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Cavallo Rosso
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E-book127 pagine2 ore

Cavallo Rosso

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Info su questo ebook

La notte, insonne per problemi digestivi, ripensavo ai nonni e alle vicende della loro vita.

Ricordai la Grande Guerra, vissuta dal nonno combattendo sul Carso, li anni del ventennio e quelli dell’ultimo conflitto, con le incursioni nella loro casa, le ruberie da parte dei tedeschi e il rastrellamento, quando mio zio Renato fu fatto prigioniero. Poi la rinascita, il lavoro di papà che con entusiasmo e capacità era riuscito a costruire qualcosa. Anni belli e felici per la mia famiglia, che per forza dovevano avere una fine e arrivare a un nuovo periodo difficile.

Un pensiero, all’improvviso, mi attraversa la mente. Ci navigo, sogno, immagino. La pancia mi fa male; cosa ho mangiato ieri sera? Mi torna in mente nonna Maria, quando andavo da lei a pranzo.

“Fabio, ti ho preparato il coniglio fritto, ti piace tanto”.

Possibile che lei non ricordi mai che a me il coniglio piace, ma non fritto! Che ti è venuto in mente nonna, non è vero.

Nella notte Giulia si svegliò e mi sentì agitato: me ne chiese la ragione e stavo per dirle cosa avevo pensato, poi decisi che prima avevo bisogno di riflettere un po’ con calma.

“Niente Giulia, ho esagerato ieri sera e ora ne pago le conseguenze”.

“Vuoi sempre fare come ti piace, ma stai attento agli stravizi, hai una certa età” e si rigirò nel letto.
LinguaItaliano
Data di uscita18 dic 2019
ISBN9788831653541
Cavallo Rosso

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    Anteprima del libro

    Cavallo Rosso - Mauro Olmastroni

    633/1941.

    1

    Avevamo scoperto Ischia da quasi dieci anni e da allora trascorrere una vacanza su quell’isola era divenuta un’abitudine quasi irrinunciabile. All’inizio era stato solo turismo, spinti dalla curiosità che ci avevano inculcato alcuni amici, ma ci volle poco a riconoscere che valeva la pena fare un viaggio abbastanza lungo per arrivare in quel paradiso.

    Tra le altre cose ci aveva colpito l’enorme numero di stabilimenti termali, presenti in quasi tutti gli alberghi che nell’isola si contavano a centinaia. Fino ad allora conoscevamo ben poco delle terme e del termalismo in generale e le ritenevamo solo una terapia per persone anziane o comunque con gravi acciacchi, ma con il tempo dovemmo ricrederci perché le vedevamo frequentate anche da persone più giovani di noi, così che pensammo che alla nostra prossima vacanza a Ischia avremmo abbinato anche noi una cura termale. Ne parlammo con il medico di famiglia che approvò in pieno la nostra idea e ci preparò una impegnativa per due settimane di trattamento in convenzione con la Asl, ma fu lui stesso a dire che avremmo trovato un po’ di giovamento anche eseguendone solo la metà.

    Non fu difficile organizzare il soggiorno perché quasi tutti gli hotel dell’isola offrivano una sistemazione con pensione completa e la possibilità di effettuare i trattamenti termali al loro interno e poi nella mezza giornata libera potevamo muoverci a nostro piacere, alternando gite al mare, visite ai paesi e luoghi più importanti dell’isola, relax in piscina, come del resto eravamo già abituati a fare. Ci avevano anche consigliato di evitare il periodo più caldo dell’anno, sia per non trovare un eccessivo affollamento, sia perché, abbinando alla vacanza anche il trattamento termale, avremmo sofferto un po’ troppo il caldo. Non avendo nessun riferimento per la scelta dell’hotel, ci sembrò naturale optare per quello in cui eravamo già stati, anche perché lì conoscevamo abbastanza bene tutto, a esclusione ovviamente del reparto dei trattamenti.

    Già con la prima esperienza termale trovammo un po’ di giovamento per tutti i nostri acciacchi e l’abbiamo ripetuta quasi tutti gli anni, abbinando i trattamenti a qualche giorno di vacanza al mare in quel clima e paesaggio impareggiabili. Eravamo sempre tornati nello stesso hotel, dove ci eravamo fatti anche una piccola cerchia di amici con cui eravamo entrati presto in confidenza perché avevano età e interessi analoghi ai nostri. Ci rammaricavamo solo del fatto di poterci trattenere a Ischia una sola settimana, ma in questo modo era possibile ottenere qualche beneficio dal trattamento senza creare eccessivi problemi in famiglia perché i figli e soprattutto i nipoti avevano bisogno di noi. Sapevamo benissimo che con una permanenza così breve avremmo ammortizzato poco le spese di viaggio che non erano poche, soprattutto a causa del traghetto, ma in fondo non ci lamentavamo affatto.

    Quest’anno però avevamo pensato di concederci qualcosa di più, almeno così ci auguravamo e avevamo fatto capire ai ragazzi che in occasione del nostro quarantesimo anniversario di matrimonio ci sarebbe piaciuta una vacanza un po’ più lunga tutta per noi: chissà se in futuro avremmo avuto altre occasioni per festeggiare un decennale! Avevamo iniziato ad accennare qualcosa fin dalla fine dell’anno precedente, ma sinceramente almeno mia moglie era convinta che alla fine sarebbe andata come sempre, con non più di una settimana ritagliata nel periodo più comodo per loro.

    Le preoccupazioni di Giulia però si mostrarono improvvisamente infondate perché, proprio il giorno del mio compleanno, i nostri figli ci fecero una sorpresa e ci chiesero se avessimo gradito un soggiorno di due settimane presso l’hotel di Ischia che ormai frequentavamo da anni oppure in qualunque altra località a nostro piacere. Mia moglie prese sul ridere le loro parole, ma io capii subito che i ragazzi non scherzavano e che si erano già accordati tra di loro in questo senso. Provammo a rifiutare, Giulia con più insistenza di me, ma era un regalo troppo bello perché inatteso e soprattutto per il fatto che erano stati proprio loro a convincerci di partire; ci chiesero solo di attendere come ogni anno il mese di luglio, quando anche loro con le ferie avrebbero potuto organizzarsi meglio con i nostri nipoti. Non nascondo che ci sarebbe piaciuto partire a maggio, quando il clima è ottimale, ma per come si erano messe le cose andava più che bene così. I ragazzi ci avevano fatto proprio una bella sorpresa e non restava che augurarci che anche il soggiorno mantenesse le attese. In seguito si preoccuparono anche di prenotarci il treno, per fare un viaggio più rilassane rispetto all’auto.

    Ancora una volta, pur con tutte le contraddizioni, problemi e inconvenienti caratteristici di tanti luoghi del sud, Ischia non ci tradì, a cominciare dal bellissimo soggiorno nella struttura che ormai conoscevamo abbastanza bene; fummo fortunati anche per il clima perché in quei quindici giorni di luglio l’aria fu sempre molto gradevole. Come speravamo, ritrovammo alcune coppie che già avevamo conosciuto negli anni precedenti e con cui avemmo la possibilità di trascorrere la vacanza in modo ancor più spensierato. La sorpresa più grossa però ce la fece Mino, il factotum dell’hotel che, ovviamente con il permesso della direzione e con l’aiuto di Anna, una nota showgirl del luogo che già avevamo avuto il piacere di conoscere, organizzò una serata da ballo con musica e canzoni napoletane in nostro onore. Era stata una bella sorpresa, ancor di più perché ne venimmo a conoscenza solo poche ore prima, durante il pranzo, quando Mino si presentò nella sala ristorante per invitare tutti a trattenersi nel salone dell’hotel dopo cena; disse che la serata era in onore di una coppia che da tanti anni frequentava quella struttura, Giulia e Fabio. Al sentire il nostro nome restammo ovviamente sbalorditi; non sapevamo chi potesse aver avuto l’idea, ma il vedere al nostro fianco gli amici Stefano, Patrizia, Carmela e Alfonso che stavano sorridendo, ci fece capire tutto.

    Forse fu proprio la sera della festa che notammo per la prima volta due ragazze che non potevano passare inosservate. Dimostravano di essere poco più che ventenni e coetanee; una delle due era bionda, con i capelli lunghi e lisci, sinuosa, con quel tanto di carne che almeno secondo il mio gradimento rende la donna più desiderabile. L’altra era bruna, con i capelli corti e due occhi magnetici che sembrava volessero conficcarsi nella testa di chi li incrociava con lo sguardo; aveva due labbra piuttosto carnose che facevano sognare quanti brividi di piacere si sarebbero potuti provare al sentirle sulla pelle. Era un po’ più alta dell’amica e abbastanza magra, ma ben lontana da potersi dire anoressica e sicuramente sarebbe stato piacevole carezzare il suo corpo, che avrebbe lasciato sensazioni di brivido. Entrambe vestivano in modo molto provocante, che non lasciava tanto spazio all’immaginazione per scoprire cosa c’era sotto, sensazione accresciuta dalle loro movenze, sensuali in modo quasi studiato. Erano indubbiamente belle, ma ciò che più colpiva era l’atteggiamento spregiudicato che mostravano con tutti, soprattutto con i maschi. Dopo quella sera, di quando in quando si rivedevano nei giardini o nelle piscine del nostro hotel e non potevamo fare a meno di guardarle, con la segreta speranza che le nostre mogli in quel momento fossero un po’ distratte. Come quasi tutti gli uomini avrei gradito accostarmi a loro e la cosa non appariva impossibile perché avevamo notato che quelle si avvicinavano, conversavano e sembravano entrare in intimità con tutti i maschi che riuscivano ad avvicinarsi a loro e davano l’impressione di essere disponibili e andare alla ricerca di incontri molto eccitanti. Ogni volta che in qualche discorso accennavo alle due ragazze oppure queste si vedevano dalle nostre parti, Giulia mi guardava con occhi torvi, quasi per controllarmi e mettermi in guardia da atteggiamenti troppo libertini nei loro confronti che l’avrebbero disgustata e di cui poi avrei pagato le conseguenze. Forse io scherzavo un po’ troppo con mia moglie sull’argomento delle due giovani; secondo me lei avrebbe dovuto capire che il mio era solo un gioco, ma a volte la vedevo veramente arrabbiata e dovevo fare di tutto per farle capire quanto fosse ingenua.

    Eppure una sera, mentre ero sulla terrazza dell’hotel insieme ad Alfonso, ero riuscito ad avvicinarmi a loro con fare quasi casuale e a scambiare due battute con le ragazze mentre nei pressi non c’erano altri uomini. Non ci volle molto a entrare un po’ in confidenza e in quel gioco ancor più eccitante perché fatto soprattutto di gesti e ammiccamenti per le difficoltà di comunicazione nelle rispettive lingue, capire che potevano esser disposte a tutto, bastava dar loro corda e ovviamente soddisfare le loro pretese. Mi sembrò che Alfonso avrebbe voluto proseguire, ma io sentii subito puzza di bruciato, ebbi la sensazione che non si sarebbe trattato solo di uno scherzo o un gioco e mi defilai trascinando il mio amico che pur sarebbe voluto restare.

    Quella fu l’unica volta che entrai in contatto con le due giovani di lingua slava, forse russe, ma non posso negare che continuavo a fare di tutto per osservarle nei loro atteggiamenti spregiudicati e spesso libertini ma comunque eccitanti. In questo non ero il solo perché nel giro di pochi giorni quelle due catalizzarono l’attenzione di tutti, uomini e donne, con commenti spesso piccanti e a volte scandalizzati sul loro comportamento. D’altra parte le ragazze facevano di tutto per alimentare queste dicerie e sembrava quasi che stessero al gioco con un malcelato piacere di stimolare attenzioni che non potevano non percepire. Erano senza dubbio belle e attraenti, ma oltre a questo vestivano e spendevano senza ritegno; se il denaro fosse tutto loro o derivante da donazioni a vario titolo, non era dato sapere. Anche questo era un ottimo pane per alimentare i pettegolezzi, come pure il fatto che eravamo venuti a sapere che la coppia non soggiornava nel corpo centrale dell’hotel, ma in una delle diverse villette con pochi miniappartamenti sparse nel parco, e in cui si aveva una maggior privacy e soprattutto una maggiore libertà di accesso. Intorno alle due si vedevano quasi sempre giovani che facevano sfoggio di una mascolinità a volte un po’ troppo ostentata e che a noi non piacevano per

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