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Baci alla francese: Harmony Collezione
Baci alla francese: Harmony Collezione
Baci alla francese: Harmony Collezione
E-book161 pagine2 ore

Baci alla francese: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Jane Vaughan, in vacanza nel sud della Francia per qualche giorno, accetta l'invito di Xavier Salgado-Lézille a trascorrere un weekend come sua ospite sull'isola che possiede. I due si sono appena conosciuti, ma tra loro è nato immediatamente un forte feeling che si trasforma in fretta in qualcosa di più intimo. Giunto il momento di tornare in Inghilterra, Jane capisce di essersi innamorata di Xavier malgrado tutti i suoi sforzi perché ciò non accadesse. Lui è un noto playboy, e il suo cuore non potrà mai essere di una sola donna.
LinguaItaliano
Data di uscita11 apr 2016
ISBN9788858948224
Baci alla francese: Harmony Collezione
Autore

Abby Green

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Baci alla francese - Abby Green

    mesi.

    1

    Prima, quello stesso giorno.

    Jane Vaughan vagabondava sul molo affollato, una ruga che le solcava la fronte al di sopra degli occhiali da sole. Non riusciva a identificare il battello in partenza per le isole fra le molte barche con il motore già acceso.

    Imbattersi in quello sconosciuto doveva averle confuso ancora di più le idee. Scosse la testa. Non era mai stato il tipo di donna da fantasticare per una intera notte su un uomo che aveva incrociato per pochi secondi, tuttavia un'ondata di calore le lambì il corpo mentre immagini del fisico alto e muscoloso e del viso dai lineamenti spigolosi riapparivano nella sua mente, così vivide che il tizio avrebbe anche potuto essere in piedi davanti a lei in quel preciso istante. Di nuovo Jane scosse la testa, questa volta nel tentativo di liberarsi da quei ricordi. Davvero, non era un comportamento che le era proprio.

    Scelse un varco a caso, e si unì alle persone in attesa di salire a bordo. Giunta accanto all'uomo che gestiva l'imbarco, chiese nel suo francese stentato se quello era il battello in partenza per le isole. L'addetto annuì e borbottò qualcosa che lei non capì. D'altra parte, si disse, se anche non fosse arrivata dove prevedeva di arrivare, avrebbe vissuto il tutto come un'avventura. Era in vacanza, non aveva organizzato a puntino tutti i dettagli. Il suo unico scopo era quello di rilassarsi un po'.

    Una volta a bordo, si accomodò su un sedile libero, la fresca brezza che le accarezzava le spalle e le gambe nude. Il vestito decisamente ridotto dai brillanti colori che le lasciava scoperta la schiena era un regalo della sua amica Lisa, acquistato proprio con lo scopo di far risaltare la sua figura perfetta.

    Spinse gli occhiali sopra la testa, offrì il viso al sole e, per la prima volta da quando era arrivata in Costa Azzurra una settimana prima, provò un vera sensazione di libertà e benessere. Non si sentiva sola, nonostante la mancanza di Lisa. La sua amica avrebbe dovuto essere lì e ospitarla nella villa della sua famiglia, ma all'ultimo minuto suo padre era stato ricoverato in ospedale con la diagnosi di un attacco cardiaco, ed era stato deciso di sottoporlo a un delicato intervento chirurgico.

    «Se rinunci anche tu al viaggio mi sentirò in colpa per il resto della mia vita» aveva obbiettato Lisa quando lei le aveva manifestato la sua intenzione di non partire. «E poi, ci farai un favore. Sono mesi che la casa è chiusa, è necessario arieggiare gli ambienti.»

    «Ma io non posso lasciarti proprio quando hai più bisogno di me!»

    «Ascolta, tu conosci la mia famiglia, saremo in tanti in ospedale» aveva insistito Lisa. «I medici sono sicuri che papà se la caverà. Restando qui riuscirai solo a darmi un dispiacere, e sai benissimo cosa intendo.»

    Quello che Jane sapeva era che Lisa aveva solo cercato di essere coraggiosa, perché la prognosi del padre non era poi così rosea ma, proprio per non sottoporre l'amica a ulteriori tensioni, infine si era arresa. Inoltre era vero, c'era ben poco che potesse fare. Lisa aveva una madre fantastica, quattro sorelle e tre fratelli, lei avrebbe finito solo per essere d'intralcio. Uno dei fratelli poi la sottoponeva da tempo a una corte serrata, Dominic, un bravo ragazzo anche se un po' bizzarro.

    Jane si alzò e si avvicinò alla battagliola, le lenti scure di nuovo al loro posto per proteggerle gli occhi dai raggi del sole. Alzò lo sguardo e si rese conto che ormai la barca era nelle prossimità di un'isola. Guardandola un brivido le accapponò la pelle, come se qualcuno le avesse lasciato scorrere un dito lungo la schiena. Sorgeva dall'acqua maestosa, le lunghe spiagge bianche che mitigavano la durezza delle sue coste di pietra. Casette pittoresche circondavano il piccolo porto. Era bellissima.

    Una volta sul molo, Jane aspettò istruzioni insieme agli altri passeggeri, e ancora una volta la sua mente tornò a vagabondare su un territorio pericoloso. Cercò di resistere, ma il desiderio di rivivere gli eventi del giorno prima, quell'incandescente momento trascorso per la strada, era troppo forte.

    Spinta da una sensazione di claustrofobia, si era sottratta alla folla assiepata nella zona pedonale e per puro caso si era incamminata lungo una deliziosa via quasi del tutto deserta. Aveva cercato la targa con il nome per capire dove si trovasse. Con la cartina aperta, nel tentativo di camminare e leggere contemporaneamente, non si era accorta di un angolo. All'ultimo istante aveva alzato la testa, ma non era riuscita a evitare l'impatto con un muro.

    Solo che non doveva essersi trattato di un muro, perché un muro non avrebbe teso le braccia per afferrarla e sorreggerla.

    Aveva lasciato cadere la carta stradale. Il suo sguardo si era soffermato su un torace ampio e possente, e poi era risalito, fino a focalizzarsi sul paio di bellissimi occhi verdi che brillavano su un viso dalla pelle abbronzata.

    Solo dopo qualche istante aveva realizzato di essersi aggrappata ai suoi bicipiti, nel tentativo di non perdere l'equilibrio. A quella consapevolezza si era accompagnata la sensazione data dai muscoli guizzanti sotto le sue dita, e poi un piacere intenso e nuovo le aveva percorso il corpo inducendola a sgranare gli occhi.

    Lo sconosciuto aveva guardato le sue labbra, e lei si era sentita leggera, quasi fuori dal suo corpo, quasi come se non fossero stati in una strada deserta e secondaria, quasi come se il tutto non stesse davvero accadendo.

    L'incantesimo era stata spezzato da una voce acuta. Con un supremo sforzo Jane aveva distolto la sua attenzione e si era voltata verso una bionda che correva verso di loro, urlando incomprensibili parole in francese.

    L'uomo aveva stretto le mani sulle sue spalle per un secondo, poi era sparito dal suo campo visivo per tornarci subito dopo, con un sorriso sulle labbra e la cartina stradale in mano. Lei l'aveva presa ma, prima di riuscire a mormorare qualche parola di scusa, la bionda aveva attratto l'attenzione dello sconosciuto, mostrandogli l'orologio con enfasi esagerata.

    Così lui si era allontanato.

    Era rimasta immobile, ancora in preda a una sensazione così forte da farle male. Aveva sentito un formicolio alle labbra, quasi lo sconosciuto le avesse toccate e non solo guardate. Era rimasta in quello stato solo per pochi secondi, ma a lei erano sembrate ore. Ore in cui il sorriso beffardo dell'uomo, quasi una manifestazione della consapevolezza dell'effetto che stava avendo su di lei, era tornato a materializzarsi nella sua mente una volta e una volta ancora.

    Con uno sforzo si sottrasse al suo sogno a occhi aperti e seguì gli altri turisti fino a un piccolo bus. Non avrebbe più pensato a quell'uomo, decise. Non avrebbe più indugiato su quella fantasia che invece tornava di continuo dal giorno prima, loro due seduti accanto a un tavolo per condividere una cena molto intima, le deboli fiamme della candele che oscillavano, quegli spettacolari occhi verdi fissi nei suoi.

    Ignorando un fremito, salì sul pullman, prese posto e si rivolse a una giovane coppia seduta dall'altro lato del corridoio. «Scusatemi, potete dirmi dove siamo?»

    La donna si sporse verso di lei. «Mia cara, questa è Lézille Island, ma dovresti saperlo dato che hai viaggiato sul battello dell'albergo... Non sei un'ospite?» domandò con forte accento americano.

    «No, non sono ospite dell'albergo» replicò Jane. «Credevo che fosse una barca in servizio regolare fra la costa e le isole...»

    Confusa, ricordò di aver chiesto all'impiegato se quella era la barca che conduceva alle isole, les îles in francese. La pronuncia di Lézille era identica, ecco perché l'uomo l'aveva spinta sul battello senza nemmeno chiederle il biglietto!

    «Non preoccuparti» riprese l'altra donna agitando una mano in aria, «non dirò niente a nessuno. Stai solo facendo una gita gratis, ecco tutto.»

    Jane sorrise debolmente. Odiava quel tipo di sotterfugi, però dopotutto non era un gran problema. Poteva sempre offrirsi di pagare il biglietto una volta tornati in albergo.

    La donna le spiegò che la prossima tappa sarebbe stata un'azienda vinicola per degustare i vini locali e poi avrebbero assistito a una esibizione di volo acrobatico.

    Il vigneto era molto esteso, e la visita con la spiegazione di tutte le fasi di produzione del vino si rivelò più interessante di quanto Jane avesse supposto. Il nome dell'azienda stampato sulle etichette delle bottiglie, lo stesso dell'isola, le sembrò in qualche modo familiare.

    «Sapevi che il proprietario dell'isola è un milionario che vive in quel castello?» le domandò la donna con la quale aveva parlato sul bus indicando un edificio massiccio che si ergeva in lontananza, e che aveva tutta l'aria di un antico maniero.

    Jane si voltò verso di lei. «No, non lo sapevo» rispose.

    «Bene, apparentemente possiede anche metà della costa» riprese l'altra donna con tono cospiratorio. «È un uomo molto riservato, concede solo raramente ai turisti di visitare il castello... Si raccontano tante leggende...» Ma non ebbe il tempo di aggiungere altro perché il suo fidanzato la prese per mano e la condusse a vedere qualcosa.

    Dopo un altro breve tragitto in pullman, arrivarono in un grande prato verde, punteggiato da fiori multicolori, con una pista di atterraggio da un lato. Una dozzina di piccoli velivoli erano allineati, pronti al decollo. L'atmosfera era festosa, famiglie sedevano su coperte mangiando panini, i bambini giocavano felici. Jane osservò un piccolo edificio di pietra, all'apparenza un museo, poi si avvicinò a un chiosco per acquistare un sandwich al formaggio.

    «Non ci siamo ancora presentate» esordì la donna del bus avvicinandosi. «Mi chiamo Sherry e lui è Brad» aggiunse, indicando il suo compagno. «Abitiamo a New York e siamo qui in viaggio di nozze. Puoi stare con noi, se sei da sola.» Poi, lasciandole appena il tempo per presentarsi a sua volta, prese Jane per un braccio e la condusse al posto che avevano scelto per il loro pic-nic.

    Dopo pranzo, alcuni uomini che indossavano tute di volo, uscirono da un hangar e si diressero verso gli aerei. Tutti si alzarono in piedi e iniziarono ad applaudire e infine ci fu solo un pilota che ancora non aveva raggiunto il suo velivolo. Per Jane era solo una figura in lontananza, ma poi sollevò una mano per proteggersi gli occhi dai raggi del sole e così riuscì a vedere chiaramente il viso del pilota. Il suo cuore ebbe un tuffo. Era l'uomo che aveva urtato il giorno prima per strada, ne era certa! Non avrebbe potuto sbagliarsi, la sua altezza e il suo fisico massiccio non lasciavano spazio al dubbio.

    Camminava con passo atletico, attirando l'attenzione di tutti. Era chiaramente il leader, poiché gli altri piloti aspettarono un suo cenno prima di salire sui propri aeroplani.

    Per tutta la durata dell'esibizione Jane, le mani strette nei pugni, seguì con il fiato sospeso le evoluzioni dello sconosciuto. Non avrebbe saputo spiegare la sensazione irrazionale di cui era preda, ma sapeva che non avrebbe potuto muoversi fin quando non lo avrebbe rivisto con i piedi a terra, sano e salvo.

    Infine lo spettacolo giunse al suo termine, e la folla accolse i piloti con applausi entusiasti.

    Jane finalmente si rilassò, ma poi lo sconosciuto si voltò e i loro sguardi si incrociarono. Si sentì librare nell'aria, e solo facendo appello a tutta la sua forza di volontà riuscì a voltare la testa. Quasi perse l'equilibrio, rischiando di crollare proprio accanto a Brad e a Sherry che, ignari del suo turbamento, si erano distesi per godersi i caldi raggi del sole.

    Quando Sherry la invitò a visitare il museo con loro, Jane acconsentì ben volentieri, in preda all'inspiegabile sensazione di dover sfuggire a qualcosa o a qualcuno. Entrò con decisione nel piccolo edificio,

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