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Dona a noi la pace: Il significato della presente guerra
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Dona a noi la pace: Il significato della presente guerra
E-book191 pagine3 ore

Dona a noi la pace: Il significato della presente guerra

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Info su questo ebook

Questa raccolta di articoli, che ho pubblicato di recente, intende offrire al Lettore un diversificato materiale, che può servire per riflettere sul tragico evento attuale della guerra in Ucraina, al fine di assumere un atteggiamento saggio e razionale, ispirato dalla fede cristiana, per dare un contributo alla fine della guerra e al raggiungimento della pace, nella giustizia e nel rispetto dei diritti di tutti.
LinguaItaliano
EditoreChorabooks
Data di uscita15 mag 2022
ISBN9791222021478
Dona a noi la pace: Il significato della presente guerra

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    Anteprima del libro

    Dona a noi la pace - Giovanni Cavalcoli

    Presentazione

    Questa raccolta di articoli, che ho pubblicato di recente, intende offrire al Lettore un diversificato materiale, che può servire per riflettere sul tragico evento attuale della guerra in Ucraina, al fine di assumere un atteggiamento saggio e razionale, ispirato dalla fede cristiana, per dare un contributo alla fine della guerra e al raggiungimento della pace, nella giustizia e nel rispetto dei diritti di tutti.

    Introduzione

    La vita del cristiano ha qualcosa di paradossale. Da una parte è sempre in lotta contro il peccato, contro la carne, contro il mondo e contro Satana. Ma nel contempo fruisce in continuazione di una pace inalterabile. Come ciò è possibile? Perchè si tratta di combattere stando in pace. E come? Egli distingue la sua condizione interiore dall’azione esterna. Il cristiano è in pace nel suo intimo. È in pace e in armonia con se stesso, con Dio e col prossimo. È in pace perché è mosso dall’amore. Il combattimento suddetto non gli toglie la pace, ma la suppone, perché chi non è interiormente in pace, resta sconfitto anche dai nemici esterni che ho detto. Non può vincere chi non è in pace.

    Ma in compagnia di chi il cristiano combatte? Sotto la guida di chi? E per conquistare che cosa? Il cristiano combatte nella Chiesa sotto la guida di Cristo contro Satana per conquistare il regno dei cieli. La guerra che egli combatte non è una guerra di questo mondo per una conquista terrena, come l’attuale guerra fra Russi e Ucraini. Egli può certo combattere una guerra del genere.

    Ma la sua è la guerra dei figli di Dio contro i figli del diavolo (I Gv 3,10), la guerra della Chiesa contro il drago (Ap 12.17), la guerra di Cristo contro l’anticristo (II Ts 2,3), la guerra dei santi contro gli empi, della quale parlano i cc.19 e 20 dell’Apocalisse. Occorre distinguere accuratamente questa guerra escatologica sotto la guida di Cristo, preparata dal quotidiano combattimento spirituale del cristiano (Ef 6, 10-17) da quello che sta avvenendo attualmente in Ucraina. Qui la linea di demarcazione tra giusti ed empi non coincide con la distinzione con i due eserciti in lotta, perché Cristo e il demonio sono presenti ed operanti nell’uno e nell’altro.

    La guerra di Cristo e della Chiesa contro Satana e le sue schiere è nata con l’inizio della storia dell’umanità decaduta e redenta e durerà fino alla fine del mondo, che vedrà la vittoria finale di Cristo. Le guerre di questo mondo, come la presente, hanno cause e finalità storiche, meramente umane, anche se non senza rapporto con la guerra di Cristo.

    Per quanto riguarda la presente guerra, si direbbe di assistere da uno scontro tra l’Occidente modernista e l’Orienta tradizionalista. La cosa tristissima è che, come ha detto il Papa, è una lotta fra cristiani, riducendo tutto all’osso, si arriva allo scontro fra il cattolico Biden e l’ortodosso Putin per il dominio del mondo e la spartizione dell’Europa, ignorando i diritti dell’ONU a governare il mondo e avocando a sé il diritto di presiedere all’uso delle forze armate. Verrebbe da dire: ma che ne è stato dell’ecumenismo di questi 60 anni? Sembra che non sia servito a nulla. Bell’esempio che diamo noi cristiani agli occhi dei non cristiani!

    Ma il fatto è che questa guerra è il frutto di divisioni ed odi reciproci millenari. La divisione dell’Europa cristiana in due blocchi contrapposti risale allo scisma d’Oriente del 1054.

    Per uscire da questa drammatica situazione, occorre riprendere seriamente l’attività ecumenica, mostrando al mondo che progresso e tradizione, conservazione e rinnovamento, Oriente ed Occidente, Americani e Russi non si contrappongono a vicenda, ma, come dimostra l’insegnamento del Concilio Vaticano II, si integrano a vicenda sotto la presidenza dell’ONU nell’unico gregge di Cristo sotto la guida del suo Vicario, il Vescovo di Roma, mentre l’Europa, dalla quale proviene il cristianesimo degli uni e degli altri, non deve costituire oggetto dei loro appetiti, ma è la madre comune della loro fede e della loro civiltà.

    La presente serie di articoli intende dimostrare questo assunto.

    Alcuni di questi articoli sono superati dagli eventi, perché precedono l’invasione russa. Tuttavia ho pensato di pubblicarli ugualmente per i concetti, che vengono espressi, i quali possono servire a capire il significato e le cause della presente guerra, nonché a trovare le vie della pace.

    P. Giovanni Cavalcoli, OP

    Fontanellato, 27 aprile 2022

    Il Papa e la guerra

    La Terza Roma di Alexander Dughin

    "la Russia non è europea, è civiltà con aspetti asiatici e europei,

    noi siamo la terza Roma, anche continuatori,

    di Gengis Khan, dell’impero mongolo".

    Alexander Dughin

    Una visione cristiana gnostica per dominare il mondo

    Le guerre sono azioni coercitive collettive volontarie, ardenti di passione spesso sfrenata, mosse da certi intenti concepiti da un pensiero spesso entusiasmato ed eccitato da prospettive eroiche, attraenti, coinvolgenti ed affascinanti, tanto da spingere i popoli e le nazioni addirittura ad uccidere e a rischiare la vita nella speranza di conquistare o realizzare quelle mete o quegli obbiettivi o quei beni che sono fatti baluginare o promessi da coloro che li hanno persuasi a lanciarsi in conflitti sanguinosi, lunghi e terribili.

    Che cosa è che spinge gli uomini armati a queste imprese drammatiche, che richiedono decisione, chiarezza d’intenti, convinzione, disciplina, sforzo, resistenza, sacrificio, coraggio, addestramento, tenacia, spericolatezza, enormi fatiche e disagi? Sono delle idee. Sono intenzioni concepite dalla mente. È la radicata convinzione che è giusto, è doveroso fare così.

    Quali sono le idee che stanno dietro l’invasione dell’Ucraina da parte dei Russi? Alcuni dicono: non sono idee, sono puri interessi materiali di dominio, sono passioni scatenate, sono istinti di vendetta, impulsi diabolici. Sì, c’è questo, ma non solo questo. I soldati russi non sono uno tsunami, non sono un esercito di cavallette, non sono il coronavirus. Non sono neppure le orde dei barbari del sec.V o dei tartari del sec.XIII. Sono membri di uno degli Stati e degli eserciti più moderni, potenti e meglio organizzati del mondo. Sono persone umane, sono per lo più cristiani ortodossi, sono nostri fratelli, direbbe Papa Francesco.

    Ma come è possibile tutto ciò? Eppure è possibile. È un fatto. E la storia di sempre lo dimostra. Contra factum non valet argumentum. Anche cristiani possono incrudelire e uccidere altri cristiani. Anche i cristiani possono essere istigati dal demonio. Anche cristiani possono essere illusi dalle utopie, accecati dalla superbia, spinti dalla cupidigia delle ricchezze, invidiosi del primato degli altri, vinti dalle passioni, possono impazzire. Anche i cristiani possono sbagliarsi nel giudicare se val la pena di farsi uccidere e di uccidere. Ortodossi possono uccidere cattolici e cattolici possono uccidere ortodossi. È quello che sta succedendo in Ucraina e non è la prima volta.

    I popoli sono trascinati nelle guerre o da passioni nazionaliste o da abilissimi seduttori, che sanno adulare, affascinare, subornare ed ipnotizzare le folle, falsi profeti dalla parola magica, adulatori del popolo col far finta di servirlo, mentre in realtà mirano alla propria affermazione e a dominare le coscienze, forse essi stessi illusi ancor prima che illusori, ingannati prima di essere ingannatori.

    Uno di questi è il dotto e fecondo filosofo-teologo Alexander Dughin, alcune idee del quale riecheggiano e si ritrovano nei discorsi di Putin e del Patriarca Cirillo. Ma sono per lo più idee della fede scismatica ortodossa russa, perché nel complesso del suo pensiero Dughin non è un cristiano, ma uno gnostico esoterista fortemente sincretista per le sue vastissime e svariatissime conoscenze storiche e teoretiche nel campo filosofico e teologico orientale ed occidentale.

    Cercheremo di vedere quali idee di Dughin possono avere influsso sui cristiani Cirillo e Putin, e quali con probabilità sono a loro estranee per l’evidente incompatibilità non solo col cristianesimo, ma con una retta concezione di Dio, dell’uomo e del mondo, senza tuttavia escludere che essi siano ingannati da alcuni errori.

    Il Dio uno emanatore dell’uomo e del mondo

    La visione teologico-metafisica di Dughin è intermedia fra il teismo e il panteismo, e per la precisione è il teismo plotiniano [1] dell’Uno-Tutto non creatore ma emanatore e diffusore della molteplicità degli enti considerata come totalità e comunità dei diversi, che nella società umana si traduce nella sinodalità ( sobornost) pluralistica e diversificata dei popoli, delle nazioni, dei territori, delle patrie, delle religioni, dei costumi e delle culture.

    Alla radice di Plotino, come sappiamo, c’è Platone. Tutto il cristianesimo orientale greco, come sappiamo, è sempre stato sotto l’orbita di Platone. I Padri greci sono platonici [2]. Ora, per Platone Dio è il Bene al di sopra dell’essere. Il principio supremo dell’unità, legato all’amore, all’eros, e quindi al bello. Non esclude la verità, ma la trascende così come il bene e il bello sono la pienezza e la perfezione dell’ente. La contemplazione affettiva è più importante della speculazione intellettuale. L’esperienza mistica, apofatica, è più importante della conoscenza concettuale espressa nella parola. La teologia negativa prevale sulla teologia positiva.

    Inoltre Dio non è il creatore ma l’emanatore del mondo. L’essere fluisce da Dio; non è creato dal nulla. Dio certamente è superiore al mondo come il cielo è superiore alla terra, come il tutto, olos, è superiore alla parte, meros, come l’essenza, usìa, è superiore al fenomeno, fainomenon, come l’idea, eidos, è superiore all’immagine, l’ eikòn, come il modello, paràdeigma, è superiore all’imitazione, mimesis, come la nòesis il nus, l’intellezione, è superiore alla sensazione, l’ aisthesis, come il noetòn, l’intellegibile, è superiore all’ aisthetòn, il sensibile, come la scienza, gnosis, è superiore all’opinione, doxa, come la volontà, bulè, è superiore alla passione, pathos, come l’amore, eros, è superiore alla concupiscenza, l’ epithymìa, come lo spirito, nus, è superiore al corpo, soma, come l’eterno, l’ aiòn è superiore al tempo, chronos.

    Indubbiamente, una teologia come quella dell’ortodosso Dughin, basata solo sulla nozione platonica della partecipazione, senza la modificazione data dall’analogia aristotelica, non è del tutto al riparo dal panteismo, perché la partecipazione non dice con chiarezza la distinzione ontologica fra il partecipato e il partecipante, potendo questo essere parte dell’essenza di quello. Invece il principio dell’analogia, ponendosi decisamente sul piano dell’ente, dell’essere e dell’esistenza e non solo dell’essenza, distingue più chiaramente l’esistenza del mondo dall’esistenza di Dio. E difatti la Bibbia, per dimostrare l’esistenza di Dio, ricorre all’analogia (Sap 13,5) [3].

    Dio è l’Uno-Tutto, tema, questo, fondamentale nella teologia di Soloviev, che lo assunse da Schelling, tema certo di origine plotiniana. il Padre, l’Intero originario che si determina e si distingue – ecco la Trinità -, si partecipa negli spiriti finiti, uomo ed angeli, si finitizza, si divide, si moltiplica, si materializza, si temporalizza, si espande e discende nella molteplicità – ecco gli enti finiti -, fino all’opposizione, nell’agire dell’uomo e degli angeli, del bene col male, della giustizia col peccato [4].

    Ma ecco che, allorchè gli enti giungono al massimo estremo della distanza, della conflittualità, della divisione, della molteplicità e dell’opposizione a Dio, il Padre ordina in Cristo e per opera di Cristo, Verbo fatto carne, il ritorno e la ricomposizione di tutto nell’unità primordiale ed originaria. Tutto si riconcilia con tutto e torna nell’Uno, ossia nell’unità comunitaria e pacifica dello Spirito. È questa chiaramente una visuale nella quale, come in Origene [5], l’inferno non esiste.

    Nonostante la sua volontà di porsi nella tradizione filosofico-teologica russa, contrapponendola a quella occidentale, Dughin non pare sottrarsi del tutto al fascino della filosofia idealista romantica tedesca [6], sfiorando il panteismo, che è endemico nella filosofia indiana, che egli vorrebbe assumere nella sintesi teologica euroasiatica, che è il programma e la proposta della sua teologia, che meglio sarebbe bene chiamare gnosi [7] o teosofia. Dalla suddetta filosofia tedesca, del resto, furono influenzati nell’’800 i filosofi russi, come per esempio Soloviev e gli slavofili.

    La concezione della SS.Trinità dell’ortodosso Dughin esclude la processione del Figlio dal Padre con danno alla dignità del Figlio, privato della sua potenza pneumatica, con la conseguenza di ignorare la spiritualità ed infallibilità del carisma petrino, vicario di Cristo e di privare la Chiesa della sue guida umana.

    Da ciò, per mancanza di un principio di comunione e di unità, nasce il particolarismo nazionalista ed autocefalista delle Chiese ortodosse, in perenni contrasti dottrinali e pastorali fra di loro e sempre col rischio di una subordinazione al potere politico, come vediamo oggi nell’atteggiamento del Patriarca Cirillo nei confronti di Putin.

    È vero che la Chiesa ortodossa avverte fortemente il principio di unità che viene dallo Spirito Santo, animatore della sinodalità, sobornost, e ciò ha consentito indubbiamente all’Ortodossia di conservare il Simbolo della fede, i sacramenti e la disciplina ecclesiale, nonché la stima e la pratica della santità, laddove il protestantesimo ha aperto le porte a processi degenerativi, che nei secoli seguenti a Lutero, con l’apporto di Cartesio, sono giunti fino al panteismo, all’ateismo e al nichilismo.

    Nulla di tutto questo nell’Ortodossia, la quale ha mantenuto il rispetto per i primi sette Concili ecumenici anteriori allo scisma, per la Patristica, per la sacralità della liturgia e per la santità della Chiesa, producendo una ricchissima storia di spiritualità, che trova un’eco insistente negli appelli di Dughin all’importanza della Tradizione e dei valori morali perenni ed assoluti, al culto di Dio, alla virtù e alla santità, contro il protestantesimo, il secolarismo, il liberalismo, l’individualismo, la ybris, il relativismo, il demagogismo, il materialismo, l’ateismo, il modernismo e la corruzione morale dell’Occidente.

    Dughin, facendo leva sul tradizionale misticismo russo [8], sostiene che la Russia cristiana ortodossa ha la missione di accogliere, sublimare, assoggettare, purificare, coordinare ed unificare le grandi visioni metafisico-religiose tradizionali popolari dell’Asia, le quali, secondo lui, possederebbero tutte questa teologia tradizionale, sapienziale, spirituale, popolare, monistica, emanatista, ciclica, liturgica, iniziatica ed apofatica. E le visioni sarebbero il brahmanesimo indiano, il buddismo giapponese, il parsismo persiano, l’Islam sudasiatico e il taoismo cinese. Dughin attinge questa visione sincretistica delle religioni asiatiche dalle opere di Julius Evola [9]. Questa tendenza sincretistica spinge Dughin anche verso la teosofia [10].

    Dughin polemizza contro il globalismo massonico e liberale diffuso dagli Stati Uniti, contro la modernità, effetto dell’abbandono dei valori morali tradizionali, perenni ed universali, contro l’irreligione e la perdita del senso del sacro e del mistero, contro l’ateismo blasfemo e prometeico, che secondo lui è l’effetto della terra che dà l’assalto al cielo, è il frutto del razionalismo arrogante, positivista, edonista, empirista e materialista pagano rimasto nel cristianesimo occidentale cattolico, influenzato dal legalismo del diritto romano e dal naturalismo evoluzionista aristotelico, presente nella teologia scolastica e nei dogmi cattolici proclamati dopo il 1054, e influenzato altresì dal cristianesimo protestante, culminante nella ybris dell’antropocentrismo marxista prima e dell’idealismo panteista tedesco poi.

    Per Dughin l’Occidente ha un modo falso ed ipocrita di accostarsi a Dio, un modo privo del senso del sacro e della percezione dell’incomprensibilità e della ineffabilità divine [11], con la pretesa blasfema di vedere l’essenza divina, mentre se ne possono vedere solo le energie. L’approccio occidentale, d’altra parte, sarebbe secondo Dughin, un approccio banalizzato, razionalistico, superficiale e puramente essoterico, privo

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