12 Racconti Fantastici intorno a mezzanotte
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Anteprima del libro
12 Racconti Fantastici intorno a mezzanotte - Fabrizio Giannini
essenza.
I NOTTE
LO STRANO CASO DEL TAPPETO DI MR. K
I limiti dell’immaginazione talvolta giungono ai confini del nostro universo.
La tenda gonfiava sospinta dal vento, come una vela rincorsa da improvvise e violente folate. Nonostante questo, la stanza era avvolta in una calma opprimente, mentre schiere di zanzare, perfettamente allineate sul soffitto, erano pronte, come sempre, a sferrare i loro consueti attacchi notturni; si preannunciava l'ennesima notte insonne, costellata da sanguinose e cruenti battaglie. Non rimaneva allora che inseguire i pensieri che affioravano prepotenti alla mente, proprio come la tenda, confusi e disordinati, anch'essi carichi di appiccicoso sudore.
Ma, forse, non era il caldo o i fastidiosi animali volanti a tenermi sveglio o, forse, non era il motivo principale. Tra le tante cose che mi scorrevano dentro c'era il mio tentativo di capire quando era stato il momento esatto nel quale tutto era apparso chiaro e, finalmente, avevo potuto vedere la luce. Era successo tutto per caso, la mattina stessa, quando, in bagno, seduto sul water avevo potuto guardare in un modo del tutto nuovo il tappeto che avevo di fronte; era stato sempre lì, lo avevo sempre avuto davanti a me e chissà quante volte, senza pensarci, lo avevo studiato, mosso, calpestato. Lo conoscevo nei minimi particolari ma, adesso, quella mattina, lo avevo osservato con occhi diversi e tutto era emerso e tutto era diventato chiaro, persino banale; ora mi chiedevo come avevo fatto a non accorgermene prima, ma la domanda, ricca di retorica, aveva una risposta altrettanto scontata, perché forse non ero ancora pronto, o perché forse non avevo saputo leggere tra le righe, perché ora era il momento; ora, infatti, avrei saputo cosa fare. Mi alzai di scatto dal letto e raggiunsi in un attimo il bagno, accesi la luce e, come per tranquillizzarmi, per il timore che non stessi sognando, ritornai al tappeto, a vedere se era stato solo il frutto della mia immaginazione oppure se tutto era ancora lì.
Sorrisi, sarcastico e soddisfatto, il mio destino era stato già scritto, toccava solo a me, adesso, realizzarlo. Ma non sapevo ancora in che modo.
Avevo acquistato quel tappeto ad uno di quei mercatini primaverili, lungo la passeggiata a mare, a Marina di Pietrasanta, in Versilia. Lo avevo subito notato in tutta la sua straordinaria bellezza; azzurro, bello, luminoso, appoggiato su di un filo, come un panno steso, come un nobile un pò scalcinato e decaduto, fiero delle sue origini, declassato al rango di una fiera di paese ma pronto a regalare, a chi lo avesse notato e portato via, fedeltà unita ad attimi di assoluta bellezza. Avevo anche trattato sul prezzo, approfittando dell'ora tarda e della voglia, che avevo notato nella distratta venditrice, di disfarsene rapidamente; il suo destino era segnato, assieme al mio e la venditrice aveva deciso che non lo avrebbe riportato indietro da quella kermesse espositiva. Sarebbe stato comunque mio, a qualunque prezzo, perché mi stava aspettando ma, alla fine, realizzai anche un ottimo affare, rendendomi orgoglioso di aver dimostrato, ancora una volta, la mia grande abilità nel concludere una trattativa commerciale e la stupidità umana di tanti improvvisati venditori. Lo portai a casa, lo lavai accuratamente, lo trattai con cura come si fa con gli oggetti di valore, facendo emergere tutta la sua meraviglia, che se ne stava nascosta sotto una spessa coltre di polvere e lo collocai nella stanza dedicata alle riflessioni, il bagno, dove avrei potuto ammirarlo, almeno una volta, durante l'arco della giornata.
Un improvviso, violento e strano rumore catturò tutta la mia attenzione. Una specie di scoppio, uno schianto, si era materializzato nella stanza nella quale mi trovavo, il bagno, facendomi balzare il cuore in gola dallo spavento e mettendomi in un atteggiamento di vigile attesa. Iniziai a sudare, il volto si riempì di fiamme; cercai di calmarmi iniziando a parlarmi dentro, provando a rassicurarmi ma il cuore sembrava