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Il Tamburo dello Sciamano: Il potere del risveglio interiore
Il Tamburo dello Sciamano: Il potere del risveglio interiore
Il Tamburo dello Sciamano: Il potere del risveglio interiore
E-book180 pagine2 ore

Il Tamburo dello Sciamano: Il potere del risveglio interiore

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Info su questo ebook

“Lo Sciamano è l’Alchimista che opera alla realizzazione della pietra filosofale interiore e riesce ad operare a trasformazione della materia inerte in oro partecipando, per il benessere degli altri, all’evoluzione del cosmo”. Millenni orsono, all’alba dei tempi, l’umanità colse il senso di grandezza rappresentato dal cielo stellato e dalla capacità di essere consapevoli di fronte al Mistero mistico che era manifestato dall’esistenza. Tra l’umanità dei primordi si distinsero così individui che, più curiosi di altri di capire dove si trovavano e che cosa rappresentasse la loro esistenza, si posero alla ricerca del piano reale delle cose, sfuggendo all’illusione dei sensi e alla soggettivazione della mente. L’Autore introduce il lettore nella dimensione dello sciamanesimo e focalizza l’enigmatica figura dello sciamano, al di là delle mode, dei luoghi comuni e degli stereotipi. 
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L'Autore
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Giancarlo Barbadoro, giornalista, scrittore, musicista e speaker radiotelevisivo, è promotore della Ecospirituality Foundation Onlus, una organizzazione in stato consultativo con l’ONU che lavora alla tutela delle tradizioni dei Popoli naturali e dei diritti degli animali. È delegato ONU e rappresentante di sei organizzazioni indigene. In qualità di flautista e poeta fa parte del gruppo musicale LabGraal. È autore di numerosi testi sul celtismo e sulle tradizioni dei Popoli naturali scaturiti dal confronto con le tradizioni dei Popoli nativi, in particolare gli Apache, gli aborigeni australiani e soprattutto le comunità druidiche del Nord e Centro Europa.
LinguaItaliano
Data di uscita17 mag 2018
ISBN9788895127590
Il Tamburo dello Sciamano: Il potere del risveglio interiore

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    Anteprima del libro

    Il Tamburo dello Sciamano - Giancarlo Barbadoro

    9788895127545

    Prefazione

    di Anna Cuculo

    Più cose mi colpiscono e mi piacciono in Giancarlo Barbadoro. Tra queste l’onestà della sua ricerca interiore; la volontà di rifarsi alla Tradizione a noi più vicina (quella Celtica) senza necessariamente passare per l’Oriente; la semplicità nell’esporre concetti filosofici profondi in maniera semplice e quindi accessibile al lettore comune.

    Conosco poco dello Sciamanesimo: le mie esperienze sono di sola lettura e risalgono al momento in cui ho sentito l’esigenza di un approccio all’essenza della vita. Mircea Eliade, Renée Guenon, Michael Maier, Basilio Valentino, ma anche Castaneda, hanno aperto una finestra nella mia mente. Mi sono avvicinata negli anni al Mistero delle Cattedrali, dunque a Fulcanelli e Canseliet, e ho avuto la fortuna di conoscere personalmente Paolo Lucarelli, Adepto dello stesso Canseliet; questi ultimi filosofi ‘del fuoco’ mi hanno risvegliato un sentimento sopito, un desiderio fortissimo e gioioso di approfondire gli studi sulla Materia e sullo Spirito. È proprio in quegli anni che ho incontrato Giancarlo Barbadoro e ho avuto modo di chiacchierare con lui stabilendo una simpatia immediata, che ci ha portati fin qui.

    Per vie diverse, ma con lo stesso impulso e piacere di ricercare, vedo, leggendo questo ultimo suo bel lavoro, che abbiamo proseguito nell’intento iniziale. Laddove Giancarlo scrive … È l’Alchimista che opera alla realizzazione della pietra filosofale interiore e riesce ad operare la trasformazione della materia inerte in oro partecipando disinteressatamente, per il benessere degli altri, all’evoluzione del cosmo mi sento non solo di condividerne il pensiero, ma di ringraziarlo per l’impegno che pone nella divulgazione di una antica Tradizione mai spenta e molto spesso mal considerata o peggio mescolata a volgari surrogati da buttare in pasto alla gente quasi sempre a fini di lucro.

    Parlare di Tradizione antica quanto il mondo, di Natura (quella che esiste oltre il velo della cecità che ci attanaglia) e al contempo della teoria delle Superstringhe, vuol dire aver preso in considerazione l’intera realtà nella quale siamo immersi (o l’ologramma che dir si voglia, a seconda dei punti di vista), vuol dire chiedere spiegazioni alla medesima e aspettarci delle risposte, poiché è da ciò che siamo e ciò che ci circonda che dobbiamo partire per comprendere la nostra essenza ed eventualmente il nostro compito in questa manifestazione.

    Il fatto che anche la Scienza abbia finalmente prospettato che la componente infinitesimale sottesa a tutta la materia esistente: persone animali minerali stelle e persino i buchi neri è una particella di energia vibrante, dà ragione alla tesi, sostenuta qui da Giancarlo, che non c’è distinzione tra filosofia e ricerca, tesi che avvicina l’individuo al senso del trascendente immanente ad ogni cosa e toglie discredito a qualsiasi forma di ‘questua’, purché, aggiungo, onesta e leale e non dettata dalla curiosità fine a se stessa.

    Il Graal, che viene abbondantemente descritto nel primo capito di questo lavoro, è la stessa Pietra Filosofale che l’Alchimista ricerca e che rappresenta per lui non un punto di arrivo, bensì una delle tappe al fine di realizzare insieme a Mater Materia (la Natura che lo guida in tutti i passaggi) la Grande Opera.

    L’augurio è che questo libro venga letto da moltissime persone e accenda una scintilla nella mente, grazie alla quale si possa guardare con occhi nuovi ciò che abbiamo a portata di mano, a cominciare magari dall’interpretazione esoterica dei testi di Omero, Virgilio, Dante, senza spingersi subito in scritti più complessi. Grazie a Giancarlo che ci offre questa nuova possibilità.

    Anna Cuculo, attrice, regista, scrittrice, ha debuttato nel Teatro Lirico come danzatrice classica e in TV nella danza moderna. Si dedica al teatro di prosa come attrice e coreografa (Teatro Stabile di Torino). Ha lavorato tra gli altri con Carla Fracci, Enzo Paolo Turchi, Enzo Trapani, Antonello Falqui, Tino Buazzelli, Pippo Baudo, Dario Fo. Organizza Rassegne, Festival e Convegni con il sostegno di Enti Pubblici e Privati. Studiosa di esoterismo, è autrice di due romanzi: Il suono di una sola mano e Via Barbaroux.

    INTRODUZIONE

    Millenni orsono, all’alba dei tempi, l’umanità colse il senso di grandezza rappresentato dal cielo stellato e dalla capacità di essere consapevoli di fronte al Mistero mistico che era manifestato dall’esistenza.

    Tra l’umanità dei primordi si distinsero così individui che, più curiosi di altri di capire dove si trovavano e che cosa rappresentasse la loro esistenza, si posero alla ricerca del piano reale delle cose, sfuggendo all’illusione dei sensi e alla soggettivazione della mente. Giunsero così a vivere l’esperienza del Silenzio interiore che li risvegliava alla qualità dello Shan, il nome dato dagli antichi druidi alla Natura, all’esistenza tutta, nella sua manifestazione più segreta, invisibile e immateriale.

    Si definirono essi stessi con il nome di Shan-a-man, lo sciamano, ovvero lo Shan vissuto nella dimensione umana risvegliata al mistero. Oggi li si potrebbe definire con il termine di Filosofi o di Alchimisti. Ricercatori dell’anima che sviluppano un processo alchemico allo scopo di mutare i vili metalli in oro, ovvero ottenere dalla natura umana di partenza l’oro spirituale dell’Io consapevole, in una unione con il Mistero mistico.

    La loro opera diede vita alle prime comunità umane che si riunirono intorno alla loro saggezza, e che nel tempo riuscirono a sopravvivere fino ad oggi, nell’identità moderna dei cosiddetti Popoli naturali, resistendo all’azione colonizzatrice della società maggioritaria ipotecata dalle grandi religioni storiche.

    Gli antropologi della società maggioritaria, visitando i Popoli naturali, nella loro incapacità di comprendere la particolare figura degli sciamani hanno identificato, di volta in volta, questi ricercatori dell’Invisibile nel ruolo di sacerdoti, terapeuti, oppure stregoni che comunicavano con gli spiriti.

    Il modus operandi degli sciamani era invece quello di lavorare alla propria esperienza individuale, raccogliendo spontaneamente intorno a loro gli allievi che, imitandoli nella ricerca, e istruiti idoneamente sull’esperienza già avviata, sarebbero potuti divenire a loro volta sciamani.

    Intorno alla figura dello sciamano si riunivano altrettanto spontaneamente altri individui che cercavano solamente un sostegno sociale e morale, andando a costituire le prime comunità di Clan.

    Nel nostro tempo, in gran parte dominato dalla cultura del mondo maggioritario, dobbiamo fare la necessaria distinzione tra lo sciamanesimo, inteso come la religione naturale che ha per riferimento la Natura e che si distingue dalle religioni istituzionalizzate nate a tavolino, che fungono come centri di potere di stampo patriarcale e ingabbiano i fedeli nei loro dogmi, e lo sciamanismo, che si comporta allo stesso modo delle religioni istituzionalizzate, giungendo a trasmettere la qualifica di sciamano in maniera dinastica, di padre in figlio.

    L’interazione dei Popoli naturali con il senso reale manifestato dalla Natura, sviluppata sia sul piano individuale dei singoli che su quello sociale, ha portato questi popoli ad una identità di riferimento, definita Cuore antico.

    Questa identità di Cuore antico ha portato a trasmettere naturalmente nel tempo l’esperienza a quanti, nelle generazioni successive, potevano essere interessati a viverla.

    La Tradizione portata avanti in seno all’esperienza del Cuore antico rappresentava la sopravvivenza della spiritualità in un mondo dominato da eventi tragici e sanguinari e in cui i popoli di allora trovavano rifugio anche materiale.

    Tuttavia l’evento che i Nativi europei riportano nelle vicende della leggenda del Graal giunse a capovolgere questo stato di cose.

    Le tradizioni druidiche riportano che in questi tempi giunsero dal cielo i Maestri Primordiali, che il mito identifica nella figura di Fetonte, i quali presero contatto con gli sciamani del tempo e li aiutarono a pacificare il pianeta, trasformandolo in quello che altre tradizioni hanno definito come l’antico Eden.

    Tuttavia nel tempo eventi ambientali portarono l’umanità a perdere questa condizione edenica, e permisero al Patriarcato primordiale, della cultura dei cacciatori, l’instaurarsi di un’epoca di barbarie culturali e spirituali che continua tuttora. Fu compito dell’antico sciamanesimo druidico custodire e dare continuità all’antica Tradizione nella speranza di riportare un rinnovato Eden sulla Terra.

    La Tradizione non è da ritenersi rapportabile a una filosofia o a una dottrina. Nel concetto di Tradizione si identifica la Natura, lo Shan o Vuoto mistico degli antichi druidi. Una dimensione interpretabile sul piano umano attraverso l’esperienza sciamanica.

    La Tradizione si fonde con il senso della Natura da cui abbiamo origine e con la quale sviluppiamo la nostra interazione quotidiana e trascendente. Si identifica con l’esperienza del Vuoto vissuta dallo sciamano nel superare le apparenze sensoriali, per andare al di là delle soggettivazioni mentali e realizzare il proprio Io consapevole.

    Su questa base è stato sviluppato il concetto di ecospiritualità, che rappresenta il rapporto armonico tra l’individuo e l’ambiente globale. Un rapporto armonico che si estende all’ambiente che lo circonda, alle altre forme di vita, sino a tracimare nel significato mistico di tutta l’esistenza.

    NEL SEGNO DEL GRAAL

    Si direbbe che il mito del Graal sia all’origine della conoscenza umana. Tutta la storia dell’umanità sembra avere origine dall’evento che riporta il mito.

    Un giorno, come riportano le tradizioni druidiche e dell’Alchimia medievale, in tempi remotissimi venne giù dal cielo un oggetto che cambiò la storia del pianeta. Una parte del cristianesimo lo interpretò come un angelo decaduto che aveva osato tenere testa a Dio e che per questo era stato punito a cadere al suolo sulla Terra.

    L’interpretazione nasceva a posteriori, quando a questo ente celeste venne attribuita una fonte di incommensurabile conoscenza che ricordava quanto aveva fatto il serpente tentatore nell’antico Eden ai danni dei due progenitori dell’umanità.

    Fatto sta che questo evento lo si legò ad una gemma verde, uno smeraldo, caduta dalla fronte dell’ente precipitato al suolo che angeli premurosi raccolsero per ricavarne una coppa che poi diedero ad Adamo da custodire nell’Eden.

    Quando i nostri due progenitori furono cacciati dall’Eden, Adamo si portò dietro la coppa che passando di generazione in generazione giunse sino alla terra d’Egitto, dove venne custodita da Osiride che con essa rese grande il suo regno vegliando su di esso per millenni. Sino a quando il malvagio Set non lo uccise. La coppa venne quindi recuperata da Ekhnaton, che tentò di ricostruire l’antico splendore, ma dopo la sua morte essa rimase preda dei figli di Seth e ci fu chi riuscì a portarla in salvo sulla Terra Iperborea, dove venne gelosamente nascosta e protetta.

    Secoli dopo sarà compito di Re Artù e dei Cavalieri della Tavola Rotonda, guidati da Merlino il druido, il tentare di recuperarla attraverso le lande europee per portarla al castello di Camelot dove rifondare sulla Terra i fasti dell’antico Eden perduto.

    Si affianca a questo mito quello di Fetonte, il dio figlio del Sole, che secondo Ovidio e le credenze del suo tempo, sarebbe caduto con il suo carro celeste schiantandosi sulla Terra.

    Anche qui abbiamo una creatura, superiore per suo stato all’umanità, che giunge dal cielo per cadere sul nostro mondo ma come viene recitato per il mito del Graal con la sua discesa non accade alcun disastro tant’è che l’evento viene accostato ad un arrivo dal cielo di un bagaglio di conoscenza.

    Non per nulla l’Alchimia medievale aveva interpretato nel medesimo nome del Graal un acronimo che sanciva questa proprietà e che si può leggere come Gnosis recepta ab antiqua luce ovvero La conoscenza ricevuta da una antica luce.

    In effetti per tutta la Tradizione ancora viva e presente sul continente europeo, ma condivisa con altre tradizioni di altri continenti, il dio non precipitò al suolo con il suo carro celeste, ma discese maestoso sino a prendere terra stupendo gli astanti che assistevano a quel prodigio.

    La narrazione relativa al mito di Fetonte, raccontata dalle comunità druidiche, diventa a questo punto molto particolareggiata e fa parte delle loro tradizioni.

    Il carro, che pareva tutto completamente d’oro e che splendeva accecante alla luce del sole, dopo aver preso terra ne uscì il dio accompagnato da due assistenti anch’essi di metallo dorato pronti a seguire ogni suo ordine. Creature particolari che sono ricordate da altri

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