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La gazzosa “Nigro”
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La gazzosa “Nigro”
E-book122 pagine1 ora

La gazzosa “Nigro”

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L’opuscolo non è soltanto la storia della nascita della produzione della gazzosa e della famiglia fondatrice, ma è il racconto della storia di quegli anni, fatta di duro lavoro e sacrifici per tutti. È un cammino che inizia prima della seconda guerra mondiale, che l’attraversa e che poi la supera mostrando i cambiamenti come l’introduzione della tecnologia, il benessere, il consumismo. 
Un viaggio attraverso anni cruciali per il nostro paese, che ci aprono gli occhi su uno spaccato storico interessante, fatto di tanta povertà ma di amore, solidarietà e senso comunitario.

Luigi Nigro nasce ad Adelfia in provincia di Bari, l’11 settembre 1953, figlio di Antonio, un artigiano produttore di acque gassate, attività ereditata dal padre Luigi. Lavorerà nell’azienda famigliare col padre, da adolescente come coadiuvante, diventando in seguito titolare dell’omonima “ditta Nigro”, fino all’età di trentacinque anni. Nel gennaio del 1989, con pubblico concorso, si impiegherà, con la qualifica di operatore amministrativo, presso la nascente Università degli Studi della Basilicata in Potenza, dove presterà servizio per circa sette anni, con lodevole servizio, per poi trasferirsi all’Università degli Studi di Bari, dove lavorerà per altri tre anni. Laureatosi in Giurisprudenza e acquisita l’abilitazione alla professione di avvocato, si trasferirà, in posizione di comando per poi entrare nei ruoli, alla Corte dei conti presso la Sede di Bari. Diverrà Ufficiale della riscossione e perfezionato in diritto sanitario, con lode, lascerà il servizio, con attestato di benemerenza e lodevole servizio nel 2018, per raggiunti limiti di età.
LinguaItaliano
Data di uscita6 set 2022
ISBN9788830669925
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    La gazzosa “Nigro” - Luigi Nigro

    Nuove Voci

    Prefazione di Barbara Alberti

    Il prof. Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.

    È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile: Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. Sarò tutti i personaggi che vorrò essere.

    Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi

    Non esiste un vascello come un libro

    per portarci in terre lontane

    né corsieri come una pagina

    di poesia che s’impenna.

    Questa traversata la può fare anche un povero,

    tanto è frugale il carro dell’anima

    (Trad. Ginevra Bompiani).

    A volte, in preda a sentimenti non condivisi ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.

    Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.

    Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, Lo Struwwelpeter, il London canino e le vite dei santi.

    Una vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di lady Chatterley. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone. Lo incontrai in corridoio per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un po’ più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i 4 volumi di Guerra e pace, e mi disse: Che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostov.

    Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta la vita, sono capaci di aspettare all’infinito che tu li prenda in mano. Ognuno di noi ama i suoi scrittori come parenti, ma anche alcuni traduttori, o autori di prefazioni che ci iniziano al mistero di un’altra lingua, di un altro mondo.

    Certe voci ci definiscono quanto quelle con cui parliamo ogni giorno, se non di più. E non ci bastano mai. Quando se ne aggiungono altre è un dono inatteso da non lasciarsi sfuggire.

    Questo è l’animo col quale Albatros ci offre la sua collana Nuove voci, una selezione di nuovi autori italiani, punto di riferimento per il lettore navigante, un braccio legato all’albero maestro per via delle sirene, l’altro sopra gli occhi a godersi la vastità dell’orizzonte. L’editore, che è l’artefice del viaggio, vi propone la collana di scrittori emergenti più premiata dell’editoria italiana. E se non credete ai premi potete credere ai lettori, grazie ai quali la collana è fra le più vendute. Nel mare delle parole scritte per esser lette, ci incontreremo di nuovo con altri ricordi, altre rotte. Altre voci, altre stanze.

    Ai miei figli Antonio e Marcella

    La memoria è il diario che ciascuno di noi porta sempre con sé.

    Oscar Wilde

    Nota dell’autore

    Un giorno incontrai per caso il caro amico prof. Gerardo Torres, storico delle origini e tradizioni locali e non solo, attento e arguto cultore della materia, gli chiesi, come mai nella storia di Adelfia, visti qualche libro che ne riporta le tradizioni, usi e costumi, nessuno ricordava la gazzosa.

    La famiglia Nigro per cento anni era stata nel settore delle acque gassate, dove mio nonno Luigi poteva considerarsi quale uno dei primi industriali di quei tempi, (in realtà, oggi come allora era un artigiano).

    Lui mi disse di scrivere qualcosa in merito, capii allora che solo la scrittura poteva riportare in luce le vecchie tradizioni o almeno conservarne il ricordo, così mi sono dedicato alla stesura del presente opuscolo.

    L’ho voluto perché resti in memoria dei miei nipoti e delle generazioni a venire, quale era stata la nostra attività artigianale, considerato che ne ritengo difficile un ritorno, magari lo auspico, in modo migliore del nostro trascorso, un ritorno moderno alle nostre origini.

    Concludendo, tra tutte le vecchie attività artigianali, c’era la nostra fabbrica di acque gassate come riporta ancora la licenza della Camera di Commercio. E non essendo stati noi, i soli gazzosai, ho ritenuto doveroso ricordarne i sacrifici e la dedizione di tutte le generazioni passate che hanno dedicato la loro vita a questo antico mestiere.

    Grazie Professore, per lo stimolo che hai saputo darmi, a cui devo la presente narrazione.

    INTRODUZIONE

    Nel 1889, mio nonno Luigi, iniziava la sua attività di acquaiolo, dopo non molto tempo, diventava gazzosaio, adeguandosi ai tempi che cambiavano.

    Per cento anni abbiamo esercitato questa attività, per poi, con la scomparsa della gazzosa e delle altre bibite artigianali, ritornare alle origini.

    Alle origini perchè, io, come nonno Luigi, ero diventato un acquaiolo con l’avvento dell’acqua minerale, sempre più richiesta negli ultimi tempi.

    Oggi, nuovi acquaiuoli sono anche i Comuni, dato che forniscono acqua gassata e naturale in postazioni spesso poste in larghi spazi di facile accesso, ad Adelfia nei pressi del parco Berlinguer.

    Mio nonno, mio padre ed io, per tre generazioni, siamo stati fornitori di bevande in Adelfia, provincia di Bari, e circondario, grazie sopratutto all’ausilio delle nostre famiglie.

    In particolare delle nostri mogli che, hanno lavorato e collaborato, con la stessa passione e impegno e che senza di loro, non avremmo potuto realizzare qualche soddisfazione che il lavoro ci ha dato e ci ha permesso di vivere dignitosamente.

    A distanza di cento anni, esattamente nel Gennaio 1989, chiudevo l’azienda, non ero più artigiano ma commerciante e prevalentemente di acque minerali.

    Il commercio oggi, non più come ieri, ha bisogno, almeno nel nostro settore, di un forte impulso industriale, cosa che ci è mancato.

    Le grandi marche, le multinazionali hanno contribuito a far chiudere molte delle nostre attività artigianali.

    I vecchi artigiani, per la maggior parte, sono diventati commercianti e molti altri hanno dovuto prendere altre vie, come io stesso ho dovuto fare.

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