Dal SIA al Reddito di Inclusione. Strumenti e percorsi di una inclusione attiva: Un'occasione per sviluppare l'integrazione tra servizi per l'impiego e servizi sociali.
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L'integrazione tra servizi per l'impiego e servizi sociali come strategia per attuare il,welfare to work anche in Italia.
Giuseppe Angelillis, assistente sociale specialista, da circa dieci anni lavora nell'ambito delle disabilità e della non autosufficienza in ambiente sanitario. Negli ultimi quattro anni ha lavorato con persone in disagio psichico più o meno grave e da qui ha sviluppato la coscienza che gli assistenti sociali devono cercare non solo di tutelare ma anche di favorire percorsi di inclusione sociale e lavorativa per chi spesso è soggetto ad emarginazione e stigma dalla società. Inoltre la crisi economica iniziata nel 2007 ha visto l'aumentare di persone in stato depressivo, spesso con derive suicidarie. Per questo motivo ha voluto dotarsi di conoscenze teoriche di politiche del lavoro e nel luglio 2017 presso la Link Campus University di Roma ha conseguito il Master in Management dei servizi e delle politiche del lavoro. Precedentemente ha conseguito sia la laurea triennale in Scienze del Servizio Sociale che quella specialistica in Programmazione e gestione delle politiche e dei servizi sociali presso l'Università LUMSA di Roma
In passato ha scritto diversi articoli per la testata giornalistica blastingnews.it.
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Anteprima del libro
Dal SIA al Reddito di Inclusione. Strumenti e percorsi di una inclusione attiva - Giuseppe Angelillis
Giuseppe Angelillis
Dal SIA al Reddito di Inclusione
Strumenti e percorsi di una inclusione attiva
The sky is the limit
ISBN: 9788893458146
Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write
http://write.streetlib.com
Indice
Nota introduttiva
Premessa
Gli indicatori della povertà: strumenti per indirizzare le politiche pubbliche di contrasto all'esclusione sociale
Carta acquisti, Sia, ASDI e Reddito di inclusione: il percorso italiano degli interventi di lotta alla povertà e di inclusione attiva
Le nuove sfide dei servizi per l'impiego
Un modello vincente
Al mio Direttore, dott. Giuseppe Gaglioti.
Nota introduttiva
Questo libro è il frutto di un percorso formativo accademico presso la Link Campus University di Roma dove nel luglio 2017 ho conseguito il Master in Management dei Servizi e delle Politiche per il Lavoro risultando vincitore di una delle dieci borse di studio che l’INPS metteva a disposizione per i dipendenti della pubblica amministrazione. Ma, siccome a volte le storie affascinano più dei saperi, vorrei brevemente raccontarvi le motivazioni interiori che mi hanno portato ad intraprendere questa bella e faticosa avventura.
Tutto ha inizio nell’agosto 2014 quando vengo assunto come assistente sociale nel Dipartimento di Salute Mentale della Asl Roma F (oggi 4), precisamente collocato nel Servizio Psichiatrico Diagnosi e Cura (SPDC) dell’Ospedale S. Paolo di Civitavecchia. Tra lo scetticismo e il pregiudizio iniziale dell’utenza da trattare e il luogo dove operare, comincio questa nuova avventura (in quel momento avevo solo quell’offerta di lavoro) dove però man mano emergevano una serie di interessanti prospettive professionali. Per dirne solo una, ero stato informato che non era mai esistito un servizio sociale professionale, e costituirlo per la prima volta, mi dava molta adrenalina e stimolo ad interessarmi al mondo della salute mentale. Ai bisogni concreti di alcuni pazienti che, alla patologia psichiatrica, univano una forte povertà economica e relazionale (quante persone non ricevono visite da nessuno!), volevo che non solo la mia Azienda se ne facesse carico, ma anche associazioni, imprese, cooperative sociali e semplici cittadini desiderosi di con-dividere l’ideale di ridurre le distanze con i pazienti psichiatrici, che sono tra i più colpiti dallo stigma nelle comunità dove risiedono. Insomma cominciai a sviluppare una rete esterna fatta di tanti nodi, ognuno fondamentale per soddisfare i bisogni che man mano la pratica quotidiana faceva emergere. Credo di esserci riuscito e ringrazio il mio direttore per aver osato insieme a me.
In questi anni però, e veniamo al dunque della mia scelta formativa, in reparto mi sono imbattuto, tra gli altri, in uomini e donne di mezza età, mai conosciuti dai servizi territoriali del DSM, con tentativi di suicidio causati principalmente da fattori legati alla perdita del lavoro che come si può immaginare, scatena con il tempo tutta un’altra serie di perdite. D’altronde siamo negli anni della piena crisi economico-finanziaria che ha inizio nel 2007 e che si trascina fino ai giorni nostri. Persone che prima conducevano una vita dignitosa ma che la perdita di un impiego e la prolungata inattività li portava allo scoraggiamento e fino alla disperazione. Queste storie che nei colloqui con i pazienti avevo l’occasione di ascoltare mi persuadevano che dovevo cominciare ad allargare la mia attività di segretariato sociale
fornendo loro informazioni aggiornate, anche per orientarsi in maniera efficace nella ricerca di un lavoro. Non erano persone con disturbi psichici, ma solo disperati che in un attimo avevano creduto che andarsene sarebbe stata la soluzione alle proprie e altrui sofferenze. Sì, perché quando un adulto ha dei figli e non lavora, e magari questi figli sono dei giovani adulti senza lavoro, lo strazio è ancora maggiore.
Dove e cosa fa un figlio che né lavora né studia, un genitore se lo domanda e non ci dorme la notte.
E se lo domandava anche una donna di circa cinquant’anni che incontrai in reparto dopo un tentato suicidio, madre di due ragazzi (fratello e sorella), di circa ventiquattro anni, conviventi con la mamma in un comune lacustre della provincia di Roma. I motivi del gesto anticonservativo non emergono subito, ma i vari colloqui, in setting riservati, portano le persone ad aprirsi; tuttavia questo a volte non basta. Per instaurare una relazione di aiuto, alla base deve nascere la fiducia e la fiducia per l’assistente sociale non è solo comprensione, empatia, ma anche capacità di proporre soluzioni che l’utente non conosceva, o non aveva mai pensato, perché gli utenti ricordiamoci che si muovono e cercano soluzioni anche prima di incontrarci. Dobbiamo in sintesi non soffermarci sui loro problemi (a questo ci pensano già loro) ma tirar fuori le loro capacità e lavorarci insieme.
Tornando ai due figli della paziente, ricordo che da poco mi ero fidelizzato
al programma Il Posto Giusto, in onda tutte le domeniche alle ore 13 su Rai 3, finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, il quale affronta e approfondisce le dinamiche del mercato del lavoro in particolare dal punto di vista del disoccupato, cercando di aiutarlo nel suo reinserimento lavorativo. Proprio in una puntata veniva affrontato il progetto Garanzia Giovani finanziato dal Fondo Sociale Europeo a favore dei NEET, acronimo inglese ( not engaged in Education, Employment or Training), in italiano sta a significare persone non impegnate nello studio, né nel lavoro, né nella formazione, in un età tra i 15-29 anni. Tra le nove azioni di politica attiva proposte ai giovani che avessero effettuato in primis l’iscrizione al Centro per l’impiego e sottoscritto un Patto di servizio, vi era anche il Servizio Civile Nazionale in uno dei settori