Sogni vuoti

Di Paolo Di Cristofaro

La mia opera poetica, “Sogni vuoti”, si estende su di un arco temporale molto vasto, per cui lo stile e i linguaggi delle poesie possono risultare disomogenei, e anche le tematiche trattate sono molteplici, dall'amore, all'introspezione, alle questioni sociali. Prendo lo spunto da una qualsiasi esperienza quotidiana per inserirla in una dimensione altra, diversa, "metafisica"? Metafisica è un termine troppo impegnativo, per cui lascio alla sensibilità e al gusto del lettore il giudizio definitivo sulla validità del tentativo che cerco di attuare in questa opera.
Sogni vuoti, perché si sperimenta il senso di vacuo che circonda ogni agire e riflessione umana, ma anche un senso di speranza, apertura verso la vita, questo enorme mistero che riesce sempre a sorprenderci in modi inattesi e stupefacenti ed il vuoto può sempre essere colmato dalle nostre speranze ed aspirazioni.

• Lingua: Italiano
• Editore: Paolo Di Cristofaro
• Data di uscita: 6 ott 2014
• ISBN: 9786050323689

Anteprima del libro

Paolo Di Cristofaro

Sogni vuoti

Sogni vuoti

Paolo Di Cristofaro

Edizione Ottobre 2014

ISBN 9786050323689

Autopubblicato con Narcissus.me

www.narcissus.me

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Edizione digitale realizzata da Simplicissimus Book Farm srl

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UUID: 9786050323689

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Non so chiamarlo amore

Non so chiamarlo amore,

è come un dito schiacciato

dalla porta dei tuoi sogni.

Non so chiamarlo amore,

ma un crepitio al cuore

quando salgo le scale

impervie del tuo sguardo

e fingo di non vederti

solo per non morire.

Anche crescendo

le porte del cuore

hanno sempre le stesse chiavi.

Un sospiro, un rapido cenno

degli occhi verso le zone del desiderio,

nell’orbita che la luna

imprime alle nostre menti,

non so chiamarlo amore,

ma non è solo questione

di trepido sudore.

A te

A te, silenzio innocente

di un anello caduto nel lago,

dedico un canto

di sirene e lampioni

di un antico viottolo di campagna.

A te, delicata e viziosa,

come una luna di primavera

quando il manto dei sogni

riveste il suolo in subbuglio,

a te, strana e silente

compagna di comete,

di abissi siderali

e giochi di lingua,

regalo il sordido ricordo

di una notte.

Ma ora che sono precipitato

nel tuo pantano

mi rimane

solo l’eco di un vento,

di un motore che ti riconcede

ai tuoi giorni,

ai tuoi soli,

ai tuoi mondi invalicabili

Dimmi

Dimmi come si chiama

il tuo sogno

o quante mani ha

il tuo desiderio

per toccare tutti gli angoli

della mia vita;

parlami dei tuoi occhi sparsi

sulle vette dell’agonia

o nei teatri di stagione,

tra le distese immani di cotone;

narrami delle tue verità

nascoste nei fondi di bottiglia,

disseminate tra i sospiri

di amanti mai amati,

tra le foglie di un viale

da tempo ormai,