del collo ad

    indicare la loro primiera posizione. In un periodo alquantopiù inoltrato, quando le estremità sono sviluppate,«i piedi delle lucertole e dei mammiferi (siccome notal’illustre Von Baer), le ali ed i piedi degli uccelli, nonmeno che le mani ed i piedi dell’uomo, derivano tutti dallastessa forma fondamentale». Egli è, dice il professoreHuxley Man’s place innature, 1863, p. 67. , al tutto negli ultimi stadidello sviluppo che il giovane essereumano presenta evidentidifferenze dalla giovane scimmia, mentre quest’ultima sidistacca nei suoi sviluppi dal cane quanto l’uomo. Per quantostraordinaria possa parere quest’ultima asserzione, sipuò dimostrare vera.vera. Siccome molti dei mieilettoripossono non aver mai veduto un disegno di un embrione, io neriporto qui uno d’uomo ed un altro di cane, a un dipressonello stesso primiero stadio di sviluppo, copiati diligentemente dadue opere accuratissime L’embrioneumano (fig. sup.) è preso daEcker,Icones Phys.1851-1859, t. 30, fig. 2. Quest’embrione era lungo 10 linee(20 mill.), cosicchè il disegno è molto ingrandito.L’embrione del cane è preso daBischoff.Entwicklungsgeschichte des HundeEies, 1845, tav. XI, fig. 42 B. Questo disegno èingrandito cinque volte, mentre l’embrione era in età di25 giorni. Sono stati lasciati in disparte i visceri interni, e inambedue i disegni tolte anche le appendici uterine. In questefigure fui diretto dal prof. Huxley, dall’opera delquale,Man’s placein nature, presil’idea di riportarle. Häckel ha parimente dato analoghidisegni nel suoSchöpfungsgeschichte. .

    Dopo le asserzioni di così eminenti autorità, io fareicosa superflua se riferissi ancora altri particolari dimostrantiche l’embrione umano somiglia strettamente a quellodeglialtri mammiferi. Si può aggiungere tuttavia che parimentel’embrione umano rassomiglia per molti tratti della suastruttura a certe forme inferiori adulte. Per esempio, il cuoreesiste dapprima come un semplice vaso pulsante, gli escrementi sonoevacuati in uncondotto a mo’ di cloaca, e l’ossococcige sporge come una vera coda «protendendosiconsiderevolmente oltre i piedi rudimentali» Prof.Wiman, neiProc. of American Acad. ofSciences, vol.IV, 1860, p. 17. .Negli embrioni di tuttii vertebratirespiranti l’aria atmosferica, certe ghiandole,chiamate corpi di Wolff, corrispondono ed operano come i reni deipesci adulti Owen,Anatomy ofVertebrates, vol.I, p. 533. . Anche finoall’estremo periodo embrionale si possono osservare talunevistoserassomiglianze fra l’uomo e i sottostanti animali.Bischoff dice che le circonvoluzioni del cervello nel feto umanoalla fine del settimo mese sono a un dipresso allo stesso punto incui è lo sviluppo del babbuino adulto Die Grosshirnwindungen desMenschen, 1868, 595. . Il pollice del piede,siccome nota il professore Owen Anatomy of Vertebrates. vol. II, p,553. «che forma il fulcro nella stazione eretta e nelcamminare, è forse il tratto più caratteristico dellastruttura umana»; ma in un embrione dicirca un pollice (25mill.) di lunghezza il prof. Wyman Proc. Soc. Nat. Hist., Boston 1863, vol. 9,p. 185. ha trovato «che il pollice del piede erapiù corto degli altri, e invece di essere parallelo conquelli, faceva un angolo sul lato del piede, corrispondendocosì a quella condizione che è permanente inquesta partenei quadrumani». Io voglio conchiudere con una citazione diHuxley Man’s place innature, p. 65. , il quale, fatta la domanda sel’uomo si origini in un modo differente da un cane,unuccello, una rana od un pesce, dice, «la risposta non èoggi dubbiosa; incontestabilmente il modo di origine e gli stadiprimieri dello sviluppo dell’uomo sono identici con quellidegli animali che gli stanno immediatamente sotto nella scala;incontestabilmente per questi riguardi egli è assai piùvicino alle scimmie che non siano le scimmie al cane».

    Rudimenti.–Questo argomento, sebbeneintrinsecamente non più importante dei due precedenti, vuolessere qui trattato con maggiore ampiezza Io aveva abbozzato questo capitolo prima di averletto un pregevole lavoro,Caratteri rudimentali in ordineall’origine dell’uomo(Annuario della Soc. deiNat., Modena 1867, p. 81), di G. Canestrini, al quale moltodevo. Häckel ha mirabilmente discusso questo intero argomentocol titolo Disteleologia, nella suaGenerelleMorphologieeShönfungsgeschichte. . Non sitrova neppur uno fra gli animali superiori, il quale non abbiaqualche sua parte in istato rudimentale; e l’uomo non faeccezione a questa regola. Gli organirudimentali debbono esserdistinti da quelli che sono nascenti, sebbene in qualche casoquesta distinzione non torni agevole. I primi, o sono assolutamentesenza uso, come le mammelle nei maschi dei mammiferi od i dentiincisivi dei ruminanti che non forano mai la gengiva, oppurerendono un così scarso servizio ai loro possessori attuali,che non possiamo supporre che essi si siano sviluppati nelleattuali condizioni. Gli organi in quest’ultimo stato nonsonostrettamente rudimentali, ma tendono a quello. D’altra partegli organi nascenti, sebbene non pienamente sviluppati, servonograndemente ai loro possessori, e sono suscettivi di ulterioresviluppo. Gli organi rudimentali sono eminentemente variabili; eciò s’intende in parte, perchè sono senza uso oquasi senza uso, e quindi non ulteriormente soggetti alla sceltanaturale. Spesso si sopprimono totalmente. Quando ciò segue,non sono più soggetti a ricomparire talora per ritorno, oregresso, o reversione; e questa è cosa degnissima diattenzione.

    Il difetto d’esercizio in quel periodo della vita, in cuiun organo è principalmente adoperato, ciò che seguegeneralmente nello stato adulto; insieme colla eredità ad uncorrispondente periodo della vita, sembrano essere stati gli agentiprincipali che hanno fattosì che certi organi siano rimastirudimentali. L’espressionedifettod’esercizionon si deve riferire solamente ad unadiminuita azione dei muscoli, ma comprende una diminuzionedell’afflusso del sangue ad una parte o ad un organo, peressere soggetto a minori alternative di pressione, o per esseredivenuto per qualsiasi via meno abitualmente attivo. Possonotrovarsi in uno dei due sessi rudimenti di parti che sonosviluppate normalmente nell’altro sesso; e questi rudimenti,siccome noi vedremo più tardi,spesso si originano in unamaniera distinta. In alcuni casi certi organi sono stati ridottiper mezzo della scelta naturale, perchè divenuti nocevoli allaspecie, mutate le condizioni della vita. Il processo di riduzioneè probabilmente agevolato spesso dai due principii dicompensazione e di economia dell’accrescimento; ma sonodifficili da comprendere gli ultimi stadi del riducimento,dopochè il difetto di esercizio ha fatto tutto quello che glisi può attribuire, e quando la conservazione da compierepermezzo dell’economia dell’accrescimento è moltoscarsa Molti buoni argomenti intorno aquesta questione sono stati arrecati dai signori Murie e MiwartnelleTransact.Zoolog. Soc., 1869, vol. VII, p.92. . La compiuta e finale soppressione di una partegià fuori di esercizio è molto ridotta in volume, nelqual caso non possono operare nè compensazione nèeconomia, si può forse intendere colla ipotesi dellapangenesi, e, secondochè appare, in nessun altro modo. Masiccome l’intero argomento degli organi rudimentali èstato pienamente discusso ed illustrato nelle mie opere precedentiVariation of Animals and Plants underDomestication, vol.II, p. 317, 397. Vedi pureOrigin ofspecies, 5aediz.535. , io non dirò nulla dipiù qui in proposito.

    Sonosi osservati rudimenti di vari muscoli in molte parti delcorpo umano Così il signor Richard(Annales des Sciences naturelles, 3aserie, zoologia 1852,vol.XVIII, p. 13) descrive e disegna i rudimenti di quello che eglichiama ilmuscle pédieux de la main, cheegli diceessereinfiniment petit. Un altro muscolo chiamatoletibial postérieurè generalmente mancante del tuttonella mano, ma si fa vedere di tratto in tratto in una condizionepiù o meno rudimentale. ; e non pochi muscoli, che sitrovano regolarmentenegli animali sottostanti, si possono scoprireaccidentalmente nell’uomo in condizione di sommo riducimento.Ognuno può avere osservato come molti animali, specialmente icavalli, possono muovere e raggrinzare la pelle; ciò si compieper mezzo del pannicolo carnoso. In varie parti del nostro corpo sitrovano residui di questi muscoli operanti; per esempionellafronte, servendo essi a sollevare le sopracciglia.Ilplatysma myodes, che è moltosviluppato nel collo, appartiene a questo sistema. IlprofessoreTurner, di Edimburgo, ha per avventura scoperto, secondoil ragguaglio che me ne dà, fascetti muscolari in cinqueluoghi differenti, segnatamente nelle ascelle, presso le scapole,ecc., ognuno dei quali si può riferire al sistema delpannicolo. Egli ha pure dimostrato Prof.W.Turner,Proc. Roy Soc.Edimburgh, 1866, 67, p. 65.che ilmusculus sternalis, osternalis brutorum,che non è un prolungamento delrectusabdominalisma è in stretto rapporto colpannicolo, s’incontrò nella proporzione di circa iltreper cento in più di 600 corpi: egli aggiunge che questomuscolo arreca «una eccellente illustrazione del fatto chequelle parti, le quali si trovano in istato rudimentale edaccidentalmente, sono in special modo soggette a variare nella lorodisposizione». Son pochi quelli che possono contrarre imuscoli superficiali della pelle del capo; e questi muscoli sono incondizione variabile e parzialmente rudimentale. Il signor A. DeCandolle mi comunicò un caso ben curioso di lunga e continuatapersistenza oeredità diquesta facoltà, come pure del suoinsolito sviluppo. Egli conosce una famiglia, un membro dellaquale, ora capo di casa, poteva, quando era giovane, far cadereparecchi grossi libri dal capo, pel solo movimento della pelle delcapo stesso; e vinse in tal modo parecchie scommesse. Suo padre,suo zio, suo nonno e i suoi tre figliuoli posseggono tutti lamedesima facoltà nello stesso insolito grado. Otto generazioniorsono, quella famiglia si divise in due rami; per cui il capo delramo summenzionato è cugino in settimo grado del capodell’altro ramo. Questo lontano cugino dimora inun’altra parte della Francia, ed essendogli stato domandatose egli pure fosse fornito di quella facoltà, ne fece subitomostra. Questo caso ci offre un esempio evidente della grandepersistenza con cui può venir trasmessa una facoltà altutto inutile.

    I muscoli esteriori che servono a far muovere tuttol’orecchio esterno, ed imuscoli interni che ne muovono levarie parti, i quali appartengono tutti al sistema del pannicolo,sono nell’uomo in condizione rudimentale; variano pure nellosviluppo, od almeno nel funzionare. Ho veduto un uomo che potevafar venire in avanti le sue orecchie, ed un altro che le facevaandare indietro Canestrini cita Hyrt(Annuario delta Società dei Naturalisti,Modena 1867, p. 97) per lo stesso riguardo. ; e da quelloche mi disse uno di essi, è probabile che molti di noitoccandoci spesso le orecchie e ponendovi studio, potremmo conripetuti tentativi riacquistare una certa facoltà dimovimento. La facoltà di drizzare le orecchie e di dirigerleper ogni verso è indubbiamente giovevolissima a molti animali,perchè possano così riconoscere da qual parte venga ilpericolo; ma non ho mai inteso che un uomo possegga la menomafacoltà di drizzare leorecchie, unico movimento che potrebbeessergli di qualche servizio. Tutta la esterna conca o padiglionedell’orecchio può essere considerata come rudimentale,insieme colle varie ripiegature e sporgenze (elice ed antelice,trago ed antitrago, ecc.) che neglianimali sottostanti sostengono erinforzano l’orecchio mentre è drizzato, senzaaccrescerne molto il peso. Tuttavia, alcuni autori suppongono chela cartilagine del padiglione serva a trasmettere le vibrazioni alnervo acustico; ma il signor Toynbee The Diseases of the Earper J. Toynbee, P. R.S. 1860, p. 12. , dopo aver raccolto tutti i fatticonosciuti in proposito, conchiude che il padiglione esterno non haun uffizio distinto. Le orecchie del scimpanzè edell’urango rassomigliano straordinariamente a quelledell’uomo, ed i guardiani del Giardino zoologico di Londra mihanno assicurato che questi animali non le muovono nè ledrizzano mai; per cui sono in una condizione puramente rudimentale,almeno per questa funzione, come nell’uomo. Non possiamodireperchè questi animali, come i progenitori dell’uomo,abbiano perduto la facoltà di drizzare le loro orecchie.Può essere, sebbene questo modo di vedere non mi soddisfi, chemercè la loro vita arborea e la loro grande forza, non fosseromolto espostia pericoli, e quindi per un lunghissimo periodo ditempo movessero poco le orecchie, e così siamo andati man manoperdendo la facoltà di muoverle. Questo sarebbe un fattoanalogo a quello di quei grossi e pesanti uccelli che abitando leisole oceaniche nonsono stati esposti alle aggressioni deglianimali da preda, e quindi hanno perduto la facoltà diadoperare le ali pel volo.

    Il signor Woolner, celebrescultore,mi ha partecipato una suaosservazione intorno ad una lieve particolaritàdell’orecchio esterno, che egli ha notato spesso tanto negliuomini che nelle donne, e di cui comprese tutto il significato. Lasua attenzione intorno a ciò venne per la prima voltasvegliatamentre stava lavorando la sua statua di Puck, a cui aveva datoorecchie a punta. In tal modo s’indusse ad esaminare leorecchie di molte scimmie, e susseguentemente con maggior diligenzaanche quelle dell’uomo. La particolarità consiste in unpunticino ottuso, che sporge dal margine ripiegato internamente, odelice. Il sig. Woolner fece un modello preciso di una cosiffattadisposizione, e me lo ha mandato col disegno qui unito (Fig. 2).Questi punti sporgono non solo in dentro, ma spesso ancheunpo’ in fuori, per cui sono visibili quando il capo siguarda direttamente di prospetto o di dietro. Variano di mole etalora di posizione, stando qualche volta un po’ più insu o un po’ più in basso; e alle volte presentandosi inun orecchio e non nell’altro. Ora il significato di questeprominenze non mi sembra dubbio; ma si può dire che essepresentano un carattere tanto insignificante da non essere degno dimenzione. Tuttavia ciò sarebbe tanto falso quanto apparnaturale. Ogni carattere, per quanto leggero sia, deve esserel’effetto di qualche causa definita; e se si presenta inmolti individui merita d’esser preso in considerazione.Evidentemente l’elice si compone del margine estremodell’orecchio ripiegato in dentro; e questa ripiegaturasembra avere in certo modo relazione col fatto che l’orecchioesterno viene permanentemente spinto indietro. In molte scimmiecollocate non tanto inalto nell’ordine, come i babbuini edalcune specie di macachi Vedi pure alcuneosservazioni, ed i disegni delle orecchie dei Lemuri,nell’eccellente scritto dei signori Murie eMiwart.Transact. Zoolog. Soc., vol. VII, 1869, p. 6 e90. , la parte superiore dell’orecchio èlievemente puntuta, ed il margine non è punto ripiegato indentro; ma se questo margine fosse ripiegato in tal modo, sivedrebbe senza dubbio sporgere in dentro o forse un po’ infuori un leggero punto. Questo si può vedere attualmente sopraun esemplaredell’Atele Belzebùnel Giardinozoologico di Londra; e possiamo trarne la sicura conseguenza chequestaè una struttura similare, vestigio di orecchieprimieramente puntute, che ricompare accidentalmentenell’uomo.

    La membrana nictitante o terza palpebra, coi suoi muscoliaccessori e le altre parti, è particolarmente bene sviluppatanegli uccelli, ed ha inessi una importantissima funzione,perchè può essere rapidamente distesa sopra tutto ilglobo dell’occhio. S’incontra in alcuni rettili edanfibi, ed in certi pesci, come gli squali. È sviluppatabenissimo nelle due divisioni più basse dei mammiferi,cioènei monotremi, e nei marsupiali, ed anche in qualchemammifero più elevato, come nei trichechi. Ma nell’uomo,nei quadrumani ed in molti altri mammiferi quella membrana esiste,come è riconosciuto da tutti gli anatomici, allo stato disemplice rudimento, evien detta piega semilunare Elementi di fisiologiadi Müller.Owen,Anatomy of Vertebrates, vol.III, p. 260, idem intornoal tricheco.Proc. Zoolog. Soc., novembre 1854. Vedi pureR. Knox,Great Artists and Anatomists, p. 806.Questorudimento sembraessere più grande nei Negri e negliAustraliani che non negli Europei, vediCarlo Vogt,Leçonssur l’homme, traduzione Moulirne. .

    Nella maggior parte degli animali il senso dell’odoratoè della più alta importanza: ad alcuni, come i ruminanti,serve a farli accorti del pericolo; ad altri, come i carnivori, afar loro trovare la preda; ad altri, come i cinghiali, pei duescopi insieme. Ma il senso dell’odorato rende all’uomosolo lievissimo servigio, se pure ne rende, anche ai selvaggi neiquali è molto piùsviluppato che non nelle razzeincivilite. Non li avverte del pericolo, nè li guida atrovarsi il nutrimento; nè impedisce agli Esquimali di dormirenell’aria più fetida, nè a molti selvaggi dimangiare carni semi-putrefatte. Coloro i quali credono nelprincipio di una graduata evoluzione, non ammetteranno facilmenteche questo senso nel suo stato presente sia stato in origineacquistato dall’uomo come esiste ora. Non v’ha dubbioche egli abbia ereditato questa facoltà in uno stato cosìindebolito e rudimentale da qualche antico progenitore, a cuiquesto senso era grandemente utile e che l’adoperava dicontinuo. In tal modo noi possiamo forse comprendere questo fattoche, come ha notato con molta verità il DreMaudsleyThe Physiology and Pathology ofMind, 2aediz. 1868, p. 134. , il sensodell’odorato nell’uomo «ha la singolareparticolarità di presentar vive nella mente le idee e leimmagini di scene e di luoghi dimenticati»; perchèvediamo in quegli animali, che hanno questo senso molto sviluppato,comei cani ed i cavalli, che le antiche rimembranze delle persone edei luoghi si associano fortemente al loro odore.

    L’uomo differisce moltissimo da tutti gli altri Primatiper essere quasi nudo. Ma alcuni peli corti e rari si trovano sullapiù gran parte delcorpo nel sesso mascolino, ed una finapeluria nel sesso femminile. Negli individui appartenenti allamedesima razza questi peli variano grandemente, non solo nellacopia, ma anche nella posizione; così le spalle di alcunieuropei sono al tutto nude, mentre in altri sono coperte di fitticiuffi di peli Eschricht,Ueber dieRichtung der Haare am menschlichen Körper, Muller’sArchiv für Anat. und Phys., 1837, s. 47.Avrò dacitare parecchie volte questo curiosissimo scritto. . Non vipuò essere il menomo dubbio che questi peli, sparsi qua elà sul corpo, non siano i rudimenti dell’integumentouniformemente peloso degli animali sottostanti. Ciò divientanto più probabile, da che si sa che i peli fini corti e dicolore sbiadito che stanno sulle membra e sopraaltre parti delcorpo accidentalmente si sviluppano in peli «fitti, lunghi epiuttosto grossi e scuri» quando vengono anormalmente nudritivicino a superfici lungamente infiammate Paget,Lectures on Surgical Pathology, 1853.vol. I, p. 71. .

    Il signor Paget mi ha detto che persone appartenenti ad unastessa famiglia hanno sovente alcuni peli delle sopracciglia moltopiù lunghi degli altri; cosicchè questa lieveparticolarità pare essere ereditata. Questi peli rappresentanoapparentemente le vibrisse, chevengono adoperate come organi ditatto da molti degli animali sottostanti. Ho osservato in ungiovane scimpanzè alcuni peli dritti, piuttosto lunghi, chegli sporgevano sugli occhi, al posto delle vere sopracciglia,qualora queste cifossero state.

    Il pelo sottilissimo e lanoso, o la così detta lanuggine,che ricopre fittamente il feto umano nel sesto mese, offre unesempio ancor più curioso. Si comincia a sviluppare nel quintomese, sulle sopracciglia e sul viso, e soprattutto intorno allabocca, ove è molto più lungo chenon sul capo. EschrichtEschricht(Ibidem. s. 40. 47).osservò questa sorta di mustacchi in un feto femmina; maciò non deve recare tanta sorpresa come si potrebbe credere insulle prime, perchè in generale i due sessi hanno tra loromolta rassomiglianza di tutti i caratteri esterni durante unprimiero periodo di accrescimento. La direzione e la disposizionedei peli in tutte le parti del corpo del feto sono le stesse comenell’adulto, ma vanno soggette a molto variare. Tutta lasuperficie, compreso la fronte e le orecchie, è in tal modofittamente ricoperta;ma è un fatto significante quello che lepalme delle mani e le piante dei piedi siano al tutto nude, come lasuperficie di tutte le quattro estremità nella maggior partedegli animali sottostanti. Siccome questa non può guari essereuna coincidenza accidentale, noi dobbiamo considerarel’invoglio villoso del feto come il rappresentanterudimentale del primitivo pelame permanente che si vede in queimammiferi che sono nati pelosi. Questa rappresentanza èpiù compiuta, secondo la legge consueta dellosviluppoembriogenico, che non quella che presentano i peli sparsiqua e là sul corpo dell’adulto.

    Sembra che i denti molari posteriori, o denti del giudizioabbiano una tendenza a divenire rudimentali nelle razze umanepiù incivilite. Questi denti sono alquanto più piccolidegli altri molari, come pure è il caso nel scimpanzè enell’urango: ed hanno due sole radici separate. Non spuntanofin verso il diciassettesimo anno, e mi è stato assicurato chesi guastano e cadono molto prima degli altri denti; ma questoasserto vien negato da alcuni dentisti. Sono anche soggetti avariare nella struttura e nel periodo dello sviluppo più chenon gli altri denti DottorWebb,Teethin Man and the Anthropoid Apes, come è citato dal dottorCarter Blake nellaAnthropological Review, luglio1867, p. 299. . Inoltre nelle razze Melaniche i denti delgiudizio sono per solito forniti di tre radici separate, e sono ingenerale forti e sani; ed anche differiscono meno nella mole daglialtri molari che non nelle razze Caucasiche Owen,Anatomy of Vertebrates, vol.III, pag.320, 321 e 325. . Ilprof. Schaaffhausen attribuisce questadifferenza tra le due razze a ciò, che «la porzionedentale posteriore della mascella è sempre piùcorta» Sulla forma primitiva delcranio, traduzione inglesenellaAnthropological Review, ottobre1868, p. 426. in quelle che sono incivilite, e questoraccorciamento può, io credo, venire francamente attribuito aciò che gli uomini inciviliti sogliono abitualmente nutrirsidi cibo molle e cotto, e adoperano meno le loro mascelle. Il signorBrace mi ha informato essere divenuta comune negli Stati Uniti lapratica di svellere ai bambini alcuni denti molari, perchè lamascella non cresce abbastanza pel compiuto sviluppo del numeronormale dei denti.

    Per quello che riguarda il canale alimentare ho incontratosoltanto un unico caso di rudimento, cioèl’appendicevermiforme del cieco. Il cieco è una diramazione odiverticolodell’intestino, che termina in un fondo cieco,edè lunghissimo in molti dei più bassi mammiferi erbivori.Nel koala, marsupiale, è attualmente lungo tre volte quanto ilcorpo Owen,Anatomy ofVertebrates, vol.III, pag. 416, 434, 441. . Talora siprotende in un punto lungo e gradualmente conico, e taloraparzialmente ristretto. Sembra che, in conseguenza del mutamento dicibo o di costumi, il cieco siasi in vari animali moltoraccorciato, e l’appendice vermiforme è rimasta come unrudimento della parte rimpicciolita.

    Che questa appendice sia un rudimento lo possiamo dedurre dallasua piccola mole e dal fatto, che il professore CanestriniAnnuario della Soc. dei Nat.,Modena, 1867 94. ha raccolto, del suo variarenell’uomo. Alle volte manca al tutto, oppure è moltosviluppata. Talora il passaggio è interamente chiuso per lametà o i due terzi della sua lunghezza, e la parte terminalenon è che una espansione piatta e solida. Nell’urangoquesta appendice è lungae avvolta; nell’uomo sporgedalla terminazione del corto cieco, ed è per solito lungaquattro o cinque pollici (da 10 centimetri a 10 centimetriNel testo: «da 1 centimetro a 1centimetro» [Nota per l’edizione elettronicaManuzio]. e 25 millim.), e non ha che un diametro di unterzo di pollice (8 millimetri). Non solo è inutile, matalvolta è causa di morte; e di questo intesi ultimamente duecasi, in cui la morte fu prodotta da ciò che alcuni piccolicorpi duri, come sarebberosemi, entrati nel canale, cagionaronol’infiammazione Il sig. C.Martin,De l’Unité Organique, nellaRevue desDeux Mondes, giugno 15, 1862, p. 16, eHäckel,Generelle Morphologie, B. II, s. 278, hannoentrambi osservato il fatto singolare che questo rudimento puòtalora esser causa di morte. .

    In alcuni quadrumani, nei lemuri, e specialmente nei carnivori,havvi un foro accanto al capo inferiore dell’omero, dettoforo sopra-condiloideo, pel quale passa il grande nervo del membroanteriore, e sovente anche la grande arteria. Ora nell’omerodell’uomo, come hanno dimostrato il dottor StruthersThe Lancet, genn. 24, 1863, p.83. Il dottor Knox,Great Artists and Anatomists, p.63.Vedi pure una importante memoria intorno a questo processo delDott. Grube,nelBulletin de l’Acad. Imp. deSt-Pétersbourg, tom.XII, 1867, p. 448. ed altri,in generale si scorge traccia di questo passaggio, e talora èbenissimo sviluppato, essendo fatto da un processo dell’ossoa mo’ di uncino, terminato da una striscia legamentosa.Quando questo processo esiste, il grande nervo vi passainvariabilmente in mezzo, e ciò dimostra con molta evidenzache è l’omologo e il rudimento del foramesopra-condiloideo degli animali sottostanti. Il professore Turnercalcola, come mi ha assicurato, che questo fatto si presenta unavolta per cento negli scheletri recenti. Ma questo caso non ha insè grande importanza, dacchè il forame non èregolarmente presente nei quadrumani superiori. Non è quindicerto, come mi ha fatto osservare il signor Busk, che la suapresenza accidentale nell’uomo sia l’effetto di unresiduo o di un regresso ad una primitiva struttura.

    Vi è nell’omero un altro forame, che può venirchiamato intercondiloideo. Questo si presenta in variescimmieantropoidi ed altre St-GiorgioMivart,Transact. Phil. Soc., 1862, p. 310. , maanche in molti animali più bassi, e per accidentenell’uomo. È notevole il fatto che questo forame sembraessere stato molto più frequente nei tempi antichi che non neipresenti. Il signor Busk Onthe Caves ofGibaltrar,Transact. International Congress of Prehist.Arch.Terza Sezione, 1869, p. 159. ha raccolto leseguenti prove intorno a questo argomento: il prof. Broca«osservò questo forame in quattro e mezzo per cento delleossa delle braccia raccolte nel cimitero del sud, a Parigi; e nellagrotta di Orrony di cui il contenuto è attribuito al periododel bronzo, erano perforati fino otto omeri sopra trentadue; maquesta straordinaria proporzione, siccome egli crede, puòessere attribuita a ciò che la caverna era stata una sorta ditomba di famiglia. Parimente il signor Dupont trovò 30 percento di ossa perforate nelle caverne della Valle della Lesse,appartenenti al periodo della renna; mentre il signor Leguay, inuna sorta didolmenad Argenteuil, osservò che ilventicinque per cento delle ossa erano forate; e Pruner-bey netrovò ventisei per cento nella stessa condizione nelle ossaprese da Vauréal. E non si può lasciare senza menzione ilfatto che Pruner-bey afferma che questa condizione è comunenegli scheletri dei Guanchi». È interessante il fatto chele razze antiche, in questo ed in molti altri casi, presentanopiù frequentemente strutture che somigliano più a quelledegli animali sottostanti, che non le razze moderne. Sembra che laragione principale di ciò sia che le razze antiche erano incerto modo più vicine che non le moderne nella lunga lineagenealogica ai loro remoti progenitori simili agli animali.

    Nell’uomo l’osso coccige, sebbene non faccia ufficiodi coda, rappresenta evidentemente questa parte degli altri animalivertebrati. In un primitivo periodo embriogenico è libero, e,come abbiamo veduto, sporge oltre le estremità inferiori.È stato riconosciuto, secondo Isidoro Geoffroy Saint-Hilaireed altri Quatregafes ha ultimamenteraccolto prove intorno a questo argomento,Revue des CoursScientifiques, 1867, 1868, p. 625. , che in certi raricasi di anomalia esso forma un piccolo rudimento esterno, od unacoda. L’osso coccige è breve, e contiene per solito soloquattro vertebre; e queste si trovano in condizione rudimentale,perchè son fatte, tranne quella della base, del solo centroOwen,On the Nature of Limbes,1849, p. 114. . Son provviste di alcuni piccoli muscoli; unodi questi, come mi disse il prof. Turner, è statoappositamente descritto da Theile come una rudimentale ripetizionedell’estensore della coda, che è tanto grandementesviluppato in molti animali.

    Il midollo spinale scende nell’uomo soltanto finoall’ultima vertebra dorsale o alla prima lombare; maun’appendice filiforme (ilfilum terminale) scendelungo l’asse della parte sacrale del canale spinale, ed anchelungo la parte posteriore delle ossa coccigee. La parte superioredi questo filamento, come mi ha detto il prof. Turner, è senzadubbio omologa col midollo spinale; ma la parte inferiore sembraessere composta solo dellapia madre, o membrana vascolareavvolgente. Anche in questo caso si può dire che l’ossococcige possiede unatraccia di quell’importante parte cheè il midollo spinale; sebbene non sia più racchiusa in uncanale osseo. Il fatto seguente, del quale vado pure debitore alprof. Turner, dimostra quanta stretta analogia siavi fral’osso coccige e la coda negli animali sottostanti. Luschkaha testè scoperto all’estremità delle ossa coccigeeun corpo circonvoluto particolarissimo, che è continuocoll’arteria mediana sacrale; e questa scoperta indusseKrause e Meyer ad esaminare la coda di una scimmia (Macacus) e diun gatto, in ognuno dei quali trovarono, sebbene nonall’estremità, un corpo similmente circonvoluto.

    Il sistema riproduttore offre varie parti rudimentali; ma questedifferiscono dai casi precedenti per un importante rispetto. Quinon si tratta di un vestigio di una parte che non appartiene allaspecie in uno stato efficiente; ma di una parteche è semprepresente ed efficiente in un sesso, mentre nell’altro èrappresentata da un semplice rudimento. Nondimeno la presenza diquesti rudimenti è tanto difficile da spiegare colla teoriadella creazione separata di ogni specie, quanto nei casi soprariferiti. Avrò in seguito da ritornare su questi rudimenti, emostrerò che la loro presenza in generale dipende soltantodall’eredità; vale a dire, di parti acquistate da unsesso e che sono state parzialmente trasmesse all’altro.Darò qui solo pochi esempi di così fatti rudimenti.È cosa ben nota che nei maschi di tutti i mammiferi,l’uomo compreso, esistono mammelle rudimentali. In parecchicasi queste mammelle si sono sviluppate, ed hanno prodotto copia dilatte. La loro essenziale identità nei duesessi è puredimostrata dacchè accidentalmente si accrescono in entrambisotto l’azione della rosolia.Lavescicula prostatica, che è stataosservata in molti mammiferi maschi, è ora riconosciuta essereomologa all’utero femminile, unitamente coll’annessocanale. Non è possibile leggere la bella descrizione cheLeuckart fa di questo organo, e il suo ragionamento, senzaammettere lagiustezza della sua conclusione. Questo fatto èsoprattutto evidente nel caso di quei mammiferi in cuil’utero genuino femminile si biforca, perchè nei maschidi quelli la vescicula si biforca del pari LeuckartnellaCyclop. of Anat., 1849-52,vol.IV, p. 1415, di Todd. Quest’organo è lungonell’uomo soltanto da tre a sei linee (6 a 12 millimetri),ma, come molte altre parti rudimentali, varia nello sviluppocosì bene come in altri caratteri. . Si potrebberoquimenzionare altre parti rudimentali che appartengono al sistemariproduttore Vedi, intorno a questoargomento,Owen,Anatomy of Vertebrates, vol. III, p. 675,676. 706. .

    Non è possibile non comprendere l’importanza delletre grandi classi di fatti ora riferite. Ma sarebbe qui al tuttosuperfluo ricapitolare la serie di argomenti arrecatiparticolareggiatamente nella miaOrigine delle specie. Lastruttura omologica dell’intera forma nei membri della stessaclasse si comprende, se noi ammettiamo la loro discendenza da unprogenitore comune, e i loro susseguenti adattamenti alle mutatecondizioni. Con un altro modo di vedere non si può affattospiegare la similarità di forma tra la mano dell’uomo odella scimmia col piede del cavallo, la pinna di una foca,l’ala di unpipistrello, ecc. Non è una spiegazionescientifica il dire che sono state tutte formate secondo uno stessostampo ideale. Rispetto allo sviluppo, possiamo comprenderechiaramente, secondo il principio delle variazioni chesopravvengono in un ulteriore e più tardo periodoembriogenico, e colla eredità in un corrispondente periodo,come vada che embrioni di forme tanto straordinariamente differentiritengano ancora, più o meno perfettamente, la struttura delloro comune progenitore. Non si è mai data altra spiegazionedel fatto meraviglioso che l’embrione dell’uomo, delcane, della foca, del pipistrello, del rettile, ecc., non sipossano dapprincipio quasi distinguere fra loro. Onde comprenderela presenza di organi rudimentali, abbiamo solo da supporre che unprimiero progenitore possedesse le parti in questione in statoperfetto, e che mercè il mutamento nel modo di vivere questeparti siano venute molto riducendosi, sia pel solo difetto diesercizio, oppure per la scelta naturale di quegli individui, iquali erano meno provvisti di una parte superflua, concorrendo glialtri mezzi indicati precedentemente.

    Così noi possiamo comprendere come sia avvenuto chel’uomo e tutti gli altri animali vertebrati siano staticostrutti sopra un solo modello, perchè passino per alcuniprimieri stadi di sviluppo, e perchè conservino certirudimenti in comune. In conseguenza noi dobbiamo francamentericonoscere la loro comune origine; pensando diversamente,bisognerebbe ammettere che la nostra propria struttura e quella ditutti gli animali che ci circondano non sia altro che un tranelloper ingannare ilnostro giudizio. Questa conclusione acquista moltaforza, se guardiamo i membri di tutte le serie animali, econsideriamo l’evidenza che deriva dalle loro affinitàoclassificazioni, dalla loro distribuzione geografica e dalla lorosuccessione geologica. È solo un nostro pregiudizio naturale,e quella superbia dei nostri antenati che li fece dichiararsidiscendenti da semidei, che c’induce a dubitare di questaconclusione. Ma non è lontano il giorno in cui parràstrano che naturalisti buoni conoscitori della struttura comparatae dello sviluppo dell’uomo e degli altri mammiferi, abbianopotuto credere che ognuno di essi fosse l’opera di un attoseparato di creazione.

    CAPITOLO II

    Comparazione fra la potenza mentale dell’uomoe quelladegli animali sottostanti.

    La differenza fra le facoltà inferiori della scimmiapiù elevata e del selvaggio più digradato è immensa– Alcuni istinti sono comuni – Emozioni –Curiosità – Imitazione – Attenzione –Memoria – Immaginazione – Ragione – Miglioramentoprogressivo – Utensili ed armi adoperati dagli animali– Linguaggio – Consapevolezza di sè – Sensodel bello – Credenza in Dio, in agenti spirituali,superstizioni.

    Nel precedentecapitolo abbiamo veduto che nella strutturadel suocorpo l’uomo porta tracce evidenti della sua origine daqualche forma più bassa; ma si potrebbe soggiungere tuttaviache siccome l’uomo differisce tanto grandemente nella suapotenza mentale da tutti glialtri animali, possa essere erroneaquesta conclusione. Senza dubbio la differenza per questo riguardoè enorme, anche se compariamo l’intelligenza delselvaggio più digradato, quello che non ha vocaboli peresprimere un numero superiore a quattro, non adopera terminiastratti per indicare gli oggetti o gli affetti più comuniVedi le prove in proposito riferitedaLubbock,Preistoric Times, p. 354, ecc. ,conquello della scimmia più elevata nella sua organizzazione.Certo la differenza sarebbe ancora immensa qualora si trattasse diuna scimmia migliorata e incivilita quanto lo è il canerispetto al suo antenato il lupo o lo sciacallo. Gli abitatoridella Terra del fuocosono collocati fra i selvaggi più bassi;ma fu per me sempre una continua meraviglia vedere come i treindigeni di quel paese, portati a bordo della naveingleseBeagle, dopo aver vissuto alcuni anni inInghilterra, ove avevano imparato a parlare un po’d’inglese, rassomigliassero a noi nelle attitudini e in moltedelle nostre facoltà mentali. Se nessun essere organico,tranne l’uomo, fosse stato dotato di potenza mentale, oppurese questa potenza dell’uomo fosse di natura al tutto diversada quella degli animali sottostanti, noi non avremmo mai potutoconvincerci che le nostre alte facoltàsiano andate man manosviluppandosi. Ma si può dimostrare con molta evidenza che nonv’ha nessuna fondamentale differenza di questa sorta.Dobbiamo pure ammettere che vi è una distanza molto maggiorefra la potenza mentale di uno degli infimi pesci, come una lampredaod unAmphioxus lanceolatus, ed una delle scimmie piùperfette, che non fra una scimmia e l’uomo; tuttavia questoimmenso intervallo è colmato mercè innumerevoligradazioni.

    Non è lieve neppure la differenza nelle disposizioni moralifra un barbaro, come quello descritto dall’antico naviganteByron, il quale schiacciò contro gli scogli un suo figliuoloperchè aveva lasciato cadere un panierino di ricci di mare, edun Howard od un Clarkson; e nell’intelletto, fra un selvaggioche non fa uso di vocaboli astratti, e Newton e Shakspeare. Questasorta di differenze fra gli uomini superiori delle razze piùelevate ed i selvaggi più degradati si rannodano conlievissime gradazioni. Quindi è possibile che possanoscomparire esvilupparsi le une nelle altre.

    Mi propongo in questo capitolo di dimostrare soltanto che nonv’ha differenza fondamentale fra l’uomo ed i mammiferipiù elevati per ciò che riguarda le loro facoltàmentali. Ogni divisione di questo argomento può venire svoltain un lavoro separato, ma qui deve essere trattato brevemente.Siccome non è stata accettata universalmente nessunaclassificazione delle potenze mentali, io disporrò le mieosservazioni nell’ordine più conveniente al mio scopo; esceglierò quei fatti che mi hanno maggiormente colpito,sperando che possano produrre lo stesso effetto sul lettore.

    Per ciò che riguarda gli animali che stanno molto in bassonella scala, avrò da aggiungere alcuni fatti addizionali nelcapitolo dellaScelta sessuale, per dimostrare che le loropotenze mentali sono assai più elevate di quello che sisarebbe potuto supporre. La variabilità di queste facoltàfra individui della medesima specie è per noi un puntoimportantissimo, e ne darò qui alcuni esempi. Ma sarebbesuperfluo entrare in troppi particolarisu questo argomento, mentreio mi sono assicurato, dopo aver preso molte informazioni, chetutti quelli che hanno avuto che fare per lungo tempo con animalidi molte sorta, compresi gli uccelli, sono unanimemente di opinioneche esiste fra i variindividui una grande diversità in ognicaratteristica mentale. In qual modo siansi sviluppate dapprima lepotenze della mente negli organismi inferiori, è una ricercasenza speranza, al par di quella intorno al modo in cuisiasisviluppata la vita. Questi sono problemi serbati per un lontanoavvenire, sepure l’uomo riuscirà mai a scioglierli.

    Siccome l’uomo è fornito degli stessi sensi come glianimali sottostanti, le sue intuizioni fondamentali debbono esserele stesse. L’uomo ha pure comuni con essi alcuni istinti,come quello della propria conservazione, l’amore sessuale,quello della madre pel suo nato, la facoltà diquest’ultimo di poppare, e così via dicendo.

    Ma l’uomo, forse, ha un minor numero d’istinti diquello che abbiano gli animali che lo seguono immediatamente nellaserie degli esseri. L’urango delle isole orientali, ed ilscimpanzè dell’Africa, si costruiscono piattaforme perdormire; e siccome queste due specie hanno lo stesso costume, sipotrebbe asserire che ciò è prodotto dall’istinto:ma non possiamo essere ben certi che questo fatto non sia invecel’effetto di una somiglianza di bisogni e di potenza diragionamento pari in entrambi questi animali. Per quanto possiamoriconoscere, queste scimmie sanno distinguere e scansare moltifrutti velenosi dei tropici, e l’uomo non possiede questacognizione; ma siccome i nostri animali domestici quando vengonoportati in paesi forestieri e condotti al pascolo in primaveramangiano spesso erbe velenose, che in seguito imparano a scansare,così noi non possiamo esser certi che le scimmie non abbianoimparato per l’esperienza propria o quella dei loro genitoria scegliere i frutti. È tuttavia cosa certa, come vedremo ora,che le scimmie hanno un terrore istintivo dei serpenti, eprobabilmente anche di altri animali pericolosi.

    È notevole il piccolo numero e la comparativasemplicità degli istinti negli animali superiori in riscontroaquelli degli animali inferiori. Cuvier asseriva chel’istinto e l’intelligenza stanno in ragione inversal’uno dell’altra; ed alcuni hanno creduto che lefacoltà intellettuali degli animali superiori siansigradatamente sviluppate dai loro istinti. Ma Pouchet, in uninteressante lavoro L’instinctchez les insectes,Revues des Deux Mondes, feb. 1870,p. 690. ha dimostrato che non esiste in realtà unacosiffatta ragione inversa. Quegli insetti i quali sono dotati dipiù meravigliosi istinti sono certamente i piùintelligenti. Nella serie dei vertebrati, i meno intelligenti comei pesci e gli anfibi, non sono forniti di istinti complessi; e frai mammiferi l’animale più notevole pei suoi istinti,cioè il castoro è intelligentissimo, come potrannopersuadersene coloro che abbiano letto l’eccellente lavorodel signor Morgan intorno a questo animale The American Beaver and his Works,1868. .

    Quantunque i primi barlumi dell’intelligenza, secondo ilsignor Herbert Spencer The Principlesof Psychology. , siansi sviluppati mercè ilmoltiplicarsi e il coordinarsi delle azioni riflesse, e quantunquemolti fra i più semplici istinti siansigradatamente mutati inazioni di questa sorta, e possano appena distinguersene, come nelcaso del poppare dei giovani animali, nondimeno gli istintipiù complessi sembrano essere stati originatiindipendentemente dalla intelligenza. Tuttavia sono ben lontano dalvoler negare che le azioni istintive possano perdere il lorocarattere costante ed indelebile, ed essere sostituite da altrecompiute mercè l’aiuto della libera volontà.D’altra parte alcune azioni intelligenti, come quando gliuccelli delleisole oceaniche imparano a sfuggire l’uomo perla prima volta, compiute per lo spazio di molte generazioni, siconvertono in istinti e divengono ereditarie: allora si possonoconsiderare come scadute di carattere, perchè non si compionopiù per opera della ragione o dell’esperienza. Ma ilmaggior numero degli istinti più complessi sembra esserevenuto in un modo al tutto diverso, cioè per mezzo dellascelta naturale delle variazioni di più semplici azioniistintive. Cosiffatte variazioni sembrano essere originatedallestesse cause ignote che agiscono sulla organizzazione del cervello,che inducono lievi variazioni o differenze individuali in altreparti del corpo; e queste variazioni, a cagione della nostraignoranza, vengono sovente dette originate spontaneamente. Credoche non possiamo giungere ad altra conclusione per ciò cheriguarda l’origine degli istinti più complessi, sepensiamo al meraviglioso istinto delle operaie sterili delleformiche e delle api, che non lasciano prole cui trasmettere collaeredità gli effetti della esperienza e della modificazione neicostumi.

    Quantunque un grado elevato di intelligenza sia certamentecompatibile colla esistenza di istinti complessi, come vediamonegli insetti testè menzionati e nel castoro, non èimprobabile che possano fino a un certo punto incepparsireciprocamente nel loro sviluppo. Poco si sa intorno alle funzionidel cervello, ma possiamo scorgere che quanto più le forzedella intelligenza sono sviluppate, tanto più le varie partidel cervello debbono essere collegate fra loro per viadell’intreccio dei più intricati canali; e inconseguenza ogni parte separata avrà forseuna tendenza adivenire meno acconcia a rispondere in un modo definito eduniforme,cioè istintivo, alle particolari sensazionio associazioni.

    Ho creduto utile fare questa digressione, perchè possiamoagevolmente tenere in minor conto le forze mentali degli animalisuperiori, e specialmente dell’uomo, quando compariamo leloro azioni fondate sulla memoria di passati avvenimenti, sullaprevidenza,sulla ragione e sull’immaginazione, con azioniesattamente simili compiute per istinto dagli animali inferiori;essendo in quest’ultimo caso la attitudine a compierecosiffatte azioni stata acquistata passo a passo per mezzo dellavariabilità degli organidella mente e della scelta naturale,senza nessuna intelligenza consapevole per parte dell’animaledurante ogni successiva generazione. Non v’ha dubbio che,come ha dimostrato il signor Wallace Contributions to the Theory of NaturalSelection, 1870, p.212. , una gran parte delle opereintelligenti fatte dall’uomo son dovute all’imitazionee non al ragionamento; ma vi è questa grande differenza fra lesue azioni e quelle degli animali più bassi, che l’uomonon può Nell'edizione Barion 1926 silegge: l'uomo può [nota per l'edizione elettronicaManuzio] nella sua prima prova fare una accetta di pietra ouno schifo colla sua facoltà imitatrice. Egli deve impararecolla pratica a compiere la sua opera; invece un castoro puòfare la sua diga o il suo canale, ed un uccello il suo nido, tantoo quasi tanto bene la prima volta che lo imprende, quanto se fossevecchio e pieno di esperienza.

    Ma torniamo al nostro principale argomento: gli animalisottostanti sentono evidentemente come l’uomo il piacere e ildolore, la felicità e la infelicità. La felicitàè molto chiaramente espressa dai giovani animali, come icagnolini, i gattini, gli agnelli, ecc., quando si trastullano fraloro come i nostri proprii bambini. Anche gli insetti si divertonoinsieme, come ha descritto quell’eccellente osservatore cheè P. Huber Recherches sur lesMœurs des Fourmis, 1810, p. 173. , che vide leformiche corrersi dietro cercando di mordersi per giuoco come fannoi cagnolini.

    Il fatto che gli animali a noi sottostanti risentano lemedesimeemozioni che risentiamo noi stessi è tanto evidentementefermato, che non è necessario tediare il lettore riferendomolti particolari. Il terrore ha la stessa azione sopra di essicome sopra di noi, facendone tremare i muscoli, battere ilcuore,rilasciare gli sfinteri, e drizzar i peli. Il sospetto,generato dal timore, è eminentemente caratteristico dellamaggior parte degli animali selvatici. Il coraggio e la timidezzasono facoltà che variano sommamente negli individui dellamedesima specie, come si vede chiaramente nei nostri cani. Certicani e certi cavalli hanno indole cattiva e s’imbroncianofacilmente; altri posseggono un buon carattere; e questefacoltà sono certamente ereditarie. Ognuno sa quanto siano glianimali inclinati alla collerafuriosa e quanto chiaramente ladimostrino. Si sono pubblicati molti aneddoti, probabilmente veri,intorno alla lungamente celata ed artificiosa vendetta di varianimali. I diligenti osservatori Rengger e Brehm Tutti i seguenti ragguagli, riferitisull’autorità di questi due naturalisti, sono presidall’opera diRengger,Naturges. der Säugethiere vonParaguay, 1830, p. 41, 57, e dall’opera diBrehm,laVita degli Animali, edizione italiana, vol.I, pag.119. affermano che le scimmie americane ed africanecheavevano in domesticità, certamente si vendicavano. È notol’amore del cane pel suo padrone; e tutti sanno chenell’agonia della morte egli accarezza il padrone; e ognunopuò aver sentito dire che il cane che soffre mentre vienesottoposto a qualche vivisezione lecca la manodell’operatore; quest’uomo, a meno di avere un cuore disasso, deve provare rimorso fino all’ultima ora della suavita. Come ha osservato Whewel Bridgewater Treatise, p. 263. ,«Colui il quale legge gli esempi commoventidell’amormaterno, riferiti tanto spesso, delle donne di ogninazione e delle femmine di tutti gli animali, può egli metterein dubbio che il principio dell’azione non sia lo stesso inambi i casi?».

    Noi vediamo l’amore materno dimostrato fino nei piùminuti particolari; così Rengger osservò una scimmiaamericana (un cebo) che stava scacciando diligentemente lemoscheche tormentavano il suo piccolo; e Duvaucel vide un ilobate chelavava il viso del suo piccolo ad un ruscello. Il dolore dellaperdita dei loro nati ècosì potente nelle scimmiefemmine, che fu causa certa della morte di alcune specie tenuteprigioniere da Brehm nel nord dell’Africa. Le scimmie orfanevenivano sempre adottate e custodite con gran cura da altrescimmie, tanto maschi che femmine. Un babbuino femmina era di tantocuore che non solo adottava le giovani scimmie di altre specie, marubava cagnolini e gattini, che si portavano continuamente in giro.Tuttavia la sua amorevolezza non giungeva al punto di dare allafamigliuola adottiva una parte del suo cibo, ciò chesorprendeva Brehm, perchè le sue scimmie dividevano ogni cosadi buon grado coi loro propri piccini. Un gattino adottato in talmodo graffiò un giorno il suddetto amorevole babbuino, ilquale certo era dotato di molto ingegno, perchè rimase altutto attonito vedendosi graffiato, ed osservò subito le zampedel gattino, e senza esitare gli strappò via coi denti leunghie. Ho inteso dire da un custode del Giardino zoologico diLondra che un vecchio babbuino(C. chacma)aveva adottatouna scimmiaRhesus; ma quando vennero messi nella suagabbia un giovane drillo e un mandrillo, egli sembròaccorgersi che quelle scimmie, sebbene fossero specie distinte, glierano parenti più prossimi, perchè respinseilRhesuse adottò gli altri due. IlgiovaneRhesus, come potei vedere, fu molto indispettito diquell’abbandono, e, come un ragazzo stizzoso, cercava diannoiare e stuzzicare il giovane drillo ed il mandrillo,ogniqualvolta poteva farlo senza pericolo; questa condotta eccitavamolto risentimentonel vecchio babbuino. Le scimmie pure, secondoBrehm, sanno difendere il padrone quando venga aggredito daqualcheduno, quanto possono farlo i cani affezionati contro leaggressioni di altri cani. Ma qui siamo entrati nel terreno dellasimpatia, ove ritorneremo poi. Alcune delle scimmie di Brehm sidilettavano a tormentare un certo vecchio cane che era loroantipatico, come pure altri animali.

    Una gran parte delle emozioni più complesse sonocomuni aglianimali più elevati ed a noi. Ognuno può aver vedutoquanta gelosia dimostri il cane se il padrone prodiga il suoaffetto ad un’altra creatura; ed io ho osservato lo stessofatto nelle scimmie. Ciò dimostra che non solo gli animaliamano, ma sentono il desiderio di essere amati. È chiaro chegli animali sonosensibili alla emulazione. Amanol’approvazione e la lode; ed un cane che porta in bocca ilpanierino del padrone mostra in sommo grado la sua soddisfazione oil suo orgoglio. Credo che non si possa mettere in dubbio che ilcane senta la vergogna ben diversa dal timore, e un non so che comedi modestia quando troppo spesso viene a chiedere il cibo. Un canegrosso non bada punto ai deboli latrati di un cane piccolo;ciò può essere considerato come magnanimità.Parecchi osservatori hanno fermato come cosa sicura che le scimmiesi offendono quando vengono burlate, e talora credono ad offeseimmaginarie. Io vidi nel Giardino zoologico di Londra un babbuinoandare su tutte le furie quando il suo custode traeva di tasca unalettera od un libro e glie lo leggeva adalta voce; e la sua rabbiaera così grande, che una volta lo vidi mordersi una gamba finoa farla sanguinare.

    Noi ora ci rivolgeremo alle emozioni e facoltà piùintellettuali, che sono importantissime perchè formano la basedello sviluppo delle forze mentali più elevate. Gli animaligodono evidentemente nell’eccitamento e soffrono

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