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Il Concilio di Trento: Tutte le sessioni: dal 13 dicembre 1545 al 4 dicembre 1563
Il Concilio di Trento: Tutte le sessioni: dal 13 dicembre 1545 al 4 dicembre 1563
Il Concilio di Trento: Tutte le sessioni: dal 13 dicembre 1545 al 4 dicembre 1563
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Il Concilio di Trento: Tutte le sessioni: dal 13 dicembre 1545 al 4 dicembre 1563

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Il Concilio di Trento :25 sessioni dal 13 dicembre 1545 al 4 dicembre 1563 in tre periodi: I-VIII sessione a Trento 1545-47 (IX-XI sessione a Bologna 1547) tutte sotto Papa Paolo III (1534-1549); XII-XVI sessione a Trento 1551-52 sotto Papa Giulio III (1550-1555); XVII-XXV sessione a Trento sotto Papa Pio IV (1559-1565).Dottrina sulla Scrittura e la tradizione, peccato originale e giustificazione, sacramenti e sacrificio della messa, culto dei Santi. Decreti di riforma.Fu indetto da parte cattolica in un momento estremamente delicato per l’Europa, scossa dalle istanze riformatrici di Lutero, al fine di tentare una riconciliazione religiosa, promuovendo la condanna degli errori nel campo della fede insieme alla riforma dei costumi del clero e della società in generale.Trento, dopo anni di trattative, venne scelta quale sede dell’assise cattolica nel 1542, in virtù soprattutto della sua posizione geografica. Si presentava infatti come una città fortificata, sede di un principato vescovile, fedele sia al Papa che all’Imperatore ma politicamente autonomo, inoltre si trovava sulla grande via di traffico che collegava il nord, e la Germania in particolare, con il sud, cioè con Roma. Non va inoltre dimenticata l’azione di renovatio urbis compiuta dal Principe Vescovo Bernardo Cles negli anni del suo principato (1514-1539); egli, grazie agli interventi architettonici e di risistemazione urbanistica, aveva trasformato Trento in una città moderna e accogliente, capace di stare al passo con i tempi e di offrire le strutture necessarie ad ospitare un evento di così vasta portata come un Concilio.Giunti a Trento i legati papali nel marzo 1545, il 13 dicembre dello stesso anno, con una lunga processione diretta alla Cattedrale cittadina, si diede inizio ai lavori. Gli storici suddividono gli anni del Concilio di Trento in tre periodi fondamentali:Primo periodo (13 dicembre 1545 - 13 settembre 1549) – 25 sessioni. Sono presenti 4 cardinali, 4 arcivescovi, 21 vescovi, 5 generali di Ordini religiosi, 42 teologi, 8 giuristi, 2 ambasciatori e 8 rappresentanti della nobiltà locale. Il legato Giovanni Maria Del Monte (futuro papa Giulio III), in qualità di presidente, dichiara aperto il Concilio. I lavori utilizzano sedi diverse: le sessioni generali e conclusive si tengono sempre in Duomo (Cattedrale di S. Vigilio), le riunioni preparatorie, invece, si svolgono per gruppi di argomenti nei palazzi dove risiedono i legati.11 marzo 1547: nella ottava sessione del Concilio, complice il timore di un’epidemia di tifo petecchiale, i padri decidono di trasferire i lavori a Bologna, anche per sottrarsi alla pressione imperiale che a Trento si faceva molto pesante. Tuttavia a Bologna nessun decreto viene promulgato.Secondo periodo (1 maggio 1551 – 28 aprile 1552) – 6 sessioni.Papa Giulio III riconvoca i padri conciliari a Trento. Alla ripresa delle assemblee preparatorie, l’affluenza è tale da rendere necessario lo spostamento dei partecipanti nella basilica di Santa Maria Maggiore. In questi anni sono emanati i decreti sull’Eucarestia, sulla Penitenza e sull’Estrema Unzione; tuttavia, per la difficile situazione politica e militare in Europa, il Concilio viene nuovamente sospeso.Terzo periodo (18 gennaio 1562 – 4 dicembre 1563) – 9 sessioni.Papa Pio IV convoca nuovamente il Concilio a Trento, dove i padri simultaneamente presenti raggiungono il numero di 237 e sono di nazionalità diverse: italiani, spagnoli, francesi, greci, savoiardi, tedeschi, inglesi, croati, moravi.I lavori conciliari si chiudono nel Duomo di Trento nel pomeriggio del 4 dicembre 1563 con l’approvazione degli ultimi decreti, sottoscritti ai piedi del Crocefisso ligneo, attualmente custodito nell’omonima cappella barocca in Cattedrale.
LinguaItaliano
Data di uscita1 lug 2017
ISBN9788826475004
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    Il Concilio di Trento - Papa Paolo III





    Il famoso detto ecclesia semper reformanda è stato più volte maldestramente attribuito alla lotta protestante, alla sua riforma che dall'inizio del XVI secolo sconvolse l'unità della Chiesa e gli ambienti politici del suo tempo, volendo per altro imporre non una naturale riforma, ma dei propri e veri stravolgimenti dottrinali, unendoci anche quelli scaturiti dalla scoperta dell'America e dalla rivoluzione avutasi con la diffusione della stampa a caratteri mobili.

    In verità, questa famosa locuzione latina, è sempre stata una convinzione della Chiesa, decisamente la sua carta di battaglia, ma per controbattere le eresie.

    Diciamolo onestamente, il colpo che il protestantesimo inferse alla Chiesa sarebbe riuscito davvero mortale, se la Chiesa non fosse un'istituzione divina! E per certi versi paghiamo ancora oggi le conseguenze di quell'eresia oramai penetrata nel cuore della vita ecclesiale.

    Le riforme non sono mai state un monopolio protestante, al contrario, sempre dagli ambienti ecclesiastici, dai monasteri, dagli Ordini religiosi, ma anche dalle comunità dei fedeli, sempre si sono levate suppliche, appelli, incoraggiamenti ed auspici ad insistenti richieste di riformare la Chiesa in ogni tempo. Possiamo citare davvero tante persone che a queste riforme si sono prodigate come, per fare qualche nome, Santa Ildegarda, San Francesco d'Assisi, San Domenico di Guzman, Santa Caterina da Siena, l'insuperato San Tommaso d'Aquino, San Filippo Neri con i suoi Oratori, San Bosco con la riforma degli oratori, Santa Teresa d'Avila con la riforma del Carmelo, e Santa Brigida di Svezia e Sant'Alfonso Maria de Liguori, e davvero tanti altri, così come anche molti Papi sono stati definiti grandi riformatori.

    Non dimentichiamo neppure il domenicano Girolamo Savonarola (1452-1468) il quale si è speso fino all'ultimo respiro per combattere la corruzione negli ambienti ecclesiastici e nella Curia romana, egli pur pagando con la propria vita un esasperato fondamentalismo apocalittico, non esagerava e non mentiva a riguardo degli scandali e della corruzione che andava denunciando e condannando.

    A riguardo appunto del concetto di Riforma, lo storico Hubert Jedin commentando il V concilio lateranense (1512-1517), scriveva: L'aspirazione della cristianità alla riforma della Chiesa era la fonte alla quale l'idea conciliare attingeva sempre nuova forza. La questione del concilio ed il problema della riforma erano talmente intrecciati da non poter venire separati l'uno dall'altro.

    E ancora, il vescovo di Bressanone Nicolò Cusano (1401-1464) auspicava già ai suoi tempi una riforma intesa come ritorno alla forma Christi. In sostanza, tale riforma, avrebbe dovuto rendere cristi-formi tutti i credenti, a cominciare dal Papa.

    Ora noi qui, non intendiamo avanzare con le tante vicende storiche che hanno caratterizzato il Concilio di Trento durato per altro molti anni, ci basti ricordare che lo stesso Martin Lutero auspicava non tanto un concilio in sè (infatti rifiutò l'invito anche se poi morì nell'anno della sua apertura), ma pretendeva che un concilio potesse riformare la Chiesa avendo essa - secondo lui naturalmente - smarrito la missione assegnatale dal Cristo. Perciò Lutero sosteneva che unica fonte di verità è la Scrittura e non i papi o i concili, per lui riformare la Chiesa significava semplicemente cambiarle dottrina, ovviamente dal suo punto di vista della Scrittura.

    Vogliamo piuttosto offrirvi uno spaccato, degli aneddoti e alcune curiosità di eventi che bloccarono l'inizio dei lavori del concilio tanto da far pensare davvero che neppure il Demonio voleva questa assise della cattolicità.

    Un tempo avvincente ma anche tormentato del quale ebbe a scrivere lo storico Adriano Prosperi: ... Ma il prossimo concilio non si terrà a Roma e non ci sarà il papa. Però, prima che il nome di Trento sia inserito nella serie dei luoghi conciliari dovranno accadere cose nuove e sconvolgimenti inauditi, certo non prevedibili dall'osservatorio lateranense...

    Infatti, mentre il concilio lateranense chiudeva i battenti, l'ex monaco agostiniano Lutero alzava la sua voce contro il Papa, il papato e la dottrina della Chiesa.

    L'8 aprile del 1536 papa Paolo III affidava ad otto cardinali, tra i quali Bernardo Cles, l'incarico di preparare la bolla pontificia per la convocazione del concilio. Così forse pochi sanno che nel giugno dello stesso anno, con la bolla Ad dominici cura, Paolo III convocava il concilio non a Trento ma a Mantova.

    Tuttavia il progetto mantovano venne subito abbandonato a causa delle esose pretese economiche del Duca Gonzaga.

    La sede conciliare fu allora spostata a Vicenza e la data di apertura venne fissata per il primo maggio 1538. Ma dopo alterne vicende anche questo progetto fallì, andando a gravare pesantemente sui lavori conciliari.

    Sembrava proprio che questo concilio non dovesse farsi, tanti furono i bastoni fra le ruote che ne impedivano l'inizio.

    Persino la morte improvvisa del vescovo di Trento, il quale fu tra i grandi artefici dei lavori preparatori del concilio, destò smarrimento e confusione.

    Intanto però, Papa Paolo III giunti al 1542 era davvero preoccupato per il ritardo del concilio a causa del quale l'eresia protestante, invece, prolificava e dilagava indisturbata nella piena confusione che regnava dentro la Chiesa. Il Papa allora inviò suo delegato il cardinale Giovanni Morone il quale riuscì a convincere i rappresentanti degli stati e dei ceti tedeschi che la città di Trento sarebbe stata in grado di ospitare il concilio e a provvedere all'ospitalità dei suoi illustri ospiti.

    Così sembra la volta buona e parte la prima bolla pontificia ufficiale il 22 maggio 1542. Ma a quanto pare il Demonio questo concilio proprio non lo voleva!

    La bolla infatti rimase senza esito perchè Francesco I di Francia non trovò altro da fare se non il dichiarare guerra, 

    nuovamente, a Carlo V. Solo con la pace di Crepy nel settembre del 1544, si potè ritornare a parlare del concilio.

    La nuova bolla di convocazione del concilio (Laetare Jerusalem) letta nei concistori del 9 e del 22 novembre, fissava finalmente l'apertura dei lavori per il 15 marzo del 1545. Tra le accoglienze varie e dei primi tre legati pontifici: Marcello Cervini (futuro Papa Marcello II); Giovanni Maria del Monte (futuro Papa Giulio III) e Reginald Pole (teologo umanista inglese, esiliato per non aver aderito alla supremazia imposta da Enrico VIII ed anche per averla duramente criticata), la vera apertura avvenne il 13 dicembre 1545 con una solenne celebrazione nella cattedrale di Trento alla presenza di 4 cardinali, 21 vescovi, 5 generali di Ordini religiosi, 42 teologi, 8 giuristi, 2 ambasciatori e molti fedeli.

    Per tutta la durata del Concilio (ben diciotto anni con due interruzioni) i lavori ebbero questo svolgimento:

    - le conferenze teologiche: nelle quali venivano ascoltati famosi predicatori anche per approfondire i vari temi proposti nelle discussioni;

    - le congregazioni generali: per consentire agli aventi diritto (vescovi, generali di Ordini religiosi, rappresentanti di monasteri ed altro) di esprimere il proprio voto sulle proposte emerse in campo dogmatico o di riforma.

    Tutto ciò comportava un continuo scambio di corrispondenza e di informazioni tra Roma e Trento e il relativo servizio postale fu davvero all'altezza dell'immane compito.

    La funzione di segretario del concilio fu consegnata e mantenuta fino alla conclusione dal vescovo Angelo Massarelli, i cui accurati e preziosi diari sono ancora oggi conservati e consultabili nella Biblioteca Vaticana, nell'archivio dell'Università Gregoriana di Roma e, naturalmente, nella Biblioteca Comunale di Trento.

    Le prime otto sessioni si svolsero a Trento (1545-1547) le altre due si svolsero a Bologna (1547-1549) a causa di una epidemia di tifo petecchiale, ma anche per sottrarre i padri dall'eccessiva ingerenza dell'imperatore. Nella terza sessione del 4 febbraio 1546 i Padri del concilio prestarono giuramento secondo la formula del Concilio Niceno e nella quarta dell'8 aprile fu pubblicato il decreto circa i due documenti della Divina Rivelazione, la Santa Scrittura e la Tradizione e furono fissate le regole per l'interpretazione cattolica delle Scritture.

    Dopo altre vicende più o meno sgradevoli, la minaccia dell'avanzata armata dei principi protestanti e la morte stessa di Papa Paolo III, dopo altre tribolazioni per il nuovo conclave che lascerà la Chiesa senza il Papa per un lungo trimestre (dal 29 novembre 1549 all'8 febbraio 1550), sale sul Trono petrino Giovanni del Monte col nome di Giulio III che fa ripartire immediatamente il concilio riportandolo a Trento, aprendo la XII sessione nel maggio del 1551 col nuovo presidente il cardinale legato Crescenzi, assistito da due vescovi: Pighino e Lippomano.

    Nella XII riunione dell'11 ottobre fu definito il canone sulla Presenza reale di Gesù Cristo nella Eucaristia, ribadendo una volta per tutte la condanna e l'anatema contro ogni eresia sulla dottrina, specialmente contro le errate affermazioni protestanti.

    A Papa Giulio III (cinque anni di pontificato) successe nel frattempo Marcello III (1555) il quale però morì dopo solo 23 giorni di pontificato. Venne eletto allora Papa Paolo IV Carafa, ma non è finita, a causa delle burrascose vicende politiche di questo pontificato e la morte del Papa dopo quattro anni di regno, il concilio non si potè riaprire che ben dieci anni dopo con l'elezione di Papa Pio IV Medici (1559-1565) che finalmente riuscì anche a chiuderlo.

    Il 29 novembre 1560 Pio IV firmò la bolla di riconvocazione del concilio a Trento. Lo scenario era il seguente: i protestanti rifiutarono l'invito, i vescovi tedeschi disertarono per non urtare i principi protestanti e ai vescovi inglesi fedeli al Papa fu vietato di varcare i confini. Ma il Papa non si scoraggia e il 18 gennaio del 1562, attraverso il cardinale legato Girolamo Seripando, apre la terza ed ultima fase del concilio alla presenza di 113 vescovi, nominando presidente il cardinale Ercole Gonzaga.

    Come se non bastasse, all'inizio del mese di marzo 1563, mentre l'atmosfera si faceva pesante nei circoli conciliari, arriva improvvisa la morte di ben due legati pontifici: il presidente cardinale Gonzaga e il cardinale legato Seripando. Il Papa temendo una nuova paralisi dei lavori, nomina in tutta fretta i sostituti con i cardinali legati Bernardo Novagero e Giovanni Morone, una scelta illuminata.

    La situazione era davvero quella di un campo di battaglia tanto che il vescovo di Cajazzo Fabio Mirto ebbe a scrivere: Come mai prima, il concilio, è un focolaio di intrighi, da ogni parte vengono create difficoltà e la gente è così ostinata...., ne fu prova quando ben tredici vescovi della delegazione francese abbandonarono il concilio per protesta e fu solo grazie alla strategia diplomatica del Morone se l'assise potè ugualmente continuare i lavori e giungere a conclusione.

    L'ultima sessione del concilio, la XXV, avvenne tra il 3 e il 4 dicembre 1563. 

    Qui vennero riconfermati i decreti sulla dottrina del Purgatorio, sul culto dei Santi e delle immagini sacre, infine venne riconfermato il valore dogmatico delle indulgenze.

    La grande opera era compiuta.

    Il concilio - scriveva il Ranke - così violentemente dimandato, così lungamente evitato, poi diviso, due volte disciolto, battuto da tante tempeste del mondo, e nel riunirsi per la terza volta trovatosi da capo fra mille pericoli, era terminato fra l'universale concordia del mondo cattolico...

    Il cattolicesimo si era eretto contro gli errori del protestantesimo, e con nuovo vigore ed energia raddoppiata si rifaceva alle sue pure fonti, al Vangelo che Gesù Cristo aveva consegnato alla Sua Chiesa.

    La solenne cerimonia di chiusura del XIX Concilio ecumenico fu celebrata nel Duomo di Trento il 4 dicembre 1563, le cronache descrivono la commozione, gli occhi pieni di lacrime ma non di tristezza, di gaudio, di abbracci solenni tra vescovi e cardinali dimenticando le battaglie svolte, di abbracci tra i fedeli e i vescovi che uscivano dalle file della solenne processione.

    Il cardinale di Lorena, Carlo di Guisa, pronunciò insieme a tutti gli altri presenti le seguenti parole: Questa è la fede di noi tutti, questa l'unanime nostra persuasione, tutti ci sottoscriviamo. Questa è la fede di S. Pietro e degli Apostoli, questa è la fede dei Padri, questa è la fede ortodossa. Così crediamo, così giudichiamo, così sottoscriviamo.... anatema a tutte le eresie.

    Una curiosità: i migliori teologi al Concilio di Trento e per la sua applicazione erano Gesuiti. Tra i tanti nomi ricordiamo il cardinale Bellarmino, Pietro Canisio che con la stesura del suo catechismo sulla scia dei decreti di Trento, divenne il primo compendio ufficiale della dottrina cattolica, Troviamo anche Possevino in Svezia per riportare il cattolicesimo; Rodriguez in Portogallo; Salmeron in Irlanda; Lefebvre a Madrid; Bodadilla a Vienna dove smascheravano gli eretici che tentavano di infiltrarsi nelle membra della Chiesa.

    E' curioso che i peggiori teologi dell'ultimo concilio Vaticano II erano altrettanto Gesuiti, anche se non così santi e numerosi come i loro confratelli del grande concilio dell'epoca tridentina.

    Dopo il Concilio di Trento il Pontificato romano ridiventa il centro unificatore e vivificatore dell'Urbe e dell'Orbe, incomincia una nuova epoca per la Chiesa e per il papato:

    Sotto la guida di valorosi Pontefici - scrive l'Hergenrother - con l'aiuto di vescovi eminenti e di zelanti religiosi, la Chiesa venne attuando contro la falsa riforma protestantica la vera Riforma cattolica, e contrappose al protestantesimo un così valido riparo, che non fu più potuto superare; anzi, giunse fino a riconquistare molti dei paesi perduti. Ella si rivelò da capo, cinta di nuova bellezza, fresca di novella vita, feconda di grandi santi, di apostoli, di dotti, di artisti; Ella introdusse una grande mutazione di costumi e questa si estese in breve con la più larga efficacia. L'albero che a molti pareva morto, liberavasi dei rami e dei tralci inariditi; rimetteva nuovi fiori e nuovi frutti a maturanza. Nuove e grandi Istituzioni sorgevano; una scienza schiettamente cattolica rifioriva, e a lei l'arte religiosa si ravvivava.





    (13 dicembre 1545)

    (Decreto di inizio del concilio).

    Reverendi Padri, credete opportuno, a lode e gloria della santa e indivisa Trinità, Padre, Figlio e Spirito santo, per l’incremento e l’esaltazione della fede e della religione cristiana, per l’estirpazione delle eresie, per la pace e l’unione della chiesa, per la riforma del clero e del popolo, per la repressione e l’estinzione dei nemici del nome cristiano, decretare e dichiarare aperto il sacro, generale concilio tridentino?

    [Risposero: sì].



    (Indizione della futura sessione).

    E poiché è già prossima la solennità della natività del signore nostro Gesù Cristo e seguiranno le altre festività del termine e dell’inizio dell’anno, credete bene che la prima futura sessione del concilio si debba tenere il giovedì dopo l’Epifania, che sarà il giorno 7 gennaio dell’anno del Signore I546?

    [Risposero: sì].





    (7 gennaio 1546)

    (Decreto sul modo di vivere e su altre cose da osservarsi nel concilio).

    Il sacrosanto concilio tridentino, legittimamente riunito nello Spirito santo, sotto la presidenza degli stessi tre legati della sede apostolica, ben sapendo col beato Giacomo apostolo, che quanto di meglio ci vien dato ed ogni dono perfetto viene dall’alto, scendendo dal Padre dei lumi - il quale a quelli che domandano la sapienza dà a tutti abbondantemente senza rimproveri - ed anche che l’inizio della sapienza è il timore di Dio, ha stabilito che debbano esortarsi - ed esorta di fatto - tutti i fedeli cristiani raccolti nella città di Trento, perché vogliano correggersi del male e dei peccati finora commessi, e, nel futuro, camminare nel timore del Signore, e non seguire i desideri della carne, perché vogliano esser assidui alle orazioni, più spesso confessarsi e ricevere il sacramento dell’eucarestia, frequentare le chiese, mettere in pratica, per quanto ognuno lo potrà, i comandamenti di Dio e pregare ogni giorno, privatamente, per la pace dei principi cristiani e per l’unità della chiesa.

    Quanto ai vescovi e a qualsiasi altro sacerdote che si trovi in questa città per la celebrazione del concilio ecumenico, li esorta a voler attendere assiduamente alle lodi di Dio, offrendo sacrifici, lodi, preghiere, celebrando il sacrificio della messa almeno ogni domenica, giorno nel quale il Signore creò la luce, risorse dai morti, ed effuse lo Spirito santo sui discepoli. Offrano, come lo stesso Spirito santo comanda per mezzo degli apostoli, suppliche, preghiere, richieste, rendimenti di grazie, per il santissimo nostro signore il papa, per l’imperatore, per i re, per tutti gli altri che sono costituiti in autorità e per tutti gli uomini, perché conduciamo una vita quieta e tranquilla, possiamo goder della pace e vedere l’espansione della fede.

    Li esorta, inoltre, a voler digiunare almeno ogni venerdì, in memoria della passione del Signore e a far elemosine ai poveri.

    Nella chiesa cattedrale sia celebrata, ogni giovedì, la messa dello Spirito santo, con le litanie e le altre preghiere stabilite a questo scopo. Nelle altre chiese vengano dette nello stesso giorno almeno le litanie e le orazioni. E durante il tempo delle funzioni sacre, non si chiacchieri e non si raccontino storie, ma si assista il celebrante con la bocca e col cuore.

    E poiché bisogna che i vescovi siano irreprensibili, sobri, casti, bravi amministratori della loro casa, li esorta anche affinché prima di tutto ognuno conservi, a mensa, la sobrietà e la moderazione nei cibi; e poi, dato che in essa, di solito, si tengono discorsi oziosi, perché nelle mense dei vescovi si faccia sempre un po’ di lettura della Scrittura.

    Ognuno istruisca e cerchi di educare i suoi familiari, perché sfuggano le risse, il vino, la disonestà, la cupidigia; perché non siano superbi, né bestemmiatori o amanti dei piaceri. Fuggano, finalmente, i vizi e abbraccino le virtù; nel modo di vestire e di ornarsi, ed in ogni loro altra azione si mostrino onesti, come si addice ai servi dei servi di Dio.

    Inoltre, poiché la principale preoccupazione, sollecitudine, intenzione di questo sacrosanto concilio è che, - dissipate le tenebre delle eresie, che per tanti anni hanno imperversato sulla terra, - con l’aiuto di Gesù Cristo, luce vera, risplenda la luce, lo splendore, la purezza della verità cattolica, e sia riformato ciò che ne ha bisogno, lo stesso concilio esorta tutti i cattolici, convenuti o che converranno a Trento, e in modo particolare quelli che hanno una particolare conoscenza delle sacre scritture, perché vogliano seriamente riflettere per quali vie e con quali mezzi specialmente possa realizzarsi l’intenzione del concilio e sia conseguito l’effetto desiderato: una sollecita e consapevole condanna degli errori, la conferma delle cose degne di approvazione; così che per tutto il mondo tutti con una sola voce e con la confessione della stessa fede glorifichino Dio, Padre del signore nostro Gesù Cristo.

    Nell’esporre, poi, le proprie opinioni - poiché i sacerdoti del Signore siedono nel luogo della benedizione - secondo quanto stabilisce il concilio Toletano, nessuno deve strepitare con espressioni smodate, o disturbare con tumulti; così come non deve far valere le sue idee con dispute false, vane, ostinate. Tutto ciò che viene detto, invece, sia moderato da una forma così mite, che né offenda chi ascolta, né offuschi, per lo sconvolgimento dell’animo, il sereno giudizio della mente.

    Lo stesso santo concilio ha stabilito, inoltre, e decretato che, se durante il concilio qualcuno esercitasse un diritto che non gli spetta persino col voto e con la partecipazione alle congregazioni non ne deriverà pregiudizio per alcuno né acquisizione di diritti.





    (4 febbraio 1546)

    Si accoglie il simbolo della fede cattolica.

    Nel nome della Santa ed indivisa Trinità, Padre, Figlio e Spirito santo. Questo sacrosanto e generale concilio ecumenico tridentino, legittimamente riunito nello Spirito santo, sotto la presidenza degli stessi tre legati della sede apostolica, considerando l’importanza degli argomenti da trattare, specie di quelli che sono compresi nei due capitoli della estirpazione delle eresie e della riforma dei costumi, per cui principalmente è stato radunato; ben comprendendo, con l’Apostolo, che esso non deve lottare con la carne e il sangue, ma contro gli esseri spirituali del male che abitano le regioni celesti, con lo stesso apostolo esorta, in primo luogo, tutti e singoli, perché siano forti nel Signore, e nella potenza della sua forza; imbracciando in ogni cosa lo scudo della fede, con cui possano estinguere tutti i dardi infuocati del malvagio (nemico), e prendano l’elmo della speranza della salvezza e la spada dello Spirito, che è la parola di Dio.

    Perché, quindi, questa sua materna sollecitudine abbia inizio e progredisca per la grazia di Dio, prima di tutto stabilisce e dispone di premettere la professione di fede. Esso segue, in ciò, l’esempio dei padri, i quali usarono opporre nei concili più venerandi questo scudo contro ogni eresia, all’inizio della loro attività; solo con esso condussero gli infedeli alla fede, espugnarono gli eretici, confermarono i fedeli. Ha creduto bene, quindi, che si professi il simbolo della fede in uso presso la santa chiesa Romana, come principio in cui tutti quelli che professano la fede di Cristo necessariamente convengono, e come fondamento fermo e unico, contro il quale le porte dell’inferno non prevarranno mai, con le esatte parole, con cui si legge in tutte le chiese. Eccone il testo: Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutti gli esseri, visibili e invisibili. Credo anche in un solo Signore, Gesù Cristo, figlio unigenito di Dio, nato dal Padre prima di qualsiasi tempo, Dio da Dio, luce da luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, consostanziale al Padre, per mezzo del quale sono state create tutte le cose. Per noi uomini e la nostra salvezza Egli è disceso dal cielo, si è incarnato dalla vergine Maria per opera dello Spirito santo, e si è fatto uomo. È stato anche crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, ha sofferto la passione ed è stato

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