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Rosabianca
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E-book34 pagine26 minuti

Rosabianca

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Info su questo ebook

Talvolta, i ricordi ci sommergono confusi e imbarazzanti; ci proiettano verso un bilancio della nostra vita che non sempre siamo pronti a fare. L’età matura, se non proprio la senilità, con i suoi dubbi e le sue angosce è il filo che avvolge in una trama sottile le storie di Rosabianca, Lucia e Gloria.
Rosabianca è un’esile ragazzina dai capelli biondi che ogni mattina appuntava una rosa bianca nell’occhiello del suo cappotto; potrà risolversi il suo mistero quando ormai l’età, sua e del suo ammiratore, rende irreversibili le scelte?
Lucia è un’anziana invalida preoccupata per il futuro della nipote; la messa del mezzodì scandisce la vita sua e della comunità montana in cui abita con quotidiana certezza: può spezzarsi, anche se per un attimo, il sottile equilibrio tra la vita e la morte?
L’Alzheimer è un killer spietato, silenzioso e infido; quando un maglioncino blu riaffiora dalla memoria, Gloria quale aspetto nel gioco della mente deciderà di assecondare?
Marino Julo Cosentino si conferma fine conoscitore dell’animo umano, tessendo tre storie melanconiche ed emotivamente potenti.
LinguaItaliano
Data di uscita15 nov 2018
ISBN9788832923247
Rosabianca

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    Anteprima del libro

    Rosabianca - Marino Julo Cosentino

    blu

    Rosabianca

    Abitava di fronte al mio palazzo, al terzo piano di un edificio ad angolo con la strada. Ogni mattina, prima di andare a scuola, si fermava dal fioraio che aveva il suo chioschetto al limitare della nostra strada e comprava una rosa, una rosa bianca che appuntava nell’occhiello del suo cappotto blu. Era un’esile ragazzina dai capelli biondi, e quella rosa, sulla sua carnagione già chiara, accentuava il suo pallore. Il fioraio, Giuseppe, un omone alto e grosso, l’aveva in simpatia e, spesso, gliela regalava quella rosa. L’avevo soprannominata Rosabianca, ignorandone il nome. Non osavo, infatti, avvicinarmi a lei, per timidezza. Mi limitavo a seguirla dal marciapiede di fronte, accompagnandola verso la scuola, due isolati più in là. Lei non mi vedeva, e io mi crucciavo di non avere il coraggio di avvicinarmi a lei con una qualche scusa, per sapere il suo nome, per conoscerla. Così trascorrevo il mio tempo, desiderando Rosabianca, così vicina, così lontana ai miei occhi di bambino impacciato.

    Poi, un giorno, mia madre poté comprare quel bell’appartamento luminoso con tanti balconi, dall’altro lato della città, e ci trasferimmo lì, lasciando quella casa a me cara, e Rosabianca.

    Di lei, com’è ovvio, me ne dimenticai, col crescere. Altri interessi, altre ragazze.

    Anni dopo, molti anni dopo, la rividi, così per caso.

    Vagabondavo senza meta, immerso nei miei pensieri. Avevo da poco troncato una relazione con una donna più grande di me, un’insegnante, che aveva ritardato la tanta sospirata mia laurea. Quella mattina dovevo ritirare in copisteria le copie della mia tesi, da far visionare al mio professore di storia. Ero andato a ritirarle di buon mattino, ma mi avevano detto di ritornare alla fine della mattinata, ché dovevano finire di rilegarle.

    Così avevo preso a vagare senza meta, erano ancora le nove, e vagabondando, finii per dirigermi verso la vecchia strada, dove abitavo da bambino. Pensai a quel punto di andare dal fioraio, e di scegliere dei fiori da mandare a una certa collega d’università che sapevo abitasse lì vicino.

    Arrivato da Giuseppe, il fioraio, vidi di spalle una ragazza che sceglieva dei fiori, anzi un fiore, una rosa bianca. Dopo tutto quel tempo, era lei…

    Rosabianca! mormorai.

    Si girò verso di me.

    "Come hai

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