Brevi racconti
Di Sergio Cioli
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Anteprima del libro
Brevi racconti - Sergio Cioli
Self-Publishing
Grazie Mamma
Al posto del cielo vedo tetti rossi che fanno a gara per chi sovrasta l'altro e puntano tutti verso il basso, verso un cielo che è di un azzurro intenso, quell’azzurro puro che liquido si infila in tutte le fessure di ciò che incontra sul confine tra cielo e terra, marcando in modo evidente i margini delle figure sull’orizzonte.
E’ proprio strano vedere un cielo al posto della terra perché le nuvole che solitamente ti guardano dall’alto come potenti e superiori, che si lasciano scivolare su di noi nella pioggia, ora sembrano serve in ginocchio che conoscono la difficoltà e la fatica di lanciarsi verso l’alto con il risultato di ricadere su se stesse.
I tetti allora perdono completamente la loro funzione, difatti sembrano proprio fuori luogo in quella posizione, rivolti verso il basso.
Eppure sento le urla felici della gente al mare poco lontano da me, sento il suono della risacca e odo tutto in modo comprensibile, normale. L’odore del fiore del limone a fianco è sempre lui, inconfondibile, dolce e penetrante. Anche quell’attraente e allo stesso tempo innaturale odore di cera da pavimenti che la mamma sta passando in casa resta uguale a se stesso, non muta nulla, eppure il cielo è sotto i tetti.
Quello che vedo sembra un mondo composto da parti che hanno deciso di non accettare il loro ruolo nella vita e come ribelli occupano il posto non assegnato, senza avere le competenze richieste. Come quei ragazzi della piazza molto più grandi di me che si scontrano con il mondo con atteggiamenti duri, strafottenti e sprezzanti delle regole, che poi io un paio di loro li ho visti piangere come femminucce ai funerali dei loro genitori, il mondo che vedo adesso sembra proprio ribelle, fuori dalle regole.
Devo fare attenzione a non arrivare a conclusioni troppo semplici e veloci, quello che vedo non ha nulla di semplice ed ovvio, non è un mondo che va contro le regole, ma è solo l’immagine che vedo ad essere, per così dire, distorta, che poi distorta non è, è proprio capovolta.
I suoni e gli odori sono al loro posto, fedeli, precisi ed affidabili. Ho sempre amato gli odori perché ti riportano alla mente ricordi di immagini precise, nitide, come il sugo del risotto rosso dell’asilo, che quando lo sento non posso che essere all’asilo, e non queste immagini distorte, cioè capovolte come quello che vedo ora.
Il rosso dei tetti è proprio bello, mi piace, attrae il mio interesse su quelle piccole colonie di muschi o licheni, o semplicemente sporco lasciato dalla pioggia sulle tegole, sembra di vedere un villaggio in miniatura, adesso vedo il campanile, ecco la piazzetta e la casa del parroco...ma non c’è nessuno per le strade, e anche questa immagine è capovolta, un mondo in un mondo anche lui corrotto da questo brutto vizio, ma che bel rosso...
Pensavo allo sporco della pioggia sulle tegole, ma se le nuvole sono sotto chissà da quanto tempo è che dell’acqua non scivola su quella rossa terracotta. Ci sarà stato un tempo in cui i tetti venivano bagnati da forti temporali, magari un tempo lontano.
Io ho il ricordo della pioggia, ne sono sicuro, l’ho vista cadere dall’alto verso il basso, fitta, che ti nasconde da occhi indiscreti, che ti permette di vedere quello che guardi riflesso nelle gocce cadenti tante volte quanta è la pioggia, che se non fai attenzioni rischi di perderti in tutte quelle riproduzioni.
Ho