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Olanda: biciclette, mulini a vento e aringhe.: Soprattutto aringhe
Olanda: biciclette, mulini a vento e aringhe.: Soprattutto aringhe
Olanda: biciclette, mulini a vento e aringhe.: Soprattutto aringhe
E-book100 pagine1 ora

Olanda: biciclette, mulini a vento e aringhe.: Soprattutto aringhe

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Info su questo ebook

Igor Ebuli Poletti è un musicista un intellettuale e un agitatore culturale.
Scrive una guida per visitare un posto dove forse non è mai stato, ma ci ha mandato il suo alter-ego Beda Il Venerabile.
Dissacrante e divertente insieme, tratteggia un luogo che da sempre alimenta il nostro immaginario.
“Una perfetta iconografia dell’Olanda, sempre che ne esista una perfetta, potrebbe essere questa: un gruppo di sessuagenari dalle carni generosamente esposte al vento del mare del Nord che, completamente nudi e in sandali, pedalano in mezzo alla campagna sorpassati, ogni tanto, da Volvo familiari gialle guidate da persone vestite. Su tutti, un immanente, pervicace odore di aringa.
In Olanda tutto è chiaro, bello e buono. Gli olandesi sono molto alti perché hanno sempre guardato più lontano di tanti altri: in Olanda hanno stampato libri quando da altre parti bruciavano, in Olanda hanno accolto persone che da altre parti sarebbero state processate per fatti che non avevano commesso, in Olanda se suoni per strada ti ringraziano e ti danno anche qualche soldo. Quindi, nonostante tutto quello che avete letto fino ad ora, nonostante le aringhe, le cipolle, le Volvo gialle, le dighe, i castelli di sabbia che durano poco perché l’acqua li ricopre subito, accettate un piccolo consiglio; andateci, in Olanda. Vi troverete benissimo”.
LinguaItaliano
EditoreBlonk
Data di uscita6 mag 2019
ISBN9788832587609
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    Anteprima del libro

    Olanda - Igor Ebuli Poletti

    Poletti

    OLANDA:

    biciclette, mulini a vento e aringhe.

    Soprattutto aringhe

    Vacanze olandesi

    È noto che nessuno organizzerebbe mai una vacanza in Olanda a meno che non vi sia costretto, abbia una fidanzata olandese, commerci in semi di papavero o in droga, abbia solo una bicicletta e non abbia voglia di comprarsi una macchina, anche a rate.

    C’è sicuramente anche qualche altro motivo ma bisogna chiederlo a un olandese. Arrivati in Olanda, si sa che si è arrivati in Olanda perché c’è scritto sui cartelli e perché c’è gente in bicicletta. Ovunque. I mulini a vento sono importanti, anche se da qualche decennio del tutto inutili, per lungo tempo sono stati centrali nella percezione dell’Olanda nel resto del mondo ma sono nulla, nella definizione della olandesità, rispetto alle biciclette.

    Il ciclista olandese, ben lungi dall’essere compatibile con quello di un qualunque altro paese europeo o extraeuropeo, ha una altezza media di 8 metri e 50 cm., è invariabilmente biondo, pedala mezzi dal peso medio ponderato di 5 quintali, ha una prole che varia dai 6 ai 15 figli che porta sempre con sè. In bicicletta. Esistono in commercio, in Olanda, appositi cestini porta figli con piccoli servizi igienici embedded, con la possibilità di fare evacuare il bambino o la bambina mentre il padre o la madre pedalano con corrosiva baldanza nel traffico di Amsterdam, o Rotterdam. Che poi il nome Rotterdam voglia dire diga (dam) sul fiume Rotter è una informazione che mi ha sempre destabilizzato, pensavo fosse il nome di un formaggio. Un grande poeta olandese (ne hanno 4 in tutto, sono grandi per forza) Noteboom, diceva che in Olanda tutto sa di formaggio, anche le parole. Secondo me il formaggio è importante ma in Olanda tutto sa di bicicletta.

    La bicicletta olandese

    La bicicletta olandese non è una bicicletta, è un carro armato. Ha nomi leggiadri come Henkel e tinte pastello e rosso ciliegia, ma pesa 560 chili e chi la guida crede di essere su un blindato leggero, lanciato in piena corsa in una radura boschiva piena di pericoli e truppe nemiche pronte ad assalirlo. Spesso associata a un comodo carrettino agganciato alla ruota posteriore, assume, in velocità, l’aspetto di un felino asiatico alla ricerca della sua preda. Il carrellino sbanda vistosamente, falcia passanti, spesso contiene due o tre bambini che vengono lanciati in mezzo alla folla per distrarla, asseconda la pedalata vigorosa del conduttore o della conduttrice. Trattandosi di un mezzo così identitario, non di un semplice mezzo di trasporto ma di una icona del paese, la bicicletta olandese ha un altissimo valore di sociologia applicata alle masse.

    Dimmi che bicicletta usi, ti dirò che olandese sei.

    - bicicletta di settima mano, ridipinta con pennello economico, con sovrabbondanza di decori floreali, con gomme consunte e carrello in legno attaccato con una gomena usata da veliero alla ruota posteriore. Tipico mezzo di ex appartenente a una delle tanti comuni hippy della zona industriale di Amsterdam, il mezzo è solido ma privo di qualsivoglia gadget moderno, ossia prodotto dopo il 1956. Il colore predominante è il verde, spesso arricchito da grossi papaveri gialli iridescenti, per quanto possa essere iridescente il colore giallo.

    - bicicletta di altissimo valore tecnologico, lucida e aerodinamica, un modello che la pone ai vertici della sua categoria. Dotata di bussola elettronica, amperometro, eliporto portatile, cardiofrequenzimetro e collegamento in diretta h24 alla borsa merci di Amsterdam. Di proprietà di manager formatosi negli Stati Uniti, è guardata a vista, quando parcheggiata, da tre guardie armate di origine cingalese. Eh, le ex colonie. Tornano sempre utili, prima o poi.

    - bicicletta con bandierine o bicicletta identitaria

    Un terzo, significativo esempio di bicicletta che avoca a sé l’animo dell’olandese medio, che come ricordato altrove non esiste, è la bicicletta con bandierine o fiets met vlaggen, così descritta nei ricchi cataloghi che ne caldeggiano l’acquisto. Si tratta di una tipologia ben definita, come tale rispettata, e temuta, in tutto il Paese. Mezzo riservato ai ciclisti esperti, può essere assemblata in alcune ore solo se si è olandesi da almeno 5 generazioni. In caso contrario, esplode. Solitamente è di colore giallo, tendente all’arancio: in Olanda tutto tende all’arancio, anche il nero. Dotata di una monoforcella anteriore alimentata con grasso di aringa in una percentuale minima del 16%, dispone di una comoda finta sella Brooks, essendo l’olandese intimamente anglofobo ma, come tutti i fobici, intimamente attratto dall’oggetto della sua fobia. La finta sella è in materiale plastico, di scomodità assoluta, con piccoli agganci laterali per aringhe, il cui grasso verrà utilizzato per lubrificare la monoforcella. Ci sarebbe da chiedersi a cosa serva una monoforcella ammortizzata in un paese in cui la pendenza massima è inferiore ai due centimetri, ma, fatalmente, alcune domande esistono proprio perché non esiste una risposta. Vengono al mondo orfane, e così le lasciamo. Veniamo ora al punto centrale del mezzo, le bandierine; in numero variabile ma mai, per nessun motivo, inferiore alle 67, tali piccoli gonfaloni vengono inastati su 5 barre flessibili in carbonio che si piegano all’aumentare della pedalata. Collocate ai lati del manubrio, rendono la bicicletta una specie di ottopode a pedali che non ha riscontri in nessun altro paese del mondo. Le

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