Strappi musicali

Di Andrea Cangiotti

Al paradiso ei tardo fu l’arrivo
di colui che perso tra le selve
servì Dio e le sue creature, e
spesso tra le incognite domande
smarrito fu il tempo tardivo

Con queste poesie l’autrice vuole raccontare il mondo che la circonda attraverso parole semplici ma accostate in modo originale, in grado di suggerire immagini capaci di emozionare il lettore.
Senza troppi preziosismi affronta vari temi, con lo scopo di “educare alla felicità”, far comprendere quanto la vita possa riservare e quante possibilità si possano creare con l’impegno e l’immaginazione.

• Lingua: Italiano
• Editore: Le Mezzelane Casa Editrice
• Data di uscita: 13 lug 2019
• ISBN: 9788833283012

Anteprima del libro

Luciano

26 Dicembre 2004

Un delitto atroce. Indescrivibile.

Si cerca nelle pagine del tempo

un fatuo responsabile, ignoto.

Chi dice un giusto merito

di vendetta della natura,

chi pronuncia incauto

a mia vista, il nome di Dio,

di Lui è incerta tuttora

la sua esistenza e così

anche i suoi gesti.

Chi potrà mai dire

il vero responsabile

della bocca d’acqua

che con sé, tutto intorno

ha ingoiato ogni cosa,

il silenzio umano

ne descrive in ogni angolo

ciò che gli uomini fanno.

Si potrà scordare mai

la morte di quelle persone

e quelle vive, per metà

già morte perché senza nessuno,

senza niente, privi di quei lussi

che gli altri godono e hanno,

privi di una voce rassicurante

o di un padre che consola,

privi di una carezza

di quella madre tua

e unica al mondo.

Ora quella mano

fuorviata dalla vita,

insanguinata, può

solo simboleggiare

distruzione e morte.

Non tutta quell’acqua

basta nel pianto a soffocare

grida e disperazione.

Non resta che sfamare

l’anima, cancellando

quel che si può,

e di ciò che rimarrà

vi è solo un debole ricordo

di persone soffocate, schiacciate

e disorientate dalla verità.

A Dante

"Al paradiso ei tardo fu l’arrivo

di colui che perso tra le selve

servì Dio e le sue creature, e

spesso tra le incognite domande

smarrito fu il tempo tardivo".

A Herman Hesse, una poesia

Sì, sono d’accordo con questi versi,

che nitidi nella mia mente

mi schiariscono le idee.

Mi piace assai rileggerla

più spesso, con il cuore

sgombro di un poeta in erba

che ha da imparare da poeti

così più bravi di me,

che io sono ancora un fiore,

ciò che la natura vuole.

Io mi chiedo e mi domando

quando mai finirà la vita

che cosa dopo ci sarà

di nuovo, se forse almeno lassù

si può trovare il vero amore,

e lasciar via il dolore

nel corpo mio assopito

in un cimitero... al sole.

Affanni di vita

Il tempo è pesante,

ma è la fantasia,

quella infantile,

a renderlo domestico.

Ambiguità

Arrivati al culmine

di una lunga e

tormentata giornata,

di sguardi ambigui

e fluttuanti parole,

ci si ritrova qui

a colmare un terreno

mobile e perverso

di solitudine stratificata,

veloci si persegue l’ottimo

e per ciò nel farlo

ci si sente piccoli nell’animo

già imbastito di tessuti

duri, misti e sicuri,

ed ecco, si tende a far confusione

con la doppia personalità

per ciò che si ha dentro

spesso difficile da vedere.

Amore

Nel cuore brilla