Se ti perdi, guarda il cielo
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Anteprima del libro
Se ti perdi, guarda il cielo - Laura Di Caprio
Sommario
INTRODUZIONE
La partenza. Stay away
Diario di bordo. Data astrale 29 luglio 2015 (Prima parte).
Diario di bordo. Data astrale 29 luglio 2015.
Secondo giorno. "Come as you are"
Diario di bordo. Data astrale 30 luglio 2015.
Terzo giorno. Downer
Diario di bordo. Data astrale 31 luglio (Prima parte)
Diario di bordo. Data astrale 31 luglio (Seconda parte)
Quarto giorno. Smells like teen spirit
Diario del cammino. 1 agosto (Prima parte)
Diario del cammino. 1 agosto (Seconda parte)
Quinto giorno. Something in the way
Diario del cammino. 2 agosto 2015.
Sesto giorno. You know you’re right.
Diario del cammino. 3 agosto 2015.
Settimo giorno. Lithium
Diario del cammino. 4 agosto 2015.
Ottavo giorno. All apologies
Diario del cammino. 5 agosto 2015.
Nono giorno. Heart shaped box
Diario del cammino. 6 agosto 2015.
Decimo giorno. Oh me
Diario del cammino. 7 agosto 2015.
Undicesimo giorno. Premessa
Diario del cammino. 8 agosto 2015.
Dodicesimo giorno. In bloom
Diario del post-cammino. 9 agosto 2015.
Tredicesimo giorno. Alla fine, un nuovo inizio.
Ultimo diario. 10 agosto 2015.
Dove bisogna tornare. Lake of fire
Ritorno nella giungla. Al prossimo cammino.
I diari del mio secondo cammino
La partenza (Atto secondo). Sometimes
Diario del cammino. 13 luglio 2016.
Secondo giorno. Hoppipolla
Diario del cammino. 14 luglio 2016.
Terzo giorno. When the sun hits
Diario del cammino. 15 luglio 2016.
Quarto giorno. But I’m not
Diario del cammino. 16 luglio 2016.
Quinto giorno. Polar Bear
Diario del cammino. 17 luglio 2016.
Sesto giorno. "Souvenirs d’un autre monde"
Diario del cammino. 18 luglio 2016.
Settimo giorno. Something more
Diario del cammino. 19 luglio 2016.
Ottavo giorno. 40 Days
Diario del cammino. 20 luglio 2016.
Nono giorno. "The Rains of Castamere"
Diario del cammino. 21 luglio 2016.
Decimo giorno. We are the beautiful
Diario del cammino. 22 luglio 2016.
Undicesimo giorno. Njósnavélin. The nothing song
Diario del post- cammino. 23 luglio 2016.
Foto
Ai miei adorati nipoti, Maurizio e Gennaro,
che mi insegnano l’amore per la vita,
alla mia famiglia,
che mi sopporta da così tanto tempo,
ai miei amici più cari,
che mi sostengono sempre,
al gruppo sul Cammino di Santiago,
che mi ha fatto conoscere persone straordinarie,
all’Amore che mi ha salvato la vita,
Raffaele:
Grazie!
INTRODUZIONE
Ci possono essere diversi modi per raccontare un viaggio, per condividere un'esperienza che hai vissuto, per coinvolgere chi ti ascolta e fargli immaginare di essere proprio lì, insieme a te. Puoi usare mille parole per descrivere un'emozione, per raccontare quello che hai sentito nel cuore. Eppure, a volte, le parole ti possono sembrare non sufficienti. Gli occhi, gli occhi parlano e forse, incontrando i tuoi, le persone possano riuscire a leggere i sentimenti che si sono accumulati in fondo al tuo cuore.
Ci possono essere mille motivi che ti spingono a partire. Un viaggio, per qualsiasi ragione tu lo intraprenda, ti segna dentro, può durare un giorno, una settimana, un anno, ma ti donerà qualcosa che rimarrà impresso nella tua mente: un'immagine, un gesto, una persona, un sorriso.
Un viaggio ti porta a lasciare la tua casa, la tua realtà, la tua sicurezza quotidiana. Ci possono essere i motivi più disparati per cui hai deciso di partire, ma con questa scelta ti stai mostrando pronto ad accogliere nuove opportunità. Stai dicendo di sì a un'occasione che si è presentata, ti stai dando una possibilità.
Anche il cammino di Santiago, come tutti i viaggi, lo puoi scegliere per diverse ragioni. Ognuno di noi ha il suo percorso di vita, la sua storia, le sue ferite e, ad un certo punto, capisci che la strada da percorrere non è proprio così chiara, non è indicata da grandi frecce gialle
che ti dicono quale direzione prendere¹, devi essere tu a costruire un percorso, a metterti alla ricerca, perché le domande che ti porti dentro sono tante e le risposte non sono mai quelle che ci aspettavamo. Il cammino, al di là dei chilometri che decidi di percorrere, è una scuola di vita destinata a cambiarti, è un concentrato delle emozioni più forti che ti vengono sbattute
davanti tutti i giorni, e tu devi scegliere, agire, perché l'unica cosa che puoi fare per raggiungere la tua meta è andare avanti, non mollare, non fermarti.
La prima regola è che devi prenderti cura di te. E lo devi fare attraverso l'essenziale che trasporti nello zaino sulle tue spalle, devi rispettare le persone che incontri sulla tua strada e i loro spazi, devi imparare ad accogliere da ognuna il pezzettino di vita che vorrà donarti e che andrà ad arricchire quello che sei. Forse, quel pezzettino che ti stanno donando proprio in quel momento è della forma adatta a riempire quel vuoto che sentivi dentro, a ricucire quello strappo che non avevi voglia di affrontare. Affidati. Ogni passo, ogni conquista, ogni chilometro, sai che dipendono esclusivamente da te e sono qualcosa che sei riuscito a fare tu, con le tue mani, con i tuoi piedi, con la tua forza. Quindi non trascurarti, ascolta i segnali del tuo corpo e impara a riconoscere cosa ti vuole dire.
Non voglio sminuire uno degli aspetti principali: quando mi chiedono com’è stato il cammino di Santiago il primo aggettivo che mi viene in mente è: doloroso. Nonostante la preparazione fisica e spirituale che tu possa fare, il dolore accompagnerà la tua strada, ma dipende da una ragione ben precisa. Costruire un percorso, un percorso che sta cambiando la tua vita, non è qualcosa che puoi fare senza dolore. Il dolore ti segna, ti forma, ti fa apprezzare i momenti che stai vivendo, ma deve essere una molla che ci spinge ad andare avanti e a raggiungere i nostri obiettivi, non la palla al piede
che ci rende il cammino più difficile. Il dolore può scavare dentro di noi per fare spazio alla luce, non deve trasportarci la notte.
E' dura, perché alla fine di ogni tappa, quando finalmente ti distendi sul letto nell' albergue
che sei riuscito a trovare, ti viene da pensare al perché stai affrontando tutto questo, a quanto sono forti le motivazioni che ti hanno portato sul cammino. Ogni mattina, però, sarai inevitabilmente pronto a ripartire, sentirai di non poterne farne a meno, nonostante il dolore, le vesciche, la fatica. Qualcosa ti attira verso quei paesaggi, quel percorso, quelle sensazioni. Io sono rimasta letteralmente rapita dall'emozione che ti da vivere l'alba lungo il cammino. Capisci che sta per arrivare quel momento perché la natura si prepara con i colori, con la nebbia, con il vento che gioca tra gli alberi, cammini, e aspetti quell'attimo, ti guardi attorno, studi l'orizzonte. E poi arriva, quella luce che ti avvolge e sembra guidarti lungo la strada, i cieli che il sole riesce a dipingere sotto i tuoi occhi, sia che sia nuvoloso, sia che ci sia la nebbia, sia che il tempo sia limpido. E' un qualcosa che proprio ti rimane dentro, che ti lascia un pezzetto, un'immagine che non potrai più cancellare. Vivere quella magia diventa un'abitudine a cui non riesci a rinunciare nonostante il dolore e le difficoltà. Ma l'alba è solo uno dei tanti spettacoli che la natura può donarti lungo il Cammino. Ci sono le strade di montagna, che sembrano intersecarsi col cielo, cammini, soffri la fatica, ma se ti fermi, anche un solo attimo, anche un solo secondo, acquisisci consapevolezza di quello che stai compiendo, comprendi che le spalle che stanno trasportando quei pesi sono le tue e, staranno sicuramente soffrendo, ma non si stanno piegando.
Decidere di intraprendere un viaggio o un percorso, non è facile, diciamoci la verità. E non è facile perché molto spesso, rimanere fermi, congelati
, è la scelta più semplice. Che intendo con rimanere congelati? Quando il dolore, la fatica, lo stress, l’insicurezza sono troppo forti, o gli abbiamo dato troppo potere, così decidiamo di evitare di provare questi sentimenti e andiamo avanti in base al dovere e all'abitudine, in base all'inerzia. Decidere non è semplice, quante volte restiamo fermi davanti alle possibilità, davanti alle scelte. Immagina, sei lì, fermo e le gambe sembrano non volersi muovere, certo, una piccola spinta renderebbe le cose più semplici, ma se non arriva, non puoi rimanere ad attendere in eterno. Prova a fare un piccolo passo, prova a muovere leggermente la gamba in avanti, vedrai che l'altra seguirà da sé.
Il mio cammino di Santiago ha avuto un percorso tortuoso ed articolato. Un percorso molto probabilmente simile a quello di tante altre persone, ma spiegare questo piccolo pezzo della mia storia può aiutare a comprendere meglio i diari.
Se dovessi dare un sottotitolo a quest’introduzione sarebbe da Medjugorje a Santiago
.
Sono partita per il mio primo cammino il 29 luglio del 2015. Ho sempre sognato di intraprendere questo viaggio, avevo letto un paio di volte il libro di Paolo Coelho sul cammino e mi aveva affascinato tantissimo, ma non volevo partire da sola. Non so spiegare il perché, non mi era passato mai per il cervello di fare questo viaggio o un viaggio del genere da sola, ero abituata a muovermi sempre con qualcuno, o addirittura, che qualcuno mi organizzasse il percorso.
A partire dal mese di aprile del 2015 ho iniziato a vivere un momento di profonda difficoltà, provavo sempre un forte senso di inquietudine, stavo compiendo un cammino spirituale, eppure mi sentivo confusa perché non riuscivo a comprendere quale fosse la mia strada, il percorso da seguire. Non riuscivo più a sognare il futuro davanti a me. Come punto di riferimento avevo l'esperienza vissuta a Capodanno a Medjugorje e la facilità con cui, in quel luogo, riuscivi a comunicare con Dio, sembrava quasi che ci fosse un telefono
diretto. Chiedevi e ti veniva dato un segno.
A Medjugorje ci sono arrivata tramite mio padre. Voleva che facessi questo viaggio da sempre, solo che io non gli avevo mai detto proprio: Sì
, chiaramente, gli avevo spiegato che non era un viaggio che sentivo di dover fare, almeno in quel momento. Un giorno, ha approfittato del fatto che non avessi risposto alla sua domanda (Prenoto per Medjugorje?
) ed è tornato a casa annunciandomi le date in cui saremmo partiti. Dopo diverse discussioni, in quel periodo avevo appena iniziato a lavorare e non sapevo se potessi prendermi dei giorni di ferie, decisi comunque di passare insieme quel Capodanno a Medjugorje, come una sorta di regalo, nonostante preferissi stare con mio nipote o i miei amici. Ringrazio veramente Dio di essere partita perché è stato un viaggio che mi ha riempito di speranza, di fede, di forza. Ad ogni dubbio, ad ogni mio vacillare corrispondeva un segno, sembrava quasi che ci fosse un filo diretto. Ogni persona che incontravo, ogni giornata, ogni momento finiva con l'essere un dono di cui ringraziare.
Ti faccio un esempio. Spesso chiedevo un segno, basato su uno dei simboli per me più importanti: una stella. Non potete immaginare quante volte questo simbolo è stato posto sulla mia strada durante il viaggio a Medjugorje. Io sarò rompiscatole l'ho già detto, ma Dio ha proprio una pazienza infinita con me.
Ho vissuto dei momenti che mi hanno segnato nel profondo, ma questo non vuol dire che spariscono tutte le difficoltà o che, da quel momento in poi, affrontare la vita diventa più semplice. Mi chiedevo: Signore, perché non mi rispondi più? Perché è sempre occupato?
. Quante volte vi è capitato di provare una sensazione del genere?
Il momento più grigio l'ho vissuto sicuramente nel mese di luglio, un mese di sofferenza al pari dello stesso dell'anno precedente. Mi ritrovavo nella stessa situazione di difficoltà lavorativa ed affettiva. Un anno prima ero tornata da Roma, dove avevo vissuto per otto anni, per la fine di una lunga storia d'amore. Avevo tentato tra mille difficoltà di ricostruirmi e di trovare un equilibrio, eppure la vita mi poneva davanti le stesse identiche problematiche da affrontare e non riuscivo davvero a capirne il perché. Mi sembrava solo tremendamente ingiusto, dover soffrire ancora per le stesse cose.
Come prima reazione mi sono rifiutata di accettare quello che stava accadendo e volevo rifugiarmi nella scrittura, per poter creare lì la realtà che preferivo. In verità, qualcosa doveva cambiare dentro di me, nel mio modo di pormi, soprattutto con me stessa. Quante volte mi ero sottovalutata, quante volte avevo annullato la mia personalità per compiacere l'idea che gli altri avevano di me, non lo sapevo ancora, ma il vero percorso di cui avevo bisogno era quello che mi avrebbe portato a mettere al centro la parola Io
.
Avevo raccolto una serie di informazioni sul cammino e tutti consigliavano, prima di partire, di