Le storie di Uorry: Elfi, alberi, animali del bosco e altre sorprese
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Anteprima del libro
Le storie di Uorry - Uorry de Boschi
Uorry de Boschi
Le storie di Uorry
Elfi, alberi, animali del bosco e altre sorprese
AutoPubblicato nel Luglio 2019.
Uorry de Boschi è autrice delle storie, di tutti i disegni e della copertina.
UUID: 112f3690-aa31-11e9-813f-bb9721ed696d
Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write
http://write.streetlib.com
Indice
Innanzitutto, mi presento
La storia delle storie
Storie di Elfi, Fate e Gnomi
Una passeggiata nel bosco
L’assemblea degli Elfi
Alla ricerca di Aladun
Vi presento gli Elfi
La voce della Fata
Un incontro interessante
Storie del bosco e di montagna
Il Cervo del bosco
All’ora del te’
L’amica prigioniera
Conversazione nel bosco
Amici per sempre
La storia di Valfiorita
La storia della polenta
Altre storie
Un bel modo di viaggiare
I topini prigionieri
La città dei fantasmi
La vecchina e il suo canto
Ringraziamenti
Innanzitutto, mi presento
Mi chiamo Uorry - nome che mi accompagna da molto tempo - e solo recentemente ho iniziato a scrivere storie, perché solo recentemente ho ricordato chi sono.
Amo i boschi e la natura perché sono parte di me, e io di loro.
Ho deciso di raccontare anche a voi le mie storie perché, chiuse nel cassetto, si annoiavano da morire, e mi hanno supplicato di lasciarle andare per il mondo.
Così le ho messe in fila, ed eccole qui. Portatele con voi nei luoghi in cui andrete: vi faranno compagnia e ne saranno felici.
La storia delle storie
Volete sapere come è incominciata? Dunque, mettetevi comodi, acciambellatevi sul divano, e cominciate a fare le fusa… Oh scusate, mi sono sbagliata! Voi non siete mici, voi siete a-mici!! Sapete, di solito racconto le mie storie al mio micio, e anche questa volta pensavo a lui mentre scrivevo…
Allora ricomincio: mettetevi comodi sul divano, o su una sedia, o in piedi, insomma mettetevi come volete, anche a testa in giù con una mano alzata e l’altra nell’orecchio destro, basta che siate belli comodi e pronti a sentire l’inizio della storia delle storie. Ecco cosa volevo dirvi: questo è il racconto su come le storie sono venute a trovarmi, io ho aperto loro la porta, loro si sono trovate bene con me e quindi sono rimaste. Semplice, vero?
Ma partiamo dall’inizio di questa storia. Cammina e cammina nel bosco, su per le montagne, giù per le valli, attraversa torrenti, saluta fiorellini e farfalle, insomma un bel giorno una storia si presenta alla mia porta. Non è che succede proprio che la storia bussa, voi chiedete chi è?
e poi aprite, no davvero: succede che qualcosa di quello che c’è intorno a voi (una pietra, un albero, un fiore, il bosco) comincia a parlarvi e non smette più; e voi che Fate, gli dite di star zitto? Ma proprio per niente!
Dunque, camminando nel bosco un bel giorno arriva la prima storia: ve la ricordate?... No?... ah ma certo, che sbadata, non l’avete ancora letta!! Be’, è quella dei Mici che vanno a Valfiorita e la trovano tanto cambiata, poi arriva l’amico Orso e insieme decidono un piano per far tornare Valfiorita com’era prima, e poi… ma ora basta, ve la sto raccontando tutta ancora prima di darvi il tempo di leggerla!
Appena arriva la prima storia, la racconto al mio micio, che non è un tipo di molte parole, per cui alla fine dice: bella. Proprio così, solo: bella. Non ah ma che splendida storia!! Ma come hai fatto a scriverla!!! Ne voglio sentire mille così!!!!
, per niente, solo: bella. Anche se non sembrava un grande incoraggiamento ero contenta, perché era detto da un micio un po’ rustico, che non si spreca in complimenti, e quindi significava: weila, che roba spettacolare, dammi il cinque!!! Ecco, quindi ero contenta.
La settimana dopo, sempre mentre andavo in giro per boschi, ne è arrivata un’altra, che se non ricordo male è quella dei topini prigionieri (la leggerete e poi mi direte se vi piace). La settimana dopo ancora ne è arrivata una terza, e così via di settimana in settimana. Proprio così, arrivano già belle e fatte, e a me non resta che ricordarmele e scriverle. Si vede che anche a loro – alle storie, dico – piace andare in giro per i boschi, e quindi ci incontriamo lì; e si vede che – sempre a loro – piace essere scritte e poi lette, altrimenti perché mai prendersi la briga di venirmi a cercare nel bosco per farsi scrivere?
Però non è che pensassi di farle leggere a qualcuno, a parte raccontarle al mio micio (quello che dice solo: bella). Così un giorno succede qualcosa di speciale. Anzi, a pensarci bene quel giorno era proprio l’altro ieri: succede insomma che, gironzolando in un bellissimo bosco (a me piace camminare nei boschi, si era capito?...), mi si para davanti Yunio, che mi dice: Allora, ma ti sbrighi o no a scrivere e a far leggere quelle storie? Mica te le mandiamo perché tu le tenga per te!
. Prego?, dico io un po’ stupita. Ma sì, le storie te le mandiamo noi, non è che vengono da sole! E te le mandiamo perché tu le faccia leggere, altrimenti a cosa servono?
. Be’, su questo dovevo ammettere che Yunio aveva ragione: a cosa servono delle storie che nessuno legge? Hai ragione
, le ho detto, devo prendere più seriamente la faccenda
. Altro che più seriamente, ti devi proprio dare da fare!
. Accipicchia, mi sentivo proprio come una scolaretta rimproverata dalla maestra, anzi come qualcuno che ha ricevuto un tesoro e l’aveva sotterrato, anziché farlo splendere…
Ma come faccio?
, ho chiesto io. Ti devi arrangiare, trova tu il modo, ma sbrigati
.
Ed eccomi qui: voi state leggendo la storia delle storie perché Yunio mi ha dato un bello spintone e io, come una pietra tonda tonda, ho cominciato a rotolare nel bosco… giù giù fino in fondo… fino al fondo profondo delle mille storie da raccontare…
Come, scusa? Non ho capito… cosa volete sapere? Ah, chi è Yunio! Che sbadata, mi ero dimenticata di dirvelo… Ma è ovvio, Yunio è… be’, leggete le storie e lo scoprirete!
Storie di Elfi, Fate e Gnomi
Una passeggiata nel bosco
Buongiorno, care lettrici e cari lettori, oggi vi racconto una storia speciale. Un giorno camminavo in un bosco, un bel bosco di montagna, fatto di tanti abeti di tutti i tipi: alti e bassi, giovani e vecchi, grassi e magri, lunghi e corti, larghi e stretti; insomma, tanti abeti diversi l’uno dall’altro quanto possono esserlo le persone che camminano sul marciapiede di una città nell’ora di punta. Perché dovete sapere che gli alberi non sono affatto tutti uguali: ma questa è un’altra storia.
Dicevo, si trattava di un bellissimo bosco di abeti, e io camminavo senza fretta, osservando il sole che giocava con i loro rami e creava radure di luce dorata, nella quale un pulviscolo sottile sottile restava sospeso come una polvere magica, splendendo al sole.
Il bosco era magico, nel senso che a quell’ora e con quella luce sembrava di essere in una fiaba; e, non ci crederete, ma andò proprio così: mi trovai in mezzo a una fiaba senza neanche sapere come né perché.
Mentre osservavo i rami degli abeti penzolare pigramente al sole, sentii un fruscio di foglie smosse e rametti spezzati, e come un vento passò a pochi metri da