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L'incantesimo della Luna Blu
L'incantesimo della Luna Blu
L'incantesimo della Luna Blu
E-book272 pagine3 ore

L'incantesimo della Luna Blu

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Info su questo ebook

Il biondo Eddy o il bruno Victor? Chi, dei due stranieri, è destinato a conquistare il cuore di Cassandra? E riuscirà, la giovane, a spezzare una faida che dura da millenni, annullando l’oscura maledizione che la riguarda?
La vita della giovane Cassandra, che vive in un’isola remota, viene sconvolta da un rituale magico fatto per gioco da lei e dalle sue quattro amiche. Da quel giorno dovrà fare i conti con la sua discendenza e la maledizione che lega la sua famiglia alla Cassandra del mito greco. Il potere della chiaroveggenza le donerà visioni che la metteranno in situazioni difficili, derivanti dall’impossibilità di essere creduta.
Morti misteriose, tradimenti e un triangolo amoroso tra lei e due stranieri, Eddy e Victor, giunti inaspettatamente sull’isola scatenerà, renderà complicato il suo viaggio alla ricerca del suo passato, costringendola a confrontarsi con le sue emozioni e scatenando forze ancestrali legate al rituale della Luna Blu.
Nemmeno le sue amiche, però, se la caveranno meglio, infatti anche loro scopriranno di possedere dei poteri e di dover abbracciare un destino che non avrebbero mai immaginato per se stesse.
Riuscirà Cassandra a scoprire il suo ruolo in tutta la faccenda e spezzare una faida che dura da millenni?
LinguaItaliano
Data di uscita9 giu 2019
ISBN9788833282800
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    Anteprima del libro

    L'incantesimo della Luna Blu - Irma Ciciriello

    Cover

    Capitolo 1

    Cassandra camminava a passo spedito per le strade deserte della cittadina. Il vento la faceva rabbrividire e le scompigliava i capelli che le frustavano il viso. Nascondendo il volto nella giacca a vento e tenendo le mani in tasca, percorreva la strada chiedendosi perché mai fosse uscita di casa. Non riusciva a ricordare un autunno più freddo di quello e non vedeva l’ora di ritrovarsi al chiuso. Da quasi tre giorni era scesa una fitta nebbia, lasciando il paese cieco. Scivolava lenta, quasi volesse tastare ciò che incontrava. Cassandra ebbe un brivido che la riempì d’inquietudine. Sull’isola la nebbia era inusuale e risvegliava in lei sensazioni spiacevoli.

    L’orologio del municipio rintoccò le sette di sera, incoraggiando gli ultimi ritardatari a rientrare nelle proprie case. Cassandra sapeva che, dietro le finestre socchiuse, occhi indiscreti sbirciavano. In questo modo, il giorno seguente notizie riservate avrebbero fatto, non si sa come, il giro del paese. Questo, e molto altro, era quella piccola cittadina posta su un’isola chiamata Trivia.

    Il numero degli abitanti era così irrisorio da permettere a ciascuno di loro di ricavare il proprio albero genealogico semplicemente chiedendo agli anziani. Ogni attività commerciale era stata tramandata di generazione in generazione e ognuno era imparentato, in qualche modo, con tutti gli altri.

    Da quest’isola o si scappa o si muore! pensò Cassandra, scoraggiata.

    La vita era sempre uguale: come in una rete, i movimenti erano limitati e non c’era alcuna via di fuga. I pochi fortunati che riuscivano ad andarsene andavano incontro allo stesso destino: non rimettevano più piede sull’isola, oppure facevano ritorno per una sola settimana ogni sei mesi. Questo permetteva agli abitanti di Trivia di sentirsi protetti dal resto del mondo.

    Una grande nave dalle vele azzurre attraccava regolarmente, portando i rifornimenti necessari. La Prometeo era l’unico collegamento tra l’isola e la Terra Ferma. Il suo arrivo risvegliava il paesello e gli abitanti festeggiavano il ritorno dei propri congiunti.

    Cassandra pensava a come tutto questo la soffocasse. Per fortuna aveva il mare! Cristallino, pulito, invitante: una distesa immensa di calma e tranquillità. A volte le bastava osservarlo per sentirsi piena di forza e serenità. In altre occasioni, soprattutto nelle giornate ventose, il movimento violento e potente delle onde la irritava. In quei giorni temeva di restare bloccata in quel luogo, di non poterne mai fuggire, come se il mare in tempesta le togliesse qualsiasi opportunità. Come se le venisse negata la libertà di decidere del suo destino. Come se tutto fosse già stato stabilito e a nessuno interessasse la sua opinione. Come se, per quanto ci provasse, nulla potesse mai cambiare. Andrò via di qui, un giorno… Prima o poi.

    Il telefono iniziò a squillarle nella tasca dei jeans, riscuotendola dai suoi pensieri.

    «Pronto?»

    «Sei in ritardo! Quanto ancora dovremo aspettarti?»

    Cassandra sospirò rumorosamente. «Sto arrivando, Sissi. Ci sono quasi.»

    «Bene. Altri cinque minuti e poi inizieremo senza di te!»

    La comunicazione s’interruppe all’improvviso.

    «Non la sopporto quando fa così!» borbottò Cassandra tra sé, irritata.

    Elizabeth, detta Sissi, era la sua migliore amica sin dall’infanzia. Cresciute insieme come sorelle, dal loro primo incontro non si erano più separate.

    Avvicinandosi alla scuola, quel lontano primo giorno, Cassandra si era accorta che l’attenzione di tutti era concentrata su una bimbetta dai lunghi capelli biondi, che avanzava, spedita ed elegante, lungo lo stretto viale d’accesso alla struttura. Era rimasta conquistata dalle fossette che le si aprivano agli angoli della bocca quando sorrideva e si era presentata.

    «Ciao, io sono Sissi», aveva risposto l’altra, abbracciandola. «Noi due saremo grandi amiche.»

    Aveva mantenuto la promessa.

    Sissi riusciva in ogni cosa che si proponesse di fare. Ammirata da grandi e piccini, lasciava una scia di cuori infranti ovunque passasse e ne era consapevole. La sua figura slanciata e i capelli biondi, lunghi sino alla vita, contribuivano a renderla irresistibile. Gli zigomi alti e i grandi occhi di un bel verde smeraldo completavano il quadro. Tutto in lei suggeriva perfezione e per Cassandra il confronto era sempre deludente. Non le piaceva quando le loro figure si riflettevano l’una vicina all’altra, non amava il proprio aspetto. Bassa, snella – ma non quanto Sissi – occhi castani e capelli rossi e mossi, le sembrava di essere il ritratto dell’imperfezione. Erano soprattutto i capelli a darle noia: tagliati a caschetto per seguire la moda del momento, non riusciva a tenerli in ordine.

    Cassandra si strinse nella giacca sollevando il colletto e proseguì spedita verso la casa di Bianca.

    Con il passare degli anni la sua amicizia con Sissi si era estesa ad altre compagne. Bianca era stata la prima a unirsi a loro: insieme si divertivano, rincorrendosi fino a restare senza fiato. I loro preferiti erano i giochi di magia. Crescendo, li avevano elaborati in un’attività più raffinata. Cassandra ridacchiò ricordando quando Eloise, presa dall’euforia, tentando un incantesimo si era accidentalmente data fuoco alle sopracciglia. O quando aveva esagerato con il nitrato di sodio, rubato dal laboratorio di chimica a scuola, e la sua pozione era esplosa, allagando la cucina di Bianca.

    Crescendo, la fase magica era diventata un intrattenimento che consentiva loro di evadere dalla monotonia della cittadina. A parte questo, le loro serate trascorrevano chiacchierando di ragazzi, vestiti, libri e trucchi, come qualsiasi adolescente.

    Il telefono vibrò di nuovo nella tasca dei jeans. Era Sissi che le inviava l’ennesimo messaggio: "MUOVITI!"

    Esasperata, Cassandra accelerò il passo. Già da lontano vide che Sissi era sulla soglia ad attenderla con le braccia incrociate e un piede che batteva il tempo dell’impazienza. Inspirò profondamente prima di affrontare la sua amica.

    «Finalmente! Non sto più nella pelle! Questa sera c’è in programma una cosa folle!»

    Il sorrisino furbo dipinto sul volto di Sissi fece rabbrividire Cassandra. Ogni tanto la sua amica perfetta le faceva paura.

    «Eccomi, ci sono! Non rimproverarmi: mia madre è stata insop… Ehi, aspetta un momento. Cosa intendi per folle

    «Vedrai!» rise l’amica, trascinandola in casa.

    Una brutta sensazione fece sì che a Cassandra si contraesse lo stomaco, un’energia negativa che la immobilizzò. All’improvviso tutto le parve sbagliato. Qualcosa le diceva che non avrebbe dovuto essere lì.

    Non era la prima volta che le capitava. Già in passato aveva avuto a che fare con strani presagi; sensazioni sporadiche, che si erano intensificate nell’ultimo mese. Decise di fidarsi della ragione, fece un respiro profondo e seguì di buon grado l’amica, anche perché non voleva essere trascinata in casa come una bambina piccola.

    Il chiacchiericcio che proveniva dal salotto le suscitò un sorriso. Quelle erano le sue amiche, insieme a loro si sentiva protetta.

    I curiosi manufatti appesi alle pareti del lungo corridoio attirarono l’attenzione di Cassandra. Non era certo la prima volta che li vedeva, ma in quel momento le parvero lugubri e le fecero venire la pelle d’oca. Non riusciva a capire come Bianca potesse vivere con quegli oggetti sempre in bella vista. Ovviamente la casa non apparteneva alla sua amica, bensì a sua zia Gloria, che era sempre in viaggio. Quella casa rappresentava per lei un rifugio e l’arredamento dipendeva solo in minima parte dalle scelte della ragazza, che viveva lì da quando i suoi genitori erano morti, anni prima. La zia, l’unica parente sull’isola, le aveva permesso di vivere lì.

    Il ricordo dell’incidente si presentò alla mente di Cassandra. In auto con i genitori, Bianca le aveva salutate dal finestrino. Aveva uno sguardo triste. Il giorno prima Cassandra aveva avuto un brutto presentimento e l’aveva riferito all’amica, ma lei, infastidita, l’aveva liquidata con superficialità. Durante il tragitto di ritorno, una volpe era comparsa nel fascio di luce dei fari dell’auto. Il padre di Bianca, che era alla guida, aveva perso il controllo e il veicolo si era scontrato con l’auto che viaggiava in senso opposto, finendo poi in un fossato, molti metri più avanti. I genitori di Bianca erano morti nell’impatto, mentre lei ne era uscita illesa.

    Da quel giorno i rapporti tra le due amiche non erano più stati come prima. Ce l’ha ancora con me. Crede che sia colpa mia, pensò Cassandra, intristita.

    «Finalmente!» sorrise Sissi. «Ora che ci siamo tutte possiamo iniziare.»

    «Dobbiamo sbrigarci», dichiarò Bianca, preoccupata. «Ilda potrebbe arrivare da un momento all’altro con la cena. Sapete com’è fatta.»

    Sissi fece un gesto di impazienza. «Non capisco perché debba sempre venire a ficcanasare. Potrebbe anche restarsene a casa sua, qualche volta.»

    «Non dire così! Ilda è una cara persona, è quanto di più vicino a una famiglia, per me. Oltre a voi, naturalmente, ma sii gentile con lei, d’accordo?»

    Sin dalla morte dei genitori di Bianca, Ilda si era presa cura di lei come una seconda mamma. I capelli, una volta ramati, erano ormai diventati grigi e le fatiche di una vita solitaria iniziavano a farsi sentire. Così, a volte, i loro ruoli si invertivano ed era Bianca a occuparsi di lei.

    Sissi si sentì una stupida per ciò che aveva detto. Non era sua intenzione offendere la sua amica e per qualche secondo calò il silenzio.

    «Dai, non roviniamoci la serata! Sai che Sissi diventa impaziente quando ha un nuovo gioco tra le mani!»

    «Senti da che pulpito! Miss Fiammetta, la regina delle impazienti!»

    Le tre ragazze iniziarono a discutere su chi di loro avesse il carattere peggiore. Eloise e Cassandra le guardavano, chiedendosi stupite come riuscissero a trasformare un commento in una discussione accesa che poteva prolungarsi per ore. Cassandra perse la pazienza.

    «Silenzio, basta così. Mi avete fatto accorrere qui con questo tempaccio per spiegarmi la vostra fantastica idea. Adesso che sono qui, volete passare tutta la serata a litigare?»

    «Cassia ha ragione», disse Sissi, chiamandola con il consueto diminutivo. «Eloise, va’ a prendere candele e fiammiferi. Fiammetta, tu porta qui la bacchetta di sambuco e l’acqua benedetta.»

    «Oh, bene. Adesso arriva anche Silente e ci impartisce una vera lezione di magia!»

    La battuta di Cassandra fece innervosire Sissi, che la guardò con aria truce.

    «Come sempre, sei una gran spiritosa», disse, allontanandosi.

    Fiammetta incrociò le mani con fare sognante. «Sì, sì, arriva Silente sul suo cavallo bianco», sospirò.

    Cassia la osservò, divertita.

    «Fiammetta! Non ti ci mettere anche tu!» sbottò Sissi, che iniziava a spazientirsi, ma Cassandra non riuscì a trattenere le risa.

    «In Harry Potter non ci sono i cavalli.»

    «Invece sì», disse Fiammetta agitando i capelli, fiammeggianti come il suo nome. «Ci sono anche gli unicorni, se è per questo.»

    «Certo, ci sono gli unicorni e ogni genere di strano animale, ma non il semplice, normalissimo cavallo bianco di un principe azzurro. Ti confondi con la favola della bella addormentata.»

    «Non è possibile. Papà ce lo ha letto la settimana scorsa.»

    Fiammetta non si arrendeva, cercava disperatamente di ricordare.

    A toglierla dall’imbarazzo intervenne Eloise: «Silente è vecchio. Perché non Piton? Bello, tenebroso, con quegli occhi da cucciolo…»

    Le amiche la guardarono inorridite. Era la più eccentrica del gruppo e anche la più infantile. I suoi occhi color ghiaccio e il piccolo neo sopra il labbro superiore incantavano al primo sguardo, suscitando tenerezza e rendendola immediatamente simpatica.

    Cassandra si chiese per l’ennesima volta cosa avesse in comune con loro. Erano le amiche migliori che potesse desiderare, eppure le causavano dei complessi di inferiorità che le stringevano lo stomaco. Ricacciò i pensieri in un angolo buio della sua mente e decise di godersi il momento.

    «Eloise», disse seria, avvicinandosi alla ragazza. «Esci da questo corpo, demone! Lascia la mia amica!» declamò con enfasi, tenendole le mani sospese sopra la testa.

    Eloise la ignorò: «A proposito: avete sentito? Presto arriverà l’ultimo libro della saga», disse tutta infervorata.

    «Oh, ti prego, non iniziare.» Cassandra si coprì il viso con una mano. Non sopportava quando le sue amiche partivano in quarta a discutere di libri che nel resto del mondo erano usciti molti anni prima. «Basta! È chiaro che hai una cotta per Piton, ma sappi che alla fine muore!»

    Le altre la guardarono stranite. Nessuna di loro aveva ancora letto l’intera saga.

    «Uffa, Cassia, devi imparare a non rivelare la trama agli altri!»

    «È la verità.»

    «Piton non può morire! Tu non l’hai ancora letto, che vuoi saperne?»

    Cassandra non poteva contraddirla. Da sempre leggevano i libri nello stesso momento. La loro scorta era molto limitata, dato che dovevano attendere che lo zio di Loris, un loro compagno di classe, portasse le novità dalla Terra Ferma. Se potevano avere libri sempre nuovi dovevano ringraziare lui.

    Cassandra si divertiva a stuzzicarla e, cercando di restare impassibile, continuava a mantenere la sua tesi. «Lo so e basta.»

    «Uffa», borbottò Eloise. Poi mise il broncio e chiuse la bocca.

    Come se non fosse successo niente, Sissi continuò imperterrita con il programma della serata. Seduta sullo sgabello vicino al bancone, era concentrata nella lettura di un vecchio libro.

    «Bianca, prendi una ciotola dalla cucina. Dove ci sistemiamo? Qui, o nell’altra stanza?»

    «Scherzi, vero? Qui, ovvio. Se dovesse succedere qualcosa ai libri in biblioteca, mia zia mi scorticherebbe viva!»

    Cassandra si avvicinò a Sissi, sperando di riuscire a farsi rivelare qualcosa.

    «Si può sapere che cosa volete fare?»

    «Oh, Dei. Rilassati. Aiutami con questa bacinella», sbuffò l’altra.

    Cassandra si sentiva sempre più nervosa, terrorizzata dalle macchinazioni di Sissi. Normalmente era conciliante, sempre disponibile ad assecondare i passatempi delle sue amiche. In questa occasione tuttavia, l’inquietudine non la abbandonava.

    «Pronte?», chiese Sissi. «Facciamo un cerchio con le candele e sediamoci all’interno.»

    «Sissi, ti supplico, vuoi dirmi che succede?»

    «Shhh, fammi concentrare, tutto deve essere perfetto.»

    La ragazza continuò a dare ordini: fece sistemare la bacinella al centro del cerchio e, accanto, una ciotola più piccola. Mise al suo posto il bastone di sambuco e prese una boccettina di acqua che tutte riconobbero come una di quelle vendute al Tempietto.

    Fiammetta si avvicinò a Cassandra, che ne approfittò per bloccarla.

    «Fiammetta, sputa il rospo.»

    L’altra si abbassò e, sussurrando, per non farsi sentire dalle altre spiegò: «D’accordo. L’altro giorno la mamma di Sissi è andata al Tempietto e ha portato indietro, come souvenir, una boccetta di acqua benedetta. Sissi ha deciso di recitare un rituale per predire il futuro; ha trovato la formula oggi pomeriggio, su un vecchio libro di sua nonna. Serve l’acqua benedetta. In realtà», aggiunse dopo un istante di esitazione, «la formula non è completa, ma sai com’è fatta Sissi. Non è contenta se non prova.»

    Cassandra era furiosa con la sua amica. Avrebbe voluto potersi collegare immediatamente a internet e trovare informazioni su quanto fosse pericoloso eseguire rituali senza avere una guida precisa, dopo di che avrebbe potuto sbattere la verità in faccia a Sissi. Invece le toccava aspettare il mercoledì successivo per potersi connettere e verificare la sua ipotesi, ma allora avrebbe potuto essere troppo tardi.

    La cosa, infatti, di cui tutti gli abitanti dell’isola sentivano la mancanza era la tecnologia. La maggior parte degli strumenti era inutilizzabile, o funzionante solo per brevi periodi, a causa della Somma Sacerdotessa e delle sue seguaci, i cui poteri interferivano con gli apparecchi elettronici. Il mercoledì era il giorno in cui, d’accordo con le Sacerdotesse, la scuola metteva a disposizione degli studenti una buona connessione.

    Le Signore della Luna erano le sacerdotesse del tempio di Enamar, consacrato alla dea Luna, chiamata anche Selene. Il loro tempio era ben nascosto in una fitta foresta nella zona nord dell’isola, lontana dalla cittadina. Gli anziani sostenevano che la Somma Sacerdotessa avesse poteri di chiaroveggenza e che le sue visioni si avverassero sempre.

    Cassandra scosse il capo: per lei non si trattava che di superstizione. La sua amica era uscita completamente di senno.

    «Che cosa? È impazzita?»

    Arrabbiata per l’irresponsabilità di Sissi, ma soprattutto perché l’amica aveva voluto lasciarla all’oscuro di tutto, la apostrofò: «Si può sapere perché vuoi correre il rischio di praticare questo rituale?»

    «Uffa, oggi sei così…» sbuffò Sissi, lanciandole un’occhiataccia. Poi emise un profondo sospiro di rassegnazione. «Oggi, in soffitta, tra gli scatoloni della nonna, ho trovato un vecchio libro tutto rovinato; sembra sia sopravvissuto a un incendio. Il titolo non è leggibile, ma mi è parso un libro di incantesimi. Credo che sia appartenuto a una sacerdotessa.» Man mano che parlava, s’infervorava. «Ho iniziato a leggerlo, fino a che ho trovato questo rituale per predire il futuro e ho sentito l’impulso a metterlo in pratica, così eccoci qui. L’unico problema è che la pagina è bruciacchiata, ci sono dei punti che non si leggono. Pazienza, andremo a intuito.»

    Nell’ascoltare la spiegazione, Cassandra sentì la rabbia mescolarsi alla paura. È impazzita definitivamente. Ha battuto la testa e noi non ne sappiamo nulla. Si è venduta al lato oscuro e noi non ce ne siamo accorte.

    «Sissi! Ti sei fumata il cervello? È vero che non crediamo realmente alla magia, ma mai e poi mai avrei creduto che tu potessi sfidare le sacerdotesse!»

    «Oh, Dei, che vuoi che sia. Come puoi pensare che funzioni? Sono cose che facciamo sempre, mi dici che ti prende oggi?»

    «Ho un brutto presentimento. Non dovremmo farlo.»

    La morsa che le attanagliava le viscere non smetteva di stringere. Non l’abbandonava da quando era entrata in casa. No, non dobbiamo fare questo rituale. È sbagliato.

    Sissi le mise le mani sulle spalle. «Cassia, sei la mia migliore amica, ma quando inizi a dire certe cose vorrei davvero…»

    Come suo solito, lasciò la frase a metà e se ne andò impettita. Diede sfogo alla sua rabbia dando ordini alle altre.

    Fiammetta accese le candele mentre Bianca spegneva le luci. Sissi si mise di fronte ai due contenitori. Come seguendo un copione prestabilito, Cassandra si sedette alla sua destra, subito dopo Eloise e Fiammetta fecero altrettanto. Bianca chiuse il cerchio.

    Cassandra vide Sissi concentrarsi, prendendosi un minuto di raccoglimento prima di iniziare. Le sembrò un atteggiamento esagerato e fin troppo esibizionista persino per lei. Sissi riempì la ciotola con l’acqua benedetta; mentre il liquido cadeva nel recipiente il cuore di Cassandra iniziò a battere più velocemente. Ogni gesto della sua amica la paralizzava sempre di più.

    Ho paura e non so perché.

    «Oh, Madre Luna benedici in nostri passi.

    Quest’acqua sacra risplenda della tua gloria

    e come figlie nate dalla tua luce,

    svelaci il nostro futuro!»

    Le parole di Sissi fecero scendere dei brividi lungo la schiena di Cassandra. In cuor suo sentiva che c’era qualcosa di sbagliato. Un presentimento, un pericolo, qualcosa stava per accadere.

    No, non dovrebbe essere così, manca qualcosa.

    La ragazza alzò il tono della voce, sempre più eccitata e coinvolta mentre sul suo volto si dipingeva una strana espressione. Forse anche lei percepiva l’energia sprigionata dal quel rituale.

    Non dovrebbe essere così. Non sono pronta, non ancora, non voglio!

    «Grande Madre, rivela il tuo potere!

    Tu ci vedi, ci hai visto e ci vedrai,

    mostraci il tuo sapere, benedici le nostre azioni,

    illuminaci e dissetaci con il potere della

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