Integrazione tra Scrittura Autobiografica e Meditazione Guidata: Guida al laboratorio esperienziale per il professionista della salute
Di Gabriele Zen
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Le grandi domande sono quelle che aprono la porta al caos, allo sconosciuto, all’imprevedibile. Nell’istante in cui ci facciamo una domanda, della quale non conosciamo davvero la risposta, apriamo ad un campo di possibilità infinite. Non sempre forse siamo disposti a ricevere risposte che non ci piacciono, con le quali non siamo d’accordo, o che ci conducono fuori della zona protetta delle nostre credenze o semplicemente non siamo disposti a sostenere il dubbio e l’impossibilità di avere alcune risposte.
Per molti di noi il porsi grandi domande corrisponde con l’avvento di una crisi personale: una malattia, la fine di un’epoca della vita, il fallimento di un lavoro o di un matrimonio. Da qui la messa in luce di uno schema di comportamento reiterato dal quale non si riesce a uscire; , in cui continuiamo ad avere sempre le stesse relazioni, a trovare gli stessi lavori, in cui semplicemente creiamo sempre la stessa realtà. Einstein parlava della follia in questi termini: continuare a fare ripetitivamente sempre le stesse cose aspettandosi un risultato diverso.
Il nostro approccio al tema delle grandi domande si vuole riassumere nelle parole del saggio indiano Ramana Matharshi, che insegnava ai suoi studenti che la via dell’illuminazione si riassumeva nell’interrogativo: chi sono io?
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Anteprima del libro
Integrazione tra Scrittura Autobiografica e Meditazione Guidata - Gabriele Zen
Integrazione tra Scrittura Autobiografica e Meditazione Guidata
Guida al laboratorio esperienziale per il professionista della salute
Premessa
Il presente lavoro è stato scritto nell’anno 2011 e rimaneggiato nell’anno 2017 con finalità divulgative. In questi sei anni sono cambiate alcune cose: lo scrivente ha sviluppato un modello specialistico di scrittura terapeutica, denominato Scrittura Autocreativa, e la società ha evidenziato alcune disfunzionalità che hanno permesso di affinare ragionamenti e teorie. Questo per chiarire al lettore che sebbene la breve introduzione sociologica iniziale possa risultare embrionale rispetto agli sviluppi che la società osservata potrebbe oggi suggerire, allo stesso tempo sia già sufficiente per comprendere quelle che sono le finalità di un’integrazione tra meditazione guidata e autobiografia.
Prima di introdurre nello specifico il lettore al laboratorio di meditazione e scrittura si passano in rassegna le tipologie di scrittura più comunemente usate, ovvero la scrittura autobiografica e la scrittura creativa, alle quali segue un approccio poco conosciuto che vale la pena di considerare, quello dello psicologo francese Jean-Yves Revault, fondatore della Terapia della Scrittura.
Il testo e il suo utilizzo in forma laboratoriale si rivolge esclusivamente a professionisti della salute che già padroneggiano la scrittura.
La mente è generalmente impegnata a impedire che certe informazioni dichiarate chiaramente arrivino al punto in cui possono provocare cambiamenti e destabilizzazioni. Attraverso l’analogia, la metafora, la fiaba si attiva la distrazione che tiene impegnata la mente, entrando così più facilmente in contatto con il proprio centro libero da condizionamenti del passato e della società. Attraverso l’attivazione di questa parte si crea un sottile gioco di influenze reciproche tra corpo, emozioni e mente; il Solve et Coagula dell’alchimia trova la sua manifestazione nella trasformazione del dis-solvere e ri-solvere emozioni distorte in nuovi obiettivi e soluzioni.
Ovviamente tutto questo va saputo gestire.
Si sconsiglia conseguentemente l’uso delle induzioni riportate in fondo al libro a coloro che non siano professionisti della salute e che non abbiano un’approfondita esperienza almeno in campo autobiografico e nella gestione dei gruppi.
Introduzione
L’intenzione che sta alla base di questo lavoro è quella di condividere l’idea che per evolvere vi sia la necessità di porsi grandi domande.
Le grandi domande sono quelle che aprono la porta al caos, allo sconosciuto, all’imprevedibile. Nell’istante in cui ci facciamo una domanda, della quale non conosciamo davvero la risposta, apriamo ad un campo di possibilità infinite. Non sempre forse siamo disposti a ricevere risposte che non ci piacciono, con le quali non siamo d’accordo, o che ci conducono fuori della zona protetta delle nostre credenze o semplicemente non siamo disposti a sostenere il dubbio e l’impossibilità di avere alcune risposte.
Per molti di noi il porsi grandi domande corrisponde con l’avvento di una crisi personale: una malattia, la fine di un’epoca della vita, il fallimento di un lavoro o di un matrimonio. Da qui la messa in luce di uno schema di comportamento reiterato dal quale non si riesce a uscire; , in cui continuiamo ad avere sempre le stesse relazioni, a trovare gli stessi lavori, in cui semplicemente creiamo sempre la stessa realtà. Einstein parlava della follia in questi termini: continuare a fare ripetitivamente sempre le stesse cose aspettandosi un risultato diverso.
Il nostro approccio al tema delle grandi domande si vuole riassumere nelle parole del saggio indiano Ramana Matharshi, che insegnava ai suoi studenti che la via dell’illuminazione si riassumeva nell’interrogativo: chi sono io?
Assunti di base
Siamo consapevoli che il sistema osservato non sia la realtà e che quindi ne possano esistere molte che convivono a seconda della percezione di chi osserva.
In quanto osservatori non giudicanti, riferiremo ciò che ci sembra esser vero, ciò che la realtà osservata fa apparire come vero, limitando l’osservazione al nostro contesto di riferimento, che in questa sede, vogliamo identificare in una città di medie e grandi dimensioni.
Come modello di riferimento sul quale inquadrare i seguenti ragionamenti individueremo il Sistemico Relazionale.
Unica Teoria che riterremo valida sarà quella della Complessità.
Capitolo 1 - Introduzione
1.1 Frammenti sociologici per descrivere un contesto
Appare evidente a molti, come la società odierna sia caratterizzata dal tema dell’incertezza. Benché non sia questa la sede per analizzarne le cause, è mio pensiero che esse siano ragguagliabili tendenzialmente in due fattispecie connesse. La prima legata all’aumento esponenziale della possibilità di produrre e fruire di informazioni. La seconda concausa la si intravede invece nel fatto che la presente società sia priva di modelli o valori chiari e condivisi capaci di consentire al fruitore delle informazione, come in passato, un’adeguata lettura e classificazione delle stesse. Da qui l’appariscente confusione che stiamo osservando un po’in tutti i settori della società negli ultimi decenni.
Assunto ciò, ritengo maggiormente utile prendere in considerazione i sintomi che la società manifesta.
L’analisi dei sintomi, che potremmo definire anche bisogni emergenti della società, genera in chi scrive la necessità di tentare di intravedere una gestione sostenitiva al disagio nel qui e ora. Non potendo di intervenire sui massimi sistemi, siamo a proporre una serie di buone pratiche che riteniamo poter essere funzionali all’attuale contesto cui ci riferiamo.
Ci sembra quindi di intravedere una società caratterizzata dalla perdita di quello che era il sistema valoriale condiviso. Giusto o sbagliato che fosse, esso generava un bene
o un male
socialmente accettato. Ci riferiamo ad un sistema valoriale pre comunicazione di massa, che in questa sede definiremo come sistema valoriale tradizionale. Volendo avvicinarsi senza profonde speculazioni filosofiche al tema che c’interessa, potremmo direttamente affermare che siamo passati da un sistema valoriale tradizionale, fondato su famiglia, stato e religione, a nuovi modelli condivisi caratterizzati da caratteristiche maggiormente individualiste. Potendo ancora sintetizzare: da modelli tradizionali che creavano appartenenza e ruolo (quindi riconoscimento sociale ed identità) siamo passati a nuovi modelli condivisi, in cui il tutto è sfuggevole e meno certo ma soprattutto delegato alle scelte e quindi alle responsabilità del singolo, che in queste circostanze si trova a sentirsi solo
, spaventato
o semplicemente inadeguato
.
Identità. Ritengo questo essere il tema centrale sul quale far ruotare questo lavoro.
1.2 L’identità
I nuovi modelli condivisi sopra citati possono essere identificati in bellezza, successo, denaro. Si noti come questi siano appunto estremamente individuali e come abbiano insita una sfida con l’altro, lontana dai valori tradizionali, famiglia, stato, religione, caratterizzati dal tema della collettività. Ci troviamo quindi innanzi a nuovi valori, che per loro stessa natura sono intrisi di precarietà, se non addirittura di caducità.Tali modelli hanno forgiato un unico tempo
in cui essi possono essere fruiti: l’unico tempo senza tempo da cavalcare fino alla fine. Voglio chiamare questo tempo la post adolescenza continuativa.
Nella post adolescenza continuativa non vi confluiscono più solo trentenni e quarantenni, ma chiunque decida d’essere